Radici
Radici che affiorano dalla terra,
e percorrono le gambe tornite
contorte illusioni
che hanno posseduto il tuo essere.
E avanzano strette, girando i tuoi fianchi,
penetrando nel ventre,
seminando supplizio e ricordo.
E spremono il fisico stanco che non può più dare.
Salgono empie, doloranti in coppia,
grondati di rabbia.
Girano, ora si torcono,
ora affondano e lacerano il petto.
Non basta l'ossuto torace a proteggere il cuore,
lo snidano, lo mettono alla berlina.
Non sono mai sazie,
non sono umane,
non sono il tuo essere amato.
Si estendono ancora, irriverenti, vibranti
oltre il collo lungo ed esposto.
Un mare di baci che lo accoglieva.
Non manca poi molto
al loro scopo, raggiunto.
Il volto, il tuo splendido viso, non ha più
ragione di essere dolce.
E vibrano ora avvolgono tutto,
un unico tronco diventa il tuo corpo.
Un albero triste e ritorto
pieno di rami protesi verso l'alto, rivolti
nell' arco del cielo stellato.
Tutto ciò che eri adesso è soltanto
un arbusto scuro, legnoso,
incurvato e spento per sempre,
piantato, inchiodato nel suolo corrotto.
Vita,
matrigna ingiusta,
arida e perversa,
che ha reso lui albero,
e io caduca foglia.
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