DI CHI È LA FESTA?
È una mattina qualsiasi quando apro gli occhi. Sono nella mia camera da letto e fisso il soffitto grigio mentre mi stiracchio per togliermi il sonno. Non ho puntato la sveglia ieri sera, non volevo interrompere le mie ore di riposo dato che non ho nulla da fare oggi. Finalmente un giorno libero, dove posso stare sul divano in pigiama e non fare nulla, a parte cambiare il canale della televisione e mangiare popcorn.
Dopo dieci minuti buoni passati a contemplare il nulla, mi decido ad alzarmi e andare a darmi una rinfrescata. Non faccio in tempo a mettermi seduta sul letto che la porta di camera mia si apre e ne entra Daniel Ricciardo. Strabuzzo gli occhi un paio di volte, consapevole di essere ancora con la mia maglietta scolorita della Continental che a stento mi copre le cosce scoperte.
<<Buongiorno, bella addormentata>> mi saluta Daniel chiudendosi la porta dietro alle spalle e dandomi un bacio sulla guancia. Non gli rispondo, ancora mezza addormentata e provando a spiegare la presenza di Daniel a casa mia. <<Che ore sono?>> domando con la voce impastata dal sonno e la mano davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio improvviso. <<È quasi l'una>> risponde lui mentre si siede al mio fianco e si volta verso di me.
Spalanco gli occhi ed improvvisamente tutta la stanchezza sembra essere scomparsa. <<È l'una??? Come ho fatto a dormire così tanto?>> chiedo tra me e me mentre trovo la forza di alzarmi dal letto e sistemarmi la maglia per coprire il mio corpo il più possibile. <<Ma non ti hanno insegnato a bussare?>> mi giro verso di lui e alzo un sopracciglio fingendo di essere offesa, ma sotto sotto non mi dispiace così tanto che lui mi veda così. Avrei preferito essere truccata, pettinata e con un bel vestito addosso, ma mi compiaccio quando mi volto nella sua direzione e lo colgo con gli occhi fissi sulle mie gambe scoperte e sul mio fondoschiena.
<<Non fa per me>> minimizza la questione con una scrollata di spalle ed appoggia i gomiti sul materasso con gli occhi che vagano per la mia stanza. <<Che ci fai qui?>> domando nuovamente quando ho recuperato un paio di pantaloncini vecchi che usavo per giocare a pallavolo nei miei anni da atleta. <<Te lo sei dimenticato, hai la memoria di un pesce rosso>> se la ride Daniel trattenendo a stento una risata che gli illumina il suo bel viso.
Aggrotto le sopracciglia e, dopo essere uscita dalla mia cabina armadio con i pantaloncini addosso, lo guardo con fare interrogativo. <<Cosa mi sarei dimenticata?>> chiudo l'anta dell'armadio e spengo la luce al suo interno. Daniel si alza dal letto ed apre la porta della mia camera che conduce direttamente al cortile interno di casa mia, esce e rientra una manciata di secondi dopo con una pesante cassa tra le mani.
<<Cos'è?>> domando con un cipiglio sul viso spostando lo sguardo da Daniel alla cassa e viceversa. <<Oggi è la giornata del barbecue! Ne parliamo da settimane, non ci credo che te ne sei dimenticata davvero>> scuote la testa mentre porta la pesante cassa al piano di sopra, dove in teoria avrei dovuto preparare i tavoli per la festa. Mi batto la mano sulla fronte ripetutamente, provando a spiegarmi come io abbia fatto a dimenticarmi una cosa di cui ho parlato con Daniel per giorni e giorni.
<<Non hai neanche sistemato! Gli altri saranno qui a momenti>> urla Daniel a metà della scala a chiocciola per farsi sentire. Approfitto del fatto che non mi vede per fargli il verso e imitare la sua voce con tanto di accento australiano marcato annesso. Ho sempre avuto un brutto rapporto con l'accento australiano ma ammetto che a Daniel perdonerei qualsiasi cosa. <<E non prendermi in giro>> mi riprende lui ormai in cime alle scale, come se mi avesse letto nel pensiero <<piuttosto, vai a prendere una cassa e dammi una mano>> mi ordina.
Sbuffo e riapro la porta, la luce del sole quasi mi acceca ed il caldo afoso di metà agosto mi investe in pieno viso facendomi avvampare. Noto almeno una decina di casse identiche a quella che Daniel ha appena portato al piano di sopra, non perdo ulteriore tempo e ne prendo una. Barcollo per qualche passo - data la pesantezza - e, non senza difficoltà, riesco a salire la ripida scala a chiocciola che in questo momento mi sembra infinita.
Io e Daniel ripetiamo questo passaggio per altre cinque volte e, dopo una mezz'ora buona, tutte le casse di carne sono pronte nella mia cucina. Ora manca solo accendere il barbecue sul balcone e cucinarle, ma di questo se ne occuperà qualcun altro, per oggi ho fatto già fin troppo considerando che è domenica ed è il mio giorno libero.
Salgo un'ultima volta le scale e quasi non mi cade il cellulare quando una voce rompe il silenzio. <<Ma buongiorno!>> esclama Charles Leclerc, seguito a ruota da Sebastian Vettel, Lewis Hamilton e Max Verstappen. Sbatto la schiena contro la ringhiera di ferro battuto e per poco non perdo l'equilibrio e finisco di testa giù per le scale. <<Siete impazziti???>> sbotto con il cuore in gola per lo spavento, con il solo risultato di farli ridere a crepapelle. Solo quando il battito torna regolare alzo gli occhi verso i miei ospiti e noto che Lewis ha il cellulare puntato su di me. Realizzo che mi ha appena fatto un video e che molto probabilmente finirò sulle sue storie, scuoto la testa e gli mostro il dito medio. <<Siete dei coglioni>> impreco mentre mi faccio strada fino in cucina, dove porto le mani sui fianchi e guardo sconsolata le innumerevoli casse di carne in mezzo alla stanza.
<<Visto che siete così simpatici ora prendete tutte queste casse, aprite le buste e sistemate tutta la carne sui vassoi>> ordino loro. Non mi sfugge lo sguardo schifato di Lewis alla mia sinistra, perciò mi volto verso di lui e gli metto una mano sulla spalla. <<Lew, so quanto sei sensibile perciò per meritarti il tofu e gli hamburger di soia vai a preparare il barbecue sul balcone>>. Gli sorrido sarcastica e gli lascio un bacio sulla guancia, mentre gli altri piloti trattengono a stento le risate per la mia battuta sullo stile di vita di Lewis.
<<Sei peggio della FIA>> mi dà man forte Max alle mie spalle, mi giro verso di lui e dopo un cenno di assenso mi batte il cinque. <<Okay, fate i maschi muscolosi, io scendo a prepararmi e tra poco vi mando anche Daniel che è giù da qualche parte. Se arrivano gli altri fate come se foste a casa vostra, tanto ormai fate quello che volete comunque>> dico e faccio per l'ennesima volta le scale a scendere.
A metà inizio a chiamare Daniel, che però non risponde e la cosa mi fa preoccupare. Dove diamine si è cacciato ora? Sbuffo e scendo ancora qualche gradino, riesco a vedere la mia camera ma di Daniel neanche l'ombra. Una volta al piano inferiore noto la porta aperta del bagno alla mia destra, mi giro e vedo Daniel di spalle al lavandino che mi fissa dallo specchio. <<Che cosa ci fai qui?>> domando entrando in bagno. Vedo che si sta facendo la barba, ha ancora qualche residuo di schiuma sul mento e glielo tolgo con le dita.
<<Sai che c'è? Non ho più voglia di festeggiare con gli altri>> afferma lui dopo essere uscito dal bagno. Andiamo insieme nella mia camera, lui si siede sul letto e io rimango in piedi, spiazzata da questo repentino cambio d'umore. <<Daniel, gli altri sono già di sopra, non possiamo stare qui>> cerco di farlo ragionare, ma lui mi fa cenno di chiudere la porta dietro di me e andare a fargli compagnia sul letto.
Faccio come mi chiede implicitamente con gli occhi e mi siedo sul bordo del letto, lo guardo steso sul materasso con la testa sul mio cuscino e mi scappa un sorriso. <<Stiamo qui, chissenefrega degli altri>> è l'ultima cosa che dice prima di afferrarmi un polso e portarmi sotto di lui tra sorrisi, occhiate e risate.
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Nuovo sogno perché dovevo scrivere qualcosa oggi altrimenti impazzivo!
Buon GP del BAHREIN 2.0
Al prossimo sogno da pazzoide
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