XIII
Il corvino lo guardava con quello sguardo che non riusciva a definire, ma non lo aveva mai visto così stanco e spossato da quando era lì, forse non aveva dormito troppo la sera precedente oppure magari c'era qualcosa che non andava.
<Levi.>
Sussurrò il castano, alzandosi dal letto e avvicinandosi a lui. Non si dissero nulla, le sue mani raggiunsero il viso diafano dell'uomo e glielo andò ad accarezzare.
<Ti vedo stanco.> L'altro mosse la testa, in silenzio.
<Petra è incinta.> Disse sussurrando; Eren ebbe un colpo al cuore, aspettandosi tutto ma non che gli dicesse quello.
<Ma non è il mio bambino.>
Tutto il fiato trattenuto, venne rilasciato dal castano e il suo cuore riprese a battere regolarmente. Per fortuna.
<Questo non ti ha fatto dormire ?>
L'altro scosse la testa in senso di diniego e lo guardò:<ho pensato anche a dei motivi validi per permettere il trasferimento di Mikasa qui.>
Il più basso si tolse dalla presa delle mani del ragazzo e si andò a mettere seduto sul letto con la testa china, penserioso.
Eren si limitò a guardarlo, avrebbe voluto baciarlo, avvicinarsi a lui e dirgli che c'era lui li, ma non disse nulla di tutto ciò. Si avvicinò a lui, mettendosi seduto al suo fianco e gli andò ad accarezzare la gamba.
<Che ne dici se per stanotte pensi solo a me, invece ?>
Gli era uscito un tono così caldo e sfacciato che il corvino aveva addirittura percepito un brivido scorrergli lungo la schiena. Si andarono a guardare entrambi gli negli occhi e fu un attimo che le loro labbra si andarono a scontrare in un bacio carico di passione. Le loro lingue che si andavano a intrecciare allontanavano i pensieri nella testa di entrambi per una leggerezza momentanea. Sembravano entrambi ubriachi ma l'uno dell'altro, si dissetavano con quei baci che non avevano mai fine, infatti fu un attimo che si ritrovarono stesi sul letto, uno sull'altro e i vestiti ormai erano abbandonati sul pavimento.
La notte migliore per entrambi, speravano solo che non fosse l'unica. Ora quei corpi erano stretti e sudati, si lasciavano dei baci leggeri come ad alleviare quella condizione di pesantezza nea quale vivevano, il fatto che non potessero uscire allo scoperto, che dovevano muoversi con cautela e non sbagliare nulla sennò sarebbero finiti entrambi male.
<Levi ?>
<Mh ?>
<Quando Mikasa mi raggiungerà qui vuoi scappare insieme a me ?>
Sussurrò, con la testa appoggiata sul petto ancora umido del corvino. Sentì quest'ultimo sospirare e stringerlo.
<Vorrei tanto, ma tu e Mikasa dovete essere liberi, io non ho tutta questa scelta poi. Sono destinato a stare qui e a crescere il mio bambino illegittimo il insieme a Petra.> Un profondo senso di angoscia si fece spazio nel cuore del giovane al solo pensiero che non avrebbe visto più Levi, mentre quest'ultimo avrebbe vissuto con Petra.
<Ma io non voglio lasciarti andare.>
Fu a quel punto che il ragazzo alzò il viso verso l'altro, e i suoi occhi affondarono in quelli del corvino il quale appose una mano sul suo viso andandoglielo ad accarezzare.
<Eren...non rendermi le cose più difficili di quelle che già sono, per favore. Accettalo e basta.>
Il ragazzo avrebbe voluto piangere, urlare che non fosse d'accordo con la sua opinione, ma non fece nulla di tutto ciò; dovette annuire, in silenzio, con il cuore a pezzi.
Passarono dei giorni, la situazione tra Eren e Levi era sempre quella; di giorno si comportavano come un padrone e uno schiavo mentre di notte si vedevano di nascosto. Petra continuava a stare fuori casa più del solito, ma nessuno ci aveva mai fatto caso.
I giorni continuavano a passare e quello fissato per risposta del giudice era si avvicinava ancora di più. Giunse di martedì mattina, un martedì abbastanza afoso e soleggiato, un giorno che Levi non avrebbe mai potuto dimenticare. Quando un soldato giunse nel suo ufficio con la lettera in mano, subito sentì il suo cuore arrivargli il gola e battere forte.
Gli fece appoggiare la busta sulla scrivania ed aspettò che fosse solo per poterla scartare e leggerla.
Le parole, messe nero su fondo bianco, recitavano:
"Signor Levi Ackerman, abbiamo ricevuto la sua richiesta per la collocazione della schiava presso la sua abitazione. Inizialmente, a causa di forze maggiori, avremmo voluto rifiutare la sua proposta, ma poi dopo una lunga discussione e basandoci sulle sue motivazioni più che sufficienti, abbiamo pensato che sarebbe giusto che andasse da lei. Quindi potrà prenderla in custodia, ma dovrà pagare una tassa in più per la casa."
Non gli importava per niente del pagamento, ma quello che gli interessava di più era che avessero accettato la sua richiesta quindi non aspettò molto, dopo lavoro, ad andare a casa di Erwin per prelevare la ragazza, poi avrebbe aiutato entrambi a scappare via da lì. Mikasa era dall'uomo, non le aveva fatto visita negli ultimi giorni solo perché si era concentrato su di Eren e sul proprio lavoro. Trovò Erwin a casa sua quel giorno, gli aveva aperto la porta e gli aveva detto che la ragazza si trovasse in camera. Andò da lei, trovandola seduta su una sedia di legno con il viso rivolto verso la finestra, infatti quando si accorse della sua presenza si andò a girare verso di lui.
<Ora ti porto da tuo fratello.>
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