15

Alzò il coltello e lo calò nella sua direzione, ma Annie si spostò appena in tempo, cadendo dal divano. Era spaventata e confusa; le prime lacrime iniziavano a rigarle il volto pallido e dai lineamenti dolci: quella che aveva davanti era davvero Karen?
No, la sua amica non avrebbe mai osato farle una cosa del genere. Eppure da un po' di tempo la vedeva più distaccata e strana... esattamente da quando Roman era morto.
E poi, quella frase non faceva altro che rimbombarle nella testa: "È tutta colpa tua."
-"Perché l'hai fatto?" Le chiese con la voce rotta dal pianto,mentre la ragazza la osservava con occhi sadici e pieni di sangue.
-"Perché?!" Urlò quest'ultima.
-"Perché tutti i responsabili devono pagare per la morte di Roman. Tutti!" Il terrore le contorse lo stomaco, riusciva a sentire le mani diventarle umide per il sudore; il cuore le balzò in gola sentendo l'ultima frase. "E anche tu."
-"Cosa ti abbiamo fatto?" Riuscì a dire a malapena balbettando.
-"Oh, povera Annie, non te l'hanno mai detto?" Karen si avvicinò lentamente alla ragazza giocherellando con il manico del coltello.
-"Eppure i pettegolezzi su tua madre e il tuo vero padre non sono pochi, sai?" Disse enfatizzando quel "vero". Annie distolse lo sguardo, cosa centrava adesso Stuart Mears?
Sua madre si rifiutava spesso di parlare di lui, ma una cosa la sapeva bene: in vita sua mai si era fatto vivo per sapere come stesse sua figlia.
-"La tua amata mamma non ti ha detto perché si sono lasciati, eh? Non ci sono problemi, te lo dirò io. Anni fa, prima che tu nascessi, tua madre aveva convinto Mears a lasciare gli studi di medicina per stare con lei. Ma, quando scoprì che tua madre era incinta, lui, non volendo avere dei figli prima del matrimonio, la lasciò per poi riprendere i suoi studi. Se tu non fossi nata, Mears non si sarebbe mai laureato e non gli avrebbero mai affidato Roman. Forse mio fratello si sarebbe salvato!"
-"Tu sei completamente pazza." Disse Annie scuotendo la testa.
-"Adesso sai cosa si prova a perdere una persona a cui vuoi bene. Cosa provi, Annie? Rabbia, vero?" La ragazza annuì debolmente.
-"Inizi a vedere il mondo solo in bianco e nero e vorresti che tutti coloro che ti circondano provino lo stesso identico dolore che stai provando tu... O non è così?" Continuò Karen nel suo folle monologo. "Ma tranquilla, tra poco rivedrai tua madre e conoscerai il tuo vero padre. E magari saluterai da parte mia Roman..."
Si abbassò alla sua altezza e l'afferrò per i capelli facendola gridare.
-"Non sei contenta?"
-"Karen, per favore, torna in te! Sono la tua migliore amica, ti ho sempre voluto bene e ho sempre cercato di starti vicino nei momenti più bui e aiutarti. Ti prego, calmati e ragiona."
-"Sta zitta! Non voglio sentire le tue stupide lamentele!" Le gridò contro, facendole sbattere la testa a terra.
E mentre continuava a tenerla per i capelli con una mano, con l'altra portò il coltello alla gola di Annie.
-"Roman era l'unica persona che mi voleva bene veramente e che mi ha sempre protetta, mi è stato vicino da sempre, sia nei momenti difficili che in quelli facili... E ora me l'hanno strappato via. Non puoi neanche immaginare quanto io stia soffrendo adesso." Spostò la lama del coltello verso il petto.
-"Da quando lui è morto si è staccato un pezzo del mio cuore. Mi dispiace, ma è tutta colpa tua." Alzò il coltello e pugnalò al cuore la sua amica. Annie, ormai morta, la guardava ancora con occhi supplichevoli.
Si alzò e si diresse verso la portafinestra, che scassinò con un cacciavite portato da casa, e poi iniziò la sua finta rapina: rubò tutti i soldi che trovò in giro e prese qualche gioiello dalle stanze da letto delle due.
Era nella stanza di Annie, aveva appena messo nello zaino alcune delle collane preferite dell'amica, quando per sbaglio urtò qualcosa con il gomito, facendolo cadere. Era una fotografia.
Il vetro ormai era scheggiato, ma la foto si poteva vedere ancora abbastanza bene: lei ed Annie per la prima volta alla pista di pattinaggio.
Sorrise al ricordo, la sua amica non riusciva proprio a restare in equilibrio e quel giorno era caduta molte volte, mentre lei se la stava cavando mediocremente, però si erano divertite tantissimo tantoché ci erano tornate un paio di volte.
Il suo sorriso si spense improvvisamente, rendendosi conto solo in quel momento delle atrocità che aveva commesso e che continuava a infliggere. Non le importava molto di aver ucciso Jonson e Mears, oppure la signora Blondeau, anche se, quelle poche volte che avevano parlato, si era sempre rivelata gentile nei suoi confronti.
No, in preda alla follia aveva ucciso la sua migliore amica.
Iniziò a piangere lacrime amare, non si poteva più tornare indietro. Aveva perso anche lei. Ora, oltre ai suoi genitori, chi altro le rimaneva?
***
Andrew, steso nel letto, leggeva un libro: lo faceva ogni notte prima di andare a dormire.
-"Non so che ci trovate di interessante nei racconti, voi umani..." Sbuffò Travis, il quale era seduto su un comodino di fianco al professore.
-"È uno dei passatempi più interessanti che abbiamo."
-"Molto più divertente spiare la vostra mente."
-"Questo non è molto diverso da quello che fai tu, sai? Solo che noi umani non possiamo leggere nella mente di qualcuno, perciò ci accontentiamo di leggere dei libri."
-"Ah, in questo sono privilegiato, dunque: per esempio, Seline è tornata da poco da lavoro e adesso è stesa sul divano mentre guarda la tv, invece Karen sta... Oddio, non posso crederci, mai mi sarei aspettato che sarebbe arrivata a questo punto...!"Andrew chiuse il libro e si girò verso il burattino.
-"Cos'ha fatto?" Nella sua voce si poteva intuire una punta di preoccupazione.
-"Ha ucciso una sua amica..."
-"Cosa? Perché l'ha fatto?"
-"Perché ritiene anche lei responsabile della morte di Roman. Questa ragazza ha perso completamente la testa, ma non è questa la parte peggiore, Andrew! Quello che ti sto per dire non ti piacerà per niente."
-"Parla."
-"Si sta sentendo in colpa e vuole andare a costituirsi."
-"Cosa?! No, non può farlo o il mio piano andrà in fumo! Travis, devi farmi un favore, prendi il controllo della sua mente e riportala a casa."
-"Sì, posso anche farlo, ma domani, quando si risveglierà, cercherà di costituirsi di nuovo e tu sai benissimo che non posso tenerla sotto controllo per tutto il tempo."
-"E allora che facciamo?" Si mise le mani nei capelli, più disperato che altro: la situazione non gli era sfuggita di mano, riusciva sempre a trovare un piano B e risolvere anche i problemi più complessi con facilità.
-"Avrei un'idea, ma richiede un grosso dispendio di energia."
-"Non importa, non ti farò uccidere nessuno finché non ti riprenderai a pieno. Cosa hai intenzione di fare?"
-"Se c'è una cosa di me che non sai è che non solo posso controllare la mente degli umani, ma posso anche cancellare i loro ricordi."
-"Davvero?"
Travis annuì.
-"Questo significa che puoi eliminare dalla testa di Karen il ricordo di aver ucciso la sua amica, così non può andare a costituirsi?" Domandò il professore, stavolta entusiasta.
-"Esatto."
-"Sbrigati, cancellale quel ricordo e falla tornare a casa. Abbiamo ancora la situazione sotto controllo."

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