III

La casa era grande, rispetto al posto in cui abitava lui. Era eretta in legno bianco che spiccava in mezzo all'immenso campo di grano, fuori un porticato con una panchina costruita in legno, in lontananza riusciva a scorgere una donna dai capelli color rame vestita di abiti che si potevano permettere solo quelli che erano realmente ricchi. Eren non sapeva cosa ci facesse lì, aveva I polsi legati con una corda e i suoi piedi lasciati nudi erano pieni di vesciche e sangue per i sassi che stava calpestando. L'altra estremità della corda era legata alla sella del cavallo guidato da un soldato, la sua mise scura che veniva colpita dai raggi pesanti di quella giornata sembrava essere più pesante addosso a lui e il ragazzo se ne poteva accorgere dalle gocce di sudore che scendevano lente lungo la pelle del suo viso.
Eren non aveva nessun problema, invece, era abituato alle estati troppo calde e agli inverni  freddi, suo padre lo aveva addestrato anche in quello.
La donna che poco prima stava seduta sul porticato, in quel momento si era alzata ed era entrata in casa di corsa.
Poco dopo furono in due ad uscire dall'abitazione,  infatti la donna era accompagnata da un uomo, da lontano poteva vedere i suoi capelli corti e corvini e più si avvicinavano più poteva notare il colore dei suoi occhi; erano di un grigio simile a quella di una lama nuova, tagliente e luccicante che spezzavano  l'aria con un solo sguardo, creando una tensione indissolubile.
Giunsero a destinazione. Eren aveva la testa china, ascoltava solo dialogare quell'uomo con il soldato che lo aveva scortato. A quella distanza in cui si trovava, lontano da loro ancora legato vicino al cavallo, potette sentire le parole "il tuo schiavo" affermate dalla guardia, ma nessuna parola riferita dall'uomo dai capelli corvini, aveva solo annuito.
Non sembrava essere di tante parole. Se il ragazzo voleva salvare sua sorella, doveva fare tutto quello che gli dicevano, per evitare di essere ucciso, non doveva fare nessun passo avventato. Poco dopo giunse il soldato, lo slegò  dalle corde ai polsi, queste gli lasciarono dei segni rossi su di essi, ma non si scusò e lo scortò  direttamente da quello che era il suo nuovo padrone.
Si chiamava Levi Ackerman, era il capitano.
La donna, sua moglie, si chiamava Petra, in quel momento sorrise a Eren e disse:《gli servirà una lavata.》in effetti non era presentabile in quel momento. Il soldato se n'era andato, Levi con indifferenza gettò lo sguardo sia a lei che a lui:《 occupartene tu, non voglio che un mio schiavo mi sporchi casa.》e con queste parole, rientrò. 
Lei guardò  prima il marito entrare dentro, poi guardò il ragazzo facendo un sorriso candido.
《Vieni, abbiamo allestito una stanza per te. Sapevamo già  del tuo arrivo.》
Lei si voltò, gli fece segno di seguirla e lui fece ciò che gli era stato ordinato.
Sembrava diversa da quel marito scontroso. Si chiese come faceva a vivere con lui, ma di certo non erano affari suoi, quello che gli interessava era solo fuggire da lì e liberare sua sorella Mikasa.

Spazioautrice

Scusatemi se ieri non ho pubblicato ma è  stata una fiornata pesante, ho fatto il doppio turno al lavoro e ero ritornata stressata, ma nonostante ciò spero vi sia piaciuto questo capitolo.

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