2.

Senza aspettare oltre, Akaza si fiondò nuovamente sulla bocca lievemente schiusa di Kyojuro, donandogli un bacio più irruento dei precedenti. Con la lingua gli sfiorò le labbra piene per poi insinuarla in mezzo e farla scontrare con quella esitante dell'altro, esplorò ancora una volta il suo palato facendolo mugugnare e rabbrividire di piacere, mentre con le mani già stringeva e toccava quel corpo minuto e formoso, saggiandone le rotondità da sopra il tessuto della divisa marrone. Lo tirò un po' più vicino a sé, circondandogli la vita con le braccia tatuate e facendogli percepire ogni singolo muscolo guizzante. Fremeva letteralmente dalla voglia di possederlo, di sprofondare in quel corpo invitante e accogliente, tanto che si ritrovò a trattenersi a mala pena dallo strappargli di dosso i vestiti e prendersi la sua verginità da donna senza troppe cerimonie.

Cercando di non lasciare troppo spazio ai propri istinti primordiali con i quali rischiava seriamente di fare del male a Kyojuro, si concentrò con tutto sé stesso sul donargli piacere e farlo eccitare per facilitare le cose ad entrambi. Anche se non aveva mai alzato nemmeno un dito su di una donna, sapeva cosa fare per farle stare bene. Spesso si era ritrovato a passare per le strade trafficate dello Yoshiwara Yūkaku, in cui uomini e demoni si perdevano tra le spire voluttuose del piacere carnale, e proprio lì aveva visto e appreso ciò che sapeva in merito al sesso. Quel luogo di perdizione in cui viveva la Sesta Luna Crescente – approfittando delle debolezze degli umani per cibarsene con facilità – gli aveva fornito spettacoli niente male e un'ottima preparazione di base da cui iniziare per toccare i punti giusti con cui avrebbe fatto capitolare facilmente il suo Kyojuro.

Mentre continuava ad assaporare la bocca calda del Pilastro della fiamma, Akaza spostò le mani dai fianchi morbidi che aveva stretto con possessione, fino a portarle alla cintura bianca che cingeva la vita di Kyojuro e dalla quale pendeva placida la Nichirin. Trafficò velocemente con la fibbia, slacciandola senza troppe cerimonie e facendo cadere la katana con un tonfo sordo contro il terreno, per poi infilare una mano tatuata dritta oltre il tessuto dei pantaloni marroni e dell'intimo sottostante, senza dare all'altro il tempo di capire o reagire. Akaza trovò e sfregò la piccola protuberanza nascosta appena tra la pelle sporgente delle grandi labbra dell'intimità femminile di Kyojuro, strappandogli un lungo gemito e interrompendo per un momento il bacio lussurioso in cui lo aveva coinvolto. La vagina del Pilastro era umida, calda e scivolosa per via degli umori che avevano iniziato a farla bagnare in vista di un'eventuale penetrazione, cosa che fece fremere ed eccitare maggiormente il demone. Leccandosi le labbra e guardando il viso di Kyojuro arrossarsi deliziosamente ogni secondo sempre di più, Akaza si spinse oltre, facendo scivolare il dito dal clitoride fino a trovare l'apertura stretta e inviolata tra le piccole labbra. La toccò, penetrandola appena con la falange del medio, sentendola pulsare e inumidirsi senza sosta ad ogni nuova stimolazione.

«Sei bagnata.» Disse con un ghigno serafico sulle labbra, lo sguardo puntato nelle iridi ardenti del Pilastro rese ormai liquide e lucide per il piacere.

«Non parlarmi come se fossi una donna.» Rispose Kyojuro, con il respiro ansante, incapace di trattenere i sospiri che gli lasciavano le labbra che aveva iniziato a mordere per impedirsi di gemere in modo osceno.

Le dita di Akaza erano abili e lo stavano toccando in maniera lasciva, mandandogli scariche di puro piacere lungo tutto il corpo. Kyojuro lo sentiva espandersi dalla sua intimità, in ondate di calore lente e travolgenti, come se nelle vene avesse della lava liquida al posto del sangue. Era un piacere diverso, più intenso rispetto a quello che provava quando si toccava da solo, nel suo corpo da uomo.

«Ma è proprio quello che sei al momento. E ho intenzione di trattarti come tale fino a che non sarai tornato normale.»

Così dicendo, Akaza tolse velocemente la mano da dentro l'intimo di Kyojuro e lo afferrò repentinamente dalle spalle, spingendolo contro il terreno e sovrastandolo con il proprio corpo muscoloso. Il Pilastro si ritrovò a boccheggiare per un lungo minuto, preso alla sprovvista da quel cambio di posizione e dall'urto contro il sottobosco, prima di ritrovarsi nuovamente con le labbra catturate da quelle del demone. La sua bocca venne presa ancora una volta d'assalto dalla lingua dell'altro e il suo corpo rabbrividì incessantemente quando avvertì le mani fredde insinuarsi appena sotto la stoffa della giacca per stringergli i fianchi.

Akaza cominciò sin da subito a dettare un ritmo incalzante, senza dare a Kyojuro la possibilità di stare dietro ai suoi movimenti: fece risalire le dita tatuate lungo il ventre del giovane Pilastro, saggiando la consistenza di quella pelle che tanto aveva bramato, fino a far saltare i bottoni dalle rispettive asole e liberare il seno prosperoso che era stato costretto a mala pena dentro la stoffa marrone. Ne strinse uno nella mano, trovandolo pieno e sodo per come aveva immaginato, strappando un rantolo all'altro che gli aveva arpionato con forza i bicipiti attraversati dalle linee scure del grande tatuaggio. Si ritrovò a sorridere in quel bacio che non aveva ancora interrotto, prima si scostarsi appena per guardare meglio il viso di Kyojuro.

Ciò che si ritrovò davanti lo fece capitolare definitivamente: Kyojuro aveva il volto stravolto dal piacere, le labbra gonfie per i baci che gli aveva dato e le palpebre socchiuse. I capelli biondi scompigliati e sparsi per il manto erboso, il petto ansante sul quale le sue dita scure risaltavano contro quella pelle chiara illuminata dalla luce lunare, i seni rotondi sui quali spiccavano i capezzoli resi turgidi dalle attenzioni e dalla brezza serale di quella notte estiva. Akaza si fiondò letteralmente su uno di quei capezzoli, prendendolo in bocca e cominciando a succhiarlo con dedizione, mentre con la mano continuava a massaggiare l'altro seno, pizzicando lievemente anche il secondo bottoncino di carne. Gemiti sconnessi riempirono presto l'aria, riversandosi nelle sue orecchie come il più dolce dei canti e facendolo eccitare oltre l'inverosimile. Lo voleva, lo desiderava con ogni fibra del proprio corpo da demone.

Quando fu abbastanza contento del risultato ottenuto, Akaza spostò nuovamente la sua attenzione verso un altro punto ancora nascosto dalla stoffa della divisa da Ammazza Demone. Con un movimento fluido, afferrò il bordo dei pantaloni e dell'intimo sottostante e li tirò via con un unico gesto, rivelando un paio di gambe tornite e scoprendo l'invitante monte di Venere decorato da una leggera peluria bionda. Si prese un lungo attimo per osservare quel corpo femminile in tutta la sua interezza, adagiato sull'haori – i cui bordi lo contornavano come roventi lingue di fuoco – e privo dei vestiti che lo avevano celato fino a quel momento.

«Lo sai che che queste rotondità ti donano? Quasi mi dispiace farti tornare come prima. Se non fosse che così sei debole, potrei anche pensare di lasciarti dentro questo corpo da donna.» Disse Akaza con un sorriso di scherno sulle labbra, mentre se ne stava accovacciato tra le gambe schiuse del Pilastro e sfiorava lentamente una delle cosce con il palmo della mano.

«Non dirlo nemmeno per scherzo! Rivoglio il mio corpo e spera che tutto ciò funzioni o non esiterò a tagliarti di netto la testa. È davvero imbarazzante, farmi fare queste cose da te.» Rispose Kyojuro, arrossendo e digrignando appena i denti.

«A me non sembra proprio che ti dispiaccia farti fare queste cose da me.» Controbatté il demone, portando la mano con cui lo stava sfiorando dritta tra le sue gambe, a contatto con la vagina umida e calda. «Sei decisamente più bagnata di prima.» Concluse facendo pressione con un dito sul clitoride scivoloso.

Kyojuro non riuscì a rispondere a quella provocazione, ritrovandosi a gemere senza ritegno e ad inarcarsi a quel contatto. Il polpastrello freddo di Akaza contro il suo sesso bollente gli aveva mandato una potente scarica di piacere lungo tutto il corpo, facendogli venire la pelle d'oca. Non aveva mai provato niente del genere in tutta la sua vita e quelle nuove e strane sensazioni lo stavano facendo letteralmente uscire fuori di testa. Anche se aveva ammesso di sentirsi in imbarazzo per la situazione in cui si trovava, Kyojuro non poteva negare di desiderare ardentemente il tocco di Akaza, di sentire le sue mani gelide vezzeggiare ogni centimetro di pelle esposta e le sue labbra baciarlo ancora e ancora, senza sosta.

Il demone toccò e sfregò il clitoride del Pilastro con movimenti lenti e circolari, godendosi ogni sua reazione. Era idilliaco vederlo contorcersi e inarcarsi, sentirlo stringere appena le cosce come a voler trattenere la sua mano, udire i suoi gemiti sconnessi e guardarlo perdersi sempre di più nella lussuria. Per un attimo si chiese se avrebbe mai visto quelle stesse espressioni anche sul viso da uomo di Kyojuro, se il suo corpo forte e muscoloso avrebbe reagito allo stesso modo, sciogliendosi sotto al suo tocco. Fu in quel momento che prese una decisione: una volta tornato al suo vero aspetto, avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

Akaza portò Kyojuro pericolosamente vicino all'orgasmo, prima di cambiare nuovamente registro. Cogliendolo di sorpresa e facendolo quasi urlare oscenamente, infilò il dito tra le piccole labbra, spingendolo in profondità in quella stretta apertura invitante, e insinuò la testa tra le cosce tornite. Fece guizzare la lingua fuori dalle labbra e la passò lentamente sul clitoride turgido, soffermandosi a raccogliere gli umori che lo avevano fatto bagnare. Le gambe del giovane Pilastro della fiamma iniziarono a fremere quando il dito del demone cominciò a muoversi dentro di lui e a sfregargli le pareti interne, mentre quelle labbra peccaminose non la smettevano di succhiare e stimolare il sensibile bottoncino di carne.

«Ah-Akaza... f-fermati!» Riuscì a rantolare Kyojuro tra un gemito e l'altro, mentre provava a scostare l'altro tirandogli appena i corti capelli rosa con dita tremanti.

Akaza si limitò ad alzare lo sguardo e a puntarlo sul viso stravolto dal piacere del Pilastro. Si scostò appena solo per sorridere mesto con un luccichio predatorio nelle iridi gialle che sembravano brillare nella notte, prima di fiondarsi ancora una volta sull'intimità calda e pulsante e continuare ciò che stava facendo. Kyojuro non riuscì più a trattenersi: inarcandosi e tendendosi come la corda di un arco, raggiunse il più intenso e potente degli orgasmi, sentendolo esplodergli dentro in ondate di calore sempre più crescenti che lo travolsero e scossero da capo a piedi. Il demone raccolse con la lingua ogni goccia di umore e tirò via il dito dall'apertura ancora pulsante per gli ultimi strascichi di piacere, per poi leccarlo con fare lascivo.

«Era davvero necessario tutto ciò?» Chiese Kyojuro mentre riprendeva fiato, nascondendo il viso accaldato sotto il braccio.

«Se non vuoi che ti faccia male più del dovuto, sì: era necessario.» Rispose Akaza, sporgendosi in avanti per scostare il braccio e guardare l'altro dritto negli occhi.

Kyojuro non riuscì a sostenere lo sguardo che il demone gli stava riservando e girò la testa di lato, sentendosi maledettamente in imbarazzo. Era vero che aveva chiesto lui l'aiuto di Akaza, ma non si sarebbe mai aspettato di ricevere quel determinato tipo di attenzioni. Aveva creduto che, una volta acconsentito nel mettere in atto quella strana idea per tornare normale, Akaza l'avrebbe preso e posseduto senza troppe cerimonie. Invece lo stava davvero trattando come fosse una donna alla sua prima esperienza, con attenzione e riguardo.

La Terza Luna Crescente approfittò di quell'attimo di disattenzione da parte di Kyojuro per continuare ciò che aveva iniziato, poggiando le labbra sul suo collo per baciare e mordere appena la pelle esposta, risalendo poi fino all'orecchio che aveva capito essere un punto erogeno. Stuzzicò quella zona con la lingua, soffiandovi sopra il proprio alito caldo, facendo nuovamente rabbrividire il Pilastro della fiamma che riprese a gemere incontrollato. Anche se aveva appena avuto un orgasmo, si ritrovò nuovamente eccitato nel giro di poco tempo.

Akaza continuò a vezzeggiare il collo di Kyojuro e a mordicchiargli quasi dispettoso il lobo dell'orecchio, mentre con le mani si apprestava a trafficare con la cinta di corda e il bordo del pantalone bianco che ancora indossava. Abbassò la stoffa dell'indumento insieme all'intimo sottostante, quel tanto che bastava per tirare fuori il proprio membro eretto e ancora insoddisfatto. Si posizionò meglio tra le gambe di Kyojuro – afferrandole da dietro le ginocchia e divaricandole maggiormente – per poi sistemarsi in modo da potersi muovere liberamente tra di esse. Raddrizzò il busto tatuato, diresse la punta umida del glande verso l'apertura bagnata e si fermò a guardare il Pilastro che si era voltato per osservarlo di rimando da sotto le ciglia lunghe. Con il petto prosperoso che si alzava e abbassava frenetico e il cuore che batteva incontrollato facendogli quasi scoppiare le tempie, Kyojuro rimase in attesa mentre fissava il volto di Akaza attraversato dalle scure linee del tatuaggio.

Il demone si spinse in avanti, sprofondando un po' alla volta tra le pareti calde di quella vagina che aveva assaporato e preparato con dedizione, beandosi del calore e del suo essere così stretta e inviolata. Si sporse in avanti fino a intrappolare del tutto il corpo formoso del Pilastro tra il suo e il terreno sottostante, poggiando gli avambracci ai lati del suo viso e portandosi a pochi centimetri di distanza dalle labbra che l'altro stava mordendo per evitare di urlare. Kyojuro aveva serrato le palpebre, aggrottando le folte sopracciglia nere, e una smorfia di dolore si era dipinta sui suoi lineamenti morbidi. Quella penetrazione doveva fargli male proprio come fosse una donna alle prese con la prima notte d'amore.

«Kyojuro, se non ti rilassi ti faccio solo male.» Disse Akaza, fermandosi.

«Non importa. Vai avanti. Voglio solo che tutto ciò finisca al più presto.» Rispose il Pilastro tra un gemito e l'altro.

Akaza rimase interdetto di fronte a quella risposta. Adesso che lo aveva finalmente tra le braccia, in balia dei suoi voleri, non aveva per niente voglia di far finire tutto in un attimo. Voleva godere di quel momento e prendersi tutto il tempo del mondo. Strinse i denti e quasi ringhiò di frustrazione quando si spinse un po' più affondo, trovando l'attrito tra le loro carni fastidioso e la morsa ferrea delle pareti interne di Kyojuro quasi dolorosa. A lui poco importava di farsi male, si sarebbe rigenerato nel giro di un battito di ciglia, ma non voleva trovarsi a lacerare per sbaglio quel sesso femminile tanto sensibile.

Sbuffando sonoramente, afferrò Kyojuro dalla mascella, affondando le dita tatuate nelle guance morbide, e riprese a baciarlo con foga. Cercò di coinvolgerlo e distrarlo allo stesso tempo, in modo da poter finalmente penetrare per intero in quell'antro caldo. Con l'altra mano strinse un seno pieno, pizzicando con i polpastrelli il capezzolo turgido, cosa che fece mugugnare il Pilastro in quel bacio umido che gli stava dando. Ben presto sentì la pressione sul proprio membro farsi più flebile e, approfittando di quell'attimo di rilassamento, diede un poderoso colpo di reni, sprofondando finalmente dentro il sesso pulsante con un lungo gemito di appagamento.

Kyojuro si ritrovò a boccheggiare e ansimare pesantemente, gli occhi sbarrati e le dita arpionate alle spalle del demone come a volergli strappare via la pelle con le unghie. Il dolore si diramò a partire dalla vagina, attraversandolo come un fulmine a ciel sereno e annichilendogli i sensi per un lungo attimo. Dov'era finito tutto il piacere che aveva provato fino a quel momento? Era davvero quello ciò che provava una donna quando si concedeva ad un uomo? Delle lacrime gli offuscarono la vista e si raccolsero agli angoli dei suoi occhi vermigli. Akaza notò le gocce salate brillare e solcare il viso del Pilastro, fino ad infrangersi contro i suoi capelli biondi e scompigliati, ma si trattenne dal raccoglierle con le dita. Kyojuro non era una fanciulla indifesa da consolare, doveva tenerlo sempre bene a mente. Era un giovane uomo, forte e carismatico, e lui lo stava solo aiutando a ritornare tale. Eppure sentiva il forte impulso di toccarlo e accarezzarlo proprio come la donna in cui era stato trasformato, di vezzeggiarlo, di esplorare ogni porzione di quella pelle liscia, di stringere con le proprie mani le forme piene, di scoprire ogni più piccola sfaccettatura e cogliere ogni minima reazione.

Senza distogliere lo sguardo dal viso di Kyojuro, Akaza si mosse dando la prima spinta. Il Pilastro gemette digrignando i denti e strinse maggiormente le dita sulle spalle dell'altro, come a volersi aggrappare saldamente a qualcosa di concreto per non rischiare di perdersi nelle sensazioni travolgenti che stava provando. Il dolore era ancora lì, presente e persistente, ma cominciò ad affievolirsi ad ogni penetrazione fino a diventare solo un fastidio sopportabile. Akaza si spingeva in lui con lentezza e con movimenti mirati a farlo abituare, trattenendosi dal far ondeggiare i fianchi in modo troppo irruento. Moriva dalla voglia di possederlo con forza, di farlo gridare e implorare, eppure continuava a desiderare di farlo stare bene e godere insieme. Non avrebbe avuto senso consumare un amplesso in cui l'unico a provare piacere fosse stato lui, anche se si trattava solo di un favore che aveva deciso di concedergli.

Quando i primi sospiri cominciarono a lasciare le labbra martoriate di Kyojuro, Akaza si azzardò a dare un colpo di reni con più forza, cosa che gli mandò una scarica di godimento lungo tutto il corpo e fece inarcare l'altro sotto di sé con un gemito profondo. Quello fu il segnale che stava aspettando, ciò che lo avvisava del fatto che il dolore della prima penetrazione aveva finalmente lasciato spazio al piacere. Si sistemò meglio tra le cosce tornite che gli circondavano la vita, afferrò i fianchi morbidi del Pilastro della fiamma e iniziò a spingersi dentro l'intimità bagnata con ritmo sostenuto. Ad ogni affondo, sentiva le pareti interne cedere e accoglierlo con più facilità, permettendogli di scivolare sempre più in profondità, fino a toccare con la punta della propria erezione un punto che fece fremere e ansimare Kyojuro.

«A-Akaza, mi sento strano.» Mugugnò il Pilastro della fiamma, con voce spezzata dai gemiti sempre più frequenti.

«Questo è il piacere che prova una donna quando si colpiscono i punti giusti.» Rispose il demone con un sorriso sornione stampato sulle labbra.

Gli piaceva vedere Kyojuro perso nella lussuria, con il viso stravolto e il corpo coperto da una patina lucida di sudore. Così come gli piaceva sentire i suoi umori bagnargli abbondantemente il sesso eretto che entrava e usciva velocemente dalla piccola apertura. Era una visione idilliaca che avrebbe portato con sé finché avesse avuto vita.

Lasciando la presa dai fianchi morbidi, si sporse nuovamente in avanti e portò il viso contro i seni sodi che oscillavano ipnotici ad ogni affondo. Leccò il solco che li divideva – arrivando fino al mento che morse appena, stando sempre ben attento nel non sfiorare la pelle con i canini – e li strinse tra le mani. L'idea di farvi passare in mezzo il proprio membro prese forma nella sua mente: che espressione avrebbe fatto, Kyojuro, se lui avesse completato il loro amplesso spingendosi tra quei seni e riversandosi direttamente sul suo viso stravolto? Gemette e si eccitò maggiormente di fronte a quell'immagine invitante, ma dovette lasciarla nei meandri più reconditi della propria fantasia. Non avevano tempo per provare tutto quello che stava immaginando; la notte non era così lunga e il sole sarebbe sorto nel giro di poche ore.

Con un ringhio di frustrazione, succhiò un capezzolo con più ardore e aumentò notevolmente il ritmo con cui stava facendo oscillare i fianchi, creando una cacofonia di schiocchi lì dove i suoi testicoli andavano a collidere con il fondo schiena di Kyojuro. Il giovane Pilastro restò inerme, di fronte all'irruenza con cui Akaza lo stava possedendo, attraversato dai brividi di piacere che sentiva propagarsi da dentro le sue viscere e con la mente annebbiata per quel turbinio di sensazioni. Avvertiva distintamente la punta umida del sesso del demone colpirlo in profondità, sfregando contro un punto imprecisato che faceva contrarre e bagnare senza sosta le sue pareti interne. Non riusciva più a ragionare; ogni cellula del suo corpo era preda della passione e del piacere intenso, e lui non poteva fare altro che gemere e urlare, stringere convulsamente le gambe attorno ai fianchi di Akaza e arpionare le sue spalle muscolose. Si sentiva come su una giostra, sbattuto da una parte e dall'altra, pieno di adrenalina e fuoco liquido nelle vene, ebbro al punto da sentire un nuovo orgasmo risalirgli da dentro, lento e potente più del primo.

«Kyojuro, ci sono quasi. Ma credo sia meglio fartelo ingoiare, il mio sperma. Non sappiamo se così funzionerà.» Disse Akaza, rallentando appena il ritmo con cui continuava ad affondare tra le labbra dell'intimità femminile dell'Ammazza Demoni.

Kyojuro puntò le sue iridi rese liquide dall'eccitazione sul viso contratto dal piacere del demone, nel vano tentativo di fulminarlo con lo sguardo. Anche se Akaza avrebbe potuto avere ragione, il suo corpo non aveva per niente voglia di interrompere tutto proprio in quel momento. Voleva raggiungere l'orgasmo, concludere quell'amplesso con il membro del demone premuto a fondo dentro di sé, pulsante e grondante liquido seminale.

«Dopo. Facciamolo dopo.» Sospirò Kyojuro, circondando il collo di Akaza con le braccia e tirandoselo più vicino. «Vienimi dentro.» Gli sussurrò dritto contro un orecchio, mentre stringeva maggiormente le gambe attorno ai suoi fianchi asciutti, invitandolo a continuare.

Akaza non se lo fece ripetere una seconda volta: gemette roco, intrappolò le labbra di Kyojuro con le proprie e riprese a spingere con impeto. Gli bastarono pochi colpi di reni, per portare entrambi al limite. Si riversò con forza dentro l'apertura pulsante dell'altro con un lungo gemito appagato, premendosi in profondità tra i muscoli che si contraevano attorno al suo membro. Kyojuro ansimò in quell'esatto momento e gettò la testa all'indietro, segno che anche lui aveva appena raggiunto l'orgasmo.

Le membra del Pilastro ricaddero contro il terreno, stanche e attraversate dagli ultimi fremiti di piacere, mentre il petto prosperoso si alzava e abbassava frenetico ad ogni respiro, al ritmo del cuore impazzito dentro la gabbia toracica. Quell'amplesso era stato intenso e travolgente; non aveva mai goduto in quel modo e non sapeva nemmeno fosse possibile, soprattutto con un demone. Sentì Akaza scivolare fuori dalla sua vagina, cosa che lo fece sussultare per l'improvvisa sensazione di vuoto che lo investì. Era stato bello e dentro di sé sentiva la strana voglia di ricominciare tutto da capo, di farsi possedere ancora una volta. Imbarazzato per quei pensieri, chiuse le palpebre e cercò di far calmare il proprio cuore galoppante e di regolarizzare il respiro.

«Ha funzionato.» Mormorò Akaza.

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