I nodi vengono al pettine

POV ASHLEY

Quindi, ricapitoliamo.

Non ho molta voglia di ricapitolare, ma sono così tanto in confusione che si sono confuse anche le certezze. E' tutto un gran caos. Un caos così caotico che non riesco a tenere a freno la testa. Gira di qua e di là, a caccia di risposte che purtroppo solo David potrà darmi.

E dal momento che non avrò mai il coraggio di affrontare con lui questo discorso, posso limitarmi a ipotizzare. Il ché è una soluzione un pò di merda, ma almeno mi eviterà di restare a faccia a faccia con un David noncurante che mi dice: oh sì, ho fatto sesso con quella ragazza, e con quella, quell'altra, quella lì... oh, anche con quella.

Quindi è doveroso ricapitolare e cercare una spiegazione che il mio cuore possa reggere.

Okay, ricapitoliamo.

Marcus è un delinquente che vende di contrabbando pezzi di moto riciclati. Con i soldi guadagnati gioca a poker e quando finisce i soldi scommette la fidanzata di turno.

E fin qui va tutto bene. Se non fosse per il fatto che un giorno si è imbattuto nel professor Sentford che gli ha soffiato la ragazza per gioco ed ora Marcus vuole soffiare me... nemmeno fossi un fazzoletto da naso.

Mi sento umiliata! Retrocessa a un fazzoletto di pezza o a una marmitta unta e oleosa.

"Poi, quando logicamente le fa più comodo, può unirsi alla lezione anche lei signorina McBerry?".

Quindi le soluzioni sono due. 

Uno: non dico niente a David e mi presento al Green Grill cercando di mettere una pezza con Marcus, spiegandogli che non sono propriamente la ragazza adatta per le sue vendette assurde.

Due: non dico niente a David e mi presento al Green Grill cercando di mettere una pezza con Marcus. Marcus si arrabbia, mi picchia e manda un pezzo del mio orecchio a David come avvertimento. 

E magari lo accompagna con un biglietto con su incollate lettere ritagliate da vari giornali: se la rivuoi viva vieni al Green Grill.

"McBerry!".

Chissà che giornali usano i delinquenti per inviare questi messaggi?

"McBerry!!!"

Sicuramente non Cosmopolitan. Chi diavolo compra ancora Cosmopolitan? Probabilmente quando vanno dal dentista raccattano tutti i giornali messi nella sala d'aspetto e li tengono da parte per le evenienze.

Una mano sbatte al centro del mio banco, facendomi sussultare. L'immagine della sala d'aspetto del dentista svanisce, sostituita dal volto furente di David.

"Bentornata tra noi, signorina McBerry".

Sembra arrabbiato ma proprio non capisco perché.

"Pensieri interessanti?", indaga, facendo scoppiare a ridere l'intera classe.

Mi guardo attorno e noto che mi stanno fissando tutti. Lucy Anderson compresa. O forse lei sta fissando David. Sì, con tutta probabilità sta guardando lui.

"Ahm... no, non proprio".

"Ha dormito ieri sera?"

"Sì".

"Dalle sua scarsa concentrazione non si direbbe", la mano, ancora posata contro il banco, freme per l'impazienza.

"Mi sono distratta. Stavo pensando a... a...".

"A?", incalza, perfido fino infondo.

Sul serio, perché è così arrabbiato?

"Alle lettere". Ma che sto dicendo? Non posso dire davanti alla classe, e soprattutto davanti a lui, che stavo immaginando le lettere che ritagliano i delinquenti per inviare messaggi intimidatori. "Alle lettere sul libro", mi correggo, orgogliosa della mia prontezza di spirito.

La mano di David freme di nuovo. Inclina le spalle verso di me e la cravatta oscilla tra il suo petto e il mio naso. "Quale libro, McBerry?".

"Questo", rispondo ovvia, indicando il banco.

Peccato che sul banco ci sia solo la sua mano e una matita smangiucchiata. Un attimo fa c'era anche una mosca, ma ora è volata via e si è posata sulla mia manica. La caccio via.

"Visto che ha voglia di scherzare, che ne dice di prepararmi per domani la biografia di Leopardi?".

Ed ora chi è questo Leopardi? Dio, speriamo non sia un altro motociclista con le fisime del contrabbando.

"E, detto per inciso, la mia richiesta non è uno scherzo".

Detto questo solleva la mano e poco prima di voltarmi le spalle, noto che sul banco ha depositato un minuscolo foglietto di carta ripiegato in quattro parti. Nel panico allungo subito il braccio e lo nascondo sotto la mia mano, guardandomi attorno circospetta. 

Tutti mi stanno ancora guardando, tranne la stronza. Cioè, Lucy Anderson. Lo avevo detto io che stava guardando David e non me. 

Nascondo il biglietto sul grembo e lo apro. 

- Dove sei stata ieri sera?-

Ancora?

Ma allora il messaggio era rivolto a me! Non aveva sbagliato numero. Perché vuole sapere che ho fatto ieri sera? Che sia per questo che era arrabbiato così tanto poco fa?

Afferro la matita smangiucchiata e scrivo veloce la risposta: - ho studiato fino alle 10, poi sono andata a dormire. Perchè?-

Sollevo lo sguardo. David sta scrivendo qualcosa alla lavagna e... - Dio, quanto è bella la sua scrittura-... appena finisce lascia vagare lo sguardo verso la classe, controllando che i miei compagni stiano trascrivendo tutto sul quaderno. A proposito, dov'è il mio?

Sto per cercarlo nello zaino quando i suoi occhi incrociano i miei. Solleva entrambe le sopracciglia ed io allungo entrambe le braccia sul banco, lasciandogli intravedere per mezzo secondo il biglietto.

Immediatamente si avvicina, ignorando Trevis che gli sta chiedendo una cosa, allunga veloce la mano per afferrarlo e prosegue a passo spedito verso i banchi nell'ultima fila. Finge di osservare qualche quaderno e torna alla lavagna.

La lezione riprende e non riesco a vedere se ha letto la mia risposta, tuttavia noto distendersi la ruga di apprensione in mezzo alla sua fronte.

"Bene ragazzi, per oggi è tutto. Ci vediamo dopo domani", saluta cordiale, sistemando alcuni fogli di protocollo all'interno della sua valigetta. Poi, senza nemmeno sollevare lo sguardo, riprende concitato: "McBerry, si fermi un momento".

"Questa volta passerà i guai", sento ridacchiare Lucy Anderson con la sua amichetta di unghie smaltate. Dio che stronza!

I miei compagni escono uno ad uno, trascinando gli zaini pesanti e mettendo la giacche sul gomito. Fa veramente troppo caldo oggi.

"Trevis, chiudi la porta", lo imbecca David.

Come una condannata a morte osservo Trevis trascinare la porta dietro le proprie spalle e di colpo il vociferio del corridoio scompare, lasciandomi in quest'aula vuota. Sola con un David.

Lo fisso. Lui mi fissa. La mosca torna a ronzare attorno alla mia testa ed è l'unico rumore che si sente per un minuto buono.

"Non mi piace riprenderti davanti a tutti", cerca di scusarsi.

"Ero distratta, mi dispiace".

"E non posso dartele vinte tutte", sottolinea l'ovvio. "Inizierebbero a farsi domande".

Si avvicina lentamente e posiziona una gamba sul bordo del mio banco, incrociando le braccia e tenendo d'occhio sia me che la porta.

"Che cosa succede, piccoletta?", la voce si è trasformata in una cucchiaiata di miele.

"Ho dei pensieri", resto sul vago. Stai zitta Ashley. Stai zitta Ashley.

Osserva la porta e di fretta e furia mi accarezza lo zigomo con un dito, riportando immediatamente le braccia conserte sul petto. "Centra la nostra notte al lago?".

Appena lo dice, un altro dubbio mi assale. E' come una bomba ad acqua. Le bombe d'acqua sono subdole. Riempi un palloncino con pochissima acqua, ma se ti pigliano ti infradici tutta. Come fa quella poca acqua a farti una doccia completa? Va contro la legge fisica.

La nostra notte al lago. La nostra prima volta. Ora so per certo che non gli è piaciuto. Uno come lui, che contrabbanda pezzi di ricambio e vince ragazze al tavolo da poker, come può accontentarsi di una come me? Sapevo che aveva esperienza, voglio dire... ha trent'anni, è naturale che abbia esperienza. 

Smetto di pensarci. Sono troppo tesa e sappiamo benissimo cosa faccio quando sono sotto pressione. Come minimo comincio a blaterare senza logica e senza freni e andrà a finire che gli spiffero di Marcus senza nemmeno rendermene conto. Devo stare calma.

E magari, già che ci sono, devo smetterla di immaginare David nudo con altre otto donne. Sarà possibile per un uomo fare sesso con otto donne contemporaneamente?

"E' quello?", insiste, notando il mio silenzio.

Devo pensare a David vestito. Devo pensare a David vestito.

"Non proprio", resto sul vago.

David vestito. David vestito. David vestito.

"Senti ancora dolore?".

"No, non più. Ti è piaciuto?". Ma che cavolo Ashley!

Pensare a David vestito a quanto pare non è servito a nulla. Sto cominciando a straparlare. Devo piantarla subito. Penserà che sono pazza.

"Che cosa? Il pranzo?", il tono che usa è così meschinamente ingenuo che capisco al volo che mi sta prendendo in giro. Stupido contrabbandiere di pezzi di ricambio!

La mia occhiataccia lo fa desistere subito. "Perché ti fai venire certi dubbi?".

Oddio quando parla così dolce farebbe sciogliere il ghiaccio al Polo Nord. I pinguini potrebbero denunciarlo al VVF.

"Perché tu sei abituato a donne adulte, a donne che probabilmente indossano mutande di pelle nere che costano quanto il mio stipendio mensile al Sexi shop. A dire il vero in negozio le vendiamo quel tipo di mutande ma non ho pensato nemmeno a un secondo di comprarle. Cosa che probabilmente avrei fatto meglio a fare. Invece Kate mi ha convinta a portare uno stupido pigiama che non ho nemmeno usato. E le candele? Sono certa che loro pretendono tutte le volte le candele. Se proprio proprio proprio vuoi sapere ne avevo infilata una in valigia, ma era al profumo di bava di lumaca e mi sembrava una cosa assolutamente osé. Sai per il dualismo: vagina bagnata tipo bava di lumaca e candela alla bava. Insomma hai capito".

"Hai appena usato dualismo in una frase? Mi compiaccio".

Sento la voce di David ma non riesco a decifrare le parole. Ormai sono partita in quarta. Come al solito. Come sempre. Il nervosismo mi fa straparlare. Non farò mai la ladra e nemmeno l'assassina. Mi beccherebbero nel giro di due minuti. Non dovrebbero nemmeno farmi un interrogatorio vero e proprio. Probabilmente comincerei a raccontare tutti i dettagli al piantone appena entrata in centrale. 

"E sicuramente sei abituato a donne che urlano. Tipo quelle nei film porno. Ovviamente non si capisce cosa urlano. O almeno credo, visto che non ho mai visto un porno. Probabilmente dovrei iniziare a farlo e allenarmi. Potrei iscrivermi ad un corso di canto lirico e esercitare le corde vocali a tutte le migliaia e migliaia di tonalità che possa avere un "ohhh" oppure un "ahhh", ma poi so già che mi caccerebbero perché odio cantare. Soprattutto se c'è un pubblico. Una volta alla scuola materna ho preso parte alla recita di Natale della scuola e appena ho iniziato a cantare "scende dal ciellll" mi sono fatta la pipì addosso. Non che noi due faremo mai sesso in pubblico ma è probabilmente ciò che sei abituato a fare con le altre donne. Durante la lezione ho persino pensato che probabilmente sarai abituato a fare sesso anche con otto donne contemporaneamente. Il ché è abbastanza inquietante. Come potrebbe funzionare? Fai l'amore con una e le altre sette ti guardano? Perciò io non so fare tutte quelle cose che si fanno durante il sesso" Vedendo la sua espressione mi blocco di colpo. Oddio, quanto ho detto? COSA ho detto? "No... niente. Dimentica tutto. E' una sciocchezza".

"No, no, prosegui. Sono interessato, davvero. Soprattutto sull'ultima parte... cosa sono le cose da fare durante il sesso che non conosci?".

Arrossisco e devio lo sguardo verso la finestra. Non posso credere che sto avendo questa conversazione in aula e con il professore di letteratura. "E' questo il punto, io non so fare niente mentre tu conoscerai mille modi per rendere il sesso piacevole. Lo so perché...", mi mordo il labbro giusto in tempo.

E ovviamente lui non lascia cadere il discorso. "Lo sai perché?".

"Perché a un certo punto ho sentito qualcosa là sotto".

"Che cosa?", incalza. Stronzo!

Ma perché ho iniziato a parlare? 

"Tipo come se dovessi fare la pipì", rispondo mortificata. "Solo che era più bello di quanto mi scappa veramente".

David scoppia a ridere e mi scompiglia la frangia in una carezza giocosa. "Probabilmente stavi per avere un orgasmo, amore mio. Era un pò ambizioso sperare che tu lo provassi la prima volta, ma ti sei avvicinata".

"E questo conferma quello che ho detto", metto il broncio. "Tu sai come rendere piacevole il sesso mentre io no".

"Al contrario. Questo contraddice tutto quello che hai detto. Perché fino a prova contraria, io sono riuscito a farti avvicinare l'orgasmo mentre tu...", sorride, osserva la porta, quindi si sporge verso di me e mi accarezza un seno in una carezza lenta, "... tu, piccoletta, mi hai fatto venire, proprio dove ti sto toccando ora. Quindi, se proprio vogliamo dirla tutta, tu sei riuscita a darmi più piacere di quanto io ne abbia dato a te".

Lo fisso, ancora sulla difensiva. "Dici sul serio?".

"Oh sì", annuisce in un gran sorriso. "Ora sparisci dalla mia vista, bambina, smamma prima che qualcuno entri qui dentro e mi scopra in lacrime per la penosa figura che mi hai fatto fare. Il mio ego sanguina".

"Stupido", scoppio a ridere, sollevata.

Arraffo lo zaino e gli mando un bacio volante prima di fiondarmi verso la porta. Tutto ad un tratto mi sento così sollevata che mi sembra di star calpestando delle nuvole. Non mi importa più nemmeno di Marcus. Al diavolo lui e le sue vendette da motociclista. Stasera andrò da lui e risolverò tutto senza che David debba per forza scoprirlo.

"Ehi, adorabile imbranata?", mi richiama.

"Non c'è nulla che tu debba imparare. Hai solo da scoprire un milione di cose, e le scopriremo insieme, okay?".

"Okay", blatero felice. Sono veramente sulla nuvoletta della felicità, sento persino addosso il calore del sole.

"Un'altra cosa", aggiunge urgente, cercando di trattenere una risata. Cosa che tra l'altro gli riesce malissimo.

"Sì?".

"Quella è la finestra. La porta è di là", con il pollice indica un punto alle mie spalle.

Sbatto violentemente le palpebre ed esco dal mio sogno ad occhi aperti. Cosa?... Osservo confusa il vetro della finestra e ruoto su me stessa, cercando di capire come diavolo sia potuta arrivare fin qui.

"Siamo un pò distratte quando si parla di sesso, eh?", questa volta non cerca nemmeno di nascondere una risata.

Mortificata faccio dietrofront verso la porta, nascondendo il viso dietro una ciocca di capelli e cercando di non inciampare nei miei piedi per l'imbarazzo.

"Si ricordi la biografia di Leopardi, signorina McBerry", lo sento urlare severo appena apro la porta.










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