VIII
I giorni passavano, infiniti, tra le varie mansioni da svolgere e il pericolo imminente per Levi che potesse essere scoperto dai suoi 'compagni' di armi.
Ormai si era messo in testa di voler salvare Eren, cercare sua sorella e lasciarli poi andare. Nessuno avrebbe scoperto nulla, Petra non avrebbe scoperto niente. Dopotutto, il loro matrimonio era fondato solo sulla menzogna e sui tradimenti, a Levi non piaceva nemmeno, lui preferiva gli uomini e lei già si vedeva di nascosto con un uomo. Il fatto che fossero sposati e vivessero sotto lo stesso tetto era tutta una copertura, per salvare le apparenze, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Nemmeno Eren sapeva che tra quei due non ci fosse nulla, erano così bravi a fingere.
Il corvino era di ritorno a casa, sul suo cavallo nero, vestito della sua divisa. Quel giorno aveva fatto solo un giro di ricognizione da solo per vedere se ci fosse un nemico in vista, ma nulla di più. Aveva fatto qualche ricerca per poter sapere dove si trovasse Mikasa, ma niente. Non aveva scoperto un bel niente, il vuoto più totale ed era di nuovo punto e a capo. Da quello che sapeva, nemmeno Erwin era riuscito a trovare qualcosa. Sembrava più che altro che questa Mikasa non volesse farsi trovare, nemmeno da suo fratello.
Trovò Eren nelle stalle, a dare da mangiare ai cavalli. La sua fronte era imperlata dal sudore, luccicava sotto quei raggi solari che filtravano a malapena nei buchi del legno della stalla, il suo viso era sporco di terra, stessa cosa per i suoi vestiti,n e i capelli lasciati sciolti erano tutti quanti arruffati.
<Dovresti fare una pausa.> Le parole di Levi lo fecero sussultare, teneva il suo cavallo per le briglie e lo stava conducendo alla sua postazione.
Non era mai stato così preoccupato per lui, constatò il castano, non ci fece troppo caso alle sue parole e tornò a lavorare, andando a cibare le galline.
<Non ne ho bisogno. Ho quasi finito.>
Un sospiro si levò sulle labbra del corvino, che andò a chiudere il cancelletto in legno dopo aver attaccato il cavallo.
<Di tua sorella nessuna traccia.>
Levi si avvicinò, osservando i pennuti beccare i piccoli semi sul suolo, tra la paglia.
Eren sapeva che sua sorella fosse lì fuori e, se non si trovava in altre case come schiava, aveva trovato un nascondiglio. Era intelligente. Loro padre gli aveva insegnato come fare in caso di pericolo, solo che Eren non aveva avuto la sua stessa fortuna ed era stato subito catturato.
<Probabilmente perché ha scelto di non farsi trovare.>
Disse Eren, appoggiando il secchio di alluminio sul suolo.
<Era quello che abbiamo pensato sia io che Erwin. Però ...>
Non fece in tempo a terminare la frase che subito Eren si andò a voltare verso di lui.
<È lì fuori, me lo sento.>
Levi annuì, osservando il ragazzo negli occhi. Il verde che si andava a mescolare con il grigio, si fissarono intensamente e per un attimo pensò di percepire il fiato del castano sulla sua pelle, ma non era così nonostante un brivido gli andava a percorrere il corpo.
Quell'attimo venne rovinato dalla voce di Petra, lo stava chiamando dall'entrata del fienile.
Era Erwin al telegrafo.
Levi lanciò un'ultima occhiata al ragazzo e poi andò da lei,uscendo dal fienile. Raggiunse la casa, il telegrafo si trovava nel suo ufficio, posto sulla scrivania. Disse a Petra di lasciarlo da solo.
Il punzone dell'apparecchio iniziò a muoversi velocemente, tanti segni apparirono sul foglio bianco. Segni che lui tradusse in lettere e poi parole dell'alfabeto morse, parole che pian piano ebbero un senso.
"Abbiamo trovato Mikasa. -Erwin."
Un testo semplice e conciso. Avrebbe potuto aiutare Eren.
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