13||afraid
"The worldwide disappears when you are here"
Era sdraiata con gli occhi socchiusi, chiunque l'avesse vista in quelle condizioni avrebbe pensato che fosse morta. I tagli albergavano sulle sue cosce, sui polsi e sulle braccia, gli occhi erano velati di lacrime, lacrime che non scendevano. Forse non erano vere lacrime. Forse era solo un'illusione che doveva dare a se stessa per far capire che lei sentiva dolore in quel che faceva... Ma non lo sentiva. Lei vedeva solo del rosso e si sentiva più debole. Tutto qui. Era diventata totalmente apatica al riguardo. Le piastrelle erano fredde, i suoi capelli biondi erano sparsi su di esse. Fece per chiudere totalmente gli occhi quando sentì dei rumori dietro alla porta. Un borbottio con delle voci pulite e giovani. Ad un tratto la porta si aprì con qualche scatto, rivelando Marzia con una forcina nella serratura con al seguito Ginette e Gabriele.
Marzia roteò la testa un paio di volte rapiamo di vederla e di urlare, andandole incontro. Amber si accorse che c'era anche una quarta figura che fece irruzione in quel momento, rivolta verso di loro. Essa urlò.
-FERMI.- tutti si bloccarono e guardarono il ragazzo moro, che intanto attraversava a passi veloci l'appartamento, avvicinandosi sempre di più ad Amber -Non muovetevi.- tuonò, poi.
Amber fu scossa da un fremito quando sentì delle mani fredde prenderle le cosce e la schiena, sollevandola dal freddo pavimento senza fatica. La testa era a penzoloni, non avendo la forza di sollevarla.
Il ragazzo la fece sedere con la schiena al muro, per terra, in seguito indicò Ginette -tu. Prendi del disinfettante.- si rivolse a Marzia -tu. Dei batuffoli di cotone. Mentre tu- ed indicò Gabriele -delle garze spesse-
I due si guardarono per qualche secondo quando Gab si girò per cercare l'oggetto.
Appena tutto arrivò Lorenzo iniziò a medicarle le ferite, e ogni tanto scambiava degli ordini laconici con il trio.
-Tu- si rivolse verso Gabriele -ago e filo- appena gli arrivó disinfettó la ferita dell'arma da fuoco che aveva preso Amber solo di striscio. Gli amici guardavano inorriditi la medicazione della ferita, seguendo ogni passo il moro facesse. Lui sembrava mantenere uno sguardo apatico e concentrato.
-Rossa.- Ginette lo guardò -Acqua e zucchero. Castana.- Marzia si fece attenta -tienila tramite le spalle non stringendo troppo e facendo attenzione a non farla cadere.- sentenziò lui, mentre le fasciava il polso destro.
Quando passò il disinfettante sulle cosce Amber fu scossa da un brivido che le percorse la schiena, fino ad arrivare al cervello, aumentando così il mal di testa. In seguito il ragazzo alzò la gamba, iniziando a fasciargliela, lentamente e con precisione, facendo attenzione a non bloccarle la circolazione. Ai gesti delicati del ragazzo Amber fremeva ogni volta di più, fino a non far accorgere Lorenzo, il quale alzò la testa, fissando quegli occhi socchiusi, velati e grigi. Le rimise dietro l'orecchio una ciocca davanti agli occhi e le lasciò un leggerissimo bacio sulla guancia, facendo sorridere inconsciamente la ragazza. Marzia rimase esterrefatta da quel gesto, tant'è che spalancò gli occhi, prendendo a fissare la bionda, che intanto era tornata alla solita espressione.
Poco dopo arrivò anche Ginette, che aveva incontrato Gabriele sulle scale, a prendersi una boccata d'aria stantia, una banale scusa per uscire dalla stanza. La rossa porse il bicchiere a Lorenzo, il quale lo poggiò a terra affianco alla bionda, finendo di fasciarle l'altra coscia. In seguito si alzò facendo alzare anche Marzia e Ginette, conducendole fuori, dove le aspettava Gab.
-Grazie per il vostro aiuto, vi terrò aggiornati- e chiuse loro la porta in faccia.
Giurò di aver sentito degli insulti rivolti a lui, ma ora c'era spazio solo per Amber. La bionda aveva riaperto gli occhi leggermente di più, e stava guardando il bicchiere con aria interrogativa. Lorenzo si accovacciò al suo lato e afferrò il bicchiere, poggiandoglielo sulle labbra secche e rosee. -Acqua e zucchero, bevi- ed iniziò ad inclinare il bicchiere, facendo sì che la bionda ne ingoiasse il contenuto. Lei prese a berlo, poco alla volta per abituarsi, fino a finirlo.
In seguito Lorenzo poggiò il bicchiere a terra, prendendo per le ascelle Amber, aiutandola a piazzarsi in piedi.
-Ce la fai?- la sua voce interrogativa fece mugugnare un cenno di assenso alla bionda, la quale però, dopo qualche passo, iniziò a barcollare, venendo afferrata da due braccia forti, che la adagiarono sul letto, mettendole dietro la testa due cuscini -devi rimetterti in forze. Dormi- tuonò con voce profonda il ragazzo, girandosi e prendendo a camminare verso la porta. Una voce lo fermò: -L...ori-i...- era un sussurro, ma alle orecchie del moro giunse come un rimbombo, quindi si girò verso la ragazza, che ora stava versando copiose lacrime dai suoi occhioni grigi, qualche riflesso bluastro aleggiava all'interno dell'iride. -Re-esta...- e tirò su col naso. Il ragazzo emise un timido sorriso e si mise a carponi su di lei, le mani ai fianchi della testa.
Si chinò ed unì le due labbra in modo dolce, facendole dischiudere le morbide labbra, cullandola con i suoi movimenti dolci, accarezzandole la schiena con le sue fredde mani, che al contatto con la pelle lattea della ragazza diventavano tiepide.
-lori...- lo richiamó lei dopo che il moro si fosse disteso accanto a lei, circondandole la vita con le braccia -ho...paura- confessó lei.
-È normale- le lasció un bacio su una spalla scoperta, prendendole a massaggiare la pancia -quando i propri demoni fuoriescono è difficile trattenersi. Nel tuo caso tu non volevi farli rientrare. Tu VOLEVI farlo.- le rispose lui con voce pulita.
Lei giró la testa per incontrare i suoi occhi marrone scuro, per poi unire le loro fronti.
"È strano." Pensó Amber. Entrambi erano divorati dai propri demoni interiori, ma lui sembrava esserci abituato e prendeva tutto con molta filosofia, accettando placidamente il destino a lui assegnatogli. Eppure Amber si sentiva stranita da se stessa; anche lei aveva provato tutto questo per due anni. Un tempo lunghissimo, quasi insopportabile. Probabilmente Lorenzo aveva vissuto e stava vivendo tutto questo da molto più tempo. Ma come fosse possibile la bionda non lo sapeva, e di sicuro voleva godersi quei pochi momenti di apparente calma con il moro.
Il mondo intero scompariva, quando c'era lui.
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