02: La causa sei proprio tu
Termini:
* Termine onorifico giapponese che ha spesso l'accezione di "maestro" o "insegnante".
Abiti:
* È una giacca tradizionale giapponese hip- o thigh-length indossata sopra il Kimono.
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Anno 1915: Quartier Generale Squadra Ammazza-Demoni
Tenuta delle Rose, ore 09:15, 21esimo giorno del decimo mese
«Tanjiro-Chan, cosa ci fai qui?» l'odore che sentivo in quel momento profumava di glicini, e il vento si era fatto più leggero. Aveva anche smesso di piovere fuori, lasciando spazio ad un cielo ancora pieno di nuvole ma più limpido di prima.
il ragazzo dai capelli scarlatti mi stava guardando sorridente, e dopo essersi chinato si avvicinò. «Hashibira-Sama, Non dovete scusarvi, quello ormai è un episodio passato. Ho superato la sua morte, ormai è la mia forza. Piuttosto, avete visto per caso Inosuke da queste parti? Doveva allenarsi con me insieme a Shinazugawa e Zenitsu, ma al primo esercizio è scappato a gambe levate...» disse, pieno di stanchezza in corpo.
Dall'espressione non ne poteva più di sopportarlo, eppure sapevamo entrambi che gli voleva un bene enorme.
«Capisco, Sanemi esagera troppo quando si tratta di allenare discepoli più giovani, lui stesso è stato messo a dura prova alla vostra età dai nostri superiori dell'epoca. Se fosse finito nelle mani di mio padre, non oso immaginare che dolorosi allenamenti lo avrebbero atteso.» mi coprii la bocca con una mano per nascondere le risate eccessive, e rimasi sorridente.
«Grazie comunque, adesso allora tolgo il disturbo, buon allenamento Hashibira-Sama.» dopo aver fatto il solito inchino, lasciò la stanza dirigendosi verso la porta d'uscita.
Quella visita inaspettata mi aveva messo ancora più volontà di allenarmi, ma prima di raggiungere gli altri due dovevo recarmi dalla Sensei*. Mi alzai dallo Zabuton, in prefisso di andare verso il salotto a prepararmi del tutto per gli allenamenti, quando vidi Purogu dirigersi in volo verso la finestra. Gliela aprii esponendo già il braccio dove si appollaiò, e mi iniziò a parlare. «Shirubia, le porgo un incarico: Dirigetevi subito alla zona allenamenti gestita da Sanemi Shinazugawa, per sostenere l'allenamento assieme a Tokito, in vista del prossimo incarico. Andate al più presto! Arrr!»
Al sentire dell'incarico pensai se probabilmente il mio corvo avesse problemi di memoria, ma non lo biasimavo visto il duro lavoro a cui sono sottoposti anche loro. «Accetto la richiesta, ma mi stavo già preparando per andare dalla Sensei Kocho, devo parlare di una questione con lei che mi voleva spiegare. Per favore, quando la raggiungerò vai da Shinazugawa e avvisalo personalmente.»
Lui era il mio corvo del legame dai tempi dell'esame finale, quando dopo mesi di allenamento mi lasciarono il permesso di sostenerlo. E finalmente quando lo ebbi completato ricevetti lui come mio fido messaggero, un corvo che stranamente era molto legato alla natura quanto me. Come unico difetto era un po' tonto e ripeteva spesso le stesse richieste. Sembrava come se fosse destino che i corvi debbano sempre essere simili ai loro padroni, e infatti lo chiamai Purogu per un motivo.
Se ne tornò nel suo sostegno dove appollaiarsi, per darmi il tempo di prepararmi e andare. incastonai bene la katana nella vita, e dopo essermi assicurata di avere tutto il necessario aspettai che Purogu si sistemasse nella mia spalla.
Nel cammino verso la prossima destinazione, a pochi passi dalla mia, notavo come il meteo stava cambiando ancora. Faceva già molto freddo e l'aria congelata stava già arrivando come gli altri anni facendo svanire nel nulla il mio amato autunno, che stava appassendo per lasciare spazio ai fiocchi di neve e alle temperature caratteristiche di quella stagione.
Faceva così freddo che Haruko si era occupata personalmente di farmi il cambio d'armadio, mettendo da parte tutti gli abiti leggeri e lasciando spazio ai Kimono e Haori* più pesanti. Era diventato insopportabile il caldo degli scorsi mesi.
Dopo un breve cammino di circa 20 minuti, mi fermai presso la dimora Kocho aspettando che il suo corvo del legame, dopo avermi vista, corresse a chiamare la padrona. Intanto Purogu spiccò il volo verso la Tenuta dei Venti, con l'intento di avvisare Sanemi del mio piccolo ritardo.
Pochi secondi dopo una ragazza alta più o meno quanto me si avvicinò, con passo cauto e un lieve sorriso stampato sul volto. I corti capelli lisci con delle punte viola finali erano legati con un fermaglio a forma di farfalla bianca con deboli colori sui lati, due occhi violacei mi stavano osservando, il suo haori era prevalentemente color perla con alcuni richiami verdi e rosa sulle maniche e la fine del vestito. Non possedeva alla cintura la sua katana velenosa, ma essendo in casa probabilmente era al suo posto incastonata da qualche parte.
«Shirubia-San, mi fa piacere averla nella mia dimora, prego si accomodi.» facendo un lieve inchino, con la mano mi fece gesto di seguirla mentre di lato nel punto dove sorgeva il giardino si potevano intravedere le sue tre piccole assistenti infermiere che spiavano la scena.
«Ti prego Kocho, rivolgiti a me come un'amica, del resto è quello che siamo, no?» la ripresi, un po' infastidita. Sapevo che lei mi voleva un bene immenso, specie perché mi ha vista crescere nonostante fossi più grande di lei, ma non volevo che questo influenzasse il nostro rapporto.
«Ho un grande rispetto in lei, ma se lo desidera farò come dice. Avanti su, vieni con me che dobbiamo discutere di una cosa, ci tenevo a parlartene.» tornando a camminare con passo svelto, mi prese per la manica dell'haori, trascinandomi verso il salotto per le pause da tè.
«Ho capito ma non trascinarmi così! Posso seguirti alla stessa velocità anche da sola!» cercai di porre resistenza, ma nonostante il corpo esile aveva abbastanza forza in quei muscoli. Aprì il fusuma con delle farfalle disegnate, e mi condusse all'interno della sala facendomi sedere di fronte a lei.
«Aoi, portaci delle tazze di tè macha, per favore!» si mise comoda mentre la sua sottoposta corse a preparare la bevanda nella cucina della Tenuta, seguita dalle tre bambine sue assistenti. Nel frattempo mi misi comoda aspettando di ricevere parola da parte sua, sentendo il silenzio fare da padrone.
«Bene, mentre aspettiamo posso già iniziare a parlarti della questione di cui avevo fatto parola nel mandato.» poggiò le mani sul chabudai, facendo due respiri profondi ad occhi chiusi, e poi aprendoli e fissando i miei tolse il sorriso sempre presente nel suo viso.
Poco prima che iniziasse il discorso, echeggiò nell'aria il suono delle campanelle sopra di noi, appese al soffitto e decorate da fiori disegnati con una tecnica ad olio.
Stranamente quei colori mi ricordavano qualcuno, soprattutto il modo in cui erano state disegnate sul materiale solido delle campanelle. <<Kanae...>> ma non ebbi il tempo di rifletterci per molto notando Shinobu che mi fissava.
«Hai presente il nostro collega Tomioka Giyū?» subito dopo arrivarono le sue sottoposte, che poggiarono il tè con le zollette di zucchero e senza pronunciare parola lasciarono la stanza, dopo essersi inchinate in segno di saluto.
«Il Pilastro che da anni si assenta a quasi tutte le riunioni del Capofamiglia? sì, molto bene anche.» mi protesi per afferrare una zolletta, e afferrandone una la sciolsi dentro la tazza contenente il tè verde. Il profumo che inebriava dopo aver aggiunto lo zucchero era rilassante, e per qualche secondo scostai l'attenzione su di essa.
«Beh, hai presente anche che non siamo a conoscenza del motivo?» fece la stessa cosa anche Shinobu, girando lo zucchero con un cucchiaino in argento.
«Sì, quindi?»
«Ti ricordi che, casualmente, ha iniziato a farlo da quando ti abbiamo accolto qua otto anni fa? Ai tempi avevate solo 13 anni, ma non faceva altro che evitarti e non voleva avere niente a che fare con te. Forse ho capito perché.» in quel momento sentii che l'aria si stava facendo più pesante.
Non era per l'ambiente in cui ero, nonostante sapessi quanto gli insetti fossero nocivi per le piante visto che sono il loro nutrimento principale. È vero, la casa era impestata di un odore nauseabondo per me, che serve a rilassare gli insetti e a garantire un'aria più pulita per loro, ma dopo quelle parole sentivo una sensazione di pesantezza nel mio animo.
I suoi occhi si posarono prima sulla sua tazza, che iniziò a sorseggiare con gusto, e poi sui miei. Si socchiusero, aspettando una mia reazione. Il problema è che non sapevo cosa dire, né come reagire. «Shinobu-San, così mi fai preoccupare...»
«Beh, molto semplice... Shirubia, la causa sei proprio tu.»
«Come io?» finii di bere una volta per tutte quel tè macha, che si stava anche raffreddando, e quando posai il contenuto sul chabudai e allontanandolo di poco da me, non potei fare a meno di notare che sentivo dell'ansia nel mio corpo.
«Sono molto preoccupata per lui, sento nel suo animo una sorta di paura o timore nell'avvicinarsi a te. Sono la persona più vicina a lui, perciò vorrei che gli parlassi per capire il motivo che lo spinge a fare ciò, anche il Capofamiglia è preoccupato. Ti preparo un invito sotto richiesta mia e sua per rivolgerti presso la sua struttura, così sarà costretto ad avere a che fare con te e a parlarti una volta per tutte. Puoi scegliere il giorno in cui andare quando vuoi, organizzati tu in base ai tuoi impegni e alle missioni.»
Dopo una richiesta tanto strana ma alquanto comprensibile, annuii senza ribattere. Potevo comprendere la preoccupazione di un'amica verso il compagno, e sapere che la causa ero io l'aveva costretta a parlarmi in privato.
Spostai leggermente l'haori per potermi alzare da terra, e anche lei fece altrettanto.
Nel suo volto vedevo un espressione più rilassata, degna del Pilastro degli Insetti.
«Ti ringrazio molto Shirubia, ora sono più tranquilla. Se vuoi ancora sistemarti qua da noi fai pure, non disturbi affatto.» nonostante fossi stata una sua allieva mi trattava ancora come a quei tempi, e ne ero felice sotto sotto.
Sorrisi e rifiutai con gesto della mano, facendo il solito inchino di saluto e dirigendomi verso l'uscita. «Grazie lo stesso, ma adesso è meglio che vada.» Dovevo recarmi al più presto alla residenza Shinazugawa, sennò chi lo sentiva quello.
«Comprendo, chiunque vuole fare a meno di discutere con Sanemi, allora buon allenamento.» sorrise come faceva sempre, e mi accompagnò fino alla porta lasciando che mi aprisse lei. Ci salutammo, e andai verso la Tenuta dei Venti, ma fermai il passo notando un corvo che scendeva in picchiata verso di me, e protendo il braccio verso di lui lasciai che si appollaiasse su di essa. «Notizie?»
«Arrr! Nobile Hashibira, Sanemi ha richiesto la vostra presenza al più presto presso la sua struttura, sennò ci saranno gravi conseguenze, arrr!» il suo corvo del legame era riconoscibile dalla voce roca e penetrante, e dalla cicatrice che passava in mezzo all'occhio destro. Ne possedeva un'altra anche sull'ala sinistra, ma era così difficile da notare che in molti si occupavano di cercare l'altra per riconoscerlo.
«Uff... Ma lo avevo avvisato... Non cambierà mai. Fagli sapere che mi stavo incamminando adesso, ho avuto un invito da parte della Sensei Kocho, ho dovuto per forza assentarmi. Mi dirigo subito presso la struttura Shinazugawa.» il corvo spiccò di nuovo il volo, e pochi istanti dopo mentre iniziai a camminare sentii che sulla spalla destra si era appollaiato Puragu. «Mio caro alleato, sopportare i nostri colleghi non è mai stato per nulla semplice. Non perdiamo tempo e dirigiamoci lì, sennò li faremo innervosire e non ho voglia di averci a che fare per molto.» fissando il percorso, mi incamminai sentendo il richiamo della flora attorno.
Cercavo di dimenticare il pensiero di Sanemi concentrandomi su di essa, sniffando a pieni polmoni l'odore invernale che emanavano gli alberi nei dintorni. «Voi siete l'unica cosa che mi fa respirare, letteralmente.»
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