⭐️Capitolo Speciale: Kyojuro Rengoku⭐️ (Prima parte)
* Membri della Squadra Ammazza-Demoni che si occupano di ripulire i luoghi dove sono appena avvenuti scontri tra spadaccini e demoni. Hanno il dovere anche di prestare cure ai feriti e fasciare eventuali vittime per portarle via. Alcuni si occupano di assistere specifici spadaccini, se è il Capofamiglia a permetterlo e ad assegnare un Kakushi al suo spadaccino.
** Sono corvi che vengono utilizzati dal membri della Squadra Ammazza-Demoni, principalmente per la comunicazione.
*** Colazione tradizionale Giapponese. Protagonista del pasto è il riso bianco al vapore, accompagnato da alghe, uova, pesce e verdure miste.
**** Campo situato vicino alla Tenuta delle Fiamme, presso la Residenza dei Pilastri Ammazza-Demoni. É tramandato dalla famiglia Rengoku da generazioni, ed esso rappresentava il punto di svolta dove si teneva l'esame finale degli spadaccini per diventare Tsuguko. È anche un luogo di passione e riservatezza, dove tutte le coppie della famiglia Rengoku, destinate al matrimonio, dicevano la proposta alla loro futura moglie. È un posto che possono raggiungere solo i membri della famiglia e i Pilastri, ed è caratterizzato da un'alba che quando splende tutte le mattine, fa brillare i girasoli di un dorato intenso.
Anno 1907: Quartier Generale Squadra Ammazza-Demoni
Tenuta delle Farfalle, ore 08:45, 15esimo giorno del settimo mese
Otto anni prima
Quel giorno le cicale frinivano in un canto infinito, quasi melodico, che non avresti mai voluto smettere di ascoltare. Il vento estivo mi accarezzava i capelli, distesi morenti sul cuscino di un letto dal materasso resistente e compatto. Non li sentivo quasi al contatto con essa, sembravano come avvolti da un angelo in completo stato di leggerezza.
Aprendo lentamente gli occhi vedevo da una finestra davanti a me i petali di ciliegio, che volavano al vento profumando i dintorni.
Osservai meglio la zona dove avevo quasi ripreso conoscenza, e vidi che ero sdraiata e avvolta da un lenzuolo bianco. Era in tessuto leggero adatto al clima afoso del periodo, e non avvertivo nemmeno un senso di pesantezza dovuto al materiale comodo con cui era stato fabbricato.
Cercai di alzare il busto per svegliarmi definitamente, ma al primo cenno sentii una fitta forte alla schiena e mi obbligò a rimettermi a letto sdraiata. «che dolore... Cos'è stato?»
«Sei stata ferita da un demone, giovane spadaccina.» una dolce voce femminile mi parlò in fondo alla stanza, mentre il rumore dei suoi passi diventava sempre più udibile.
«Non ti consiglio di alzarti di schiena, sei ancora troppo debole e ti serviranno un paio di giorni per far ricucire le ferite.» mi poggiò altre coperte sulla parte finale del letto, e si sedette in una sedia accanto ad un comodino con una lampada al neon.
«Cosa mi è successo? Non ricordo nulla.» portai una mano alla guancia, e sentii al tatto un piccolo squarcio aperto, ormai cicatrizzato ma ancora fresco. Avevo un taglio profondo alla guancia, e non era solo quello: le gambe nonostante fossero ferme tremavano, il busto mi faceva male e schiena compresa, avevo un leggero mal di testa e tutto il collo fino al petto era stato fasciato. La pelle puzzava ancora di sangue, e le unghie delle mani erano molto consumate.
«Ieri notte un nostro spadaccino ti ha salvata da un brutto scontro con un demone, ti eri imbattuta in lui mentre dormivi dentro una catapecchia abbandonata nel cuore di un paesino. Ci ha raccontato che mentre svolgeva una missione nelle vicinanze ha sentito delle urla, e un tremendo odore di sangue. Temeva fossi già morta, ma per fortuna sei stata solo ferita alla guancia e hai riportato qualche frattura in più parti del corpo, nello specifico una al ginocchio destro e una costola, ma niente di grave. Nel giro di un po' di tempo dovresti recuperare a pieno le forze, ma per sette giorni minimo non ti consiglio di muoverti da quel letto.» la ragazza portava una copertura in tessuto nero che le oscurava parte del viso, rendendo visibili solo occhi e naso. E tutta la divisa era simile a quella dei cacciatori di demoni.
«Chi sei?» domandai, non avendo ancora ripreso completamente conoscenza.
"Mi chiamo Nakano Kaori, sono un Kakushi*
della Squadra Ammazza-Demoni e mi sono occupata personalmente di condurti qua da noi. Quando Rengoku-Dono ci ha informati di te eravamo tutti preoccupati, ma per fortuna adesso sei in cura.» dal copricapo incluso con la divisa nera le spuntò all'esterno una ciocca di capelli neri, e gli occhi castani mi guardavano con gentilezza.
«Grazie per... av.. avermi sal.. vata.» la voce mi usciva flebile, e tremavo molto nonostante ci fossero 28 gradi.
«Kanae-Dono ha fatto stilare alle sue infermiere una lista di medicine e creme anti-infiammatorie che dovrai prendere nel periodo di permanenza, ti prego di non trascurarne nemmeno una. Ah già, oggi riceverai anche delle visite, intorno alle 14:00 di pomeriggio.» detto questo si alzò, prendendo alcune scartoffie dal comodino e portandole verso il cestino nella stanza da letto. «Adesso scusami ma devo andare a sistemare altri pazienti, buon riposo.» mi mostrò un bel sorriso raggiante, e uscì dalla stanza facendola piombare di nuovo in quel silenzio rilassante di prima.
Mi misi a fissare il soffitto, e poi la finestra davanti a me vedendo un magnifico cielo azzurro estivo. Mi ricordava molto il posto dove ero nata, un luogo dove non tornavo da tempo e che avrei preferito non vedere più. Anzi, se ci fossi tornata mia nonna mi avrebbe sicuramente rimproverato, e rimandato con la forza in quella scuola. Non era la vita che mi apparteneva e ho preferito fare di testa mia, come del resto fece anche mio padre da giovane.
Più ripensavo al passato però, e più mi sentivo una stupida. Ho fatto preoccupare inutilmente mia nonna credendo fossi morta, e dopo quattro lunghi anni verrà a sapere che andavo in giro a fare la vagabonda, sperando in un futuro da spadaccina come lo è stato mio padre. Chiusi gli occhi, cercando di perdermi nel completo vuoto della mia mente priva di pensieri.
Li riaprii subito vedendo il soffitto della stanza, e d'istinto mi venne l'idea di alzare il busto. Quando lo feci sentii la scarica di prima, e mi rimisi giù, ma poco prima di farlo vidi davanti a me una figura rossa seduta nella sedia dove poco prima stava Kaori. Mi fissava con un'aria preoccupata, ma stranamente stava sorridendo.
Buttai la testa sul cuscino, e mi voltai vedendo meglio la sagoma: era un ragazzo che avrà avuto all'incirca la mia età, o forse anche un anno in meno; portava i capelli biondi con qualche ciocca rossa legati in un codino corto, una divisa simile a quella della Kakushi ma che non copriva tutto il corpo; i dettagli del viso erano particolari, aveva due occhi dorati con le iridi rosso fuoco, e le sopracciglia erano molto marcate di un nero scuro.
«Vedo che ti sei svegliata, mi fa molto piacere! Sono l'Ammazza-Demoni che ti ha salvata ieri sera, Kyojuro Rengoku. Come stai ora?» mi chiese, con un tono diretto ma al tempo stesso calmo e pacato. Sembrava che la sua presenza facesse sentire più al sicuro gli altri, e la sua voce nonostante fosse alta e diretta ti faceva sentire cullato, quasi come se ti riscaldassi vicino ad un focolare.
«Grazie... Ma chi sei esattamente?» la Kakushi non mi aveva detto il nome della persona che sarebbe venuta a farmi visita, né mi aveva descritto il suo aspetto fisico. Per di più mi ero addormentata per massimo dieci minuti, e quella persona sarebbe venuta fra sei ore.
«Come chi sono... Non mi riconosci? Devi aver perso la memoria per via della brutta cera in cui eri, sono Kyojuro Rengoku, te l'ho appena detto due secondi fa.» mentre parlava non faceva sparire il sorriso ardente che aveva in volto, e questa cosa mi faceva sentire più sicura.
«Ah scusami, mi ero addormentata. Come mai ti sei preso il disturbo di venire qua?»
«La Kakushi Kaori deve essersi dimenticata di nuovo di avvisare un paziente di eventuali visite... Che sbadata.» sbuffò, e sgranai gli occhi.
«No ti sbagli, me lo ha detto eccome! Solo che... Non sei venuto troppo presto? la visita era alle 14:00.»
«Forse sei ancora addormentata... Guarda che sono le 14:00 in punto. Dai un'occhiata a quel pendolo.» mi indicò l'arnese in legno attaccato al muro dall'altra parte della stanza, e mentre faceva oscillare il filo dorato, segnava l'ora detta da Rengoku.
«Cosa?! Ma quanto ho dormito?!» l'emozione mi fece di nuovo alzare, e sentii un'altra scarica alla schiena. «ahiaaaa!»
«Meglio che ti riposi adesso, io tornerò a trovarti anche domani. Ah, non hai ancora risposto alla domanda!» teneva per tutto il tempo le braccia incrociate, come se aspettasse qualcosa.
«Ah vero, beh come puoi vedere non sto benissimo ma possiamo dire che sono stata peggio.» dopo la mia risposta ritirò le braccia, portando le mani sopra le ginocchia e alzandosi in piedi.
«Molto bene, allora se non ti dispiace d'ora in poi verrò ogni giorno a vedere come stai, così potrò farti diventare mia allieva senza il bisogno di doverti prima conoscere all'infuori degli allenamenti!» Disse ancora con il tono di voce alto, rimanendo questa volta con il volto direzionato verso nord.
«In che senso devo diventare tua allieva?»
«Abbiamo deciso con il Capofamiglia, mentre stavi dormendo, che la figlia di
Okumura-Sama non può restare senza un futuro da spadaccina. In fin dei conti, sei sopravvissuta allo scontro prima che arrivassi io e non è una cosa da poco. Quindi senza il tuo consenso, che non è obbligatorio da avere, ti abbiamo nominato mia allieva così che tu possa diventare un giorno erede di tuo padre. Essendo di Classe Kinoe, ho il permesso di farlo.» disse quella frase mantenendo il sorriso solare, e per un breve attimo ci fu un momento di silenzio.
La mia espressione rimase impassibile ancora per poco, prima di sfociare in una scioccata ed esterrefatta. «Stai scherzando?! Non è giusto evitare di cercare la mia approvazione! Dovevate chiedermelo...» stavo per disperarmi in quel momento, ma la sua espressione compiaciuta mi fece un pochino risollevare.
«Avanti su, non sono poi così severo come insegnante!» con la sua voce alta mi fece schizzare ancora con la schiena verso l'alto, e ancora quella malvagia scossa di dolore.
«Ahia...» massaggiandomi la schiena rimasi questa volta attenta a rimanere incollata al letto, e puntai lo sguardo unicamente verso di lui così da ascoltarlo anche da sdraiata.
Percepivo chiaramente nel suo modo così temprato un animo coraggioso e sicuro di sé, e questa cosa mi faceva venire voglia di impegnarmi nonostante non avessi alcuna voglia di farmi allenare da lui. <<Spero andrà tutto bene...>>
«Bene, allora è deciso! Inizierai dopo che avrai terminato il periodo di riabilitazione alla Tenuta delle Farfalle, così facendo potrai testare da subito cosa significa prendere il posto di un Pilastro.» e di questo passo si avviò verso l'uscita. «Ora ti devo lasciare, devo partecipare ad una missione con altri miei sottoposti, buon riposo.» Prima di lasciare l'infermeria, si voltò e mi mostrò un bel sorriso seguito da un leggero occhiolino.
Poi chiuse la porta con cautela, e sentii i suoi passi allontanarsi sempre di più. Quell'ultimo gesto mi aveva un po' incuriosita, non sembrava un tipo così calmo e dolce, nonostante la sua profonda gentilezza. Mi dava più l'idea di un tipo diretto che fa subito quello che vuole, e mette al primo posto le cose essenziali. Ma non conoscendolo bene non posso dire di più, perciò chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi.
«Da quando un membro di classe Kinoe è così interessato a vedere una sua sottoposta? di solito tratta allo stesso modo tutti i normali spadaccini, e questa tipa inoltre l'ha già definita sua allieva solo dopo averla vista una volta in combattimento... Non ti sembra strano?» disse una ragazza, che passava dal corridoio della mia stanza.
«Si infatti, Rengoku inoltre rivolge gesti come l'occhiolino solo ai suoi colleghi o persone a cui tiene.» disse una seconda assieme a lei.
«Vuoi vedere che magari c'è sotto qualcosa?»
«Ma ti pare? spadaccini di livello così alto scelgono in moglie solo altri coetanei o persone di rango alto. Non di certo una spadaccina qualsiasi.» la corresse l'altra, e dopo non parlarono più allontanandosi dalla camera.
«Chissà, o magari potrebbe anche solo volere una forte amicizia, ma è strano lo stesso...»
Quelle parole mi rimasero impresse per molto tempo nei giorni avvenire, e dopo aver passato una settimana in camera dell'Infermeria venni fatta uscire ormai guarita.
Mi era stato ordinato di continuare a prendere le medicine che mi aveva prescritto Kanae Kocho, quella ragazza molto esperta in medicina, e dovevo partecipare alle sessioni di allenamento delle sue assistenti per cinque volte alla settimana.
Erano esercizi mirati a riprendere l'attività fisica, e le prestazioni di un normale spadaccino così da poter essere adatti di nuovo a sopportare le missioni contro i demoni: Allungamento degli arti muscolari per riprendersi dal periodo passato a letto, esercizio di strategia e velocità nel dover bloccare l'avversario con delle tazzine di tè per non farselo buttare addosso, e acchiapparello che mira a far tornare i sensi più sviluppati.
Erano un po' pesanti, ma erano mirati a farmi ritornare in salute e per quanto non abbia voglia di partecipare ogni volta ero obbligata, e poi erano così gentili le ragazze che mi veniva voglia di andarci tutti i giorni.
Nel weekend, come ogni mattina, passava sempre Rengoku a trovarmi e ci ritrovavamo a chiacchierare su un po' di tutto: mi parlava spesso delle sue missioni, di come i Pilastri fossero rigidi e di quanto fosse orgoglioso di salvare le persone dai demoni. Mi chiedevo ogni volta come fosse emozionante vedere i volti pieni di gioia del popolo, le risate di speranza e un richiamo al futuro prossimo ormai scampati alla morte. Il ruolo di Ammazza-Demoni doveva essere davvero bello, specie se uno amava fare del bene. Ogni volta che partiva per una missione, mi veniva incontro e mi abbracciava con un abbraccio affettuoso, quasi a dimostrare la forte paura di non vedermi più. Io in tutto ciò ricambiavo il gesto sorridendo, dicendogli di stare tranquillo perché finché possedeva quell'enorme forza non ci saremmo mai separati.
Lui in confronto ad altri colleghi che avevo conosciuto era più diretto, ma rifletteva bene sulle decisioni e ci metteva poco per elaborare un piano.
Agli allenamenti mi correggeva manualmente la posizione del corpo, il manovraggio del bokken, le tecniche di respiro, l'apprendimento della Respirazione della Concentrazione Assoluta e molte altre cose.
Il suo obiettivo era farmi apprendere la Respirazione delle Fiamme, ma gli raccontai del mio passato e di come stessi mettendo a punto, assieme anche all'aiuto delle ragazze Kocho, uno stile di respirazione tutto nuovo.
In passato gli utilizzatori di questo respiro erano gli spadaccini più forti, assieme a quelli della Respirazione del Sole, e quella che volevo adoperare io aveva origine da quest'ultima.
Se non altro era la stessa che manovrava anche mio padre. Possedeva sei kata, di cui uno creato e perfezionato da me. Ognuno era mirato per combattere avversari diversi, e questa cosa lo incuriosí molto.
______________________________
Un anno dopo
Mi svegliai un po' intontita, sentendo un forte suono provenire dalle campane di una chiesa. Suonavano un ticchettio che annunciava l'inizio di una missione importante, ed era un metodo per far fare rapporto a tutti i membri della Squadra senza perdere tempo a mandare tutti i Corvi Kasugaigarasu** per avvisarli.
Alzai la testa dal cuscino, e non appena mi ritornò a fuoco la vista vidi di essermi svegliata nella mia stanza, dando un occhiata al pendolo segnava le tre del mattino. Ormai ero andata a vivere nella Tenuta delle Farfalle, presso la famiglia Kocho, ed ero diventata Tsuguko di Rengoku.
Lo avevano nominato Pilastro subito un anno dopo dal nostro primo incontro, dopo quello scontro brutale nella città di Tokyo contro quel demone Seconda Luna Calante, e quel giorno ero rimasta tutto il tempo con lui a festeggiare. In particolare oggi avrei dovuto sostenere un esame finale, che mi avrebbe ufficializzato come sua personale Tsuguko e futuro Pilastro che prenderà il suo posto nell'Armata Ammazza-Demoni.
Stavo per scendere dal letto quando sentii il rumore del fusuma che si apriva, e mi venne incontro Kanae. Sembrava sorridente e di buon umore, e mentre si avvicinava portava un vassoio in mano con delle pietanze già pronte e calde. «Ti ho portato la colazione, Shirubia-San, nonostante ti dovevi svegliare molto presto mi sono comunque offerta di prepararti qualcosa. Oggi Dovrai recarti in un luogo non molto distante dalle Tenuta delle Fiamme, per il tuo esame finale.» nonostante la cordialità aveva un sorriso a trentadue denti, tratti caratteristici della ragazza.
«Grazie mille Kanae-Sama, non appena finisco mi metto in marcia.» ringraziai, e vedendola fare un leggero inchino lasciò la stanza.
Poggiai il vassoio sulla scrivania, spostando i vari libri di studio e facendo attenzione a non sporcarli, e mi sedetti per mangiare con calma.
Vedevo con piacere che mi aveva fatto la Asa Gohan***, accompagnata con del tè macha, sapendo che amavo quel tipo di pasto.
Mentre consumavo la colazione ripensavo parecchio a quello che era successo l'anno prima, e mentre addentavo con le bacchette un pezzo di uovo rivivevo le emozioni di quella notte. «Se non fosse intervenuto Rengoku-San, forse non sarei qua a sentire il sapore del tuorlo cotto.» smisi di pensarci sopra quando vidi atterrare dalla finestra davanti alla scrivania il mio corvo.
«Purogu-Chan, sei venuto a fare rapporto? Non c'è bisogno, ci ha già pensato Kanae-Sama poco fa.» lui non mi ascoltò e iniziò a parlare lo stesso.
«Shirubia-San, la informo che Rengoku-Sama ha espresso la vostra presenza presso il Campo Kogane no Himawari**** tra dieci minuti. Non facciate ritardo, non è ammesso.» e senza nemmeno farmi assaggiare il pesce cotto mi prese per il becco sulla divisa, e iniziò a tirarmi verso il fusuma.
«Purogu, smettila! Non era stato deciso un orario specifico per l'incontro di stanotte, mi ha solo detto di farmi trovare entro le cinque di mattina!» esclamai, dimenandomi verso il letto, ma il corvo non lasciava la presa e continuava a tirare. «LASCIA ALMENO CHE MI CAMBI! Non è ammissibile nemmeno che esca in pigiama, o sbaglio?»
«Si è vero, imperdonabile! Scusate la mia distrazione, non ci avevo pensato.» lasciò la presa e si appollaiò sul bordo del letto, fissandomi senza distogliere lo sguardo.
«Potresti evitare di guardarmi in quel modo?» gli chiesi, mentre aprivo le ante dell'armadio e prendevo la divisa Ammazza-Demoni primaverile.
«Devo tenervi d'occhio, mi dispiace.» aprì un'ala, staccandosi alcune piume vecchie. «Non mi dite che volete mettervi un haori qualsiasi sopra la divisa, vero?»
«E anche fosse?» mentre indossavo la parte posteriore della divisa, facendo attenzione ad abbottonarmi i pantaloni, lo fissai con un espressione disagiata.
«INAMMISSIBILE! È espressamente richiesto che agli allenamenti tutti gli spadaccini indossino la divisa ufficiale e il proprio Haori coordinato destinati alle esercitazioni, senza vie di eccezione!» andò a prendere la divisa citata, e la afferrò col becco buttandola in faccia a me, che avevo ancora mantenuto la stessa posizione scioccata.
«Che palle che sei.» mi tolsi l'haori azzurro che stavo per indossare, e misi quello indicato da Purogu, che era tutto bianco con alcune piante e foglie di un verde scuro sbiadito disegnate.
(Haori indossato da Shirubia durante gli allenamenti/le missioni)
Uscii di casa, inalando un forte odore di selvaggina nei paraggi. Adoravo quell'odore così profumato, tant'è che spesso quando volevo isolarmi da tutti andavo nel punto del giardino dove c'era un'alta concentrazione di selvaggina, e mi mettevo a fare meditazione per ore distogliendo tutti i pensieri. «Chissà in che cosa consiste l'esame...»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top