✿Perhaps - Gyutaro x Reader✿
Nella vita non mi è mai mancato nulla: una famiglia felice, degli amici leali e un ambiente dove ho sempre avuto l'opportunità di dare tutta me stessa per realizzare i miei sogni. Tutti mi dicono che le mia è fortuna, ma non l'ho mai considerata tale.
Non tutto è sempre andato come desideravo, ma la vita è sfuggevole ed imprevedibile, quindi cosa dovrei aspettarmi?
Vivere in una società dove tutti ti giudicano e dove nulla è regalato è dura, sono vissuta in un contesto nel quale sono stata amata e ho incontrato le persone giuste nel momento giusto.
Ho compreso molti valori, ho inseguito una strada che in molti probabilmente disprezzano e tu sei tra queste persone - o forse dovrei dire esseri? È davvero giusto considerarti un demone in tutto e per tutto?
Disprezzi le qualità degli altri, gioisci dei loro insuccessi e provi invidia verso ciò che possiedono e che tu non hai mai potuto avere. Perché questo odio? Perché la maggior parte degli Ammazzademoni ignorano che anche quelle creature contro cui noi combattiamo un tempo erano esseri umani? Le nostre sensazioni erano anche le loro, il dolore li ha portati a prendere strade completamente sbagliate ma non incomprensibili.
Non voglio giustificare il vostro comportamento, il tuo comportamento, ma per me risulta difficile andare contro a questa convinzione. Non credo che chiunque possa tornare indietro, pentirsi delle scelte e delle azioni compiute a danno degli altri, ma neanche che esistano persone nate con un animo precedentemente malvagie.
Perché si, in fin dei conti anche voi siete delle persone. Che vanno non giustificate, ma comprese.
Essere un Pilastro richiede molte responsabilità, e tra queste vi è la capacità di apprendere ogni possibile insegnamento attraverso ciò che ci capita. Nulla è dovuto al caso.
E questo nostro incontro è avvenuto per un motivo preciso.
Sei una Luna Crescente, e più di tutti hai commesso crimini atroci. Ma non riesco ad odiarti, l'odio non riesce a farsi presente in me, nel mio cuore.
Sono stupida? Ingenua? In tanti lo penseranno, ma magari è proprio l'essere sensibile che può darmi la capacità di migliorarmi e di aiutare.
-Perciò tieni a mente che riuscirò a salvare anche te, Gyutaro.-
Questo posto è una vera desolazione.- constatò (T/N), un cipiglio presente sul volto. L'atmosfera era gelida e il buio sovrastava anche il più evidente dettaglio. Non si udivano chiacchiericci, tantomeno echi lontani di persone che camminavano nei paraggi. La desolazione era tutto ciò a cui gli occhi del giovane Pilastro riuscivano ad assistere.
La presenza del demone che riusciva a distinguere non era molto distante dal punto in cui si trovava, ma non era come se la immaginava.
Era... strana.
Il demone che avrebbe incontrato a breve si differenziava dagli altri, lo sapeva bene, ma il suo istinto le diceva che qualcosa non andava. Più del dovuto.
Strinse il manico della sua katana e si avviò nei pressi di un bordello. Da una delle finestre riuscì a scorgere il volto di una donna che, terrorizzata, smise di osservarla e si nascose, come se la sua presenza risultasse ben peggiore di quella che si insediava all'interno dell'edificio.
"Non mi stupirebbe questa paura nei miei confronti." abbassò lo sguardo: "Quanto vorrei che fosse la katana ad essere la causa del suo spavento."
Si vociferava che una geisha crudele mieteva vittime al calar del sole, e per quanto a molti ciò poteva far strano, era la verità, e (T/N) lo sapeva più di chiunque altro.
Continuando a camminare e tenendo i sensi in allerta, scorse con la coda dell'occhio un bagliore nell'oscurità della notte. Non percepiva nulla di minaccioso, ma la gola le si era fatta improvvisamente secca.
Percepiva una sensazione strana a cui non era in grado di dare una spiegazione.
Cambiò direzione e si avvicinò al vicolo, la presa sulla katana sempre più ferrea e fu in quel momento che sentì le sue gambe quasi cedere.
-L'unica bellezza che possiedi risiede nei tuoi occhi.- commentò con aspro una voce femminile: -Mi chiedo come tu sia stata in grado di catturare la sua attenzione.-
Davanti a lei vi era una donna dalla bellezza sopraffina, i capelli scuri in netto contrasto con il biancore della sua pelle. Le labbra erano rosse, della stessa tonalità del sangue delle povere vittime che aveva ucciso strada facendo.
L'odore del sangue era insopportabile.
-Non so di cosa tu stia parlando, e sinceramente non m'interessa.- (T/N) fece un profondo respiro, preparandosi all'imminente battaglia: -Ma hai ucciso delle persone, non posso permetterti di girare a piede libero.-
-Ah, come se la tua minaccia contasse qualcosa.- sibilò sprezzante, facendo qualche passo in avanti: -Con chi credi di parlare, tra l'altro?! Avrai anche ottenuto l'interesse di mio fratello, ma non pensare che riceverai la mia benedizione.-
"Che cosa?"
Adesso si che era confusa. Ancora una volta, era stato menzionato qualcuno a lei sconosciuto.
Non capiva, semplicemente qualcosa le stava sfuggendo, doveva essere per forza così: di chi e cosa stava parlando quel demone, esattamente?
Che volesse-
-Da quanto tempo mi state tenendo d'occhio, voi fratelli?- ebbe il coraggio di domandare, una smorfia a incurvarle le labbra. Daki rise divertita.
-Ma come, possibile che non te ne fossi accorta? Non devi valere molto come Ammazzademone, a questo punto.-
-Non è educato essere scortesi con il prossimo.- una voce sarcastica e divertita provenne da dietro di lei. A (T/N) mancò un battito.
L'odore di sangue si era fatto molto più intenso.
Quando si voltò, vide un essere dall'aspetto particolare che la guardava e le sue gambe, ancora una volta, avrebbero voluto cedere, o semplicemente muoversi per tentare di mettersi in salvo.
-Aah fratellone, ti rendi conto di cosa stiamo facendo?- Daki assottigliò lo sguardo, i capelli che da scuri diventavano bianchi con le punte verdi: -Non possiamo lasciarla in vita! Senza contare che non è poi tutta questa bellezza.-
Il fratello la ignorò, continuando a tenere gli occhi puntati su quella ragazza che non aveva più alcuna intenzione di proferire parola, né tantomeno di muovere un singolo muscolo.
(T/N) mosse appena le labbra quando vide la mano del demone sfiorarle appena una guancia, con una delicatezza che non gli si addiceva per nulla. Si sentiva spaesata, non sapeva che cosa fare: come avrebbe dovuto comportarsi? Possibile che in pochissimi istanti la situazione stesse già degenerando?
-Il mio nome è Gyutaro. Tu sei (T/N), vero? È un nome davvero privo di personalità, dovresti cambiarlo.-
Beh, se stava cercando di approcciare con lei, evidentemente lo stava facendo nel modo più sbagliato.
Avrebbe detto qualcosa - oh, avrebbe davvero voluto farlo - ma si sentiva troppo inerme per fare qualsiasi cosa. Umiliata, anche.
Chiunque non si sarebbe dato per vinto e avrebbe cercato di attaccare quei due demoni, ma il suo istinto, per quanto volesse fare il contrario, le urlava di stare ferma immobile, di non compiere mosse azzardate.
Perché? Perché le stava accadendo questo?
Gli occhi le si inumidirono, le lacrime di frustrazione cominciarono a rigarle il volto. Non voleva farsi vedere in quello stato dal nemico, ma i sentimenti che provava erano troppo forti da gestire.
Sanemi aveva ragione: non era degna di essere un Pilastro.
-Ooh, che fai? Piangi? No, questo non va bene.- con il pollice Gyutaro le asciugava le lacrime, ma un ghigno era ben presente e gli faceva assumere un espressione ancor più folle: -Sei proprio patetica, non mi sbagliavo. Ma c'è qualcosa di te che mi fa desiderare di averti accanto. È strano.- rise divertito: -Ehi, mi è venuta un'idea geniale. Perché non diventi un demone?-
-Che cosa?! Non puoi dire sul serio!-
Daki venne ignorata ancora una volta.
-Su, basta dire si e potrai diventare molto più potente. Hai idea di quanti privilegi potresti ottenere?-
-Sai...- dopo un silenzio che durò diversi secondi interminabili, (T/N) riprese a parlare: -Io non mi reputo forte, non mi sono mai considerato tale. Ho ottenuto il titolo di Pilastro, ma a che scopo? Non riesco neanche a fare un passo in avanti per attaccarvi. Esistono combattenti più in gamba e coraggiosi, ne sono consapevole, ma di una cosa posso essere estremamente certa: non diventerò mai un mostro. Mai e poi mai.-
I suoi stessi occhi lampeggiarono nella notte come due fiamme ardenti.
Vide di sfuggita Daki inveirle contro, con un cenno di derisione nella voce. E forse avrebbe detto altro, se suo fratello fosse rimasto fermo immobile.
(T/N) si sentì soffocare. Una mano le stringeva con forza il collo e l'ira era ciò che quelle iridi demoniache stavano manifestando. Il suo umore era cambiato all'improvviso.
-Voi umani siete così stupidi. Non ti rendi conto di quale occasione stai sprecando?- (T/N) provò a respirare, invano: -Da quel poco che avevo visto ti pensavo diversa, ma ti ho sopravvalutata un po' troppo. Conduci una vita patetica e ti ostini a proseguirla senza intoppi, tsk.-
La mollò di colpo, ignorando i suoi sospiri affannosi, mentre Daki le si avvicinò con le braccia conserte.
-Te lo avevo detto che sarebbe stata una perdita di tempo.-
Gyutaro continuava ad osservarla con attenzione, l'ira presente ancora sul suo volto: -Sarò magnanimo e ti darò una seconda possibilità. Domani mi darai la risposta che desidero ascoltare. In caso contrario...- si abbassò all'altezza del suo orecchio: -Sarei costretto ad eliminarti.-
Non sapeva per quanto era rimasta lì, sola, in quelle strade fredde e scure a disperarsi.
Non voleva, non voleva fare assolutamente nulla.
Provare un'eccessiva empatia nei confronti del prossimo la turbava nel profondo, le impediva di adempiere ai suoi stessi doveri.
Per questo Sanemi la disprezzava, perché non era in grado di mettere i sentimentalismi da parte e di assumere un atteggiamento inflessibile, privo di qualsiasi di distrazione che potesse essere creata dalle emozioni.
Lei non aveva paura, e il fatto che il suo comportamento venisse percepito come tale la faceva sentire ancora più male. Ma la fitta di quella notte era stata più devastante.
-Chissà quanto avranno sofferto...- sussurrò mentre si sfiorava il collo, gli occhi della Sesta Luna Crescente impressi nella sua mente con violenza: -Soprattutto lui, emanava un'angoscia fuori dal comune...-
Trattenne un singhiozzo, volgendo lo sguardo verso il cielo stellato che impassibile aveva assistito alla scena.
-Ma che cosa voleva da me? Perché vuole che diventi un demone?-
Dubitava che fosse stata in grado di farlo innamorare. Era praticamente impossibile.
I demoni non amano, seminano soltanto morte e disperazione, e da esse ne traggono gioia. Quelli che percepisce sono i residui di antichi sentimenti umani che non lo abbandonati del tutto, ancorati a loro come cozze.
O almeno così credeva.
D'altronde, c'erano troppe domande non dette a cui voleva dare risposta. E ora, avrebbe dovuto pensare a quella che le era stata posta, che più che una domanda era stata sancita come un ordine.
-Non diventerò un demone. Non posso farlo.- si portò una mano al petto, calmandosi: -Ma posso ancora fare qualcosa.-
Era una sciocca, lo riconosceva, ma forse comprendere e sconfiggere quella Luna non sarebbe stato impossibile.
Quanti giorni erano passati? Gyutaro lo ignorava. Ignorava di come i giorni scorressero inesorabili, con una fretta disarmante.
La (c/c) non lo ricordava, ma se avesse prestato più attenzione si sarebbe accorta che il loro primissimo incontro era avvenuto ancora più indietro. Soltanto che non ne era consapevole.
In più di un'occasione le era capitato di ammirarla tra i tetti di quelle case abitate da insetti, da quella gentaglia che non pensava ad altro se non al denaro. Aveva capito subito che lei non era del luogo - quei vestiti erano troppo monotoni per essere stati realizzati con un ricco tessuto, e dal suo sorriso smagliante e dal fermaglio ben posto sui suoi capelli come ornamento, gli faceva dubitare che fosse una totale poveraccia.
Non aveva qualche particolarità, non in apparenza perlomeno. Ma l'unica cosa che aveva suscitato la sua curiosità era stato l'orecchino che portava sull'orecchio destro.
Non è lo stesso che porta il moccioso di cui ci ha parlato il Nobile Muzan?
Aveva sorriso con certo sadismo dinanzi a tale consapevolezza.
Se entrambi avevano degli orecchini identici, voleva dire che erano legati da qualcosa di speciale. Ed aveva la netta sensazione che nelle loro vene scorresse lo stesso sangue.
E se così stavano le cose, il tutto sarebbe stato ancor più interessante.
Ma invece si sbagliava.
Non riusciva a comprendere appieno il motivo di tanto disgusto, ma la nausea gli saliva alla gola ogni volta che Tanjiro tentava invano di salvare la sua sorellina, prendendo con tutta la forza che aveva in corpo quella maledetta scatola e fuggire via.
Provò una grandissima soddisfazione nel dargli un calcio in pieno stomaco, facendolo volare lontano.
-Sei così patetico!- rise, rise e rise. Daki guardava la scena con un sorriso malevolo.
(T/N) provava a raggiungerlo, ma la ferita al fianco sinistro l'aveva indebolita parecchio. Zoppicava e a stento era in grado di reggere il passo.
-Sei davvero patetica. Perché continui a combattere?- constatò con malcelata curiosità: -Tuo fratello è un'incapace, non è in grado di proteggere nessuna delle sue adorate sorelline. Guardalo come scappa pateticamente: la paura gli ha dato alla testa!-
-Mio fratello non è un vigliacco.-
-Oh beh, mi dispiace per te ma le sue azioni si contraddicono alle tue parole.-
Non doveva essere molto sveglia, ma di certo non le mancava il coraggio - e una grande dose di stupidità.
Quasi si mostrava diversa dalla sé stessa della notte precedente. Quasi.
-Hai riflettuto sulla mia proposta o devo rinfrescarti la memoria?- Gyutaro le si avvicinò, ridando vita alla stessa identica scena di poco più di ventiquattrore prima, cominciando a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli: -Poni fine a tutto questo, al tuo essere così patetica.-
-No fratellone, non credo che sia una...!-
-Fammi finire di parlare, poi si vedrà!- ribatté lui senza distogliere lo sguardo dalla sua ferita. Daki sbuffò infastidita e irritata dal fatto che fosse ancora in vita: -Vuoi diventare un demone?-
-La risposta è sempre la stessa. No.- la risposta fu secca, senza ripensamenti: -Non ho alcun motivo che mi spunta a compiere questa scelta.- decretò infine.
Dalla bocca di Gyutaro fuoriuscì una risata. Fredda e gelida come l'atmosfera circostante - un piccolo freddo brivido percorse la schiena di (T/N).
-Non ho alcun motivo... non ho alcun motivo, dice lei!- le fece da eco con pura rabbia nella voce, gli occhi assottigliati e che la fissavano in maniera quasi folle.
-Se è questa la tua decisione, preparati a morire pateticamente e dolorosamente. È il destino che meriti.- fu una questione di attimo: prima che la lama di una delle sue falci potesse anche sfiorarle il collo, un braccio la tirò indietro con forza.
-Tengen!-
-(T/N), non ti vedo tanto sgargiante. Lascia fare a me!-
Nonostante non avesse più un braccio, il suo amico era riuscito a sopravvivere. Quella consapevolezza - e forse persino la vicinanza tra i due pilastri - fece infuriare la Sesta Luna Crescente, che prese a graffiarsi il volto, l'invidia che oramai aveva invaso del tutto il suo animo.
Che invidia. Che invidia. Che invidia. Che invidia. Che invidia. Che invidia. Che invidia-!
L'odio non fa mai bene. Aiutare il prossimo non è da considerarsi una scelta saggia.
Avere aspettative è inutile, il mondo è una delusione totale.
Devi contare su te stesso e non contare su nessuno. È questa quella che dovrebbe essere considerata una regola base dell'individualità di un essere umano.
E Gyutaro, nei suoi ultimi istanti, credeva che fosse lui ad essere nel giusto. E se qualcosa lo aveva turbato, non lo diede a vedere. Non più del dovuto, perlomeno.
L'unico suo rimpianto era quello di non poter essere stato in grado di offrire a Ume una vita migliore, renderla felice.
Ma poco a poco che il suo corpo diveniva cenere, si rese conto che non era l'unico rimpianto che lo logorava spietatamente.
Incrociò le iridi di (T/N) che, velate di lacrime, lo fissavano senza alcun ripensamento.
"Ho cercato di ucciderla e piange?"
Quella ragazza lo sorprendeva ogni secondo che passava. La vide allungare la mano verso la sua testa, destinata a diventare cenere, e fermarsi di colpo, come se nella sua mente ci fosse qualche ripensamento.
-Spero che la tua anima possa essere salvata.-
Non ci credeva.
-Argh, che diamine stai blaterando adesso?-
Semplicemente non voleva crederci.
Non credeva in quelle sciocchezze, non ci aveva mai creduto.
Gyutaro credeva che se davvero ci fosse stato un dio nel cielo, da qualche parte, lo avrebbe condannato alla dannazione eterna.
Non poteva esserci pace o perdono per qualcuno come lui.
Ma quando nell'aldilà continuava ad osservare quegli occhi intristiti di lacrime, anche quando si caricò sua sorella sulle spalle e oltrepassò il muro di fiamme, si rese conto che forse ci sarebbe potuta essere una chance per uno come lui che aveva ceduto alla disperazione e non aveva provato a rialzarsi.
Forse non era tutto perduto.
Forse avrebbe potuto rinascere in quel mondo.
Forse l'avrebbe rivista.
Forse...
Quando (T/N) alzò lo sguardo verso il cielo, non versava più alcuna lacrima. Vide con la coda nell'occhio suo fratello, Inosuke e Zenitsu abbracciarsi commossi, increduli che fosse effettivamente finita.
Avevano ucciso una Luna Crescente, e di certo non era una cosa da poco.
E seppur un briciolo del suo cuore soffriva, sorrideva. Sorrideva perché era riuscita a salvare quell'anima in pena.
Perché lei lo aveva percepito, un piccolo cambiamento. Sapeva che la sua testardaggine aveva fatto breccia su quella corazza gelida, che fosse stato quello il motivo principale per cui il demone si era così tanto interessato - innamorato?- a lei.
Era certa che aveva riflettuto per bene sulle sue scelte, si era posto tante domande da giungere a una conclusione. E che, in particolare, fosse stato in grado di far pace con la sua sorellina.
-Forse in una prossima vita resterò al tuo fianco.- si ritrovò a sussurrare.
Sperava che quel suo pensiero, un giorno, si potesse concretizzare.
Lo sperò con tutto il cuore.
🌸Angolo Autrice🌸
Spero che la One-Shot sia stata di tuo gradimento, tecnoringo!!
Ho aspettato la seconda stagione con estrema ansia, e sapere che è già terminata mi ha creato un vuoto nel cuore aiuto-
Soprattutto perché speravo di vedere animata la scena della riunione delle Lune Crescenti, peccato ;~;
Ma tralasciando ciò, finalmente ho ritrovato un po' di tempo libero per aggiornare questa raccolta. Purtroppo lo studio non mi lascia mai in pace, ma cercherò comunque di non darmi per vinta e di aggiornare più spesso, per quanto possibile.
Parole = 2980
Curiosità = ho aspettato la seconda stagione con ansia, soprattutto perché mi servivano le gif di Gyutaro XD
Ma vabbè, tornando a noi: anche se (T/N) è la sorella di Tanjiro, in questo caso l'ho resa Pilastro perché mi ispirava. Non so nemmeno io il perché. E sta di fatto che, nonostante Sanemi la critichi aspramente per essere scema come Tanjiro e altro, in realtà ha una cotta per lei. Volevo rendere questo dettaglio più evidente ma beh, questa è una GyutaroxReader e non mi sembrava il caso.
- LadyFraise💜
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top