Capitolo 16

Sono tornata a casa, David sembra essersi tranquillizzato.
Lo metto nella culla, e lui si addormenta di colpo, io mi sdraio nel letto, vicino a lui, e cado in un sonno profondo.
Mi alzo in piena notte, svegliata dal pianto di David.
Mezza assonnata, mi chino nella culla, ma il pianto non proviene da lì, di fatti la culla è vuota.
Accendo le luci, e nel panico, cerco David.
Lo sento piangere, ma non capisco da dove provenga il suo lamento.
Finalmente lo trovo, avvolto nella sua copertina azzurra, sul divano.
Lo stringo a me, e mi dirigo nuovamente in camera da letto.
Mi sdraio a letto, terrorizzata, con David fra le braccia.
Sono così sfinita che non riesco a stare sveglia.
Quando stavo per addormentarmi, mi sento tirare per le caviglie, e finisco sul muro.
Per fortuna ho lasciato David, ed è rimasto sul letto.
Piange, ed io mi alzo cautamente, un po' dolorante.
Quando sto per avvicinarmi al letto, vengo tirata per i capelli e sbattuta nuovamente contro il muro.
Ogni volta che cercavo di avvicinarmi al mio bambino, lui mi tirava al muro.
"Cosa vuoi?!" Urlo. "Parla, bastardo! So che puoi sentirmi!" Grido a squarcia gola, inginocchiata sul pavimento.
Una sagoma nera si materializza davanti a me.
È lui.
Con una voce quasi satanica mi dice chiaramente "o te, o il bambino."
Rimango in silenzio.
Mi alzo e mi metto davanti a lui.
"Picchiami, mutilami, uccidimi, fammi quello che vuoi, ma non devi sfiorare David." Dico con voce autoritaria.
Lui ride e scompare.
All'improvviso vengo scaraventata contro il pavimento.
Sbatto la faccia, e il sangue mi sgorga dal naso e dalle bocca.
Credo di avere il naso e alcuni denti rotti.
Mi alzo da terra, fluttuo a mezz'aria, e poi ricevo dei colpi allo stomaco.
Sento le costole rompersi.
Il sangue continua a uscirmi dal naso e dalla bocca, avvolta da uno scoppio di dolore.
Smetto di fluttuare e finisco violentemente in terra.
Le mie gambe.
Non riesco a descrivere cosa sia successo alle mie gambe.
Arrotolate su se stesse, ormai non le sento più, e forse è un bene.
Rimango in terra, agonizzante.
Ma con le poche energie che mi rimangono mi trascino sul letto, e finalmente riesco a star vicino al mio bambino.
Lo stringo a me, ma ho paura che io possa sporcarlo di sangue.
E con queste minime forze che io, Jennifer Brown, riesco a scrivere l'ultima pagina di questo mio diario, un diario nato con lo scopo di segnare i momenti belli fra me e Kevin, ma che si è trasformato in qualcosa di macabro.
Voglio che qualcuno trovi questo diario, e che lo usi per documentare ciò che mi è capitato.
Voglio che tutte le donne vittima di violenza sappiano che anche per uno schiaffo, il vostro aguzzino deve essere denunciato, e che gli spiriti esistono.
Non sono pazza, non mi sono suicidata.
Kevin continua a tormentarmi anche da morto.
Voglio che David venga affidato ai miei genitori ma soprattutto a mia nonna.
È stata una bella vita.
Un giorno, David, sarai grande, e voglio che tu sappia che ti ho amato immensamente.
La mamma ti ama.

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