16
Karen prese tra la mano il telefono, ormai arrivata alla stazione di polizia: doveva chiamare i genitori, oppure non doveva farlo? Guardò la schermata di blocco, era molto tardi, l'una e trentasei di preciso. Ripose il cellulare nella tasca e procedette a passo svelto verso l'edificio.
-"Mh?"
Riprese il telefono: l'una e trentasette.
-"Com'è possibile...? Non erano le otto e mezza cinque minuti fa?"
***
-"Presa. Pensavo fosse più difficile, a dirla tutta: non si è opposta. Magari voleva davvero dimenticarsi tutto, oppure semplicemente non ha una memoria di ferro... E neanche di legno."
-"Travis! Non è il momento delle battute. Sta tornando a casa?"
-"Si, si, come sei noioso. Sta tornando tutta contenta a casa, ignara dell'esistenza di Annie, l'amica."
-"Hai cancellato direttamente tutti i ricordi collegati alla compagna?"
-"Si, pensa Andrew: se non l'avessi cancellata del tutto dalle sue memorie, sicuramente avrebbe provato ad andare da lei per fare i compiti o cose da ragazzine."
-"Come reagiranno i genitori quando, alla notizia della morte di Annie, Karen dirà di non conoscerla?"
-"Oh, beh..."
-"Testa di legno, perché non me l'hai detto prima? Mi toccherà pensare a un altro modo... Ma certo! Chiamerò i genitori e cercherò di inzuppargli il cervello con strane patologie, così penseranno che la figlia abbia sviluppato una qualche sindrome, anche se non capiranno quale. È l'unica cosa che mi viene in mente e l'unica che potrebbe toglierci dal pasticcio in cui tu ci hai messo." Disse marcando quel "tu".
-"Sei solo geloso della mia bellissima testa levigata, la tua è solo un ammasso di capelli."
-"Un giorno, a causa tua, diventerò calvo..." Concluse allontanandosi e facendo stendere il burattino sulle coperte.
-"Riposa e cerca di riprenderti entro domani mattina: c'è un altra persona di cui ci dobbiamo occupare." Continuò concludendo il discorso.
***
-"Perché ho deciso di uscire? Forse volevo solo un po' d'aria fresca... Però perché dovrei essere uscita con dei vestiti bagnati, ha piovuto?"
Cerco di guardarsi gli indumenti ma, una strana forza, glielo impedì: e questo fu tutto ciò che riuscì a memorizzare. Si ritrovò nel letto il giorno dopo, non ricordando nulla sul come essere arrivata a casa. Si vestì e scese a fare colazione, ancora un po' assonnata; i genitori erano seduti a tavola, con le mani intrecciate, sembravano preoccupati.
-"Come ti senti oggi, Karen?"
-"Bene, mamma. C'è per caso qualcosa che non va?>>
-"Ecco, vedi..." Iniziò dolce la madre.
-"Annie non c'è più, è inutile girarci intorno." Finì il padre senza scrupoli.
Calò il silenzio.
-"Mi spiace tanto, tesoro, so quanto contasse per te." Continuò l'uomo.
-"Annie...? Non conosco nessuno di nome Annie."
I due si guardarono, sotto lo sguardo perplesso della ragazza.
-"È meglio che oggi tu stia a casa, cara."
-"No, mamma, perché dovrei? Oggi c'è anche la lezione di geografia, di certo non voglio perderla. A dopo!"
Volò fuori di casa con la cartella sulle spalle, sfrecciando tra le strade principali e osservando alcuni mezzi in coda, non prestando troppa attenzione a dove metteva i piedi: cadde, ma subito si rialzò. Non sapeva neanche lei perché avesse così voglia di correre, come una sorta di liberazione. Per tutta la durata delle lezioni, continuò a pensare a questa fantomatica Annie: doveva forse conoscerla? Era una sua parente lontana, conosciuta sei anni prima, ma comunque pur sempre facente parte della famiglia? Tutti i suoi dubbi si smaterializzarono quando, la professoressa di matematica, cominciò a parlare.
-"Mi spiace ragazzi, ma la vostra compagna, oggi assente, non c'è più. Probabilmente l'avete già sentito al telegiornale, ma vorrei che faceste tutti quanti un minuto di silenzio."
Karen abbasso lo sguardo incredula: nella sua testa, solo una frase, "una compagna". Annie era una sua compagna e lei non se lo ricordava? Com'era possibile?
Continuò le sue inutili riflessioni fino a quando la scuola non finì, e si recò dal professor McCoy.
***
-"Sta arrivando. Ricorda ciò che ti ho detto."
-"Certo, carissimo, ma ora devo nasconderti: di te si ricorda. Io farò la mia parte... Tu fai la tua."
Bussarono alla porta, l'ospite d'onore era arrivata: Andrew si precipitò ad aprire e, dopo aver fatto accomodare la studentessa al piano di sopra, iniziò con il suo piano.
-"Stai bene? Ho visto che cammini un po' male... Avete fatto educazione fisica?"
-"No no, nulla del genere. Sono solo caduta."
-"Dovresti fare più attenzione, Karen. E che mi dici di quelle occhiaie? Sei stata in piedi fino a tardi?"
-"Si, forse. Non lo so neanche io: mi sono trovata in mezzo alla strada all'una di notte e non so più che pensare."
-"È per Annie, non è così? Mi spiace molto..." Mentì.
-"Annie? Perché tutti continuano a parlare di lei? Dovrei ricordarmela?"
-"Oh, cielo. Penso che la tua mente stia reagendo molto male a tutto questo, prima tuo fratello e poi la tua migliore amica... Probabilmente la tua mente sta cercando di eliminarla dai ricordi per non farti soffrire più del dovuto."
-"La mia migliore amica? Oh... Ma io non voglio dimenticarla! Come posso fare?"
-"Riposare, vedrai che quello ti aiuterà. Ora torna a casa: non sei nelle condizioni di studiare geografia. Riprenditi presto." La salutò, per poi accompagnarla alla porta e, solo in seguito, riprendere Travis dal suo nascondiglio.
-"Te la sei giocata bene. Ora non ti resta altro che chiamare i genitori."
-"Vuoi partecipare anche tu alla conversazione, caro amico di legno?"
-"Con piacere."
Grazie al burattino, l'uomo era riuscito a recuperare il numero di telefono della madre di Karen dalla memoria della ragazza, e, ora, lo stava digitando sul suo secondo cellulare: non voleva di certo che qualcuno possedesse il suo vero numero. Dopo alcuni secondi di attesa, una voce femminile rispose: sembrava agitata.
-"Buon pomeriggio signora, sono Andrew McCoy, faccio ripetizioni di geografia a sua figlia, Karen Stravinskji"
-"Oh, salve. Per caso ha fatto qualcosa di grave?"
-"No, non è questo di cui le voglio parlare. Ho saputo della sua amica, Annie, ma lei sembra proprio non ricordarsene... In più oggi è caduta e questo è segno di distrazione, come se cercasse di dimenticarsi di lei; così sono arrivato ad una conclusione: penso che il suo corpo e la sua mente stiano reagendo in modo molto aggressivo a questa situazione. Probabilmente ha sviluppato un'amnesia lacunare o un'amnesia retrograda, dipende molto da ciò che ricorda. Però, potrebbe anche darsi che sia dovuto a un evento morboso grave o a una malattia degenerativa di cui non mi ha mai parlato... Oppure ha subito un trauma di recente?"
-"Ehm... Pensa che dovrei farla vedere da un medico, è questo che sta cercando di dirmi?"
-"Indirettamente, ma si, questo è ciò che dovrebbe fare: sono molto preoccupato per la sua salute... Non vorrei mai le capitasse qualcosa di male, spero che Karen si riprenda presto. Grazie per avermi ascoltato e buona giornata, è stato un piacere conoscerla."
-"Piacere mio..."
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