Chapter 8: Un po' più Insieme

Staccarsi da Katsumi era stato molto più difficile del solito.
Alle prime luci dell'alba, l'istinto materno aveva prima reso inquieto l'Omega Interiore e poi risvegliato di soprassalto Katsuki. All'inizio, aveva faticato un po' a trovare la sua bimba accanto a lui nel letto per via delle tenebre nella stanza.
Poi aveva sentito dei vagiti strani e a tentoni, con qualche imprecazione, era riuscito ad accendere il lume sul comodino.

Katsumi aveva qualche linea di febbre.
Si era preso cura di lei cambiandola, nutrendola e coccolandola fino a quando Mitsuki, come ogni mattina, non si era affacciata pian piano nella stanza. Il suo sorriso era immediatamente sceso nel vedere il volto affranto del figlio e le guancine rosse della nipotina.

— Starà bene, si riprenderà velocemente.
— Come puoi dirlo? E' febbricitante! 

Mitsuki gli aveva scoccato un bacio sulla guancia e si era seduta sul bordo del letto. Dedicò qualche momento ad ammirare la sincera preoccupazione nonché l'amore profondo che suo figlio nutriva verso la piccolina. 

— Sono anch'io una mamma, non dimenticarlo, tesoro mio. 

Katsuki espirò, schiudendo le palpebre.
Ancora una volta era rimasto a fissare il vuoto rivivendo ricordi recenti. Era ancora fermo come un tronco alle porte di un bosco antico e alla guida accanto all'insegnante di storia, la signorina Misaki Oozura che sbavava per il fusto Alpha palestrato.

Il giovane si era perso ancora nei pensieri e aveva finito con il rimanere in silenzio e imbambolato per tutto il viaggio in autobus. Izuku, però, era ancora al suo fianco.
Katsuki adocchiò le loro mani: erano così vicine che si sarebbero potute toccare benissimo. Nel sollevare gli occhi un po' cupi si accorse che Izuku lo stava guardando con evidente preoccupazione. Chinò leggermente il capo come per chiedere se stesse bene e l'Omega annuì appena.

Forse non avrò ascoltato neanche una sua singola parola...

Katsuki ricordava molto faticosamente che si era volontariamente seduto accanto a Izuku in autobus ed aveva ignorato ogni suo singolo balbettio stupito - se non emozionato e imbarazzato! - . Probabilmente, a una certa, il verdino aveva taciuto e si era messo a fissare gli alberi che correvano sullo sfondo e le case farsi sempre meno presenti.

Izuku - lo guardò di nuovo di sottecchi - non sembrava arrabbiato. Impercettibilmente sospirò, come se si fosse tolto un enorme peso dalla stomaco.
Ben presto, la classe iniziò a muoversi, seguendo la signorina Misaki e la guida. Katsuki aspettò che ci fosse abbastanza distanza prima di imitare il branco di comparse parlottanti.

— Di sicuro non sono affari miei ma oggi sembri molto preoccupato.
— La mia sorellina aveva la febbre quando mi sono svegliato.
— Oh! Mi dispiace molto! Ecco perché sei così assente!

Katsuki lo guardò per l'ennesima volta e abbozzò un sorriso. Izuku era così sincero, schifosamente aperto, come un libro e non gli dispiaceva. Aveva un suo fascino, in fondo.
Improvvisamente fissò il terreno avvallato, un po' in salita e ricoperto da numerosissime foglie, dal verde fino al giallo intenso. In quel bosco, sembrava che le stagioni non esistessero.

Perché arrossisco? Perché penso a lui come se fosse bello?

— Sono sicuro che starà presto bene la tua sorellina.
— Mia madre ha usato le stesse parole.
— Visto? Allora devi solo crederci con tutto te stesso. Katsumi-chan è una bimba molto forte.

Katsuki si irrigidì vistosamente, Izuku lo superò di qualche passo con il suo solito sorriso sincero stampato in faccia. Esitò ed esitò per svariati lunghi secondi, ma bastò un solo scatto per raggiungerlo e afferrargli la mano mancina con improvvisa forza.
L'Alpha sorpreso fissò dritto nei rossi occhi spalancati.

— L... lo pensi sul serio?

Izuku sollevò un sopracciglio ma senza aprir bocca.

— Che Katsumi è una bambina molto forte?

Attraverso le dita sudate dell'Omega, l'Alpha poteva sentirgli il cuore che pulsava ferocemente. Non capiva, perché Katsuki sembrava a forza voler capire se avesse mentito o no?

E' la sua sorellina, logico che sia iper-protettivo.

Con questo pensiero, Izuku sorrise amorevolmente e lo accarezzò sui capelli. Katsuki tremolò un pochino, arrossì perfino vistosamente e non lo nascose.

— Certo che lo penso. E trovo che anche tu sia molto forte, Kacchan. Ora, però, cerchiamo di riunirci agli altri. Non vorrei ci perdessimo.

Katsuki aveva la testa china e apparentemente si fissava la punta delle scarpe. Lasciò appena andare la mano di Izuku ma quest'ultimo gliela raccolse con premura. Quel tocco improvviso lo tirò fuori dalla teca di dubbi in cui era inconsapevolmente finito.
Izuku non disse nulla, gli annuì solo e Katsuki sorrise.

A poco a poco non era così strano provare a essere felice...


***


Katsuki era seduto alla fine del lungo e largo tavolo di legno sotto a un grosso tendone biancastro, che era diventato aranciato per via della fila di dieci lampadine che di tanto in tanto dondolavano in qualche occasionale brezza di vento. Tutt'intorno gli alberi sembravano fungere da pareti naturali, scure per l'ormai giunta sera.

L'intera classe stava cenando. L'insegnante rideva sguaiatamente, come un'oca, alle puerili battute della guida turistica, il signor Rei Tanaka di anni quarantasei.
Gli studenti parlavano animatamente, le ragazze si scambiavano consigli di make-up, i ragazzi invece facevano a gara su chi mangiava di più e il più frettolosamente possibile. Correvano sguardi seguaci e sussurri innamorati.

Il biondo smise di essere come un gatto pronto all'attacco quando annusò l'odore di Izuku. La sensazione di disagio evaporò in un batter di ciglia e il suo cuore smise di battere forte per qualche pericolo.
Il verdino prese posto al suo fianco, con una buffa pinzetta argentata che gli teneva sollevata la frangia sulla testa. Aveva la pelle rinfrescata e il solito dolce sorriso sul viso. Katsuki non riuscì subito a staccargli gli occhi di dosso.

— Mi hanno dato il budino ma io non amo le cose dolci. A te piace, Kacchan?
— Sì se è al cioccolato.
— Beh, allora sei fortunato. È al cento per cento al cioccolato al latte.

Katsuki sorrise come un bambino e afferrò l'involucro contenente il suo dolcetto finale. Fu in quel frangente che Izuku si rese conto che l'amico non aveva toccato granché cibo.

— Hai notizie di Katsumi-chan?

Katsuki di nuovo fece un'espressione sorpresa ed Izuku non capì davvero. Forse gli dava fastidio che si interessasse della bimba? O magari lo coglieva alla sprovvista?
L'Omega afferrò le bacchette e mangiò un po' di petto di pollo ai ferri con qualche foglia di insalata. Il riso nella ciotola accanto al suo vassoietto era ancora intoccato.

— Mia madre mi ha scritto poco fa, mentre tu non c'eri.

Izuku si toccò il petto: era stata un'accusa quella? Katsuki si era appoggiato sul proprio braccio e il gomito sul tavolo fungeva da supporto alla sua testa un po' pesante per via dello stress.
L'Alpha Interiore guaì appena. Che avesse ferito l'Omega senza volerlo?

— Katsumi sta meglio. Ha anche mangiato e dormito tutto il giorno. Probabilmente domattina sarà la solita vispa.

Dovrei mostrargli il telefono con il messaggio di mia madre?

L'Omega portò istintivamente la mano alla tasca della tuta nera che indossava.

Forse è troppo personale. Meglio di no.

Lasciò perdere ma con una strana sensazione di colpevolezza.

Alla notizia della miglioria della bimba, Izuku ne fu davvero sollevato e senza volerlo, quasi istintivamente, gli accarezzò i capelli dolcemente. L'Omega spalancò gli occhi, non se lo aspettava! Sorrise giusto un po', ma sentendosi imbarazzato gli schiaffeggiò via la mano.

— Scusa... è solo che sono molto felice per la piccola.

Katsuki annuì appena: dietro il suo braccio ormai rasentava un'espressione raggiante e soddisfatta.

— Adesso però cerca di mangiare un po' di più. Domani avremo una scarpinata e avrai bisogno di forze. Il cibo è anche buono qui, tra l'altro.
— Che diavolo sei, mio padre?
— No, sono solo un amico che si preoccupa.

Katsuki sbuffò... non gli avrebbe mai detto che apprezzava segretamente quelle premure e preoccupazioni nei suoi confronti.
E mentre i due iniziavano a punzecchiarsi un pochino, occhi furiosi e feroci li fissavano con astio e con sete di vendetta.
Una che sarebbe arrivata l'indomani.

Al quarto boccone di riso, non molto grande, Katsuki si alzò con le palpebre così basse da nascondere i suoi bei rubini cupi. In quel frangente, con il biondo stagliato contro una lampadina, Izuku notò quanto fosse bello e che viso delicato avesse.
Per questo motivo, forse per istinto o per non lasciarsi scappare una simile meravigliosa preda, gli afferrò il polso, guardandolo con occhi ampi e rapiti.

Katsuki non se la sentì, per la prima volta, di sottrarsi. 
Nonostante ciò e anche se non amava quel tipo di tocchi, non sentiva il bisogno di scappare o esplodere nella rabbia o nel terrore.
Izuku capì di essersi spinto un po' oltre quando l'Omega chiuse semplicemente il pugno e chinò lo sguardo, uno piuttosto a disagio. 

— Scusa, Kacchan...

Izuku abbassò la mano e perfino la testa, la sua bocca si era stretta in una linea perfettamente orizzontale. L'Omega annuì appena ed andò via, con le mani in tasca, la testa incassata nelle spalle e un po' di tristezza.

Rimasto da solo, il verdino sospirò pesantemente. Perché aveva fatto quel gesto? Il palmo della mano gli tremava un po'. Non c'era nessuno che lo stava guardando, così annusò appena e scoprì che l'odore dell'Omega permeava leggermente tra i solchi del derma. 

Non so spiegarmelo ma non voglio starti lontano. 

Izuku si voltò nella stessa direzione dov'era svanito il biondo. 
Espirò dal naso, un sorriso increspò le sue labbra. 

Sei un tale mistero per me, Kacchan. 
Eppure continui ad attrarmi.

Izuku scoprì che Katsuki aveva mangiato tutto il budino. Gli venne da ridere. 
Un passo dopo l'altro e sarebbero finiti con il camminare sulla stessa linea...



Angolo di Watchie

Preparatevi per un po' di sana azione nei prossimi capitoli. 
Ci tengo a ringraziare a tutti coloro che stanno seguendo questa storia e mi stanno facendo capire con commenti e stelline che sta piacendo. Questo mi riempie di gioia. 
Davvero tantissimo! 
A domani!


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