X
Levi partì il prima possibile da casa sua, alle prime luci dell'alba, per raggiungere Erwin, doveva recuperare al più presto la ragazza e portarla in salvo insieme a suo fratello; era un piano semplice, nessuno si sarebbe intromesso se non lo avessero scoperto. Scese dal cavallo, legandolo vicino a una staccionata per non farlo scappare e poi andò a bussare alla porta della sua casa. L'uomo gli andò ad aprire, come sempre aveva i capelli tirati all'indietro e indossava degli abiti informali; una camicia bianca e un pantalone beige con delle bretelle. Erano amici e non occorrevano presentarsi in divisa per loro, Levi anche lui era vestito informale con i suoi pantaloni neri e la camicia bianca con le maniche scorciate fino ai gomiti.
<È nel mio ufficio.> Gli disse l'uomo, chiudendosi la porta alle spalle.
<Dove l'hai trovata ?>
Chiese Levi, seguendolo in direzione di una porta di legno sulla destra.
<Era nel bosco, nascosta in una grotta. Aveva freddo ed era anche molto affamata. C'è voluta una notte intera per farmi dire il suo nome. Non si fidava, a quanto pare è stata addestrata bene.>
<Già. La stessa cosa anche Eren. Nemmeno lui si fida e penso che continua a non fidarsi di noi.>
L'uomo più alto fece un sospiro rumoroso e andò ad aprire la porta.
Nella stanza, seduta davanti al camino vi era una ragazza. I suoi capelli erano così corti tanto da sembrare un taglio maschile, e corvini, aveva gli occhi grigi che aveva girato circospetti verso la loro direzione. La pelle del suo viso era candita e bianca, fatta eccezione per una cicatrice che aveva sotto l'occhio.
<Sei tu Mikasa, vero ?>
Le chiese Levi, rimanendo a debita distanza da lei. Non voleva sconvolgerla più di quello che già era quindi se ne stava lontano. Lei mosse un po' la testa. Era molto silenziosa, non aveva ancora spiccicato parola.
Pensò, a un certo punto, che fosse muta.
<Tuo fratello, Eren, si trova da me. Cercherò di riunirvi al più presto, lui ti aspetta, ma prima devo convincere gli altri a farti venire da me.>
Gli occhi della ragazza parvero illuminarsi quando andò a pronunciare quelle parole, anche se in realtà si erano già illuminati quando aveva udito il nome di suo fratello.
<Eren... è con te ?> Aveva chiesto lei. Beh, almeno Levi sapeva che non fosse completamente muta.
<Sì.> Annuì.<e sta benissimo, nonostante faccia dei lavori alla mia fattoria per non insospettire troppo gli americani.>
Lei annuì solo, rimanendo in silenzio.
<Verrò a prenderti non appena avrò il permesso di farlo. Va bene ? In quel momento, rimarrai qui ed Erwin si prenderà cura di te.>
Lei non aggiunse nulla, stessa cosa il corvino che si andò a scambiare uno sguardo con il compagno d'armi.
Già si erano detti tutto solo guardandosi.
<Salutami Eren.> aggiunse poi la ragazza.
<Sarà fatto.>
Tornò a casa non prima di mezzogiorno. Sapeva che a quell'ora Petra non fosse in casa, di solito era in giro o da uno dei suoi amanti. Meglio così, non avrebbe voluto rispondere alle sue domande su dove fosse stato. Sarebbe stato difficile per lui trovare delle scuse convincenti.
Quando scese da cavallo, si diresse in casa. C'era Hanji che stava pulendo all'entrata, spazzava a terra.
<Dov'è Eren ?>
<In camera sua,ha finito tutte le mansioni e sta facendo una doccia.>
<Bene.>
Raggiunse la camera del ragazzo, questa era vuota ma sentiva lo scrosciare dell'acqua da dietro la porta del bagno. Si sedette sul suo letto e aspettò che l'altro uscisse fuori per dargli la notizia.
Non ci mise molto.
Eren uscì dal bagno, avvolto in un asciugamano solo attorno i fianchi, metà busto ancora bagnato dall'acqua, alcune goccioline facevano a gara sulla sua pelle a chi prima raggiungeva quella v dei pettorali. La testa di Levi iniziò a vagare, ma furono le parole di Eren a portarlo alla realtà.
<Hai visto Mikasa ?>
L'altro non sembrava essersi accorto di nulla, pensava solo sua sorella.
<È con Erwin, al sicuro. Le ho detto che serviranno dei permessi per portarla qui, cosa che farò domani.>
Sussurrò, osservando ogni singolo movimento del castano. In quel momento si era sciolto l'asciugamano, facendolo cadere terra, gli dava la schiena quindi poteva osservare quella curva perfetta bagnata e illuminata dai pochi raggi solari che filtravano dalla finestra.
<Bene.> Sussurrò Eren, prendendo dei vestiti puliti dai cassetti.
Levi si morse l'interno della guancia, si rese conto di quanto fosse bello. Sentì qualcosa nei suoi pantaloni, il fatto che fosse nudo non lo aiutava affatto.
Fece un respiro profondo cercando di calmarsi, invano.
Si tirò in piedi:<penso proprio che dovrei andare.> Disse Levi, ma non mosse un muscolo.
Era lì incantato ad osservare Eren, il quale si andò a girare verso di lui.
<Non dovevi andare, capitano ?> Ora la sua voce sembrava essere più profonda, gli aveva lacerato il petto.
<Sì, devo andare.>
<E cosa aspetti allora ?> Gli chiese il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi. Levi non si accorse nemmeno che era arrivato di fronte a lui tanto che i loro petti di andarono a sfiorare. Lo sguardo era ancora incastrato in quello del ragazzino.
<Volevo dirti che domani devi comunque svegliarti presto per spalare la merda delle vacche.> Concluse, allontanandosi. Il cuore gli batteva forte nel petto e sperava tanto che Eren non se ne fosse accorto.
Lo guardò per un'ultima volta e uscì dalla stanza.
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