XIV

Il disgusto poteva essere ben vivido nello sguardo del corvino, che in quel momento si trovava ancora legato su quella maledetta sedia. Erwin se ne stava lì impalato, a guardarlo.
<Cosa hai fatto ad Eren?> Ripeté per l'ennesima volta, ormai aveva perso il conto di tutte le volte che lo aveva detto e sentiva la gola bruciare. L'altro non se ne stava zitto e l'unica risposta che ottenne da lui, fu che si alzò e se ne andò verso la porta.
<La pagherai cara.>sussurrò Levi prima che la porta si chiudesse contro il suo viso.
Rimase da solo, non sapeva come uscirsene da tutto quella situazione. Erwin era andato via, ma lui invece non aveva nessuna via di scampo da quelle corde che continuavano a tenerlo stretto. Avrebbe dovuto arrendersi ? Avrebbe dovuto subire tutto e in silenzio ? Non aveva nessuna forza, la botta era stata al tal punto pesante da aumentare la sua debolezza. Levi rimase lì, in silenzio, pregando che la porta si potesse aprire da un momento a un altro.

A quanto pare c'era davvero un dio nel cielo, qualcuno che ascoltasse le sue preghiere nonostante non fosse una persona così tanto credente. Anzi, non lo era affatto. Infatti, la porta si aprì di scatto ma non venne aperta dal biondo, anzi. Sulla soglia, vi era Eren e al suo fianco Mikasa. Tutti e tre si lanciarono uno sguardo carico di meraviglia.
<Eren, Mikasa !>
Esclamò il corvino.
<Levi ?> Fu la vice sorpresa del ragazzo a parlare. Quasi si pentì di aver pensato che tutta quella fosse opera di Levi.
Il corvino ebbe un colpo al cuore quando vide la maglietta sporca di sangue sul petto del ragazzo:<che ti è successo ?>
Era sincero, ma Eren non aveva tempo di rispondere alla sua domanda.
<Dobbiamo scappare.> Disse Mikasa, mettendosi vicino alla porta per poter controllare se Erwin si stesse avvicinando.
<Ne parliamo dopo> mormorò Eren, avvicinandosi al corvino, per slegarlo, poi lo aiutò a mettersi in piedi.
<Erwin, arriverà qui a momenti, voi ce la fate a scappare. Io sono troppo debole. Non posso venire con voi.>
<No, Levi. Abbiamo messo a tappeto Petra e ce la faremo anche con Erwin. non ti lascerò indietro, sappilo.> I loro viso erano così vicini che il ragazzo poteva sentire il respiro caldo e debole del corvino infrangersi sulla sua pelle. Lo tenne stretto a sé e fece sfiorare le labbra con le sue.
<No, andatevene.>
Si tenne stretto alla maglietta del ragazzo per non scivolare, i loro occhi si guardavano e i colori di essi si mescolavano, rendendo il tutto più unico.
Eren percepì un brivido lungo la schiena, un po' come la prima volta.
<Non c'è tempo, muovetevi! Io me la caverò. Al porto, c'è una nave che vi porterà fuori da questo paese del cazzo, sta aspettando solo voi. Io vi raggiungerò. >
Spinse da parte il ragazzo, allontanandosi da lui. Eren non poteva esserne più che felice, sarebbe venuto insieme a lui e aveva fiducia sul fatto che se la sarebbe cavata.
<va bene. Ma intanto prendi questo, per difenderti.> Passò al corvino un pugnale, probabilmente preso da Petra, quest'ultimo annuì e vide entrambi fuggire dalla porta da dove erano entrati. Sapeva che Erwin sarebbe passato lì da un momento all'altro, ed era l'ora di pareggiare i conti tra loro due.

I due corsero a perdifiato, tra le foglie della foresta e calpestando il terreno fangoso dopo quella tempesta. Il tempo sembrava schiarirsi, il sole stava sorgendo e prevedeva solo belle cose. Pensava che Levi se la sarebbe cavata con Erwin, sapeva che fosse un uomo forte e non si sarebbe fatto abbattere. Poi pensava al loro futuro, loro tre in una casa,in un posto lontano dove non vi era nessuna discriminazione.
Pensava che avrebbe voluto chiedere in sposo il corvino, di sposarlo su una spiaggia, con il tramonto che scompariva oltre la linea del mare.
Eren pensava solo a quello, mentre sentiva i polmoni bruciare a causa dell'assenza d'aria e le gambe tremare per la lunga corsa verso il molo. Teneva stretta la mano di Mikasa.
Arrivarono al molo, la nave era ancora lì. Si fecero spazio tra la folla di persone e giunsero sulla scialuppa.
Ci mancava molto tempo ancora prima che la nave salpasse. Eren si sporse verso il mare, osservando il punto da dove erano venuti loro. Avrebbe dovuto vedere Levi sbucare nello stesso punto. Già se lo immaginava: bello, su un cavallo, tutto fiero.
I suoi occhi si accesero quando, poco dopo, vide il corvino così come lo aveva immaginato. Solo lui, la camicia appena sporca di sangue e su un cavallo. Ma l'unica nota che stonò, in tutta quella perfezione,  fu uno sparo. L'obiettivo; la testa di Levi.
Eren si era così concentrato su di lui che non aveva visto spuntare Erwin su un altro destriero.
Fu tutto molto veloce. Levi era caduto dal cavallo. Nessuno si era accorto di nulla, c'era troppo casino in sottofondo, non fu nemmeno sicuro che gli altri avessero sentito le urla che aveva lanciato. Ormai era troppo tardi per vendicarsi del corvino: la nave era salpata.

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