16||is it love?
"Demons=love"
Quando si sveglió, la fievole luce dell'alba le colpì gli occhi, si maledisse mentalmente per non aver chiuso la finestra la scorsa sera.
"Ho bisogno di te"
"Anche io" avrebbe voluto rispondere Amber. Nemmeno lei sapeva il perché non lo avesse detto. Ma probabilmente non ce ne era bisogno, forse Lorenzo lo aveva capito grazie ai suoi fremiti, alle sue parole, alla sua preoccupazione.
La bionda si giró e sorrise guardando il moro che la stava osservando, un'espressione rilassata era dipinta sul suo volto, sembrava che i suoi demoni si stessero man mano addormentando.
-Sei ancora qui?- le chiese lei girandosi completamente verso il moro, il quale si avvicinó impercettibilmente.
-Se vuoi me ne vado- le sussurró facendo scontrare il suo morbido respiro sulla sua pelle candida.
Lei per tutta risposta eliminó la distanza fra le due labbra, in un caldo e soffice bacio -Speravo tu fossi ancora da me- confessó lei.
-Quando me ne vado, credimi- inizió lui attirandola su di se e mettendole dietro l'orecchio una ciocca ribelle -non lo faccio per mio volere-.
Lei si sistemó su di lui, le mani sotto al mento per sorreggersi la testa.
-E per chi lo fai?- lui sospiró.
-Per chi crede di aiutarmi-
-Intendi gli psicologi?- lui guardó in basso.
-Anche.- sibiló.
-Lore- Amber avvicinó lentamente una mano alla guancia del moro, quasi avesse paura di rovinare una scultura perfetta -Chi ti ha fatto quel livido? E perché il generale assiste alle tue sedute?-
Lui guardó al lato, quasi avesse paura di rispondere, e cercasse una scusa plausibile.
-Lore...- la ragazza accarezzó il livido della sera precedente -ti fanno del male?-
Lui strinse a se il debole corpo di Amber, quasi per trovarvi riparo. Infiló la testa nel suo petto ed intrecció le loro gambe, scuotendo la testa ripetutamente, creando un leggerissimo solletico sotto il collo della bionda dovuto ai suoi riccioli.
Amber si mise seduta su di lui, alzando la sua schiena e abbracciandolo, lui stava singhiozzando, ma non piangendo. La ragazza non poteva fare a meno di abbracciarlo e di accogliere il suo corpo chino su di lei meglio che poteva.
Un lampo di un temporale fece irruzione dalla finestra della camera della ragazza, facendo sussultare Lorenzo. Quel flash gli era troppo familiare. Ma costava troppo ricordarsi. Era troppo doloroso.
Vedeva i medici chini su di lui, in realtà, erano figure scure senza forma, gli volevano solo far del male. Quei flash erano come una scarica elettrica per lui. E più il generale gli ripeteva che andrà tutto bene, più lui si sentiva oppresso, le sue emozioni erano sotterrate, i suoi demoni si aizzavano, venivano portati a galla.
Prese quello che credeva fosse un medico, nonostante vedesse tutto sfocato, lo spinse a terra e lo afferró per la gola, mettendosi su di lui e prendendo a urlargli contro.
-Lasciatemi stare! Lasciatemi stare! Io voglio ancora ricordare!-
Ci mise qualche secondo a capire che non era un medico quello sotto di lui, ma che stava sopra un magro e femminile corpo, che cercava di respirare in modo irregolare. Il viso di Amber ora si faceva più vivido e la sua espressione delimitava spavento e preoccupazione.
Lorenzo le permise di tornare a respirare normalmente sostenendo il suo peso sulle ginocchia attorno ai fianchi della ragazza. Le mani era poste attorno al suo viso e la fronte del moro era diventata perlata di sudore.
-Lori- un sibilo uscì dalle labbra rosate di Amber, che fece subito allacciare gli occhi magnetici del ragazzo con i suoi color cielo limpido.
-Sono io- ed associó questo sussurro con un flebile sorriso.
Dal canto suo il ragazzo si calmó, si mise seduto sui fianchi di Amber e si portó le mani fra i capelli.
-Sono un disastro-
Sussurró lui con la voce rotta.
La bionda alzó il suo busto e levó le mani che istruivano quel viso perfetto, le labbra carnose gli occhi grandi e magnetici, i contorni della faccia acuti ma morbidi.
-Sei il mio disastro preferito.-
I suoi occhi. I suoi occhi erano l'emblema della perfezione, marrone scuro, delle venature nere aggrovigliavano l'iride partendo dalla pupilla spesso dilatata. Le ciglia corte ma folte decoravano quella bellissima pietra, spesso inumidita dalle sue lacrime di dolore.
I suoi demoni erano di dolore, tramutati in rabbia; ecco un qualcosa che li accomunava. I loro demoni.
È vero, potrà sembrare una frase scontata o non vera, ma due persone si intendono, si capiscono e si amano profondamente e implicitamente quando sono i loro demoni a comunicare e a farli muovere.
Inutile tentare di nasconderli.
In una relazione stabile la sincerità è il pilastro di tutto, e si è sinceri quando si lascia trasparire la vera essenza della persona stessa.
In parole povere, quando sono i propri demoni a parlare.
E gli occhi di Lorenzo erano così movimentati, così vivi, erano pronti a urlare al mondo il proprio dolore.
Di sette miliardi di persone Amber era l'unica che ha saputo accogliere quelle grida e pagarle in modo dolce e sensibile, accogliendo i demoni del moro con i suoi.
È così che nasce un'intesa profonda.
È così che nasce l'amore?
Puó darsi.
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