XII
Probabilmente non aveva mai provato ansia in vita sua come in quel momento, Petra lo guardava mentre restava ancora seduta sul letto, forse aspettava proprio che lui le desse una risposta.
Rimase immobile, sulla soglia della porta. Petra continuava a guardarlo e lui si era stancato di quel silenzio:<che devi dirmi ?> Le chiese, facendo una alzata di spalle.
<Sono incinta.>
Levi fece un sospiro di sollievo, nel sapere che lei non avesse scoperto quella relazione che aveva insieme a Eren, era stato davvero fortunato e cauto, per fortuna che lei non avesse scoperto nulla. Non era nei guai, ma niente era improbabile e tutto sarebbe potuto succedere, quindi doveva muoversi più cauto di prima.
<Sarà dei tuoi amanti.>
Disse lui, iniziandosi a sbottonare la camicia mentre si diresse in direzione di un cassettone e tolse l'indumento.
<Lo so.> La sentì mormorare dietro di sé, lei doveva stare ancora seduta sul bordo del letto perché non la sentì muoversi. I movimenti suoi si erano bloccati nel momento in cui era entrato nella stanza e ei erano guardati in faccia.
<Ma come dovremo fare ?>
Continuò con il dire lei, lui intanto iniziò a mettersi qualcosa di più comodo per dormire la notte.
<Lo terrai e lo nutrirai, sennò non ti so dire. O magari non faremo nulla, il figlio è tuo e sta a te decidere. >
La voce del corvino era fredda e distaccata, come ogni volta che si rivolgeva nei confronti di lei. Non gli importava di lei, ne come moglie, ne come compagna e ne come madre quello che faceva lei non gli interessava proprio e più che altro compativa quel bambino che sarebbe stato cresciuto da una madre del genere. Fece un altro sospiro a quei pensieri, sentendo Petra singhiozzare silenziosamente nel silenzio lasciati da lui.
<È mai possibile...sembra che non ti importi proprio nulla di me.>sussurrò tra i singhiozzi. A quelle parole, l'uomo si andò a girare verso di lei, che era china su se stessa e la testa piegata verso il basso, le lacrime andavano a bagnare il suo vestito.
Levi a quel punto, andandosi a sedere sul letto, la osservò :<sai che il nostro matrimonio è solo una copertura. Tu dovevi fare un piacere a tuo padre che voleva vederti con un marito e io per salvare le mie apparenze. Non abbiamo bisogno l'uno dell'altro e questo lo sai benissimo, quindi io non essendo io tuo marito non ho nessun potere decisionale sul tuo bambino. Noi abbiamo solo un comune accordo, viviamo sotto lo stesso tetto e non abbiamo nessun vincolo affettivo. Non so tu con chi abbia fatto questo bambino, ma penso che tu ne debba parlare con il padre del bambino.>
Lei annuì solamente, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e sussurrò un;<va bene.>
Si misero entrambi a dormire, poi. Il giorno dopo Levi si era svegliato presto, doveva sbrigare delle cose a lavoro per permettere il trasferimento di Mikasa presso la sua abitazione. Già si sarebbe aspettato delle pratiche burocratiche infinite.
Di solito lo smistamento degli schiavi di guerre nelle varie abitazioni dei più ricchi spettava a un giudice competente, loro ovviamente non contavano nulla se non a far fruttare soldi con il lavoro impiegato sulle terre, la manodopera per vari macchinari agricoli e con l'allevamento del bestiame.
Seduto vicino alla sua scrivania, stava compilando le carte, con i motivi per la quale andava a richiedere giudice un altro schiavo per il lavoro nei campi. Era difficile per lui accampare delle scuse quando già aveva due schiavi a carico e nessun campo da arare e curare.
Fece un respiro profondo, nelle speranza che quelle ragioni scritte, bianco su nero, fossero state abbastanza valide per il giudice. Appose una firma, richiuse tutto in una busta sigillata con un timbro rosso che confermava l'esercito di appartenenza.
Si alzò dalla sedia e andò a imbucare la lettera. Nei giorni successivi avrebbe ricevuto la risposta.
Eren, intanto, stava dando da mangiare alle galline. Come al solito, Hanji era in casa a cucinare, Petra non c'era e Levi invece era a lavoro. Gli venne in mente la sera precedente, quando lo aveva baciato. Quando le sue labbra avevano toccato quelle morbide e profumate del corvino, la cosa più bella era che non fosse un sogno. Avrebbe voluto baciarlo di nuovo ma sapeva anche che dovevano essere cauti. Avrebbe aspettato la notte per incontrarlo, sperava che Levi gli avrebbe fatto di nuovo visita nella sua stanza, quella sera. Lo avrebbe accolto a braccia aperte. Sapeva che sua stava dando molto da fare per la faccenda di Mikasa, e in quel momento non gli spettava che sperare che andasse solo tutto bene e la fortuna tirasse dalla loro parte.
La sera calò in fretta e, dopo cena, Eren se ne andò in camera. Non si svestì, ma rimase in attesa che Levi aprisse la porta mentre si trovava seduto sul letto. Come aveva pensato, Levi venne ma aveva uno sguardo strano.
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