26||RUN!
Un grande fascio di luce accompagnato da un urlo disumano le accolse. Ormai erano là. Erano da lui, e Amber non lo avrebbe mai lasciato andare, per lui sarebbe morta. Un secondo dopo il lampo di luce si sentì un altro urlo, un grido femminile e molto vicino all'orecchio di Amber.
La bionda si voltó immediatamente per poi vedere Marzia a terra e lanciare un grido. Dei proiettili fecero correre le sue gambe, indirizzandole verso delle casse di legno che fornivano un'ottima barriera contro gli spari.
Vedere il corpo di Marzia a terra suscitó in Amber un moto di terribile tristezza. Un flash le fece ricordare la posizione ad angelo di Elise, nulla a che vedere con quella della castana, che era in posizione fetale. Tutto il suo corpo tentava di proteggere un arto, la bionda doveva assolutamente scoprire cos'era.
Assottigliando gli occhi potè vedere che si stava proteggendo lo stinco.
-GABRIELE!- urló la bionda ad un tratto, quindi il ragazzo si fece attento, riprendendosi dall'urlo di Marzia.
-Fai qualcosa! Metti una barriera attorno a Marzia! Se vado io mi prendono e tutto questo sarà inutile!- urló più a se stessa che a lui.
Si sentì improvvisamente inutile. Stava danneggiando se stessa e gli altri, fisicamente ed emotivamente. Prese a respirare irregolarmente e dovette piegarsi sulle ginocchia per non finire totalmente nel panico. Le sue nocche erano diventate bianche da quanto stava stringendo la sua asta.
Amber
Le mie gambe tremavano, sicuramente non mi sarei rialzata se non con uno sforzo enorme. Marzia era stata colpita per colpa mia. Quella ragazza era tanto bella quanto testarda, se si metteva in testa una cosa non c'era modo di persuaderla a fare il contrario o di lasciar stare.
Improvvisamente sentii un botto che mi fece sussultare. Il mio cuore perse un paio di battiti quando vide una cassa di legno al posto di Marzia.
Una voce metallica mi riscosse dai pensieri negativi.
-Amber- era Gabriele, sembrava quasi stravolto, parlava lentamente e balbettando, inciampava nelle sue parole -M-Marzia è al riparo, ho fatto cadere una cassa s-sorretta da una fune davanti a lei.- si schiarì la voce -ha sparato un uomo in divisa... Non l'ho mai visto in giro nel riformatorio. È affiancato da un uomo parecchio...- fece una piccola pausa -trasandato. Indossa un camice e sta armeggiando con un macchinario collegato ad una capsula... Amber!-
Sussultai, tremolante. Stringevo i denti e stavo abbracciando le ginocchia, cercando di figurarmi gli uomini e le loro postazioni. Il poliziotto e lo scienziato li avevamo intravisti io e Marzia quando stavamo spiando il generale e il secondo.
-Cosa? Cosa c'è?!- dissi io, la mia voce era insicura. Mi guardavo attorno come un coniglio intrappolato, non protetto da una gabbia.
-Là dovrebbe esserci Lorenzo, credo sia quella la capsula dell'elettroshock!- fece lui, con il cuore in gola.
-P-puoi- mi schiarii la voce -puoi darmi le posizioni?-
-Okay, allora- sentii dei sospiri femminili, era probabilmente Ginette. Cristo, spero stia bene e che non si sia fatta prendere dal panico.
-Il tipo in camice è a una ventina di metri da te, accanto alla capsula, non sembra armato. Lo stronzo in divisa invece crede di avervi fatto entrambe fuori, ha riposto l'arma. È dall'altra parte delle casse rispetto alla tua posizione. Se ti arrampichi in cima alle casse e lo colpisci dall'alto il tipo in camice non vedrà nulla, c'è troppo fumo dovuto all'apertura della capsula-
Cercai di assimilare tutte le informazioni e presi a respirare lentamente e profondamente, mettendomi in piedi e appoggiando le spalle alle casse in legno.
-Gab- feci il, con la voce rotta.
-Si?- mi chiese lui, premuroso. Scommetto che adesso starà guardando Ginette, la quale sarà in lacrime, sempre per colpa mia.
-Marzia è ancora viva?- sperai in una risposta positiva.
-Si, Amber. Le ha solo preso lo stinco, ora sta facendo finta di essere morta, la comunicazione fra i vostri auricolari si è interrotta per le radiazioni dovute al fascio di luce dell'elettroshock.- parló tutto d'un fiato, non staccando le parole le une dalle altre.
-Altra domanda- iniziai io ad arrampicarmi alle casse, prima di vedere un'ombra bassa e nera sfrecciarmi di fianco.
Mi girai, con il cuore in gola. Nulla. Era solo fumo. L'immaginazione mi stava giocando brutti scherzi.
-Amber?! Tutto bene?!- fece lui, allarmato. Deve aver visto la mia faccia tramite le videocamere di sicurezza.
-S-si.- dissi io, sudando freddo.
Le luci al led non offrivano una grande illuminazione, e alcune lampeggiavano, perché rotte. Il laboratorio assomigliava di più ad un hangar per aerei data l'altezza del soffitto, contornato da tubi di vari colori.
Quando fui sopra le casse cominciai a camminare, con l'asta in entrambe le mani, pronta a colpire anche l'aria in caso mi si fosse rivolta contro.
-Dicevo...- ripresi io, con il fiatone -non vedi nessun altro in sala?-
Lui esitó a rispondere, segno che stava verificando la mia domanda.
-N-no. Non mi pare ci sia nessun altro- emise un verso di frustrazione -dannazione, non riesco a trovare il tuo ragazzo.-
-Gabriele. Ha un nome. Ti pregherei di usarlo- feci io, innervosita.
Ormai parlavo a sussurri. Il tipo era sotto di me, stavo camminando al suo stesso passo, solo qualche metro più in alto di lui. Ero pronta ad agire.
-Lo psicopatico che ti ama alla follia-
Non so perché, ma risi, a quello che sembrava più un insulto che altro, ma in quel momento mi rinfrancava avere persone al mio fianco.
Le mie gambe saltarono senza il mio permesso e le braccia agirono senza che io decidessi nulla. Sentii solo un respiro mozzato e un gemito soffocato. A un metro da me distava il corpo inerme dell'uomo in divisa. Mi sentii oppressa nel realizzare che forse lo avevo ucciso, che ero una sorta di mostro ad aver colpito alle spalle.
Una terribile sensazione di solitudine mi attanaglió il cuore e mi costrinse a respirare stringendo gli occhi.
-Amber?! Amber per favore, non ora! Lo hai detto anche te che tutto questo serve stato inutile se non fossi rimasta coi nervi d'acciaio!- la voce squillante di Ginette mi invade le orecchie, facendomi riprendere a respirare.
C'ero andata davvero vicino al panico più totale, stavolta.
-V-vi prego- la mia voce era dannatamente strozzata. Perché ero così debole? Non volevo essere compatita. Volevo essere forte.
-Trovatemi Lorenzo. Voglio andare via di qua insieme a Marzia e insieme a lui. Ve ne prego- una lacrima mi taglió lo zigomo e mi appoggiai alla cassa di legno per riprendere fiato.
-Cerco di individuarlo- Gabriele inizió a cercare, il ticchettio della tastiera mi arrivava fin dentro le orecchie.
-Sto facendo un ingrandimento verso la capsula, deve essere là. Solo- emise uno sbuffo -c'è veramente tanto fumo, solo... Okay ho la visu....-
Si bloccó. Le parole gli morirono in gola.
-AMBER! SCAPPA!-
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