28||in the end
"I had to fall, to loose it all, but in the end, it doesn't even matter"
A quelle parole l'espressione di Lorenzo mutó da come se stesse aspettando qualcosa ad un'espressione arrabbiata, furiosa. Le folte sopracciglia si aggrottarono e arricció il naso. Ruotó la testa verso di me e non esitó ad aggredirmi con un pugno in un'occhio, mandandomi a terra. Mi provocó un dolore lancinante l'impatto con la testa a terra.
Sentii che la trasmissione con la sala operativa si interruppe subito dopo un urlo di rabbia da parte di Gabriele.
Aprii gli occhi velati e feci appena in tempo a vedere una figura sfocata che avanzava verso di me che sentii un dolore al fianco sinistro. Rotolai velocemente per impedire che altri calci si infrangessero contro i miei fianchi e si rialzai barcollante.
Presi a correre senza una meta incerta nell'enorme seminterrato. Intanto lui mi inseguiva, e avendo le gambe più lunghe delle mie mi stava raggiungendo in fretta. Ansimai per la paura e mi lasciai sfuggire un gemito per lo sforzo, costringendomi a non girarmi per incontrare il suo sguardo fisso e vuoto, sperando di ritrovare un barlume della sua lucidità.
Sgranai gli occhi quando mi resi conto che presto sarei giunta alla fine della stanza, e lui mi avrebbe uccisa. Non si sarebbe risparmiato con me, quelle cavolo di scosse elettriche lo rendevano violento, lo cambiavano... Il suo demone era stremato, presto sarebbe morto. E con lui sarebbero morte anche le sue emozioni. Sarebbe diventato una marionetta di quel mostro in divisa. E lui avrebbe voluto fermarlo, ma rispetto alla cosa si ritrovava impotente.
La gola era molto secca e dovevo tossire per respirare dalla bocca. Le palpebre eliminavano l'effetto sfocato delle lacrime in procinto di scendere, le sbattevo varie volte.
Perché ci è capitato questo?
Io lo amo.
Lui mi ama.
Siamo come lo yin e lo yang, noi ci completiamo a vicenda. Siamo inseparabili. Se non stiamo insieme stiamo male. Mi sono interessata a lui dal primo momento quando, almeno un mese fa è entrato da quelle porte, Ida e Alice gli sorridevano in modo isterico ed io lo guardano con aria incuriosita.
Mi ricordai di quella notte, la prima notte nel riformatorio, quando lui mi fece visita e mi fece provare quelle emozioni così forti. Mi ricordai del suo respiro sul mio collo, che mandava radiazioni e brividi lungo tutta la mia spina dorsale. Mi ricordai del suo tocco, delicato e deciso.
Mi ricordai dei suoi occhi profondi color nocciola dalle venature di nero pulsanti. Mi ricordai delle piccole imperfezioni sul suo viso, le avrei baciate una ad una se solo ne avessi avuto il coraggio e l'occasione.
Mi ricordai di quelle labbra carnose, rosee e screpolate, poggiate sulle mie, fredde e fini.
Lui mi aveva cambiata. I nostri demoni ormai erano entrati in contatto e si erano distaccati dalle nostre menti, si erano intrecciati si erano completati. E non portavi più tormento, dolore e rabbia. Ormai portavano passione, voglia e amore.
Si risiedette sul letto con pesantezza, ma venne subito svegliata da un rumore.
Sembrava più un fruscio costante, quasi continuo, di un corpo che si trascinava.
Si guardò intorno più volte, girando la testa da destra a sinistra, senza risultato.
Quindi, non molto convinta si stese, una mano sulla pancia e chiuse gli occhi stanchi.
-Pss- quel richiamo le fece spalancare gli occhi, allacciandoli con due pozze marroni, le venature nere pulsavano.
-Non ti lascerò dormire stanotte-
Il mia fiato si stava esaurendo, così come la forza nel mia corpo, mentre cercavo di distanziarlo.
Eppure la mia mente non la smetteva di portare a galla ricordi di quelle settimane, con lui e con i nostri amici.
I nostri primi contatti.
La bionda potè giurare che nell'attimo prima che la prendesse per il braccio il moro avesse arricciato il naso.
-A voi non importa nulla della mia vita, quindi mi lasci passare- provò lei a strattonarlo.
-Senti, vattene o dovrò farti portare via con la forza.- chiuse lui il discorso, spingendola verso un tavolo vuoto, facendole strisciare un fianco scoperto su una scheggia, provocandole un taglietto. Data la sorpresa cadde sul pavimento, trascinando con se una sedia.
-Ahia...- sussurrò lei, coprendosi il fianco ferito con una mano.
Marzia intanto distolse lo sguardo dai due amici per vedere tutta la scena, quindi si alzò e corse in direzione della bionda, chiamandola per nome. La prese per un braccio e la aiutò ad alzarsi, sorreggendosi tramite il bordo del tavolo.
-Amber! Stai bene?- la bionda si riassestò ma non poteva smettere di guardare il mutamento del moro.
Se prima sembrava mogio ora sembrava pronto a scattare come una molla contro chiunque si fosse anche semplicemente avvicinato a lui. Le venature sulle mani e sui polsi erano ben visibili, stringeva i pugni e aveva le spalle alzate. Dalla penombra si poteva intravedere il digrigno dei denti e il naso arricciato. L'uomo in divisa intanto se la stava ridendo di brutto data la precedente performance della bionda. Diede una spinta al moro commentando: -Ma che te la sei portata a letto?- Accadde tutto velocemente.
Il ragazzo saltò addosso all'ufficiale e lo fece cadere, entrambi avevano una corporatura piuttosto magra, ma tutti credevano che il ragazzo fosse fisicamente più forte e attivo dell'uomo. Prese una sedia e la lanciò contro il carabiniere, il quale rotolò per non essere preso e si alzò con velocità per poi bloccargli i polsi. Ora il viso del moro si poteva vedere chiaramente: il viso era ovale, le labbra carnose, gli occhi grandi e marrone scuro che in quel momento esprimevano solo odio contro chi aveva osato fare un riferimento così meschino ad un'angelo così puro. Sull'occhio destro c'era un'enorme livido che gli occupava praticamente mezza faccia. La bionda non si ricordava di aver visto quella livido la scorsa notte.
Amber guardava la scena con la bocca dischiusa e gli occhi spalancati, l'ansia era tanta, tantissima.
-Ostuni! Non vorrai finire come stamattina, vero?- gli urlò contro l'ufficiale.
Amber si chiese cosa fosse successo quella mattina ma visto il livido forse si erano accorti che per una notte non era stato nella sua stanza. Basta, non poteva stare lì a guardare passivamente. L'ultima volta che lo aveva fatto gli erano costati due anni di sofferenze, ora basta. La bionda si avvicinò verso i due che ora stavano facendo una prova di forza: il moro provava ad avanzare con i polsi bloccati e l'uomo li bloccava con estrema difficoltà. Se non fosse arrivata Amber ora sarebbe in brutti guai. Infatti il ragazzo sentì una piccola mano stringere leggermente il suo braccio, e il pollice prese a massaggiare l'arto delicatamente.
Il ragazzo si voltò di scatto incontrando lo sguardo caldo e benevolo della bionda, che ora lo fissava con un piccolo sorriso. La sensazione di calma, pace e tranquillità che quella ragazza era capace di infondere era altissima, anche se era la prima ad essere tormentata dai suoi demoni lei stessa sapeva come calmarli. Dopo qualche minuto il ragazzo si calmò: distese i muscoli facciali e con uno strattone allontanò il carabiniere di qualche passo.
In seguito si girò verso la ragazza e abbassò lo sguardo per incontrare quel mare infinito dei suoi occhi, delle venature bianche aleggiavano attorno all'iride. La mano della ragazza si allungò verso il viso tumefatto del ragazzo, poggiando il palmo sul lato dell'occhio nero e osservandolo. Passò il pollice tracciando delicatamente i limiti del livido, infine la mano passò sulla testa, dove smosse leggermente i suoi folti ricci. Il ragazzo socchiuse gli occhi a quelle sensazioni, sensazioni così calde, così... Magiche, da fargli dimenticare tutto intorno a lui.
Ormai la parete era davanti a me, distavo almeno una decina di metri, quindi rallentai il passo, stringendo i denti e facendo sì che le lacrime potessero scorrere sul mio viso.
I nostri sfoghi erano calmati da noi stessi, tramite i nostri contatti e la nostra vicinanza.
Il ragazzo urlava, era fuori di sé, gli occhi velati si trasformarono in vere e proprie lacrime di dolore -lei è morta! Lei è morta perché l'ha uccisa! L'ho vista mentre si accasciava a terra, mentre perdeva i sensi, mentre sputava sangue!- ormai era in preda ad una crisi. Piangeva e singhiozzava compulsivamente. Amber per tutto il tempo mantenne uno sguardo incuriosito, la sua attenzione era al massimo per carpire ogni sfumatura di ogni singola parola da lui pronunciata.
Il ragazzo terminò il discorso abbassando lo sguardo, le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi scuri, le mani tremavano, come d'altronde tutto il corpo. Sentì delle mani infilargli un pezzo di stoffa ed intuì che fosse la sua maglietta. Alzando lo sguardo potè osservare la ragazza che intanto si era rivestita, i suoi capelli biondi erano scompigliati ma cadevano lo stesso sulle sue spalle. Lui la fissò cercando spiegazioni ma trovò la morbidezza delle sue labbra compresse sulle sue.
Mi fermai completamente e mi volta verso di lui, che si era fermato davanti a me, aveva i pugni serrati e la mascella tirata. Mi guardava con un'espressione indecifrabile sul volto.
Lui mi aveva curata.
La bionda aveva riaperto gli occhi leggermente di più, e stava guardando il bicchiere con aria interrogativa. Lorenzo si accovacciò al suo lato e afferrò il bicchiere, poggiandoglielo sulle labbra secche e rosee. -Acqua e zucchero, bevi- ed iniziò ad inclinare il bicchiere, facendo sì che la bionda ne ingoiasse il contenuto. Lei prese a berlo, poco alla volta per abituarsi, fino a finirlo.
In seguito Lorenzo poggiò il bicchiere a terra, prendendo per le ascelle Amber, aiutandola a piazzarsi in piedi.
-Ce la fai?- la sua voce interrogativa fece mugugnare un cenno di assenso alla bionda, la quale però, dopo qualche passo, iniziò a barcollare, venendo afferrata da due braccia forti, che la adagiarono sul letto, mettendole dietro la testa due cuscini -devi rimetterti in forze. Dormi- tuonò con voce profonda il ragazzo, girandosi e prendendo a camminare verso la porta. Una voce lo fermò: -L...ori-i...- era un sussurro, ma alle orecchie del moro giunse come un rimbombo, quindi si girò verso la ragazza, che ora stava versando copiose lacrime dai suoi occhioni grigi, qualche riflesso bluastro aleggiava all'interno dell'iride. -Re-esta...- e tirò su col naso. Il ragazzo emise un timido sorriso e si mise a carponi su di lei, le mani ai fianchi della testa.
Si chinò ed unì le due labbra in modo dolce, facendole dischiudere le morbide labbra, cullandola con i suoi movimenti dolci, accarezzandole la schiena con le sue fredde mani, che al contatto con la pelle lattea della ragazza diventavano tiepide.
Si avvicinó a me e digrignó i denti, alzando un pugno in aria. Io ero stremata e le mie spalle toccavano il freddo muro dietro di me. Numerose lacrime iniziarono a lasciare i miei occhi. Lui le vide. Le seguì con lo sguardo. In quelle lacrime c'era il mio cuore, che stava finendo in frantumi.
Era arrivata la fine.
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