FIDANZATA
POV ASHLEY
Sbatto le ciglia confusa.
Forse ho capito male.
Cioè, sono abbastanza certa di aver capito male.
Chiudo il libro di letteratura infilando una matita tra le pagine per non perdere il segno e sbatto di nuovo le ciglia.
Sul serio, dai: devo aver capito male.
"Scusami", attacco impacciata, rivolgendomi alla ragazza di fronte a me. "Ero distratta. Puoi ripetere?".
Lei non batte ciglio. Non sembra nemmeno imbarazzata. "Vorrei una vagina di gomma".
Deglutisco, senza parole. Riesco solo a fissarla con la bocca lievemente spalancata, mentre una bolla di incredulità cresce dentro di me.
Okay, calma.
Devo far vedere che trasudo sicurezza. Che sono una donna matura e con un futuro brillante davanti a sé.
E magari nel frangente dovrei anche dire qualcosa. Qualunque cosa. Questo silenzio sta diventando irreale.
"Ce l'avete oppure no?", comincia a spazientirsi.
So che ho appena detto che dovrei dire qualcosa, ma non ho ancora capito se ho capito. Cioè, per capire ho capito. Ma non credo ancora di aver capito giusto.
E non sto più nemmeno capendo cosa sto pensando.
Cosa cavolo è la vagina in gomma?
"Lasciami solo consultare il catalogo", prendo tempo.
"Ma certo. Intanto do un'occhiata in giro. Non ti dispiace, vero?".
"Uhm... no, certo. Vai pure. In un attimo sono da te", la liquido distratta.
Ovviamente non c'è nessun catalogo. Siamo onesti, non è che siamo in una boutique di Prada. E non è che di solito i sexi shop sponsorizzano le propri vendite infilando nelle cassette delle bussole una rivista con riportato: falli al 50%. Ne ho visto uno l'altro giorno a forma di coniglio e per tutto il giorno ho immaginato un tizio che saltella per la camera da letto urlando alla propria compagna: dov'è? Dov'è la mia tana? Ora ci salto dentro iabadabaduuu". Quindi, se davvero esistesse un catalogo, molto probabilmente dopo averlo consultato il novanta per cento delle ragazze non si fidanzerebbe più.
Ci sarebbe effettivamente un modo per scoprire se effettivamente le vagine di gomma esistono per davvero o se questa cliente ha semplicemente avuto una commozione cerebrale.
Ma è un'ipotesi che non mi sognerei mai di prendere in considerazione.
No!
Non dopo quello che è successo durante il mio primo appuntamento con David.
Figuriamoci! Non contatterò Lucas. Nemmeno sotto tortura. Non dopo aver finto di far sesso con lui per ingelosire David.
No. Assolutamente. Fingerò di consultare il catalogo e poi con aria affranta raggiungerò la cliente e le dirò che l'articolo non è in vendita...
"Ah, credo di averne viste alcune la scorsa settimana", blatera la ragazza, dietro uno scaffale. "Ma avete cambiato disposizione della merce e non le trovo più".
Oppure potrei dirle che sono finite e che farò l'ordine nel pomeriggio...
"Ce ne erano ben cinque modelli", continua.
Okay. Oppure potrei dire che erano difettose e che le hanno ritirate dalla vendita per salvaguardare la clientela...
"La titolare del negozio mi ha garantito un ottimo prodotto".
Va bene. Okay. Lasciamo perdere.
Affranta afferro il cellulare e digito velocemente il numero di Lucas. La risposta mi arriva immediata.
Da: Lucas Smahlle
Giovedì - 17.58
E' un masturbatore a forma di vagina realizzato in soffice gomma. All'interno prevede una scanalatura a forma di spirale adatta a creare una stimolazione al pene. Possono essere di varie grandezze.
P.S. Come vanno i preparativi del matrimonio con David?
Imbecille...
Digito veloce una risposta.
Da Ahley MacBerry
Giovedì – 18.00
Le vagine hanno dimensioni diverse? Credevo fosse una prerogativa dei piselli.
Da: Lucas Smahlle
Giovedì – 18.00
Premesso che potrei decidere di non rispondere ad una ragazza che chiama il pene con il nomignolo di un ortaggio, ribadisco che la larghezza e la profondità delle vagine cambia da donna a donna. Tu ad esempio, in quanto vergine, ce l'hai più stretta. Ti è tutto chiaro?
Sputacchio la saliva tossendo come una furia e la cliente alza la testa.
"Tutto bene?", si informa cordiale.
"Sì", gracchio, cercando di riprendere fiato.
"Trovato qualcosa di interessante sul catalogo?".
"Oh, non ne hai idea".
La bustina dei messaggi lampeggia e apro la casella di posta. Oddio, ho paura di scoprire cosa ci potrà essere scritto.
Da: Lucas Smahlle
Giovedì – 18.01
Caso mai quella cliente dovesse chiedertelo: noi uomini adoriamo quelle strette...
Okay, si sta prendendo gioco di me, è evidente.
Da Ahley MacBerry
Giovedì – 18.01
Giusto. Le misure hanno sempre importanza. E considerando che tu sei un enorme cazzone dovresti piacere proprio a tutte le donne.
Ecco! Così impara.
Soddisfatta di come ho zittito Lucas metto via il cellulare e raggiungo la cliente. Le sorrido e per logica la conduco verso il reparto "falli & co." che è esattamente dopo il reparto film hard e saletta pomiciate. Alcune volte capita che qualche coppia, spinta dall'eccitante sensazione di essere scoperta si apparti tra questi scaffali dando il meglio di sé. Solo che effettivamente vengono puntualmente scoperti perché ci sono le telecamere. Io comunque ho sempre fatto finta di niente. Quando poi la coppia si ripresenta alla cassa con espressione annoiata della serie "che palle voglio uscire da questo negozio" in realtà so benissimo che sta pensando "la prossima volta scopiamo dietro le ultime uscite di Cicciolina... e a proposito, carina la commessa".
Comunque non è che io stia proprio incollata alle telecamere di sorveglianza, anche perché la maggior parte del tempo chiacchiero con la mia capa o su whatsapp con Kate.
Trovo le vagine in gomma sul ripiano più alto dello scaffale che si affaccia all'ingresso. Ora che le vedo ricordo benissimo di averle sistemate quando ho modificato la disposizione della merce. Solo che ero convinta fossero fiori di gomma. Cioè, dalla foto sulla confezione non si capisce che sono vagine finte.
La consegno alla cliente. A cosa servirà una vagina ad una donna? Le si è rotta quella vera? Se l'appiccica sull'ombelico così quando il fidanzato andrà a letto con lei penserà di essere ubriaco e di vedere doppio?
Dopo averle battuto lo scontrino recupero il mio libro di letteratura e l'occhio mi cade sullo schermo del cellulare. La bustina dei messaggi lampeggia ancora.
Da: Lucas Smahlle
Giovedì – 18.02
Non sapevo che tu mi guardassi il pacco in continuazione. Ti chiedo comunque la cortesia di non provarci con me. Non che tu non mi piaccia ma, sul serio, David ha un destro che non si dimentica.
Rileggo il messaggio.
E ancora.
Ancora.
Ma di che cavolo sta parlando? Io non gli ho mai guardato il...
Oh merda. Un dubbio mi assale tutto di colpo. Muovendo freneticamente le dita scorro la pagina in alto e recupero l'ultimo messaggio che gli ho inviato.
Ti prego dimmi che non è come penso.
Ah, ecco qui il messaggio:
Da Ahley MacBerry
Giovedì – 18.01
Giusto. Le misure hanno sempre importanza. E considerando che tu hai un enorme cazzone dovresti piacere proprio a tutte le donne.
Spalanco la bocca e mi sento mancare per l'imbarazzo. Non è vero. Non è vero. Non è vero! Gli occhi non riescono a staccarsi da quella singola parola. Tre lettere innocenti che però hanno stravolto il senso del messaggio: "hai".
Io non ho mai scritto "hai".
Non è vero...
Maledetto correttore automatico.
POD DAVID
Sono allucinato. Indignato.
Cosa sta accadendo al mondo? Bisogna prenotare con una settimana di preavviso per avere un misero tavolo in un ristorante. Ma è pazzesco! Assurdo. Lo sanno tutti che un uomo non può sapere esattamente una settimana prima se la ragazza che ha puntato accetterà l'invito. E ora non posso certo dire ad Ashley: "so di averti invitata a cena ma sono occupato per ben sette sere di fila. Quindi, uhmm... McDonalds?".
Assurdo!
Di questo passo un'intera generazione considererà anacronistica ogni tradizione legata al corteggiamento perché esclusa da una penalizzante barriera temporale. Nessun uomo potrà più usare la scusa della cena per portarsi a letto una ragazza. Il ché non sarebbe nemmeno un male. Tutto sommato ci farebbe guadagnare tempo e risparmiare denaro. Ma è risaputo che una donna non viene a letto con te prima di un appuntamento vero e proprio. La cena serve appunto per prepararla mentalmente all'inevitabile e farla sentire desiderata anziché una poco di buono.
Non scoperemo più!
"E' certo di non avere un tavolo per due tipo... domani sera alle otto?", chiedo per conferma.
Dall'altra parte del ricevitore sento chiaramente lo sfruscio di alcuni fogli. "Mi dispiace. Siamo al completo".
E' l'ennesimo ristorante che contatto. Possibile che tutti rimorchiano tranne me? Dove sono finite le donne ce cucinano in grembiule e reggicalze?
"Alle sette?", rilancio speranzoso.
"Niente da fare. Sono desolato. Però... avrei un posticino in orario d'apertura".
"Perfetto. Fermo il tavolo. A che ora sarebbe?".
"Alle cinque".
Corrugo la fronte. E che ci serviranno alle cinque? Tè e biscotti?
"Lasci stare", declino.
"Lo supponevo. Se gradisce le tengo un posto la prossima settimana".
"No, no, fa niente". Voglio dire, magari la prossima settimana mi ha già mollato.
Riattacco e mi lascio cadere sul divano. Ma che cazzo! Non credevo che organizzare un appuntamento fosse così estenuante. Che diritto hanno i gestori dei ristoranti di rovinarmi la giornata?
"Da quand'è esattamente che non esci con una donna?", Lucas mi guarda ironico da sopra il giornale.
Non ho mai capito se lo legge veramente o se lo porta con sé per darsi importanza.
Cerco di fare un rapido calcolo mentale. Sì, dovrebbero essere più o meno due settimane. Su per giù. Com'è che si chiamava poi quella biondina?
"Due settimane", rispondo incerto.
"Intendo uscirci veramente", mi imbecca. "Il tragitto dal bar a casa tua non è un appuntamento. E nemmeno un pompino in macchina".
"Allora da un po'".
"Qua serve un aiuto", annuisce risoluto, indicando il mio cellulare.
Lo prendo e lo osservo. So benissimo cosa mi sta proponendo ma farlo sarebbe troppo da sfigati, dai.
"Vuoi parlarci tu?", chiedo.
Solleva le mani in segno di resa. "Ashley è tua... ergo, il problema è tuo".
"Vaffanculo", borbotto, componendo il numero.
Lizzy mi risponde quando ormai la linea sta per cadere. "Venti dollari!".
Ma che cazzo...? "Devo pagare venti dollari perché mi hai risposto al telefono?".
"No, li ho appena vinti. Ho fatto una scommessa con mamma e papà. Vuoi sentirla?".
"Certo che no".
"Okay, allora te la dico: papà ha scommesso che ti licenzierai, mamma che sei affogato nella lavastoviglie ed io che sopravvivrai fino al prossimo weekend. Dato che mi sembri abbastanza vivo, deduco di aver vinto".
"Penso che ti ucciderò prima che tu possa riscuotere il premio".
"Come mai mi chiami a quest'ora? Non sei a scuola a insegnare alla tua piccola Ashley la tabellina del due?".
"Insegno letteratura".
"Allora la coniugazione dei verbi. Qual è il congiuntivo del verbo essere?".
"Che io sia dannato per averti chiamato".
"Eddai, stavo scherzando. Qual è il problema che ti affligge?".
"A parte te? Ashley".
"Vi hanno scoperti?".
"Sarebbe utopistico visto che praticamente non siamo ancora riusciti ad uscire insieme".
Con la coda dell'occhio vedo Lucas che mima una forbice con il movimento delle dita e lo liquido con un gesto irritato della mano.
"Ho contattato almeno quindici ristoranti e non c'è un cazzo di tavolo libero. Quindi, magari, visto che più o meno hai l'età di Ashley puoi darmi un suggerimento".
Segue un attimo di silenzio.
"L'unica volta che sono uscita con un ragazzo avevo quattro anni e mi ha portata sullo scivolo", recita maldestramente.
"Smettila di dire cazzate. So benissimo che ti vedi con qualcuno".
"Io?", domanda innocente. Troppo innocente. Come se io fossi un idiota.
"E non credere che non ne parleremo il prossimo weekend".
"Risponde la segreteria telefonica, lasciate un messaggio dopo il...".
"Lizzy!", mi scaldo.
"D'accordo", sbuffa. "Ne riparleremo. Tornando a te e Ashley, direi che potresti portarla al cinema".
"No".
"Perché?".
"Perché preferirei parlarci con una ragazza anziché vederla sbavare per un attore".
"Quanto sei cavernicolo", sbotta Lucas.
"C'è Lucas?", cinguetta Lizzy, tutta entusiasta. "Me lo saluti?".
Ruoto gli occhi e con la punta della scarpa do un calcio allo stinco del mio amico. "Ti saluta mia sorella".
"Oh, dille che è sempre nel mio cuore".
Lo fulmino. Ma non gli fa male l'occhio nero? Com'è che ne vuole un altro?
"Che ha detto?", si informa Lizzy.
"Che non può salutarti perché sei troppo piccola e soprattutto perché sei mia sorella. Dammi un altro suggerimento".
"Aspetta, vediamo. Mmmh... Aspetta".
Dall'altra parte del ricevitore riconosco i passi di Lizzy accompagnati dal fiatone. Probabilmente sta scendendo al piano di sotto dove c'è... no, cazzo!
"Mamma?", la sento urlare.
"Lizzy!".
"C'è David al telefono. Vuole sapere...".
"Cazzo, no. Non osare".
"... dove portare la sua ragazza".
Ma porca puttana! Ma come si fa?
"David ha una ragazza?", la voce di mia madre è entusiasta.
"Non è la mia ragazza", cerco di usare un tono alto.
Ma tutte e due mi ignorando, tagliandomi automaticamente fuori dalle loro chiacchiere. Sollevo gli occhi al soffitto e casualmente guardo Lucas; si sta indicando l'occhio nero.
"E' la tua ragazza", mima con le labbra, fingendosi furioso.
Ma che cazzo hanno tutti oggi?
"Perché non la porta qui da noi. Così la conosciamo", sento ancora la voce di mamma.
Faccio per dire qualcosa ma richiudo subito la bocca. Ho imparato che è meglio non intromettersi tra due donne che parlano.
"No, mamma. Abitiamo troppo lontano. Qualche altra idea? Io avevo pensato al cinema ma lui è geloso degli attori".
"Non sono geloso degli attori", sbotto. "E' che...".
"Oppure in una gelateria", riprende mia madre.
Figuriamoci se quelle due mi ascoltavano.
"Metti che è allergica al lattosio?". Segue un breve silenzio in cui le immagino scambiarsi delle occhiate interrogative. Poi un rumore più forte nel ricevitore mi avvisa che Lizzy ha riportato il cellulare vicino alla bocca per parlare con me. "Hai modo di chiedere ad Ashley se è allergica a qualcosa?".
Di nuovo sto per rispondere ma mia madre di nuovo mi interrompe. "Oh, che bel nome. Si chiama Ashly? Non vedo l'ora di dirlo a papà".
Ma come cazzo ho fatto a fottermi da solo?
"Lizzy", provo ad attirare la sua attenzione.
"Ne sarà così entusiasta", continua a blaterare mia madre.
"La senti la mamma? E' così felice", esulta Lizzy.
"Lizzy!".
"Onestamente l'ultima fidanzata di David non abbiamo nemmeno avuto il tempo di vederla...".
"Lizzy", ci riprovo.
"... se non fosse stato per quella fotografia. Era carina comunque. La fotografia".
"Ma porca di quella... Lizzy!!!".
"Ehhh!".
Alleluia. "Facciamo che mi arrangio, eh?".
"D'accordo. Intanto io e mamma continuiamo a lavorare per te".
Ma anche no. "Grazie. Salutami tutti".
Chiudo la chiamata e resto basito per qualche secondo.
"Quindi in meno di cinque giorni hai chiesto ad Ashley di sposarla, hai detto ai tuoi che sei fidanzato ma non sei ancora riuscito a offrirle una birra", commenta Lucas. "Direi che sei...", stringe le labbra per non ridere e fa l'okay con la mano.
"Ma vaffanculo".
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