Il segreto di Mark

Il mattino dopo mi svegliai abbastanza presto nonostante la sera prima non avessi dormito molto.la febbre per fortuna era passata, ma ero ancora in quella fase in cui si è ancora un po' assopiti in quella dolce calma che viene dopo essere stati male. La sera prima mamma Laura, mi aveva spiegato che lei sarebbe stata occupata coi clienti, ma Tancheremì lavorava solo di sera e quindi mi avrebbe portata a fare un giro del villaggio. Ai piedi del letto trovai dei vestiti, erano della mia taglia. Andai davanti allo specchio pavoneggiandomi un po': i miei capelli biondi cadevano leggeri su una camicetta bianca, mentre come pantaloni portavo dei jeans scoloriti e un po' lunghi. Con le mani in tasca camminai fino alla porta dove trovai delle scarpe da ginnastica nere, le indossai e scesi le scale. Arrivai in cucina, dove in un tavolino trovai la mia colazione. Una testa rossa a spazzola si girò e Tancheremì mi chiese:
"Come va? Dormito bene?"
Io annuii sorridendo mentre mangiavo, con una fetta biscottata in una mano e il coltello nell'altra.
"Oggi si va in giro! Devo far qualche commissione per mia madre, così posso approfittarne per farti vedere un po' di cose.
Finita la colazione uscimmo dalla locanda e ci ritrovammo in una stradina di ciottoli molto affollata. Camminai insieme a Tancheremì fino ad arrivare ad un negozio che come insegna aveva un grosso pesce di legno. Entrammo e il campanello sopra la porta suonò.Un uomo enorme si girò da dietro il bancone. Aveva il naso rosso e due occhietti piccoli. Tra le mani pelose teneva un grosso pesce dall'occhio smorto, che cadeva pesantemente a testa in giù sul grembiule sudicio. Mi guardai intorno con interesse: il negozio era piccolo, alle pareti, si trovavano delle delle foto incorniciate, che raffiguravano vecchi pescherecci in mezzo alle onde e persone dagli occhi socchiusi per il sole e dalle pelli abbronzate, che tenevano in mano ogni tipo di pesci.
Dappertutto si respirava la puzza di pesce, mischiata all'odore del sale e della salsedine. In una vecchia barchetta a remi erano deposte le vasche con i pesci e su un bancone c'erano alcuni coltelli con del sangue secco sopra.Tancheremì sembrava non curarsi dell'ambiente circostante, ma si allungò fino ad arrivare all'altezza del bancone e disse:
"Ciao Mark, le solite cose, grazie."
Il pescivendolo emise un grugnito simile ad un 'ok', prese una paletta incrostata e con movimenti lenti prese un po' di pesce e lo mise in un cartoccio. Ripetè questi movimenti svariate volte, fino a che una serie di pacchettini unti non si ammucchiarono sul bancone. Intanto io camminai un po' in giro per il negozio fino ad arrivare ad una strana immagine che raffigurava una ragazza magrolina che rideva in braccio ad un omone con le mani pelose e degli occhietti piccoli che luccicavano di felicità. Io mi girai verso Mark e non capii come mai fosse avvenuto quel grosso cambiamento tra l'uomo che avevo davanti e quello nella foto. Levai un dito verso l'immagine e chiesi, pensando di scaturire qualche ricordo piacevole:
"Chi è quell... Ahi!"
Tancheremì mi aveva pestato il piede talmente forte da lasciarmi quasi senza fiato.Per fortuna il pescivendolo non si era accorto di nulla...
" Bene... Ehm... noi ... sì, andiamo. Arrivederci."
Tancheremì mi prese il braccio e mi trascinò fuori dal negozio con forza, facendo un sorrisino un po' troppo forzato per essere vero.
Continuammo a camminare per un po' sui ciottoli arrotondati finchè non ci fermammo su una panchina a prendere fiato. La rossa appoggiò la schiena al legno verde di cui era fatta la panca e sbuffò. La gente passava e ogni tanto si fermava a chiacchierare tra di loro. Era così diverso rispetto alla terra, dova la gente non fa che camminare e camminare, mentre il ritmo frenetico della città sussurra al tuo orecchio:' tempo, tempo... non c'è tempo, lavoro, sonno,lavoro, vai, vieni, dai, prendi. Invece a Dreamland la gente camminava sorridente, vivendo ogni attimo per la sua sostanza, unica, irripetibile. Tancheremì intanto tamburellava con le dita sulla vernice scrostata della panchina. Io mi girai verso di lei e le chiesi:
"Perchè mi hai pestato il piede? Cosa ho detto di male?"
"Bhe... a Mark, il pescivendolo,non piace molto parlare del suo passato. Credo di essere l'unica insieme a Gnampra a sapere la sua storia."
La ragazza si girò verso di me sorridendo.
"Me la puoi raccontare?"
Chiesi io con faccia implorante da gatto con gli stivali.
La rossa sorrise di nuovo e fece un lungo respiro.
"Bhe, penso che di te ci si possa fidare..."
Io feci un gridolino di vittoria.
"Allora... devi sapere che Mark era un... come si dice... è una parola strana... evreo? No, aspetta ereo..."
"Un... ebreo?"
Tentai io.
"Sì, esatto!Un... quello insomma. Un tempo da voi, questo tipo di gente si perseguitava. Se non sbaglio venivano portati in dei campi... o in dei ghetti. Una cosa assolutamente stupida,secondo me e secondo tutti, qui a Dreamland.Infatti qui non ci sono 'razze' vere e proprie, siamo tutte persone e abitiamo insieme."
Pensai che fosse una cosa bella. Ma avevo un dubbio:
"Scusa ma se lui era ebreo, ed è arrivato qui, perchè gli altri no?"
"Dimentichi un tassello del puzzle: quelle persone secondo te erano davvero diversi dagli altri?"
Rispose lei sorridendo come un bambino che ha appena fatto una marachella. Improvvisamente capii.
"È vero! Gli ebrei sono persone assolutamente normali! Deve essere successo qualcos'altro che ha reso Mark 'diverso',qualcosa che secondo lui e le altre persone lo rendeva differente e non appartenente a quel posto!"
"Vedo che inizi a capire, Talia"
Io sorrisi vittoriosa e Tancheremì ricominciò a raccontare.
"Mark si nascose a lungo con la ragazza che teneva in braccio in quella foto, sua figlia. Erano solo loro due, perché sua moglie, essendo cattolicia non correva pericolo."
Sorrisi all'errore grossolano della rossa,lei infatti, essendo cresciuta a Dremland certe cose non poteva saperle.
" La moglie di Mark si chiamava Anna e si amavano moltissimo, ma lei aveva una madre molto anziana e non poteva lasciarla sola. Inoltre preferì non viaggiare, per poter dare alla sua famiglia il proprio passaporto, perché sia su quello di Mark che su quello della figlia era specificato il fatto che fossero ebrei."
" Che coraggiosa... Mark ha saputo di lei dopo la guerra?"
"Sì. Gnampra, il mago del villaggio, è riuscito a mettersi in contatto con alcuni suoi parenti e ha scoperto che i nazitti l'avevano portata in un campo dopo che si era rifiutata di fornire informazioni sulla sua famiglia. Purtroppo non ha retto ed è morta."
Mi sforzai per non ridere dell'altro errore di Tancheremì.
"Ritornando a Mark... Per un po' riuscì a nascondersi insieme a sua figlia, Mirella, ma fu scoperto mentre cercava di salire su un battello per l'America. Il nostro amico fu portato in un ghetto.Mancava circa un mese alla vittoria di... dei buoni, (diciamo così) e i nazitti  cercavano di prendere più persone possibile per mandarle nei loro campi, dove cercavano di eliminare le prove. Misero Mark in una misera casuccia insieme a Mirella, ma qualche giorno dopo vennero a prendere la ragazza, lei infatti non poteva muovere le gambe. Voi la chiamereste... ditabile se non sbaglio."
Io aprii la bocca per correggere l'ennesimo errore, ma Tancheremì proseguì imperterrita.
" A quanto pare i nazitti volevano una razza perfetta, pura. Ma come potevano esserla se erano loro, dopo tutto quello che avevano fatto, gli imperfetti? E poi,chi mai può essere perfetto? Sarebbe noioso se tutti fossimo dei robot perfettamente costruiti. L' ultima volta che Mark vide sua figlia fu su un battello, che l'avrebbe portata in Germania, nei campi, era una via molto più veloce. Per questo oggi Mark fa il pescivendolo, perché ogni volta che pesca guardando il mare, si immagina che quel battello stia arrivando, con Mirella che lo saluta con la mano seduta sulla sua seggiolina. Perchè a volte i sogni devono attraversare il mare per arrivare a te."
Ero rimasta senza fiato, non sapevo che Mark avesse una storia così triste.  Effettivamente avevo notato che fosse un po' strano che un pescivendolo non vendesse molluschi o frutti di mare o crostacei e nemmeno un anguilla, evidentemente Mark non aveva ancora tradito la sua fede. Ma avevo ancora un dubbio:
" Ma se Mark aveva circa una quarantina d'anni all'ora, ora non dovrebbe essere piuttosto anziano?"
Tancheremì sorrise e disse quasi bisbigliando:
" Mi hanno raccontato che qua, il tempo era molto più lento rispetto alla Terra, ma quattordici anni fa qualcosa è cambiato... e ora entrambi i mondi vanno allo stesso passo."
Io tirai un sospiro di sollievo e mi alzai dalla panchina, poi accarezzai il legno verde lasciando che la vernice scrostata mi graffiasse la mano. Guardai il vuoto pensando che il mio sogno era finalmente sbarcato sulle rive del mio cuore, lasciandosi alle spalle un mare di sofferenza. In quel momento potevo essere il naufrago che guardando le acque tempestose lasciate alle spalle può tirare un sospiro, mentre il dolce suono delle onde sussurra:"shhh. Sei salvo, sei a casa."

Buongiorno ragazzi! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Quali altre storie degli abitanti di Dreamland la nostra Talia scoprirà? Ci dobbiamo aspettare nuove sorprese? Per saperlo aggiungete questo libro alla libreria per restare aggiornati. Se trovate qualche errore siete pregati di dirmelo, è dagli errori che si impara! Infine vi chiedo come al solito di votare se la storia vi è piaciuta o di commentare.
Ciao 👋

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