5
-" A proposito di donne, indovina un po' chi è tornata single? "
-"Travis, lo sai che odio il gossip..."
-"Ma questo nome ti interesserà tantissimo, ne sono sicuro."
-"Sentiamo..."
-"Seline Talbott." Il professore sgranò gli occhi dalla sorpresa.
-"Davvero? Seline e Sam si sono lasciati?" La marionetta annuì.
-"E lo sai cosa significa questo, Andrew? Domani o dopodomani verrà da te... e chissà cosa farete."
-"Ci divertiremo così tanto che ti pentirai di essere una marionetta, puoi starne certo." Sul volto di Andrew si dipinse un sorriso sghembo: era da tanto che non si vedevano.
-"Oh tranquillo, io ho un altro modo di divertirmi, e questo lo sai molto bene."
-"Non ti annoi mai? Fai la stessa cosa da secoli ormai."
-"No. È sempre così divertente vedere prosciugarsi brutalmente l'essenza vitale delle mie povere vittime. Credo che lo farei per l'eternità."
-"Sempre ammesso che qualcuno non ti bruci."
-"Quando la smetterai con questa stupida battuta sul fuoco?"
-"Perché dovrei? È esilarante prendersi gioco di te."
"Sei solo invidioso perché sono un gran bel pezzo d'uomo...si, insomma, un gran bel pezzo di legno."
***
Come previsto dalla marionetta, la sera seguente Seline andò a far "visita" a McCoy. Da quanto era che non si vedevano? Un paio d'anni? La ragazza conservava ancora quella bellezza che tanto la rendeva desiderabile agli occhi del professore: capelli rosso fuoco, lucenti occhi azzurri, pelle candida e infine il fisico perfetto.
Parlarono a lungo dell'ex della ragazza accompagnati da un bicchiere di pregiato champagne: Seline odiava Sam con tutta se stessa ed Andrew la consolava. Finito di parlare i due si spostarono nella stanza da letto di lui e conclusero la serata focosamente.
Seline si rivestì in fretta e gettò un'occhiata alla sveglia sul comò, le tre meno venti. Uscì dalla casa inoltrandosi nelle fredde e deserte vie della città. Nonostante l'assenza di anima viva, si sentiva osservata. Strinse più a se la borsetta, lì dentro era nascosta una pistola.
Tutti sapevano che c'era un gruppo di assassini spietati a piede libero, l'ultima loro vittima era un certo Erman Xanon... la prudenza non era mai troppa.
Era in sovrappensiero e non faceva caso a dove andava. Poi, un improvviso mal di testa, cominciò a martellarle la testa: era abituata a quelle emicranie, perciò portava sempre con se delle pillole. Le cercò a lungo nella sua borsa ma, l'unica cosa che trovò, fu un flaconcino vuoto: si era dimenticata di prendere l'altro pacco.
-"Maledizione!"
Fece dei respiri profondi cercando di calmarsi, ma servì a ben poco. Infine entrò in uno stato di trance. Lei non lo sapeva ma, dietro a tutto ciò, c'era Travis. La ragazza ormai era diventata una delle sue tante marionette che sfruttava per il suo divertimento maniacale.
Camminò lenta finché non arrivò davanti a una casa. Il silenzio della notte fu rotto da uno sparo.
***
Il sole domenicale illuminava fievolmente la stanza di Karen, la quale si svegliò di buon umore.
Prima di alzarsi dal letto, controllò se i vestiti fossero sporchi di sangue, poi controllò che non ci fossero armi sotto il cuscino. Ormai aveva preso questa bizzarra abitudine da quando aveva scoperto di aver forse ucciso un uomo.
Un brontolio nella pancia la accompagnò fino alla cucina: oltre lei non c'era nessuno in casa. Il padre era a lavoro, la madre probabilmente era uscita a fare la spesa, mentre Roman sicuramente dormiva ancora.
Fece un'abbondante colazione a base di succo alla pesca e una fetta di torta. Mentre si gustava il suo dolce accese la televisione, di solito a quell'ora trasmettevano la sua serie tv preferita ma, prima di cambiare canale, una notizia le fece raggelare il sangue nelle vene: c'era stato un altro omicidio!
Stavolta la vittima era un certo Sam Kroger.
Non aveva mai sentito parlare di quest'uomo, però la sua morte la incuriosì molto. Aveva il presentimento che fra lui e il signor Xanon ci fosse qualche collegamento, doveva scoprirne di più.
Uccidere delle povere persone e non ricordarsene era un pensiero che la terrorizzava a morte, ma che l'accompagnava ogni giorno.
Magari quella volta Karen aveva trovato l'arma nella casa di Sam Kroger e l'aveva lasciata lì... no, impossibile. Aveva sentito che non era stata trovata l'arma del delitto anche se era stata identificata:una pistola...e se l'avesse nascosta in qualche angolo della casa? Presa da un attacco di panico cercò per tutta la casa l'arma, ma non trovò nulla.
Stava controllando forse per la terza volta nell'ingresso quando, dalla porta, entrò un ragazzo dai capelli corvini, lunghi fino al mento, gli occhi color ghiaccio e il viso squadrato, suo fratello: bene, l'aveva colta in flagrante.
-"Cosa stavi cercando?"
-"Ni-niente."
-"Te l'ho già detto, non mi prendere in giro."
La ragazza rimase in silenzio con lo sguardo basso mentre Roman la scrutava ancora sulla soglia della porta. Sembrava un dejavú, come quella volta che aveva scoperto dei vestiti insanguinati e del coltello.
-"Se proprio vuoi saperlo, non hai ucciso quel Sam Kroger... sei rimasta tutta la notte nel letto a dormire."
-"Cosa? Come fai a saperlo?"
-"Sei la mia sorellina, ovvio che io mi preoccupi per te: dopo quello che è successo, controllo tutte le notti più e più volte se sei a letto, mi sembra il minimo."
-"Oh, grazie, ma la domanda non era quella. Come hai fatto sapere che mi sentivo responsabile della morte di Kroger?" Roman soffocò una risatina.
-"Ti conosco troppo bene Karen."
I due rimasero a lungo in silenzio poi fu la ragazza a parlare di nuovo.
-"Pensavo stessi dormendo, dove sei stato?"
-"Ero uscito con dei miei amici a bere un caffè poi, quando ho letto sul giornale la notizia dell'omicidio di Sam Kroger, con una scusa mi sono subito precipitato a casa: non siamo tutti dormiglioni come te, piccoletta."
Tra le risate, Karen mormorò un "grazie", poi abbraccio il fratello, affondando la testa nella sua maglietta, e cercando di non piangere.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top