OBRIGADA

La sensazione di avere i piedi incollati al terreno è la più bella del mondo, soprattutto quando si odia volare. Soprattutto se si odia prendere l'aereo e fare un viaggio intercontinentale. Respingo tutti gli sbadigli che ho accumulato dopo essere stata ferma immobile per tutto il viaggio in uno spazio troppo piccolo per una persona e mi accingo a recuperare i miei bagagli al nastro trasportatore. Una volta recuperate le mie valigie inforco gli occhiali da sole per nascondere le profonde occhiaie scure e mi dirigo a passo svelto verso l'uscita dell'aeroporto. 

I miei occhi schizzano da una parte all'altra per individuare qualcuno che sia venuto a prendermi, altrimenti mi dovrò arrangiare e chiamare un taxi. Non parlo una parola di portoghese, ma me la cavo alla grande con l'inglese e con lo spagnolo quindi spero che i brasiliani siano gentili e mi vengano incontro per riuscire a comunicare. Non mi devo preoccupare molto però perché non appena metto il piede fuori dalle porte scorrevoli dell'aeroporto vedo una meravigliosa McLaren verde scuro. 

Spalanco gli occhi nel vedere una macchina sportiva così da vicino perché a casa mia il massimo del lusso è la Maserati del signor Cefirelli, l'uomo più ricco della mia città e l'unico grande imprenditore che ce l'ha fatta al momento giusto. Dalla lussuosa McLaren escono Nelson Piquet Jr. insieme ad un ragazzo alto e muscoloso che penso sia un suo amico, dato che la sua faccia non mi sembra di averla vista prima. La portiera del guidatore si spalanca e dalla macchina esce Max Verstappen con un paio di bermuda beige attillati ed una maglietta nera, che attira non solo il calore dei raggi solari ma anche l'attenzione di tutte le persone davanti all'uscita, me compresa. 

Non capisco esattamente cosa mi sta dicendo Nelson quando si avvicina a me con il suo amico, ma i miei studi di lingue mi fanno intendere che vogliono aiutarmi con i bagagli. Mormoro un leggero <<Obrigada>> accompagnato da un sorriso mentre li lascio prendere le mie valigie e mi sposto di lato per non intralciarli. Anche se sono sul suolo brasiliano da poco più di dieci minuti sento già il caldo soffocante e l'eccessiva umidità di cui avevo tanto sentito parlare, peculiare di questa zona del mondo. Rivolgo un sorriso timido a Max quando me lo trovo davanti, intento a fare spazio all'interno dell'auto lussuosa con gli occhiali da sole leggermente calati sul naso a causa dei movimenti frenetici. 

Ringrazio mentalmente il ponte degli occhiali per essere scivolato sul naso di Max perché in questo modo riesco a vedere per la prima volta quegli occhi che ho sognato così tante volte da ritenerli famigliari. Il suo sguardo mi fa sentire vulnerabile, mi sudano le mani e mi sembra di non riuscire più a deglutire in modo normale. Ma allo stesso tempo mi sento incredibilmente a mio agio, come se non aspettassi altro nella mia vita che incrociare quelle pozze cerulee.

<<Ready?>> chiede Max con un cenno del capo agli altri due ragazzi una volta che li vede chiudere il baule. I miei due facchini personali rispondono con il pollice insù ed insieme entriamo in macchina. Non so spiegarmi come possiamo starci tutti e quattro dentro una macchina sportiva, insieme alle mie valigie e alla mia borsa, ma non voglio passare tutto il viaggio a pensare a problemi inutili. Sono finalmente in vacanza, sono in Brasile, sono da sola, sono indipendente e non vedo l'ora di vivere questa nuova avventura. 

Il viaggio in macchina risulta più lungo del previsto e - purtroppo per me - abbastanza solitario. Nelson ed il suo amico - che mi sembra di aver capito si chiami João, ma non vorrei sbagliarmi - parlano fitto fitto tra di loro nella loro lingua madre, il primo accanto a me sui sedili posteriori e l'altro sul sedile del passeggero. Vorrei tanto che mi includessero nella loro chiacchierata perché lo scopo per cui ho deciso di attraversare il mondo da sola è per conoscere nuove persone, ma comprenderli risulta davvero impossibile per me. 

Rinuncio all'impresa di capire due parole di fila della loro conversazione e sposto la mia attenzione sul mio cellulare, rimasto sepolto sul fondo della mia borsa per infinite ore. Tolgo la modalità aereo e come per magia lo schermo viene illuminato da una dozzina di messaggi e chiamate senza risposta. Mi lascio sfuggire uno sbuffo e decido di rispondere a mia madre e a qualche amica, per far loro sapere che sono viva e vegeta; sana e salva dall'altra parte del mondo. Alzo gli occhi al cielo quando il telefono sembra incapace di inviare i pochi messaggi che ho digitato distrattamente sul telefono e appoggio la testa contro il sedile, sistemandomi gli occhiali da sole sulla testa. 

In quell'istante incrocio nuovamente gli occhi di Max dallo specchietto retrovisore. Non mi ero accorta che mi stava guardando fino a quel momento. Gli sorrido e mi passo la lingua sulle labbra, non per provocarlo ma perché mi sento incredibilmente disidratata e le mie labbra implorano pietà. <<Tutto bene?>> domanda Max gentilmente tenendo gli occhi fissi su di me per un paio di secondi per poi spostarli immediatamente sulla strada. Annuisco e mi metto più comoda sul sedile guardando fuori dal finestrino il paesaggio che mi circonda, così diverso da quello a cui sono abituata. <<Sono solo distrutta>> ammetto, con le palpebre che si chiudono. 

<<Non manca molto tranquilla>> replica Max con un tono di voce gentile. Mi sorprende vederlo così calmo e a suo agio, mi sono sempre immaginata un Max Verstappen scontroso e poco socievole, quando in realtà è tutto l'opposto. <<Max?>> domando, recuperando tutte le forze che mi restano in corpo per spingermi in avanti e appoggiare il mento sul retro del suo sedile, così vicino alla sua spalla. I miei occhi si soffermano per qualche secondo di troppo sul suo collo muscoloso, sulla sua mascella squadrata e su quell'accenno di barba che lo fa sembrare più grande. <<Mh?>> dice lui con un lieve movimento del capo nella mia direzione per incitarmi a parlare. <<Grazie per essermi venuto a prendere>> mormoro con il sorriso sulle labbra e quando ritorno con la schiena contro il mio sedile trovo due occhi azzurri a fissarmi dallo specchietto retrovisore. Rimango immobile sotto il suo sguardo, incapace di ragionare lucidamente. <<Di nulla>> è la sua risposta che in qualche modo mi fa sentire più tranquilla, così tanto da farmi chiudere gli occhi e permettermi di riposare qualche minuto. 

Mi sveglio controvoglia quando sento la macchina fermarsi e le porte dell'auto aprirsi attorno a me. Sono distrutta. Ho viaggiato abbastanza nella mia vita, non molto quanto avrei voluto, ma non avevo mai affrontato un volo così lungo e - soprattutto - non avevo mai dovuto tener conto del jet lag. Mi sforzo di non sbadigliare, spinta dalla voglia di vivere una nuova avventura in solitaria ma con l'obiettivo di conoscere nuove persone ed essere indipendente. <<Siamo arrivati>> mi informa Max prendendomi la mano e aiutandomi gentilmente a scendere. Lo ringrazio con un ampio sorriso che lui ricambia a sua volta ed ignoro la scarica di elettricità che mi ha provocato il suo tocco sulla mia pelle. 

Mi impongo di non farmi film mentali su me e Max perché tanto - anche se non fosse fidanzato - è un sogno che rimarrà tale per sempre. Scaccio questo pensiero e mi affretto ad aiutare i ragazzi a scaricare i miei bagagli. Nonostante la mia insistenza, ci pensano Nelson, João e Max mentre io rimango a bocca aperta in quello che a prima vista mi sembra una versione più piccola di St. James's Park. Rimango ammaliata dalla grandezza e dall'eleganza di quel posto che mi ricorda sempre di più Londra man mano che mi avvicino al palazzo imponente che si erge di fronte a me. 

<<Benvenuta in Brasile!>> la voce melodiosa di Kelly Piquet si fa largo insieme alla sua figura alta e snella, con tanto di sorriso smagliante sulle labbra e una bellezza che mi lascia immobile a pochi passi dall'edificio. <<Grazie mille>> risponde gentilmente accettando la sua mano e facendomi trascinare dentro quella che mi sembra di aver capito sia una sua proprietà, che ha ristrutturato e messo a disposizione di persone provenienti da tutto il mondo come un hotel. 

Mi mostra le principali aree comuni, la piscina esterna e quella interna, la sauna ed il bagno turco, la palestra al piano sotterraneo e una serie di stanze a tema, al cui interno si svolgono le più disparate attività, dagli scacchi al blackjack, dallo yoga alla pittura, dalla cucina al découpage. Mi limito a sorridere ed annuire man mano che lei elenca le svariate attività che ogni ospite può svolgere durante il suo periodo di permanenza, senza contare l'accesso ad una spiaggia privata con tutti i confort immaginabili. <<Sarai stanca>> mi dice lei ad un certo punto, quando probabilmente le mie palpebre sono diventate così pesanti da risultare impossibile fingere di essere sveglia e pimpante.

<<Sono distrutta>> ammetto con una leggera risata, dovuta più alla stanchezza che alla mia frase effettiva. Mi rivolge un bel sorriso e mi conduce verso una nuova - l'ennesima - parte ancora inesplorata della villa. Capisco fin da subito che si tratta delle camere da letto e sembro più impaziente di scoprire dove posso finalmente riposare piuttosto che godermi la mia vacanza da sogno. 

Kelly apre una porta in fondo al corridoio infinito e mi mostra quella che sarà la mia stanza per il mio periodo di permanenza lì. Arriccio il naso immediatamente nel notare che le misure del letto sono diverse rispetto a quelle a cui sono abituata. <<Scusa, non vorrei essere maleducata o fare la tipica italiana in vacanza che si lamenta di ogni cosa, ma...>> inizio titubante, spostando lo sguardo dal letto a Kelly e viceversa. <<Qui ci dormo da sola o devo condividere la stanza con qualcuno?>> domando, cercando di essere il più educata possibile. 

È vero che sono partita all'avventura senza sapere bene cosa aspettarmi, ma non mi entusiasma l'idea di condividere la stanza con un perfetto sconosciuto, o una sconosciuta. La reazione di Kelly mi lascia un po' spiazzata, tanto da farmi aggrottare le sopracciglia per capire cos'ho detto di così divertente da farla scoppiare a ridere. <<Se ti stai chiedendo dove dorme Max>> comincia lei con una mano sulla mia spalla, e solo ora noto quanto sia più alta di me. <<Dormirà in giro da qualche parte, non so>> conclude con un sorrisetto che non riesco a decifrare. 

Il suo sguardo mi fa quasi paura ora, anche se fino a due minuti fa mi sembrava la persona più dolce e carina del mondo. <<Kelly>> dico in un sussurro, i miei occhi scuri fissi in quelli azzurri di lei, <<so benissimo che Max dorme con te, non sono stupida>>. Faccio valere la mia intelligenza, anche perché per quanto siano stati bravi a nascondere la loro relazione non potevano celarla al mondo per sempre. Non voglio dare l'impressione di quella che è arrivata in vacanza per "rubare" il fidanzato a Kelly, dato che lei è la padrona di casa e può cacciarmi in qualsiasi momento. Non sono così meschina da fare una cosa del genere, e men che meno sono stupida a pensare di avere qualche chance con lui. 

Kelly non risponde alle mie parole probabilmente infastidita dal mio tono, ma poco mi importa. Non appena mi lascia da sola in quella che ho capito essere la mia stanza singola, chiudo la porta e mi butto sul letto, che scopro essere più scomodo di quanto sembrava quando l'ho visto. Ma il sonno si impossessa di me e mi addormento prima di ripensare alla strana conversazione che ho appena avuto con Kelly Piquet. 

***

Mi sveglio controvoglia dopo quelli che mi sembrano cinque minuti da quando ho chiuso gli occhi, ma la luce che entra dalla finestra mi fa capire che è già tarda mattinata. Un rumore fastidioso giunge alle mie orecchie anche se, assonnata come sono, faccio fatica a capire cosa sia e soprattutto da dove proviene. Sbatto più volte le palpebre e mi rendo conto che c'è qualcuno in fianco a me che piange a dirotto. 

Mi alzo a sedere di scatto e la stanza in cui mi trovo mi sembra diversa da quella in cui mi sono addormentata ma niente mi fa capire che qualcuno mi abbia spostata. Le mie valigie sono ancora accanto alla porta da disfare ed il panorama che intravedo fuori dalla finestra alla mia sinistra è lo stesso di ieri. Scuoto la testa e mi infilo le dita tra i capelli mentre mi giro a controllare chi piange a pochi metri da me. Vedo una ragazza di spalle, i lunghi capelli biondi e la sua corporatura esile mi provocano un moto di invidia, visti i miei capelli scuri e crespi e le mie curve fin troppo pronunciate con le quali litigo da quando ho memoria. 

Poggio una mano sulla spalla della ragazza sconosciuta per provare a rincuorarla e cercare di capire cosa le è successo per ridurla così in un posto del genere. <<Scusa, ci conosciamo?>> domando alla ragazza bionda, ancora di spalle, che non smette di singhiozzare da quando mi sono svegliata. Non ricevo subito una risposta, la ragazza di gira verso di me e noto i suoi occhi azzurrissimi gonfi e lucidi, le guance rigate dalle lacrime e le mani sulla fronte. <<Sono Hilary, piacere>> bisbiglia tra un singhiozzo e l'altro porgendomi l'ossuta mano destra, che stringo ma non troppo forte, quasi con la paura di poterle fare male. 

Non riesco a capire cosa la induca a piangere senza sosta nemmeno dopo un'ora passata a disfare le valigie, perciò decido di uscire a prendere una boccata d'aria. <<Io vado a mangiare qualcosa, vuoi venire con me?>> le chiedo gentilmente per non abbandonarla in questo stato. Mi sentirei tremendamente in colpa se al mio ritorno la trovassi peggio di come l'ho lasciata, ma nonostante la mia offerta lei scuote vigorosamente la testa, facendo ondeggiare la sua folta chioma bionda. <<Okay, se cambi idea mi trovi in mensa>> le dico prima di prendere la chiave della stanza ed uscire. 

Mi sento improvvisamente piena di energia una volta chiusa la porta alle mie spalle e con un sorriso smagliante stampato sul viso mi accingo al piano terra della villa, in cerca di cibo e qualcuno con cui fare amicizia. Arrivo nella mensa della struttura, che ha più le sembianze di un gigantesco supermercato fornito di qualsiasi cosa possa venire voglia di mangiare. Prendo un vassoio ed inizio la perlustrazione, alla ricerca di qualcosa di nuovo da provare, impaziente di iniziare ufficialmente la mia vacanza da persona indipendente. 

Scopro che molte persone sono venute qui in Brasile da sole, alcune per staccare un po' dalla solita routine, altre per una meritata vacanza dal lavoro, altre ancora per provare a fare qualcosa di nuovo. Non ci metto molto a trovare un gruppo di ragazzi simpatici e socievoli, con cui chiacchiero per più di un'ora senza neanche accorgermene. Sto ascoltando una fitta conversazione sul cinema mentre affondo il cucchiaino dentro uno yogurt al mango ormai finito, quando la mia attenzione viene catturata da un ragazzo che scende le scale per entrare nella gigantesca mensa. 

Max Verstappen non passa mai inosservato. Anche se ci prova, non riuscirà mai a mimetizzarsi tra la folla. Potrebbe essere anche un ragazzo qualsiasi, non necessariamente un pilota di Formula Uno, ma attirerebbe comunque l'attenzione di tutti i presenti all'ingresso in una stanza. Le voci dei miei nuovi amici si affievoliscono, come se improvvisamente si fossero spostati lontano da me, perché il mio sguardo è rapito dalla figura di Max che sta appoggiato contro il frigo dei latticini con le braccia incrociate al petto. Quella posizione gli mette in risalto le braccia muscolose, i bicipiti allenati e le spalle grosse dovute a ore ed ore passate in palestra. 

Mi mordicchio il labbro inferiore senza dare troppo nell'occhio, con il cucchiaino a mezz'aria mentre raccolgo gli ultimi resti di yogurt al mango con la punta della lingua. Dopo pochi secondi Kelly entra nella mia visuale e la sua figura slanciata si posiziona accanto a Max. Sono fianco a fianco, entrambi appoggiati al frigo con la schiena, ma non si guardano e soprattutto non si parlano. Scruto i loro cambiamenti di espressione e nel farlo mi sento a metà tra una psicologa criminale e una stalker di quartiere. 

Sto per avvicinarmi a Max quando vedo Kelly sparire dal mio campo visivo, non tanto per informarmi sulla loro presunta lite o sulle loro questioni di coppia - non me ne potrebbe fregare di meno - ma per cogliere al volo questa opportunità. D'altronde, quando mai mi ricapiterà di avere Max Verstappen disponibile a fare due chiacchiere con me? Non avrò mai la possibilità di incrociarlo ad un Gran Premio, men che meno di parlarci, perciò non voglio sprecare quest'occasione che la vita mi sta porgendo su un piatto d'argento. 

Mi alzo insieme ai miei nuovi amici e butto nel cestino i piatti e le posate usa e getta, con la sola intenzione di andare da Max e scambiare due parole in modo genuino e senza nessun secondo fine. Sono quasi a un metro da lui quando mi sento tirare per la spalla destra, quasi sobbalzo per la sorpresa e quando mi volto vedo il viso di Hilary. È ancora sconvolta, esattamente come quando l'ho lasciata in camera poche ore fa, e cerca di attirare la mia attenzione. <<Che c'è?>> le chiedo, forse un po' troppo bruscamente, dato che i suoi occhi lucidi si riempiono nuovamente di lacrime. Alzo leggermente gli occhi al cielo nel vederla così fragile. Non voglio essere cattiva e soprattutto non mi reputo tanto più forte caratterialmente di lei, ma se aveva intenzione di piangere tutto il tempo cosa ci è venuta a fare in vacanza? Ma - cosa più importante - perché deve coinvolgermi nella sua situazione depressa? Non voglio cadere in depressione a pensare a tutto quello che non mi piace della mia vita, non voglio piangere ogni tre secondi chiusa nella mia camera, non voglio versare lacrime di coccodrillo su ciò che è successo che ormai non si può più cambiare. 

<<Ho bisogno di te, vieni>> piagnucola Hilary tirandomi per un braccio senza neanche provare a non darmi fastidio. La guardo spazientita cercando di liberarmi dalla sua stretta morbosa. <<Hilary, ti prego>> la imploro con voce sostenuta <<non tirarmi>>. Lei non bada molto alle parole, come se non mi avesse nemmeno ascoltata, e mi trascina verso le scale per tornare al piano superiore. <<Non posso venire dopo? Voglio chiacchierare un po' con Max dato che è da solo>> cerco di spiegarle per non sembrare maleducata. 

Hilary mi guarda con quello che mi sembra un sorriso - dato che l'ho sempre vista piangere da quando l'ho incontrata per la prima volta - ed alza di poco le sopracciglia fissando un punto preciso oltre la mia spalla. <<Era>> dice semplicemente girandosi di schiena, sempre con una mano attorno al mio avambraccio. Mi giro, curiosa di vedere cosa ha catturato lo sguardo di Hilary dietro di me e quando il mio sguardo su posa sul punto in cui si trovava Max fino a pochi minuti fa, sento il vuoto dentro di me. 

Max non è più da solo, anzi non è più lì. Sembra essersi volatilizzato anche quando giro convulsamente la testa a destra e a sinistra per scorgere tutte le persone presenti in sala, ma di lui nemmeno l'ombra. Sbuffo sonoramente dando la colpa a Hilary della mia mancata chiacchierata con Max. Devo aggiungere questo appunto nella lista mentale delle cose da non fare: mai farsi coinvolgere nella vita di sconosciuti pazzi e depressi come Hilary.


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Non ve lo aspettavate, eh??
Lo so che non è molto ma ho provato a renderlo il più bello possibile. Vi chiedo scusa per l'assenza ma sono giorni veramente in cui ho il morale sotto le scarpe e vorrei solo urlare, piangere e prendere a pugni qualcosa, tanto per sfogare la rabbia repressa che ho.
Sapete che i sogni vengono pubblicati a caso quindi in attesa di reckless (solo dio sa se ce la farò per mercoledì a pubblicare dato il casino nella mia testa, più in generale nella mia vita al momento) accontentatevi di questo per ora.
Vi voglio bene
xoxo

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