I

Heat of the moment
Telling me what your heart meant
Heat of the moment
Shown your eyes

Feci quasi un balzo sul sedile quando mi svegliai di soprassalto dal mio scomodo riposino. Di certo utilizzare una canzone degli Asia era un modo tutto nuovo per svegliarmi. Subito mi accorsi del fluido movimento di mia madre nell'abbassare il volume della radio che mio padre teneva sempre alto durante la guida della sua amata macchina.
Dato che ormai ero sveglia mi guardai un po' intorno per capire la situazione e sapere a che punto del viaggio eravamo. Posi lo sguardo al di fuori del finestrino osservando il paesaggio che cambiava man mano che la macchina correva sulla strada. Feci uno sbadiglio e mi stiracchiai facendo però scivolare il libro che riposava sulle mie gambe. Mi chinai in avanti per raccoglierlo e lo posai sul sedile.
I miei genitori erano silenziosi e gli unici suoni all'interno della macchina provenivano dalla radio. Mia madre aveva cambiato stazione e adesso sparavano una serie di canzoni pop americane. Scorsi mia madre leggere uno dei suoi romanzetti rosa sull'iPad.
Avevo sempre sostenuto che quei suoi libri fossero un po' una perdita di tempo e avevo varie volte cercato di farle leggere Percy Jackson o Harry Potter ma lei aveva sempre aggirato i miei consigli letterari uscendosene con un "ci trovi delle corrispondenze storiche nei miei 'romanzetti'".
Nel frattempo mio padre si sistemava gli occhiali da sole sul naso. Inspirai profondamente e tornai a rilassarmi appoggiando la schiena sul sedile. Recuperai il mio telefono per vedere l'orario, ma in realtà era un gesto che facevo prevalentemente per vedere se avevo ricevuto delle notifiche o dei messaggi.
Vedendo i messaggi in direct su Instagram, sbloccai il telefono per partecipare alla conversazione. Viola mi aveva appena inviato il post di una fanart di One Piece che raffigurava Corazon e Law. Al ricordo della scena troppo triste del manga le risposi con un "NOOOOOOOOHHHH" da brava fangirl disagiata quale ero. E poi deviai il discorso con altri due messaggi: "Sorry se non ti ho risposto prima ma stavo dormendo." E a seguire: "Anyway, sei pronta alla nostra magica estate nelle stupende coste del Sud?" Dopodiché chiusi il telefono e sospirai una seconda volta perché, ringraziando gli dei dell'Olimpo, non mi sarei dovuta preoccupare per un bel po' ne di latino ne di greco.
Insomma, la gioia dei classicisti. Per di più ero gasatissima per due motivi: primo, avrei passato un'estate stupenda con Viola che non vedevo dai tempi del Romics e secondo, l'avrei portata in tutti i posti possibili e immaginabili. Avremmo iniziato dal Circeo, dove appunto eravamo diretti, e poi saremmo scesi giù in Puglia per fare un giro a Bari e per salutare un cugino di mio padre in un paesello sulla costa.
Già ci immaginavo sulla barca a vela dirette a Ponza.
Insomma, mi aspettavo parecchie cose da quella vacanza, ma mai avrei immaginato ciò che sarebbe accaduto in seguito.
Dato che dal pianeta genitori non arrivavano informazioni, misi gli auricolari nelle orecchie e feci partire la mia playlist di canzoni italiane. Ogni volta che partivano cose come "Unici" o "Incanto" dovevo per forza cantarle o ,come minimo, canticchiarle.
Mi rimisi a guardare fuori dal finestrino. Conoscevo ormai a memoria il paesaggio campagnolo del Lazio e adoravo vedere le montagne all'orizzonte.
Dopo circa una mezz'oretta, quando mancavano solo una ventina di minuti al nostro arrivo, ricontrollai i messaggi sul telefono per vedere la classica chat con Viola. Erano le tre e mezza del pomeriggio del 12 giugno.
"Manca poco meno di un'ora. Non vedo l'ora di incontrarti e sclerare." Mi disse.
Io allora le risposi: "Sappi che ho portato un casino di cose. Quindi preparati. Io sono quasi arrivata."
Riposi il telefono e mi tolsi gli auricolari godendomi la vista in lontananza del tempio di Giove. La vista di quei pochi ruderi nello sfondo mi dava l'idea di casa, sono sempre stata affascinata dall'arte e dal mare, quindi era naturale per me sentirmi al sicuro e lontana da tutti i miei problemi.

Come misi i piedi per terra, finalmente, mi stiracchiai allungandomi verso l'alto, afferrando poi il mio fidato zaino rosso mettendolo sulle spalle. Come al solito, mentre i miei aprivano casa e parcheggiavano la macchina, andai a fare un giro per il consorzio, giusto per fare il punto della situazione e vedere quanta gente aveva aperto casa per le vacanze. Per mia sorpresa svariate abitazioni erano già occupate ma per mia sfortuna anche quella di un paio di ragazzine alla fine del mio viale. Per il momento cercai di ignorare il dettaglio bambine di dieci anni che rompono le scatole tutto il giorno e continuai la mia ronda.
Camminando ripresi il telefono dalla tasca e scrissi a Viola.
"Yo. Sei arrivata?" Dopo neanche un secondo ecco la sua risposta. "Yup. La casa in affitto è stupenda."
"Felice che lo sia." Continuai. "Vado a fare un giro sulla spiaggia, vieni?" Proposi.
"Ma che domande."
Ci demmo poi un punto di incontro sulla spiaggia e andai a posare lo zaino in casa informando i miei. Controllai un'ultima volta il telefono per vedere la batteria residua e poi mi avviai.

Man mano che avanzavo l'odore di salsedine si faceva sempre più intenso assieme al suono delle onde che si infrangevano sugli scogli e lungo la spiaggia. Per mia fortuna a quell'ora del pomeriggio non c'era molta gente ma accelerai comunque il passo per incontrare la mia amica.
Finalmente la intravidi: gli occhiali sui grandi occhi marroni, i capelli lunghi legati in una coda e lo sguardo fisso sullo schermo del telefono.
-Violet!- le urlai attirando la sua attenzione.
-Fred!- mi chiamò a sua volta. Le corsi incontro e l'abbracciai amichevolmente. Continuammo il nostro cammino e io la guidai senza una meta in direzione del paese ai piedi del monte.
I suoni e gli odori così familiari della spiaggia erano così soavi da farmi quasi sciogliere; mi sarebbe piaciuto sdraiarmi sulla sabbia e chiudere gli occhi come facevo solitamente verso la sera.
-Allora, stavo giusto facendo un piano di lavoro per queste vacanze.- cominciò. -Innanzitutto ci sfondiamo di episodi di One Piece, poi facciamo vela cercando di non cadere miseramente dalla barca ed infine andiamo alla ricerca di avventure.-
-Sei tu il capo.- risposi. -E comunque iniziamo domani vela; sempre se il tempo sarà favorevole.- annunciai. -Tranquilla, sarà tutto perfetto; d'altra parte il mare attende soltanto noi giusto?-
-Giusto.- aggiunsi convinta. Sorrisi al pensiero di ricominciare finalmente vela. -E comunque non posso assicurare la tua incolumità se mai finirai nella mia stessa barca.-
Lei si mise a ridere ed io la guardai sorridendo. -Ti giuro che è vero!- aggiunsi ridendo.
Era tutto così perfetto e tranquillo che nessuno avrebbe potuto distruggere quella sensazione, eppure sotto sotto sentivo che qualcosa di grosso sarebbe accaduto a breve.

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