Capitolo 6

Stanotte ho sentito dei tremendi tumori.
Credevo di aver lasciato la finestra aperta, ma in realtà mi sbagliavo.
Sono arrivata a pensare che qualcuno fosse entrato in casa.
Ho avuto tanta paura.
Sembravano gli stessi rumori che facevo quando Kevin mi sbatteva per terra.
Forse è solo suggestione.

Ore 9:20

Sono corsa in bagno mentre ero in classe.
Ho vomitato.
Ma che mi succede?!
Tutti mi chiedono di Kevin, alcuni mi chiamano assassina.
Hanno ragione.
Stamane fra le pagine del libro di storia ho trovato scritto con il rossetto "muori"
Ho cercato di cancellarlo, ma niente.
Ho paura, non so chi possa essere stato.
Sto pensando di contattare le autorità.
Forse qualche amico di Kevin che sospetta di me.
Ma non riesco a capire come possa agire senza farsi notare.
Sto impazzendo.

Ore 12:47

Una mia compagna di classe mi ha chiesto di quante settimane fossi.
Io non capivo.
Poi mi ha specificato "di gravidanza, intendo"
Io mi sono pietrificata. "No, non sono incinta, o almeno credo"
Sono confusa.
Possibile che il bambino non sia morto?
Sarebbe tutto collegato, l'aumento di peso, il vomito...
Devo saperlo.
Ho segnato un appuntamento dal mio ginecologo.
Ho paura.
Dopo tutte quelle botte, quelle perdite, come posso essere sicura che il bambino non svilupperà problemi?

Sono stata dal medico, che mi ha confermato tutto.
Sono incinta, di due mesi.
Non so se provare paura, gioia, disperazione.
Ho dato la notizia ai miei.
Sembravano un pò delusi, erano certi che mi sarei laureata, e che avrei pensato più in là a mettere su famiglia.
Ma non sono una bambina.
Mi hanno chiesto di chi fosse il bambino, e io ho risposto che era di Kevin.
Mia madre mi ha abbracciata e mi ha detto "mi dispiace tesoro"
Io confusa ho chiesto "di cosa?"
"Del bambino, che non abbia un padre, sai, per la scomparsa di Kevin"
Io fingo di essere addolorata.
Non sanno che il padre di questa creatura innocente sia un mostro.

Ore 19:10

Torno a casa.
Sono distrutta, è stata una giornata davvero pesante.
Mi stendo sul letto e mi accarezzo il ventre.
Credo che sarò una brava madre.
Con la coda dell'occhio, però, vedo un'ombra.
Mi alzo di scatto.
Che quel qualcuno sia entrato in casa?
Allungo il braccio verso il comodino, cercando il telefono.
Qualcuno mi afferra per le caviglie.
Urlo, e vengo trascinata giù dal letto.
Era la sagoma nera.
Chi poteva essere?!
Urlo di lasciarmi.
Si ferma in bagno.
Io mi rialzo lentamente, mi metto in ginocchio, e, mentre mi aggrappo alla vasca per tirarmi sù, vedo sul fondo scritto "amore, sono tornato"
Urlo e apro l'acqua per cancellare la frase.
Mi chiudo in camera da letto e piango.
Non può essere tornato.

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