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Karen fissava il bianco soffitto della stanza in cui si trovava, rivivendo nella propria mente gli attimi prima dell'incidente: per loro doveva essere un pomeriggio speciale, di quelli che capitano raramente, ed era stato rovinato... sentiva la rabbia ribollirle nelle vene.
La porta si aprì ed entrarono i suoi genitori, la madre aveva gli occhi rossi per il pianto.
-"Karen, come stai?" Le chiese la donna stringendola in un abbraccio soffocante, ma che stranamente non la infastidì.
-"Tutto bene... Roman si è svegliato?"
-"Da pochi minuti, andiamo a vedere come sta?"
-"In realtà vorrei parlare con lui da sola, posso?" I genitori annuirono. Karen scese dal lettino con troppa enfasi, infatti stava per cadere. Infilò le scarpe e, uscendo dalla stanza, chiese a un'infermiera dove si trovasse il fratello.
-"Si trova nella stanza 231, in fondo a destra."
La ragazza ringraziò e corse nella stanza indicata della signora. Spalancò la porta e fu tentata di saltargli addosso per la troppa gioia, ma cambiò subito idea.
-"Come ti senti fratellone?"
-"A parte qualche osso rotto e alcuni ematomi qua e là, sono ancora vivo." Rispose sorridendo appena.
–"Tu invece?" Continuò.
-"Sicuramente meglio di te. Grazie, senza di te quell'auto mi avrebbe sicuramente messa sotto..."
-"Sappiamo benissimo entrambi che tu avresti fatto la stessa cosa al posto mio. Almeno l'hai visto in faccia mentre ci veniva contro?"
Karen scosse la testa.
-"Targa?"
-"Neanche..."
Roman sospirò sconsolato, senza quelle informazioni era impossibile risalire a quel pazzo.
***
Era stata dimessa quel giorno stesso, ma tutti quegli avvenimenti l'avevano stancata molto e sentiva la testa pesante, e per questo era andata a dormire presto.
Ma, mentre stava per coricarsi, Travis riprese il controllo della sua mente. Uscì dalla finestra della sua camera e iniziò a camminare verso la casa della sua prossima vittima.
Era una bella villetta, in fin dei conti. Non era molto grande, ma il giardino era carino, pieno di fiori e piante di ogni tipo, emanavano un profumo davvero gradevole. Karen scassinò senza troppi problemi la porta sul retro e, proprio come la prima volta, prese un coltello dalla cucina.
L'attenzione della ragazza fu attirata da una foto appoggiata sulla mensola: raffigurava un'allegra famiglia, lui, vestito con una divisa militare, sulla destra, mentre lei era a sinistra; al centro c'era invece una dolcissima bambina, sicuramente la figlia.
Con passo felpato arrivò davanti alla stanza da letto, la porta era socchiusa, e spiò dallo spiraglio: di spalle c'era una donna che scriveva qualcosa al computer, era la stessa della foto.
Aprì la porta la quale, per fortuna, non cigolò e si avvicinò a lei per pugnalarla. La donna si girò e urlò un secondo prima di sentire il freddo metallo del coltello trapassarle il collo.
Dopodiché, pulì tutto per evitare che le impronte digitali potessero ricondurla a lei. Stava per uscire quando sentì una voce debole e spezzata dalla paura alle sue spalle.
-"Cosa hai fatto alla mia mamma?"
Karen si girò e davanti a sé vide la figlia della donna che aveva appena ucciso, non poté trattenersi dal ridere. Questo strano comportamento sembrò irritare la bambina oppure voleva solo proteggersi da lei, infatti le lanciò qualcosa sulla fronte.
-"Bastarda! La pagherai cara!" Terrorizzata, la bambina scappò.
Karen la seguì correndo, che ingenua... si era nascosta sotto al letto. La prese per le caviglie e la trascinò fuori, per poi pugnalarla più e più volte.
Omai era sporca di sangue ovunque, non poteva uscire da lì così o l'avrebbero scoperta subito. Dovette dunque farsi una doccia molto veloce e indossò gli abiti della donna uccisa poco prima, i suoi vestiti, invece, li buttò in un cassonetto.
Finalmente aveva finito, ma doveva ancora fare ancora un'altra piccola cosa...
La mattina seguente si alzò stanchissima e, quando entrò in bagno, le prese un colpo: aveva una brutta ferita sulla fronte! Ma come se l'era procurata? Tra l'altro non indossava più il suo adorato pigiama viola con i panda, ma una camicia a quadri verdi e neri e un paio di leggins grigi. Oltre ad essere un terribile abbinamento, non ricordava di aver mai avuto nell'armadio tali vestiti.
Un brutto, anzi, pessimo presentimento iniziò a farsi strada in Karen. Aveva avuto un altro attacco di sonnambulismo? E se così fosse, era per caso andata a derubare un negozio di vestiti? No, impossibile. La camicia non sembrava molto nuova.
Decise che si sarebbe dovuta sbarazzare di quei vestiti il prima possibile. Andò in cucina per fare colazione, ma lì trovò le facce terribilmente serie dei propri genitori.
-"Roman stanotte si è sentito male." Annunciò con voce vuota, senza emozione, suo padre. Lo conosceva molto bene e sapeva perfettamente che quando faceva così significava che la situazione era grave.
-"Cosa gli è successo?!?"
-"Non ne abbiamo idea..."
Karen prese il cappotto e si avvicinò alla porta.
-"Dove stai andando?"
-"Da lui."
-"No, devi andare a scuola, andremo noi tra poco."
-"No! Roman è molto più importante della scuola, devo sapere come sta!" Urlò e uscì di casa sbattendo la porta. Prese l'autobus ma, a differenza di come faceva quasi tutte le mattine, non scese alla prima fermata, quella davanti alla scuola.
Scese alla fermata vicina all'ospedale e, entrata nell'edificio, si precipitò nella stanza 231, prima di entrare venne però fermata da un infermiere dicendole che non poteva entrare in quel momento.
-"Potete almeno spiegarmi cosa gli è successo?" Lo supplicò con le lacrime agli occhi.
-"Si è sentito molto male, i dottori sono stati costretti a metterlo in coma farmacologico. Non si sa quando e se si risveglierà, mi dispiace..."
-"...cosa?"
Nel frattempo erano arrivati anche i genitori e Karen corse ad abbracciarli per piangere come una fontana. Mentre loro la stringevano forte, la ragazza sentì casualmente il dialogo tra due dottoresse.
-"Sono state accoltellate brutalmente, soprattutto quella povera bambina... 26 pugnalate!"
-"Il mostro che le ha uccise deve marcire all'inferno. Conoscevo Isabel Sanders, era una brava persona, non ha mai fatto male ad una mosca! E poi sua figlia... sempre dolce e gentile, era un angelo sceso in terra."
-"Povero marito, adesso si trova in Medio Oriente in guerra, chissà come reagirà quando scoprirà cosa è successo alla sua famiglia."
***
-"Cosa le hai fatto iniettare?"
-"Andrew caro, ti sembro forse un dottore? Con le materie scientifiche sono un po' rigido..."
-"Tranne con l'anatomia, quella la conosci bene."
-"Abbastanza da saper uccidere; comunque l'effetto ottenuto è quello che desideravamo, non sappiamo più se si risveglierà."
-"Già... ottimo lavoro Travis."
-"Grazie! Roman Stravinskij è rimasto secco come una foglia d'autunno, mentre noi resteremo saldi come le radici di una quercia!"
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