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Tornò a casa di corsa, ma senza fare rumore: per le strada, il silenzio più totale, solo il suono del suo cuore che batteva all'impazzata.

-"E così che ci si sente a fare qualcosa di sbagliato? Potrà anche non essere la soluzione, ma perché mi sembra così... giusto?" Pensò continuando la sua maratona che, ad ogni suo passo, sembrava allungarsi.

Girò silenziosamente la chiave all'interno della serratura ed entrò in casa, richiudendo la porta dietro di sé. Salì le scale, ignorando il loro leggero scricchiolio, e si rifugiò in camera sua: si tolse i vestiti, le scarpe, ed estrasse il coltello dalla manica. Sgattaiolò in bagno e si infilò sotto la doccia, strofinando freneticamente la spugna sulla sua pelle dov'è essa era piena di sangue, fino a farsi venire un'irritazione. Uscì dalla doccia e si asciugò in fretta. Guardò il phon, ma decise di non usarlo, avendo paura che qualcuno potesse sentire l'asciugacapelli e svegliarsi.
Arrivò in camera e guardò la foto di famiglia che aveva sul comodino, vicino a Travis.
La ragazza si spaventò a morte e si strizzò gli occhi, ancora in preda al panico: era una semplice bambola di pezza, ornata con piccoli ricami bianchi.
Si stese sul letto e legò i capelli per far sì che non le finissero sul viso, bagnandolo.
Cosa avrebbe fatto adesso? Ora che era finalmente riuscita a fare giustizia, come sarebbe riuscita a tenere nascosta la sua colpevolezza? Si girò nelle sue coperte, incapace di prendere sonno.
Si alzò.
Prese il telefono e cercò qualcosa, nemmeno lei sapeva cosa. Le sue mani tramavano e il cellulare per poco non cadde a terra.

Annie.

Annie era la figlia del dottore che aveva ucciso. Aveva preso il cognome dalla madre perché il padre aveva abbandonato lei e la moglie anni prima, ma non si aspettava che fosse sua figlia. Come avrebbe reagito a quella notizia?
No, non alla morte del padre. Come avrebbe reagito il suo patrigno quando avrebbe trovato la vecchia famiglia del medico, sua moglie e la sua "quasi figlia", morte?
Era convinta che quello che avrebbe fatto era giusto, era sicura che, se avrebbe donato la loro vita a Roman, lui se ne sarebbe compiaciuto. Rimase sveglia tutta la notte per ultimare il suo piano: avrebbe aspettato il momento in cui l'uomo, Lucas, si fosse distratto, si fosse allontanato, e avrebbe ucciso la donna e l'amica sul divano, quando guardavano la televisione insieme. Avrebbe pugnalato prima la madre e poi Annie, le sembrava più sensato, e poi avrebbe rubato qualcosa dai cassetti, per far sembrare l'omicidio un furto, e avrebbe forzato la porta. Si sarebbe portata lo zaino del fratello e avrebbe riempito quello: tutto era calcolato nei minimi dettagli. La mattina seguente andò a scuola prima del solito e aspettò Annie.

-"Ciao! Come stai?"
-"Bene, tu?"
-"Bene... L'altro giorno ho parlato con mia mamma, ha detto che Lucas sarà fuori casa per qualche giorno... È vero?" Mentì astutamente Karen.
-"Oh, solo per una notte ma... Mia madre non l'ha detto a nessuno. Come facevi a saperlo?"
-"Non so, i pettegolezzi girano, suppongo. Se non c'è tuo padre posso venire a farti compagnia! Quand'è che va?"
-"Si mi piacerebbe passare il pomeriggio con te! Possiamo fare un pigiama party, come ai vecchi tempi. Se ne va giovedì."
-"Giovedì dici? Mh, peccato, se non ricordo male devo andare a trovare Roman con i miei genitori quel giorno..."
-"Ah, capisco. Sarà per un'altra volta, non ti preoccupare."

Karen sapeva che l'amica non le avrebbe chiesto nulla se avesse infilato il fratello nel discorso, e usò la migliore scusa a cui poteva pensare per disdire l'appuntamento con l'amica...O meglio, con la futura vittima.
Due giorni e sarebbe stato giovedì: perfetto.
Decise di visitare il professor McCoy quel pomeriggio, non per una particolare ragione, voleva soltanto che qualcuno le desse un po' di attenzioni, come di solito faceva lui. Karen non sapeva più che pensare del suo insegnante, ma poco le importava.
Fu accolta da Andrew stesso, che la fece accomodare e la portò in studio.

-"Vedo che è migliorata parecchio, signorina Stravinskij. Per quale motivo è venuta qui, se non per geografia?"

Aspettò qualche secondo prima di rispondere.

-"Non ero sicura."
-"Mentire non le fa bene, Karen."
-"Per lei sono come un libro aperto, vero? Mi spiace, ma non sono intenzionata a rivelargli la verità. Posso soltanto dirle che avevo bisogno di protezione, tutto qui."
-"Cosa ti succede, cara? Per caso qualche ragazzino e ti sta seguendo?"
-"No, nulla di tutto ciò. Semplicemente la vita è piena di pericoli, ma qui mi sento a mio agio, più di quanto lo sia in casa mia..."

Ed era vero: in casa sua c'erano i suoi vestiti macchiati di sangue, coltelli dipinti di rosso e segreti divoratori.
Tornò dai genitori e si rifiutò di mangiare, facendoli preoccupare.

La giornata seguente fu monotona come le altre: si svegliò, fece colazione, andò a scuola, parlò con Annie, torno a casa, fece i compiti e infine mangiò cena e andò a dormire.

Il grande giorno era arrivato: aveva passato la mattinata ad aspettare ansiosamente il momento in cui avrebbe trafitto la dolce carne della ragazza con un coltello, che avrebbe preso dalla cucina, come avrebbe fatto un qualunque ladro. Quando fu a casa, iniziò a vestirsi: indossò una maglia rossa, dei pantaloni neri e delle scarpe del medesimo colore. Si legò i capelli in uno chignon e mise sulle spalle lo zaino dell'amato fratello.

-"Per te, Roman."

Sgattaiolo verso le nove da camera sua, i suoi si erano addormentati sul sofà. Corse verso il quartiere di Annie, a solo due isolati di distanza da casa sua. Sbirciò dalla portafinestra del salotto e vide che le due ragazze erano sedute sul divano, a guardare un film. S'intrufolò nella casa da una finestra, prese un coltello dalla cucina e si nascose dietro il divano. Non appena le due furono distratte dalla fine della pubblicità, Karen si alzò e, da dietro, sgozzò la gola della madre di Annie con potenza e con fin troppo controllo delle sue emozioni. Annie gridò e cercò di sentire se la madre fosse viva. Poi, terrorizzata, alzò gli occhi.

Karen.

Si avvicinò alla compagna di classe e la prese per il mento.

-"È tutta colpa tua." Affermò sorridendo.

Alzò il coltello e...

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