✿Night Sky - Kokushibou x Reader✿
Sono passati anni da allora, eppure continuo a pensare a quel giorno, alla terribile agonia che il mio cuore decise di provare nel momento in cui le nostre strade si divisero.
Chi lo avrebbe mai detto, che la sofferenza potesse essere in grado di raggiungere picchi così alti?
Erano stati in molti ad avvisarmi di starti lontana, che non avremmo mai avuto un futuro, ma la speranza che avevo risposto in esso era stata talmente grande da farmi illudere come una sciocca, una bambina che non aveva mai veramente smesso di credere nelle fiabe. Ci avevo sperato davvero.
Stava andando tutto così bene... perché hai dovuto intraprendere quel cammino tossico, che nemmeno nei sogni più sublimi del tuo inconscio si sarebbe potuto realizzare? Perché io, per quanto ti ami, sono consapevole che l'obbiettivo che tanto ti sei prefissato non conoscerà vittoria, tantomeno una minima soddisfazione.
Non diventerai mai forte come lui, di questo ne potrai essere eternamente sicuro. Perché in fondo lo sai anche tu che, per quanto ci speri, non vi è via di scampo. Pur di rinchiudere il tuo passato, di cancellarlo, sei stato disposto a cambiare identità, a darti un nome che ti rende ancor più pietoso dinanzi ai miei occhi.
E non solo.
La tua forza, benché ammirevole, non raggiungerà mai i livelli sperati e il culmine di disperazione che lacera il tuo animo non farà altro che tormentarti per aver trascurato le persone per cui avresti dovuto prenderti cura, anziché scegliere di percorrere una dannata esistenza, colma di sangue e angoscia, di vite strappate e utopie infime.
Ma nemmeno adesso che è giunta la mia ora, riesco a provare odio. Il mio amore è talmente grande da arrivare a tanto? Possibile.
Ma perché dovrei? Sono stata io a pugnalarti le spalle, dopo che tu hai deciso di farmi diventare una Ammazzademoni...
Quando sei diventato un demone hai tradito la squadra e tuo fratello gemello. Il tuo sguardo mi era bastato a sapere che mi volevi accanto, specialmente perché ai tuoi occhi era giunto il momento della rinascita.
Il nome Michikatsu era sparito nel nulla, e fu questa consapevolezza a terrorizzare il mio cuore e a rifiutare, ferendo ciò che rimaneva del tuo. Ci hai maledetti, a me e a Yoriichi, i tuoi occhi lo facevano percepire dolorosamente.
Anche se sarei dovuta essere io ad accettare l'odio, il rancore e la delusione.
Ma sono folle come te, a quanto pare; la vecchiaia non è riuscita a strappare in me quel desiderio di rivederti un'ultima volta, a discapito della scelta peccaminosa che hai commesso. Adesso chiudo gli occhi, la mente che comincia ad abbandonarsi ad ultimi e tristi ricordi. I pochi felici vissuti in tua compagnia che mi rimangono.
La possibilità di incontrarci in un'altra vita rimane comunque alta. Se prenderò un percorso sbagliato da quello che ho compiuto in questa, di vita, non lo so. Spero di non farlo, perché un'altra anima dannata al tuo fianco sarebbe fatale per la tua tormentata.
-Anche nella morte, non smetterò mai di pregare per te, per la salvezza della tua anima... Kokushibou. Semmai ci rivedremo, sappi che non commetterò lo stesso errore e non ti lascerò più solo.-
Vivere in povertà era sempre stato un vero problema, tanto che doveva fare tutto il possibile affinché lei e la sua famiglia riuscissero a continuare una vita che, da anni orsono, era destinata a lottare per la sopravvivenza.
Certo, non vi era attimo in cui non fossero felici - sentimento che coloro che possedevano un alto rango avevano dimenticato -, ma era anche vero che qualche soldo in più avrebbe giovato loro un'esistenza alquanto serena e priva di preoccupazioni.
A (T/N) non era mai passato per la testa di ripudiare i suoi genitori, di fantasticare su una vita che non le apparteneva; era diversa dalle ragazze della sua età. Faceva il possibile per mantenere quella felicità, lavorando quasi tutti i giorni se necessario pur di riempire bocche da sfamare, soprattutto quelle dei suoi fratellini che, della vita, avevano ancora capito molto poco.
Delle volte le capitava di incrociare la strada con bellissime fanciulle dai kimono sfarzosi, figlie di samurai che non perdevano tempo a deriderla e a guardarla con sufficienza quando ne sentivano il bisogno. Non le odiava, (T/N) provava soltanto una grandissima pietà per loro.
Chi perdeva tempo ad importunare gli altri non era felice, completamente soddisfatto della propria ricchezza o opportunità di vita. Sebbene quelle ragazze non rientrassero nella lista delle sue simpatie, poteva chiaramente scorgere nelle loro anime una solitudine immane.
Chiunque avrebbe potuto dire che era impossibile, ma questa abilità che la aveva accompagnata sin da piccola, a quanto pare, era l'unica a possederla. Le bastava concentrarsi qualche secondo in più per riuscire ad identificare le emozioni che una determinata persona provava, e non le serviva compiere il minimo sforzo.
Lo aveva rivelato solamente a un paio di amiche, ma queste si erano limitate a riderle in faccia, convinte che la (c/c) le stesse prendendo in giro. Come se lei avesse del tempo prezioso da perdere.
Nessuno la aveva mai capita, era sola e in balia di sentimenti che non le appartenevano.
-(T/N), non serve che continui a sforzarti, potrebbe essere pericoloso per la tua salute.-
La voce di una vicina di casa la fece quasi sussultare. Avvertì nella donna sincera apprensione, e lei si limitò a sorriderle per rassicurarla.
-Non si preoccupi, sono abituata a lavorare fino a tarda notte.-
-È pericoloso, (T/N). Sai che i demoni possono essere sempre in agguato.-
I demoni. Da quanti secoli erano in circolazione? Si ricordava che, quando era piccola, era stata solita ad ascoltare miti su quelle creature, che parevano possedere il sangue di un certo Kibutsuji Muzan. Era palese che fosse il loro re, creatore, o capo - un loro superiore, insomma - ma non le era mai importato un granché provare ad informarsi su un essere che, in qualche modo, era riuscito a raggiungere la perfezione.
Né a lei e né ai suoi famigliari era capitato di imbattersi in una di quelle creature demoniache, pertanto nemmeno i suoi genitori credevano più a quelle leggende popolari. Di notte, nei pressi del loro villaggio, dei corpi mutilati e irriconoscibili erano stati trovati, specialmente in zone dove le persone evitavano di avere a che fare. Quegli eventi venivano collegati a un qualche pazzo omicida, ma quale essere umano talmente folle sarebbe stato così folle da ridurre una persona in quello stato?
La morte si imbatteva in giovani fanciulle, ed era per quel motivo che (T/N) non biasimava la preoccupazione dell'anziana signora accanto a lei.
-Non si preoccupi, tornerò a casa non appena avrò finito. Non manca molto.-
Lavorare ai campi fino a tardi era stato un passatempo, nell'ultimo periodo. Poco si preoccupava che il sole stava tramontando, e che quei demoni che tanto la gente temeva avrebbe potuto attaccarla. Non si sarebbe fatta trovare impreparata, se ciò sarebbe accaduto.
Aveva dedicato la sua vita al lavoro, a portare il pane a casa, e questo le bastava per renderla felice. Non avrebbe mai indossato un kimono di seta pregiata o non sarebbe diventata la moglie di un ricco samurai, eppure una cosa era certa: nessuno avrebbe potuto renderla più felice di così.
Arrivò la notte quando, dopo un bel po' di stanchezza, (T/N) decise di tornare a casa. Il cielo era completamente scuro, la luna pareva essere diventata la unica vera protagonista di quello spettacolo notturno. Non che si lamentasse, ma preferiva di gran lungo osservarla accompagnata dalle stelle piuttosto che da sola.
Da bambina aveva l'abitudine di paragonarsi ad essa: imparagonabile al sole, ma accerchiata da delle amiche luminose che non l'avrebbero abbandonata nemmeno per un istante. Era così che vedeva la luna e lei, proprietaria di una vita monotona ma accompagnata costantemente da persone che l'avrebbero amata fino al momento della sua morte.
La (c/c) cercò di aumentare i passi - la sua famiglia doveva essere molto preoccupata - ma qualcosa le fece gelare il sangue nelle vene. Quel che aveva intravisto era un qualcuno di spettacolare.
Non le parve di scorgere un demone, dinanzi a lei, ma un uomo alto con una katana a portata di mano. Il buio non le impedì di osservare il sangue che colava incessantemente da essa, due cadaveri dall'aspetto abominevole che sembravano si stessero sgretolando a vista d'occhio, delle imprecazioni che svanivano nel vuoto di quella serata particolare.
-Cosa ci fai ancora qui?-
Ogni muscolo di (T/N) era immobile, una voce severa e fredda che le intimava di andarsene.
-Perché hai ucciso quei demoni?- quasi si maledisse; era la domanda più stupida che avesse rivolto a qualcuno: -Sono stati artefici di altri delitti?-
-Si, di innumerevoli delitti. Anziché ignorare la mia domanda, adesso ti invito cortesemente ad allontanarti.-
La luce fioca della luna riuscì a farle vedere del tutto la figura che aveva davanti. Indossava un kimono nero e viola, e dei pantaloni hakama scuri legati con quello che doveva essere un panno bianco. Occhi marroni e con pochissimo calore la squadravano attentamente, i capelli legati che ondeggiavano leggermente a causa del venticello che aveva deciso di diventare momentaneamente il protagonista di quell'incontro.
-Risulterò insolente, ma vorrei dedicare la mia vita a scacciare questi mostri dal nostro bellissimo Paese.-
Non le servì osservarlo, per capire che doveva essere rimasto completamente sorpreso dalle sue parole. Probabilmente perché era una donna, il cui compito sarebbe dovuto essere quello di prendersi cura dei campi o badare ai bambini, tuttavia poteva percepire un qualcosa di strano nell'aria.
Escluse il motivo, intravedendo attorno all'uomo una sensazione che la confondeva.
Che fosse curioso? Soddisfatto delle parole udite?
(T/N) stessa non era riuscita a capire perché le sue intenzioni erano cambiate così all'improvviso. Non era una pacifista, tantomeno però una ragazza che si cacciava in faccende più grosse di lei.
Quel breve incontro la aveva stordita in maniera decisamente strana, la sua mente che continuava ad avere quel pensiero fisso.
Non lo conosceva, come poteva dunque porgli una richiesta tanto avventata?
-Sei consapevole dei rischi a cui vai incontro?- il suo tono di voce divenne meno inespressivo: -Non coinvolgerai la tua sola vita; intraprendere questo percorso è una scelta ardua, che soltanto i più forti e impavidi riusciranno a superare.-
Avrebbe voluto dire la sua, aprire nuovamente bocca, ma stavolta neanche una sillaba le sfuggì.
-Dovrai abbandonare coloro che più ami. Sei pronta a rinunciare al tuo passato? Ad attraversare una via senza ritorno?-
Era incredibile come tutto stesse per cambiare in una manciata di minuti. E con la sola motivazione che la sua mente si era scollegata per un momento e aveva deciso di far parlare, per una volta, il suo cuore.
Aveva le idee annebbiata, una confusione che ben presto divenne qualcos'altro. Ora le era abbastanza chiaro: non credeva di essere una qualche divinità, ma non poteva negare di possedere invece un certo dono. Dono che da lì in avanti avrebbe avuto la possibilità di utilizzare per scopi ben maggiori.
"Che anche lui possieda un talento simile al mio?" chiamarlo talento era eccessivo, ma anche il termine potere, per quanto potesse risultare banale, la metteva a disagio.
Doveva pensarci bene.
Se avesse cambiato idea, poteva avviarsi silenziosamente verso un'altra stradina e comportarsi come se quell'incontro non fosse avvenuto - dubitava che l'uomo l'avrebbe inseguita.
Se invece la sua incertezza si sarebbe tramutata in un "si", diceva addio a quella normalità che la aveva accompagnata. Avrebbe dovuto allontanarsi dalla propria famiglia per proteggerla da lontano e difendere le vite della povera gente che a stento riusciva a difendersi.
Era la prima volta che (T/N) comprese che, una vita monotona, non era quel che aveva desiderato.
Poteva essere riuscita a raggiungere un tale livello di arroganza in pochissimo tempo?
Salvare e mettere al sicuro vite umane le faceva unire, ma far soffrire le persone a lei care? Quello era un gesto tutto tranne che eroico. Egoistico e sfrontato, di sicuro.
Ma ormai aveva deciso.
-Ne sono consapevole. Per questo accetto.-
Chinò un poco il capo, in segno di totale rispetto. Un uomo che si dedicava alla vita altrui non poteva che riceverne.
Nessuno dei due si mosse, con le iridi (c/o) rivolte a terra, lei riuscì ad udire un "vedo che hai deciso" ma nient'altro. Ancora non riusciva a capire con esattezza se la figura davanti a lei la stesse considerando un'emerita sciocca o una fanciulla coraggiosa.
Senza che fosse avvertita, (T/N) lo vide smettere di impugnare l'arma e incamminarsi chissà dove, un'azione silenziosa che la intimava di seguirla. Lo seguì.
La fortuna aveva voluto che, l'anziana di qualche ora prima, era stata disposta a portare ciò che aveva raccolto alla sua famiglia, dandole la possibilità di sfamarsi a dovere anche per quel mese. L'unico problema era che si stava allontanando da loro ogni passo di più.
Non li avrebbe abbandonati, le lettere e le giuste quantità di cibo sarebbero arrivati ugualmente alla porta di casa loro, di questo se ne sarebbe curata personalmente. Se fosse fattibile, non lo sapeva, ma aveva compiuto la sua scelta e come tale doveva fare il possibile per rispettarla.
Si affiancò all'uomo che la stava accompagnando e che - non si sorprese minimamente - non la calcolava di striscio.
-Posso sapere il tuo nome?- lo stava riempendo di domande. Più tardi, avrebbe scoperto che il suo nome era Michikatsu.
Era la prima volta che osservava un panorama notturno così affascinante.
Il posto di Quinta Luna Crescente era vuoto.
Con l'opportunità proprio lì dietro l'angolo, (T/N) si sentì però come se fosse ancora lontana dall'essere in cima; dall'essere rispettata e temuta da tutti quelli di un rango inferiore al suo.
Certo, doveva molto a Kokushibou. L'aveva presa sotto la sua ala dal momento in cui aveva bevuto il suo sangue - dalla trasformazione, all'allenamento, e ad altri vari consigli, Kokushibou era la fidata guida, colui che si era occupato personalmente di lei.
E, bene, (T/N) aveva notato quanto desiderasse di più da quella sua guida.
Da quella guida. E quell'attenzione.
Non ricevere attenzioni era quasi peggio di quando Kokushibou sembrava non rifiutasse i suoi progressi. Era come flirtare con un muro di mattoni, e dov'era il divertimento, a quel punto?
Ma no, ora qualcosa doveva cambiare. Per raggiungere il suo nuovo obbiettivo, (T/N) aveva bisogno di una spinta. Fu in grado di riconoscerlo. Il primo piano che le venne in mente, tuttavia, avrebbe richiesto un po 'di audacia e la possibilità di diventare la motivazione delle ire di Kokushibou.
Era un rischio che era disposta a correre.
Dirigendosi verso i livelli inferiori della Fortezza Infinita, cercando l'ampia stanza dove Kokushibou dedicava incessantemente per ore e ore. Trovò la stanza piuttosto rapidamente, come se Nakime la stesse aiutando a spostare l'edificio.
Sperava che non stesse guardando cosa stava per succedere, occhi indiscreti sarebbero stati la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, soprattutto se quegli occhi appartenevano a una dei servitori più fedeli e preferiti di Muzan.
Non si sorprese quando entrò nella stanza.
Kokushibou era lì, ad allenarsi. Come se ne avesse avuto veramente bisogno.
Era quasi poetico vederlo allenarsi con quelli che erano demoni di rango più basso. Si stava preparando per l'eventuale scontro finale che lo avrebbe visto partecipe, ma... per un momento, a (T/N) parve di percepire una certa tensione. Mai aveva compreso il motivo per cui potesse essere capace di percepire gli stati d'animo di chi le stava attorno - come se fosse stato un potere che l'aveva accompagnata dalla notte dei tempi -, eppure poco le importava, specialmente in una situazione importante come quella.
Esitò ad avanzare di qualche passo, a interrompere quella meravigliosa visione, ma per fortuna Kokushibou avvertì quasi immediatamente la sua presenza. Si voltò per affrontarla, senza preoccuparsi di pronunciare una parola fino a quando non le fu chiesto letteralmente di farlo.
Tipico.
-Kokushibou-dono, sono giunta qui con una richiesta.- (T)N) cercò molto difficilmente di non mostrarsi lamentosa o fastidiosa. Si avvicinò, avendo bisogno di avere a portata di mano il suo nuovo e ossessivo obbiettivo.
Kokushibou rinfoderò la spada ma non disse nulla, quindi (T/N) continuò: -Voglio essere tra le le Lune Crescenti. È ora che il Nobile Muzan riconosca il mio valore, esattamente come ha fatto con quel Kaigaku.-
Le dava un enorme fastidio che un semplice ragazzo avesse avuto la possibilità di divenire una Luna Crescente prima di lei. Era da quindici anni che serviva il Nobile Muzan con dovuta devozione, e la sua forza era stata riconosciuta persino da Kokushibou, che l'aveva resa demone, ma non si era spostata dal suo titolo di Prima Luna Calante. Dopo il massacro di quelle Lune così mediocri, erano stati risparmiati soltanto lei ed Enmu. Il "compagno" era deceduto subito, e le era stata data l'opportunità di allenarsi personalmente con la prima Luna Crescente in vista dello scontro che li avrebbe visti vincitori.
Il suo stomaco si contorceva in un sentimento strano e piacevole tutte le volte che la sua mente divagava e pensava a Kokushibou, il quale era certa avesse parlato con il Nobile Muzan sul suo futuro. Quel gesto non era riuscita a capirlo, ma che fosse accaduto un fatto simile era ovvio.
D'altronde, perché mai il Nobile Muzan si sarebbe dovuto interessare a lei, una semplice pedina?
La Prima Luna Crescente era ben diversa da lui, vi era stato qualcosa a spingerlo a compiere tale richiesta. Per questo (T/N) non poteva fare altro se non rimanergli per sempre riconoscente. La sua vita era stata uno schifo sin da quando fece il suo primo lamento al mondo, cresciuta da un padre che non l'aveva mai amata e da una sorella che aveva sprecato giorni interi a deriderla per sciocchezze.
Così, non appena aveva avuto l'onore di incontrare Kokushibou e di diventare un demone, non perse minuto in più e li uccise. Era libera dalle catene che l'avevano tenuta prigioniera, era vero, anche se una terribile sensazione da quel giorno l'aveva tormenta.
Ricordi fugaci e felici di un'antica famiglia, campi coltivati con amore, panorama mozzafiato e un incontro di vitale importanza al chiaro di luna...
(T/N) sapeva di non aver mai raggiunto quei luoghi, di non aver mai provato qualcosa per un qualcuno che non fosse stato... Kokushibou? Allora perché? Perché quelle specie di visioni non la lasciavano in pace?
Kokushibou fece schioccare la lingua al suono del nome del loro padrone: -Questo non è un'onoreficienza che si ottiene così facilmente.-
-Lo so.-
-Allora cosa ti fa pensare di essere degna di quel posto?- adesso Kokushibou fu il primo a farsi avanti, torreggiando su (T/N) come se stesse tentando di intimidirla. Come se non fosse pienamente consapevole di quanto (T/N) fosse determinata.
Lei sorrise.
-Guarda quanto sono diventata forte in così poco tempo! La mia forza è certamente al di sopra di quell'idiota di Kaigaku, un umano debole come lui non si meritava il titolo di Sesta Luna Crescente, quello spettava a me di diritto. E sei stato tu ad allenarmi per tutto questo tempo, e sai perfettamente di che cosa sono capace.-
Si avvicinò a Kokushibou, mettendosi una mano sul petto: -Me l'hai detto tu stesso.-
-Eppure ti manca la capacità di riflettere nelle situazioni critiche e di non permettere alla tua impulsività di sottometterti.-
-Kaigaku è peggio, lo hai visto e lo sai bene; il rancore gli annebbia la mente. Ed è una delle tante motivazioni che mi spingeranno a ribattere sul titolo che il Nobile Muzan gli ha concesso.- emise un sospiro frustrato: -Voglio più sangue.-
Per una volta, Kokushibou sembrò sorpreso. Era un'espressione carina su di lui, con la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati. Ma (T/N) ebbe la sensazione che stesse per ricevere un rifiuto, quindi continuò rapidamente.
-Solo il tuo sangue desidero. Prometto di non versare una sola goccia, proprio come l'ultima volta. Per favore.- L'implorarlo non era un atto debole, non quando era l'unico che riconoscere il suo valore. Le mani di (T/N) si strinsero sul lembo del kimono di Kokushibou, il tessuto che si contorceva e si raggruppava sotto le sue dita.
(T/N) avrebbe tanto voluto prendere lei stessa il suo sangue. Si chiese cosa avrebbe fatto Kokushibou anche se gli avesse morso il collo o le labbra. Avrebbe lasciato che accadesse, passivo come sempre, o avrebbe combattuto? O peggio ancora, sarebbe morta subendo il suo odio? Il pensiero della sua ira che incombeva su di lei mentre la uccideva, fece scoppiare (T/N) in un sudore freddo. Cercò di non rabbrividire.
Il sangue di Kokushibou era qualcosa di prezioso, sangue quasi vicino a quello di Muzan. (T/N) era pienamente consapevole di ciò che stava esattamente chiedendo, eppure, si trovava sempre più ansiosa ad ogni secondo che passava. Kokushibou doveva ancora rimproverarla, ma (T/N) vide che stava invece optando a meditare sui suoi motivi, come uno stratega che pianificava la prossima mossa leggendo in profondità ogni pensiero di un suo nemico.
(T/N) provò nuovamente a rimanere composta e silenziosa, in attesa di una risposta.
-Perché dovrei soddisfare questo tuo capriccio?- chiese lentamente Kokushibou, in realtà considerando i suoi desideri. Il battito cardiaco di (T/N) era aumentata.
-Una Luna Crescente che ti serve a qualsiasi costo.- ricominciò a parlare, allontanandosi un poco dalla sua figura. La sua voce divenne affannosa mentre continuava: -Una Luna Crescente nel quale scorre nelle sue vene il tuo sangue, pregno della tua potenza. Avresti sostanzialmente due punti a favore. E io devo tutto a te, non al Nobile Muzan.-
(T/N) lo osservò cercando nel suo viso una piccola espressione, o si percepire in lui qualche sentimento. Ma non accade.
Kokushibou socchiuse gli occhi e fece un passo avanti, le sensazioni del suo animo assai indecifrabili: -Lo stai... lo ammetti allora? Che tu non raggiungerai mai il tuo obbiettivo, senza il mio aiuto?- la bocca di (T/N) si seccò e fece un passo indietro, colta alla sprovvista. Dovette alzare il collo per guardare Kokushibou negli occhi e ricordare a se stesso perché lo stava facendo. Respirò profondamente.
Si era prefissata un nuovo scopo di vita, che se fosse terminato con la loro vittoria, l'avrebbe resa infinitamente felice accanto a colui che amava più di ogni altra cosa. La sua vita non era più noiosa e triste, insignificante, e a Kokushibou doveva tutto. L'aveva salvata in tutti i sensi e per questo non poteva fare altro se non amarlo di più e renderlo orgoglioso di lei.
Dubitava che fosse a conoscenza dei suoi sentimenti, ma poco le importava. Non sarebbe stato nemmeno questo a farla desistere.
(T/N) tornò a sorridere, ignorando una volta per tutte i meri ricordi di una vita passata e osservando il suo attuale presente e futuro, il cielo notturno che mai si sarebbe stufata di ammirare.
-Io ho bisogno di te. Non è un segreto.-
❇️Angolo Autrice❇️
Ed ecco a te la One-Shot, mia carissima Marquise-thesade! Oggi anche tu compi gli anni, pertanto non potevo non dedicartela, specialmente perché sei la mia migliore amica e ti auguro il meglio dalla vita💜
È incredibile che molti dei miei amici siano nati a giugno e luglio... ma vabbè, apparte questo, vi anticipo subito che la prossima One-Shot sarà una TanjiroxReader. Ero in vena di fare spoiler U.U
E facendo una sorta di riferimento alla One-Shot su Kokushibou, mi dispiace tantissimo che nell'intero fandom sia la Luna Crescente meno calcolata, perché trovo che sia un personaggio che ha molto da dire, in special modo poiché legato a Yoriichi.
Parole usate = 3775
Curiosità = volevo narrare il "tradimento" di Reader dal punto di vista di Kokushibou, ma temevo che così facendo la lettura si sarebbe rivelata molto pesante, così ho deciso di riassumere il tutto in poche righe, per quanto possa essere stato possibile. Anche in questa storia è presente il concetto di reincarnazione (non sono in fissa, noo-), ma una Reader cazzuta e crudele stavolta ci voleva. Non può essere sempre gentile e tenera in ogni sua vita, insomma! ♡˖꒰ᵕ༚ᵕ⑅꒱
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