21

-"Sono Travis. E ti posso assicurare che non stai impazzendo."

Né Andrew né Seline avevano ancora aperto bocca. Chi aveva parlato allora? Chi era questo Travis? Si guardò attorno spaesata, niente sulle spoglie pareti grigiastre coperte da un sottile strato di muffa sembravano darle qualche indizio.

-"Ci conosciamo da così tanto tempo, Karen, eppure non abbiamo mai avuto occasione di parlarci faccia a faccia. Un vero peccato, non trovi? Ma ne possiamo approfittare adesso."

La ragazza era ancora confusa.
Ad un certo punto, il burattino davanti a lei alzò il braccio nella sua direzione, la mano tesa come se volesse offrire qualcosa.

Karen urlò e sarebbe saltata in piedi per lo spavento se, nel frattempo, Seline non l'avesse legata con una corda di canapa alla sedia; ma tanto era troppo distratta dallo scoprire l'origine della voce, e così non se ne accorse.

Rischiò di cadere all'indietro, ma la donna prontamente la raddrizzò.

-"Cosa significa tutto questo?" domandò Karen, la voce le tremava.

Il professore mal celò una risata: non poteva credere che fosse davvero così stupida da non capire cosa sarebbe successo da lì a poco. Seline, invece, rimase impassibile davanti al viso sconvolto della povera ragazza.

-"Dottoressa Seline, la prego, mi aiuti lei! Perché sono qui?" era disperata e ai lati degli occhi già stavano andando a formarsi le prime lacrime "Voglio tornare a casa! Voglio tornare alla mia vecchia vita! Voglio essere quella ragazza spensierata che ero un tempo! Perché...?"

-"Suvvia Karen, non iniziare a scoraggiarti proprio adesso che arriva la parte più bella!" spostò lo sguardo dalla dottoressa al burattino: stavolta era convinta che a parlare fosse stato proprio lui.
Mai quegli occhi vitrei erano stati così tanto raccapriccianti; scintillavano di puro sadismo.

-"Infondo se tutte quelle persone sono morte, la colpa è tua, solo ed esclusivamente tua."

-"C-cosa?"

-"Proprio così, te ne sei già dimenticata?" aggiunse Andrew mentre rideva beffardo.

-"Io non ho fatto nient-"

Ma all'improvviso la sua mente fu invasa di immagini, scene sanguinolente, e lei ne era sempre la protagonista: lei sporca da capo a piedi di un liquido vermiglio non suo, lei mentre prendeva un coltello, mentre buttava dei vestiti macchiati e poi... Lei mentre commetteva il suo peggior peccato: quello di aver tolto la vita ad un essere umano.
Tutti questi erano i ricordi, ma soprattutto i volti, che aveva completamente rimosso.

La notte era stata sua complice, la sua coscienza era stata annebbiata da qualcosa a cui, fino a quel momento, non avrebbe saputo dare un nome. Non aveva dubbi, i suoi non erano stati attacchi di sonnambulismo, ma era stato quel dannato burattino... ma come? Possibile che l'avesse manipolata in qualche modo?

-"Non hai affatto torto, Karen."

Trasalì: Travis le aveva parlato di nuovo, ma...

-"Sì, è come stai pensando tu. Io posso leggere nella tua mente e posso anche controllarla come più mi pare e piace. Potrebbe sembrarti un'assurdità o uno sciocco gioco di parole, ma io sono il burattinaio e tu il mio fedele burattino. O meglio, così dovrebbe essere... ma sei stata disobbediente e devi essere punita."

Karen iniziò a piangere, aveva ricevuto troppe informazioni, ed erano una più sconvolgente dell'altra, tutte insieme.

Quindi... anche la dottoressa Talbott era sotto il suo controllo! O forse collaborava con loro?

Dietro il sorriso affidabile e i magnetici occhi verdi del professore McCoy, di cui tanto si fidava, si nascondeva in realtà una persona orribile... allora aveva ragione Roman a non fidarsi! Quanto avrebbe voluto tornare indietro e dargli ascolto!

Roman... l'unico che aveva cercato in tutti i modi di proteggerla, tutte le notti insonni passate a pensare alla sua morte fino a raggiungere i limiti della follia e desiderare sconsideratamente la vendetta.
Oh, quel limite l'aveva superato, perché era stata lei stessa a ucciderlo e a ricercare in altri volti il colpevole.

Il respiro iniziava a mancarle e tutto attorno a lei diventava più gelido; le tornò in mente l'immagine di sé stessa mentre, di nascosto, usciva di casa e ammazzava senza alcuna pietà persone innocenti, e ciò la fece agitare ancora di più; ma soprattutto inizio ad odiarsi, perché era stata lei a iniettare il veleno che lo avrebbe portato lentamente alla morte, e disprezzava la sua smania nel trovare il vero assassino. Che sciocca che era stata!

Ed Annie!

Come aveva fatto a dimenticarsi della sua cara amica d'infanzia? Quella era tutta colpa di Travis... ma come aveva solo potuto pensare di rovinare la vita ad una ragazza così tanto dolce e onesta?
Perché era arrivata a questo punto?
Il burattino stavolta non centrava, era lei che aveva perso completamente la testa! Cosa aveva fatto di tanto assurdo per meritarsi ciò?
Era forse colpa sua se le uniche due persone che più la amavano al mondo non c'erano più? Se si, allora... meritava di morire per questo.

Mille domande frullavano nella sua testa e con voce appena udibile continuava a ripetersi "perché?" e ancora "perché? Perché proprio a me?"

Ma questo interrogativo non aveva risposta: Karen non centrava nulla con gli affari di Andrew ma era stato solo un terribile gioco della sorte: una materia in cui andava un po' male, un bigliettino pubblicitario trovato per puro caso... sarebbe potuto capitare a lei come a qualsiasi altro adolescente, no?

E come se la rideva adesso Travis a vedere come la disperazione si impadroniva veloce e sprezzante della già dilaniata psiche di Karen!

-"Avanti Travis, smettila di ridere così sgarbatamente, stai mettendo a disagio Karen, poverina..." iniziò a sbeffeggiarla McCoy. La ragazza non ce la faceva più, non poteva sopportare più tutto quel dolore. Le membra le dolevano e la testa pulsava talmente forte che le sembrava di poter esplodere da un momento all'altro, ma sentiva qualcosa al petto che andava ben oltre il dolore fisico.

-"Non vi è bastato farmi soffrire fino ad ora come il peggiore degli esseri viventi?!" gli occhi pieni di lacrime luccicavano di odio, Andrew sobbalzò, visibilmente sorpreso "Vi prego, lasciatemi morire"

-"Uh uh, abbiamo tirato finalmente fuori gli artigli, eh? Peccato che non ti servirà a molto, piccola. Alle tue vittime hai riservato una morte relativamente veloce e in alcuni casi quasi indolore, ma ecco... questo non è per niente il nostro stile" aggiunse Andrew, interessato dalla piega che stavano prendendo gli eventi.

Karen sgranò gli occhi, capendo a cosa si riferisse il professore.

La tanica di benzina all'angolo della lurida stanza.

-"No, no, no, no ti prego!"

-"Per quanto sia divertente sentirti supplicare, i tuoi piagnucolii sono inutili, Karen"

Con un cenno del capo, Andrew diede l'ordine a Seline di prendere la tanica; la ragazza poté notare che si muoveva così meccanicamente da sembrare veramente una marionetta mossa da fili invisibili. Anche lei un tempo era stata come la dottoressa? Sì, a quanto pare.

Andrew nel frattempo sistemò Travis ben seduto sul tavolo, di fronte al viso piangente e spaventato di Karen.

-"Ti devo ringraziare Karen. Il mio lavoro sulla Terra è ormai finito, ho condotto i miei studi e ho tratto le mie conclusioni: tu, inconsapevolmente, mi hai aiutato molto e finalmente posso dire che sì, sono soddisfatto dei secoli trascorsi in mezzo a voi umani. È giunta l'ora di tornare dal mio vecchio padrone originario, colui che voi chiamate Demonio. Moriremo insieme, e insieme raggiungeremo il suo regno, non ne sei contenta?"

La ragazza scosse il capo: no che non lo era!

-"Non importa cara, non puoi cambiare il destino. Tu non di certo."

Nel mentre, Seline iniziò a versare la benzina attorno al tavolo, e poi sopra i due. Karen cercava di divincolarsi, ma non riusciva a sciogliere i nodi che la legavano stretta alla sedia. E nel caso fosse riuscita a liberarsi, sarebbe riuscita a scappare? Dove sarebbe potuta andare?

Forse era meglio arrendersi al suo triste destino.

-"Andrew Dean McCoy, Seline Talbott, vi auguro il meglio dalla vita. Chissà magari un felice matrimonio e qualche irritante pargoletto."

Il professore sospirò senza trovare niente di altrettanto sarcastico per rispondergli, non poteva credere che da lì a poco sarebbe tutto finito. Prese dalla tasca l'accendino e accese la fiammella.

-"Addio, amico mio."

Afferrò la mano di Seline e la trascinò sull'uscio della porta, ma prima di uscire lanciò l'accendino. La piccola fiammella cominciò a crescere a dismisura, regalando giochi di luci a colori caldi nella fredda notte.
Strinse di più la mano di Seline e corsero per le scale fino ad arrivare al pian terreno, e fuori dall'edificio abbandonato.

Anche da lì si potevano sentire la urla di dolore della miserabile ragazza, quasi gli dispiaceva per la infelice sorte che le era capitata, ma ormai non poteva farci granché.

La donna al suo fianco sembrava sul punto di svenire, Travis stava perdendo i suoi poteri su di lei.
La prese in braccio a mo' di sposa e la fece coricare nei sedili anteriori della macchina.

Un matrimonio felice, eh?

Anche se stavano insieme tra i due non c'era mai stato vero amore, da una parte Seline cercava di dimenticare nelle morbide labbra di Andrew l'ex fidanzato assassinato, dall'altra l'uomo l'aveva sfruttata per i suoi piani malvagi sin dall'inizio. Oltre a questo e al desiderio carnale, non c'era nulla più, ma adesso che era tutto finito avrebbero potuto provare a condurre una vita insieme, dettata un vero sentimento d'amore.
Chissà...

Prese il telefono e compose il numero il emergenza, fingendo un tono allarmato.

-"Pronto? È in corso un incendio in Green Street, presto credo che ci sia qualcuno all'interno della struttura... ho sentito delle voci!"

Chiuse la chiamata e ridacchiò mentre metteva in moto la macchina.

Quando i soccorsi sarebbero arrivati non ci sarebbe stato più nulla da fare per Karen.

-"Addio Karen Stravinskij. Anche se sei stata fastidiosamente stupida, mi sono divertito un mondo con te. Nessuno scoprirà mai i nostri delitti a lezione di geografia"

***

-"Non sarà pericoloso?"

Sono passati alcuni anni dalla tragica morte di Karen Stravinskij, nel frattempo Andrew e Seline si sono sposati e vivono la loro vita serenamente, piena di agi e amore.

Adesso due ragazze si trovano in Green Street, proprio di fronte alle rovine nere dell'edificio dove anni prima Karen aveva perso la vita.

-"Non dobbiamo entrarci, sai? Voglio solo fare alcune foto dell'esterno per il mio blog" rispose la più bassa delle due.

-"Sarah, ma allora perché mi hai portata qui?"

-"Non vedi quanto è suggestivo questo posto? Le foto non rendono giustizia" l'amica si avvicinò di più all'altra, come se fosse impaurita.

-"Maledetta a te e al tuo stupido blog!" ma dicendo così si guadagnò solo una gomitata nei fianchi da parte dell'altra ragazza.

-"È morta una persona in questo posto, Jane, e tu pensi a farti delle foto?"

-"Pensi che non lo sappia? Ti vorrei ricordare che il mio vicino di casa è il professore McCoy, è stato proprio lui a trovarla e a chiamare i soccorsi perché si era data fuoco, quasi sicuramente per la morte del fratello. Peccato che siano arrivati troppo tardi per poterla salvare..."

Tra le due calò il silenzio mentre Jane cercava l'angolatura perfetta per le sue foto.

Andrew, con occhioni lucidi, tono fintamente dispiaciuto e il suo enorme fascino, era riuscito ancora una volta ad ingannare tutti.

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