Capitolo 12
Jassie è in lacrime, e urla istericamente colpendo la porta, io cerco di sfondarla, chiamando anche la nonna, ma nulla.
Quell'essere si muove lentamente verso il letto, e prende il diario.
Non voglio che lo prenda.
Cammina quasi carponi verso la finestra, e prima di uscire indica con la mano l'anello che è sul letto e dice "Kevin è a casa."
Quel coso se n'è andato, e Jassie cade in ginocchio piangendo, sotto shock.
L'abbraccio e le dico che è tutto finito.
La porta si apre da sola.
Aiuto Jassie ad alzarsi per uscire dalla stanza, ma dal corridoio, nel buio appare una sagoma scura.
Grido "nonno! Grazie al cielo, aiutami!".
Ma capisco subito che quella sagoma non è mio nonno.
Dico a Jessie di aiutarmi a chiudere la porta, ma lei non capisce e si spaventa ancora di più di quanto non lo è già.
La sagoma si sta velocemente avvicinando, e le porte delle altre stanze sbattono ogni volta che avanza.
La porta della camera sbatte, e non riesco a chiuderla.
Poi la sagoma sparisce.
La porta è chiusa.
Poi si apre lentamente, cigolando.
Adesso sembra che la casa sia ancora più al buio, avvolta nell'oscurità.
Jassie è accovacciata ai piedi del letto, piagnucola e piange contemporaneamente.
La porta è ormai spalancata, io sono sulla soglia, quando appare danti a me un uomo.
I nostri visi sono distanti pochi centimetri, ha il volto ferito, e dalla sua bocca sembrano uscire delle dita. Respiro affannosamente, terrorizzato.
Piano indietreggio, e riesco ad inquadrarlo fino al busto.
Sembra aver segni di coltellate un po' ovunque, ha le mani mutilate e adesso capisco che dalla sua bocca esce una mano.
Chiedo "c-chi sei?".
La mano cade dalla sua bocca "Kevin".
Poi scompare, facendo sbattere la porta e spegnendo le luci della camera.
Piano accendo la lampada sul comodino, e vedo che i muri della stanza sono tappezzati di parole e piccole frasi.
Sembrano essere scritte con del sangue.
Ripete 3 frasi : "papino è a casa"
"le tue luride mani non toccheranno più nulla"
"vendetta".
Jassie urla appena vede quello che c'è scritto, e io guardo quell'inquietante scenario a bocca aperta.
Decido di uscire da quel posto, prendo per mano Jassie, che piange istericamente, e apro piano la porta. Sembra che tutto sia tornato normale.
Corro con Jassie attaccata al braccio verso il salotto, dove trovo i miei nonni.
Vedendoci così sconvolti si allarmano.
La nonna abbraccia Jassie e chiama i suoi genitori, mentre il nonno si dirige verso la mia stanza.
Io lo scongiuro di non entrare, ma non vuole saperne di ascoltarmi.
Quando entriamo la stanza è normale.
Nessuna scritta, niente.
Rimango pietrificato, e il nonno mi fa delle domande, che non ascolto nemmeno.
Jassie torna a casa, non raccontando niente a nessuno.
Non sono sicuro nemmeno che abbia visto quello che ho visto io.
Dico ai nonni di lasciarmi solo, e di stare tranquilli.
Vado in camera, sigillo la cabina armadio, le finestre e la porta.
Non voglio dormire, ho troppa paura.
Ma la stanchezza sopraggiunge, e crollo in un sonno profondo.
Per tutta la notte ho fatto quel maledetto sogno del bosco.
Stavolta correvo terrorizzato, e sentivo qualcuno alle mie spalle.
Correvo, stremato e quasi in lacrime.
Sembrava che la strada davanti a me fosse infinita.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top