MENTI OPPURE NO?
POV ASHLEY
"Non ci credo!", ride Kate, gettandosi a peso morto al centro del mio letto. "Perciò, tu e David, eh?".
Ripiego una maglietta e la sistemo nel cassetto. "Non c'è ancora nessun io e David".
Kate si sistema, sorreggendosi sul gomito. Mi fissa stranita. "L'ho solo immaginato, o mi hai veramente spifferato di averlo baciato e che lui ha detto che sei la sua ragazza?".
"Sì, l'ha fatto ma...".
"Ma punto. L'hai baciato: state insieme".
"Non è così semplice", metto il broncio.
"non è semplice perché a quanto pare a voi due piace complicare le cose semplici".
"Lucas...", attacco, ma lei mi interrompe.
"Il tuo ginecologo?".
"Sì, quello".
"Quanto è fico". Poi mette il broncio. "Il mio ginecologo è stempiato e con la pancia. E gli puzzano le ascelle. O forse sono i piedi. Non mi ricordo più, è da un po' che non ci vado".
Schiocco le dita davanti al suo volto. "Puoi concentrarti un attimo? Cosa credi mi stia meglio?".
Sollevo due maglie e le lascio oscillare.
"Quella blu", risponde senza esitazioni. "Allora? Che stavi dicendo di Lucas?".
"Lui sostiene che uomini come David considerano un bacio per quello che è?".
Si mordicchia il labbro, pensierosa. "E cioè che state insieme". Quindi getta la maglia blu sul cuscino. "Ho cambiato idea, metti quella verde".
Fisso la maglia e poi faccio spallucce. Una vale l'altra. "No, lui ha cercato di farmi capire che la mente di noi adolescenti è diversa da quella di uomini adulti come loro".
"Cioè... fammi capire una cosa", attacca concentrata.
"Sì?".
"Tu hai detto a Lucas che David ti ha baciata prima di venirlo a raccontare a me?".
"E questo ora cosa centra?", sbuffo.
E' impossibile parlare con lei.
"E quel luminare della vagina ti ha anche detto che sei un'immatura?", conclude.
"Non ha detto proprio così".
"E allora cosa intendeva dire? Che noi ragazzine ragioniamo come se vivessimo nella favola di Cenerentola?".
"Mi ha solo messa in guardia", mi ritrovo a difenderlo.
"Da David?". E' scettica.
"No, non da David", mi secco, passandomi le mani tra i capelli.
I suoi occhi mi passano in rassegna come uno scanner. "Non ti seguo. E onestamente non ho ancora capito dove sia il problema. A parte che stai con un tuo professore, che sei minorenne e che quando ti ha baciata nelle docce non ti ha palpato il sedere".
"Il problema è la differenza di età. Lucas ha semplicemente detto che c'è effettivamente la possibilità che io possa dare un significato diverso alle cose rispetto a David. Perciò, è complicato. Non voglio correre".
"E' lui che vuole correre".
"In che senso?".
"Ti ha baciata e finalmente si è esposto. Ed è geloso di te". Si alza, stringendomi entrambe le mani. "Non c'è niente di complicato nell'essere felici. Sii felice e basta".
"Grazie", le sorrido riconoscente. Mi sento già molto meglio.
Kate ha proprio ragione.
Mi passa davanti per recuperare la borsetta dalla sedia. "E ora andiamo o faremo tardi per la serata".
Prendo la giacca e la fisso storta. "E se proprio vuoi saperlo, il sedere non me lo ha toccato perché mi rispetta. Si è accorto sicuramente della mia scarsa esperienza e ci va piano. Tutto qui".
"Se lo dici tu".
POV DAVID
Sono assolutamente convinto al mille per mille che Ashley ha molta più esperienza di quello che vuole farmi credere.
E proprio non riesco a capacitarmi del motivo che la spinge a recitare con me.
Onestamente mi spiazza.
E mi fa incazzare.
Se crede davvero che mi comporterò come un imbecille, rispettando dei tempi che altri non si sono presi la briga di aspettare con lei, sta fresca.
Pensa di avere a che fare con un ragazzino? Pensa di potermi prendere in giro così?
Accendo una sigaretta e getto fuori una boccata di fumo. La nuvola si allarga nella stanza, disperdendosi lentamente sopra la scrivania di Lucas.
Subito dopo le lezioni del pomeriggio, proprio mentre stavo per tornare a casa e farmi una doccia, mi ha chiamato chiedendomi di raggiungerlo nel suo studio, e onestamente la sua voce era così tesa che non me la sono sentita di rimandare il discorso a questa sera. Che abbia qualche problema con Mary Anne?
Dio, le donne creano solo casini. Ecco qual è la realtà.
E noi uomini stupidi continuiamo a cercarle comunque. Le cacciamo, le trasformiamo nelle nostre prede. Incapaci di vivere senza di loro e le loro complicazioni. Cosa tra l'altro non vera.
Noi vivremmo benissimo senza donne. Vivremo di merda, d'accordo. Ma potremmo anche riuscirci.
Per un mesetto o due...
Poi, vabè, il sesso è un altro discorso.
"Allora?", prendo un altro tiro di sigaretta e lo butto fuori con uno sbuffo.
Sono troppo incazzato per oggi. Ho solo voglia di spaccare la faccia a chiunque provi a rivolgermi la parola. La rabbia mi ribolle dentro. Calda. Assetata di un qualunque tipo di sfogo.
Quando ho portato Ashley nelle docce ero visibilmente eccitato. Dio, persino un cieco se ne sarebbe accorto. I pantaloni mi tiravano fino a far male e quando me la sono tirata contro il petto è impossibile che non abbia percepito la mia erezione.
Pulsava contro di lei, affamata e dolorante. La esigeva come non ha mai voluto un'altra donna.
Per la miseria, ho dovuto lottare con le unghie per non piegarla davanti a me e prenderla da dietro. Ho dovuto far affidamento a quel rimasuglio di autocontrollo che mi era rimasto per baciarla senza allungare le mani su quel delizioso sedere sodo e alto.
E lei che ha fatto? Mi ha guardato come solo una ragazza innocente può guardarti: timida e rossa in volto. Fingendosi inconsapevole che la dura protuberanza che le sbatteva sulla coscia era stata lei a causarla.
Mi aspettavo che ci si sarebbe strusciata contro. Un'altra donna lo avrebbe fatto. Ma lei non è un'altra donna. No! Lei deve sempre fare la stronza. Deve fingersi una santerellina.
Invece di darmi sollievo ha solo aumentato il mio desiderio. Lo ha alimentato mantenendo un certo distacco, fingendo di non accorgersi che stavo per venirmi nei boxer come un bambino di quattordici anni.
E, Dio, quanto mi ha fatto incazzare questa cosa.
"Sai che non si potrebbe fumare qua dentro, sì?", mi imbecca Lucas.
Il mio sguardo nero lo porta a sollevare le mani in segno di resa e a riabassare gli occhi su alcuni documenti che tiene di fronte a sé.
"Giornataccia?", indaga, fingendo disinteresse.
Ma io so benissimo che non è così. So che smania dalla voglia di farmi parlare. Sinceramente ne avrei bisogno anch'io. Ma se lo faccio andrà a finire che sfascerò ogni cosa presente in questo ufficio, quindi è meglio se lascio sbollire la rabbia ancora un po'.
Sarà sufficiente evitare di pensare al modo in cui Ashley muoveva la lingua. Quel modo così incerto, insicuro...
Cazzo!
Non metterò mai le mani addosso a una donna. Ma Cristo, con lei vengo colto ogni volta dalla tentazione di strozzarla.
Come può un esserino così piccolo rappresentare per me un problema così grande?
"Centra la tua bimbetta per caso?", continua a parlare, gli occhi ancora puntati su quei documenti.
Se dice ancora qualcosa su di lei giuro che glieli faccio ingoiare.
"Non è mia".
"No?".
"Smetti di guardare quei fogli e parlarmi in faccia", sbotto.
"Ehi, fratello", sbuffa serio. "Chi ti ha fatto incazzare così tanto?".
"Lei", sbotto. "Sempre lei. Solo lei. Cristo!", mi passo una mano tra i capelli e vago con lo sguardo verso il mobile bar. "Versami qualcosa da bere, va".
"Scotch?".
Annuisco e torno a fissare la finestra.
Lucas mi sporge il bicchiere e attende che io ne prenda un sorso.
"Quindi, che ha combinato questa volta?". Perché mentre me lo ha chiesto sembrava quasi stesse per mettersi a ridere?
"Niente".
"Umm... niente? Okay", fa spallucce e torna a sedersi dietro la scrivania.
In silenzio tamburello con le dita sopra il bordo del bicchiere. Il rumore dei figli che sta sfogliando Lucas sta cominciando seriamente a darmi sui nervi.
Nervoso poso la caviglia sopra il ginocchio e mi scolo il restante scotch.
"Ma che cazzo", impreco infine. "E' ovvio che ha combinato qualcosa, no? Altrimenti perché sarei così nervoso secondo te?".
La sua testa si solleva lentamente, rivelando un sorrisetto compiaciuto. "Avrei un po' di lavoro da finire entro questo pomeriggio. Quindi potresti evitare di farti cavare le parole di bocca?".
Ma che cazzo... "Cavare le parole di bocca?", mi scaldo, sbattendo il bicchiere sulla scrivania. Mi sorprende che non si sia rotto. "Tu non mi hai chiesto praticamente niente. Sei tutto preso da quei cavolo di fogli".
"Come vuoi", il sorrisetto non accenna a spegnersi.
Sul serio, ora lo prendo a pugni. Ci mancava solo lui. Mi sollevo di scatto e come una tigre in gabbia marcio per l'ufficio, avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro.
"Bacia da schifo", esplodo.
Le sopracciglia di Lucas si sollevano di scatto. "Non sei molto rispettoso a dirmi questo di lei".
"E' una messinscena. Una cazzo di messinscena che sta inscenando per non so quale stracazzo di motivo".
Lucas posa i fogli e li sistema in una cartelletta rossa. "Continua".
"Cos'altro vuoi che ti venga a dire? L'ho baciata e lei ha finto di non esserne capace. Dio, era anche convincente".
"David, ho paura di non riuscire a seguirti bene", si strofina la fronte e con un movimento della mano mi invita a ricominciare da capo.
"Quando sei venuto nella mia classe, ho portato Ashley nelle docce e l'ho baciata".
"Ti ha ricambiato?".
"Certo. Che cazzo!", mi scaldo subito. "Lei è mia".
Gli occhi di Lucas mi squadrano dubbiosi. "Vorrei ricordarti che fino a tre secondi fa mi hai detto che lei non era tua".
Mi blocco all'istante. "Ma chi cazzo sei tu? Uno psicologo del cavolo? Perché stai a sindacare su ogni frase che dico?".
Le sue labbra si tendono ancora in un sorrisetto e di riflesso chiudo la mano in pugno, pronto a colpire qualunque cosa.
"Quindi, lei ti ha ricambiato e...?", mi sprona.
"E lo ha fatto da inesperta".
"Inesperta come? Con la bocca o con le mani?".
Lo fulmino con lo sguardo e finalmente il sorrisetto scompare del tutto. "Quello che la mia ragazza fa con me non è oggetto di discussione".
E rieccolo quel maledettissimo sorriso. E ti pareva.
"Perciò, fammi riassumere, vuoi?".
Annuisco e torno a sedermi. Quindi mi rialzo, incapace di stare fermo.
"La tua ragazza, che non è la tua ragazza, ti ha baciato durante il test di letteratura che ho fatto fare al posto tuo, che sono un semplice ginecologo, ed ora il problema è che ha finto di non saper baciare e tu sei tornato in classe con il pisello in tensione? E, sì, prima che tu me lo chieda, si vedeva che eri eccitato".
"Lo vedi?", urlo.
"Vedo cosa?".
"Te ne sei accorto pure tu che avevo un'erezione colossale. E non credo che tu stia a guardarmi il pacco di solito".
"Senti, se è questo il problema, puoi stare certo che il resto della classe non ci ha fatto caso".
"E' lei che non se ne è accorta. Per niente. Completamente. Mi ha baciato come una santerellina e poi? Niente. Basta. Stop. Ha persino finto di non sapere come muovere la lingua, la muoveva avanti e indietro, capisci? Avanti e indietro. Chi cazzo bacia così?".
"Una che non ha mai baciato?!?".
Stringo i denti e sento la mascella scricchiolare. "Lei. Lo. Ha. Fatto".
"E quando? Il secondo anno di asilo? Ascolta, David, perché ti è così difficile credere che quella ragazza sia effettivamente senza esperienza?".
"Hai visto come me la guardano gli altri maschi?".
"No".
"Me la scopano con gli occhi. Vuoi davvero illuderti che uno splendore simile sia arrivata a diciassette anni senza mai uscire con qualcuno?".
"E' questo che ti rode? Che sia uscita con altri?".
"No... cioè, cazzo sì", sputo fuori. "Ma quello che mi manda fuori di testa è che debba fingere. Che debba farmi credere di essere innocente quando invece non lo è. Che mi menta prima ancora di iniziare una relazione".
"Sai di essere piuttosto dispotico e arrogante con il gentil sesso?".
"E questo ora cosa centra?".
"Centra, centra eccome. Non lo vedi? Torniamo sempre allo stesso discorso. Sei geloso, possessivo, territoriale. Le donne non sono cose che ti appartengono. Non ci puoi pisciare attorno per marchiare il territorio. E sei paranoico. Talmente tanto da non renderti conto di avere tra le mani una ragazzina. Una ragazzina, David. Non una di quelle puttane che rimorchiamo di solito al pub. Accetta che abbia qualche esperienza passata, ma accetta anche che i ragazzi con cui è uscita probabilmente avevano meno esperienza di lei. Dici che sta fingendo? Forse. Ma non essere così testa di cazzo da non renderti conto che avete quasi dieci anni di differenza. Concedile il lusso di imparare qualcosa da te".
Lo fisso nero in volto. Potrebbe in effetti aver ragione. Anche se mi secca ammetterlo.
"Ummm", mugugno soprapensiero, ponderando bene le sue parole.
"E ummm sì, che cazzo. Ora, ti sei sfogato per bene? Sei calmo?".
Torno per l'ennesima volta a sedermi e incrocio le braccia al petto.
"Potrei essere più calmo, sì", borbotto. Mi da tremendamente fastidio quando gli altri hanno ragione su cose che mi riguardano da vicino.
Ma d'altra parte è sempre stato cos'. Lucas ha sempre funto le veci di mia coscienza. Io invece gli ho sempre parato il culo quando aveva tra le mani due o tre ragazze in contemporanea.
"Bene!", esulta, restando serio però. Tremendamente serio. Che gli prende ora? "Perché ti ho fatto venire qui per dirti una cosa, e credimi, non ti piacerà affatto".
Mi raddrizzo. "Che è successo?".
"Mi ha telefonato la madre di Ashley".
Mi sento sbiancare. Cosa cazzo... "Perché? Ha saputo di noi?".
Lucas socchiude gli occhi, guardandomi quasi supplichevole. "Peggio. Ha fissato un'altra visita per Ashley".
Lo fisso senza capire. Ma di che sta parlando?
"Con me", aggiunge.
E a quel punto capisco. "Io ti ammazzo...".
"Aspetta, David, non è colpa mia e...".
Ma le mie nocche si sono già scontrate contro la sua mandibola.
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