Chapter 2: Dentro i Ricordi
– Ciao, zio!
Katsuki era sempre molto felice quando suo zio veniva a prenderlo fuori dalla scuola con il suo splendido SUV nero. Gli occhi degli altri studenti si facevano avidi, per suo sommo orgoglio e lui si sentiva un'autentica super-star.
Koharu Bakugo era il fratello maggiore di Masaru, con occhi rossi e capelli biondi, tendenti al biancastro sulle punte. Era sempre stato esuberante, di cuore e un uomo presente nella vita del suo unico nipote.
L'Alpha aveva divorziato un mese prima dalla nascita di Katsuki per incompatibilità di carattere con il suo Omega ma si era rapidamente ripreso buttandosi anima e corpo nel suo lavoro come imprenditore digitale e la fortuna non era tardata ad arrivare.
E ora, quello stesso uomo che stava accarezzando i capelli di suo nipote aveva negli occhi qualcosa di strano, da nascondere.
– Dove andiamo di bello, zio?
– A mangiare un gelato, poi ti riaccompagno a casa. Oggi ho un meeting verso le sedici. Per fortuna abbiamo ancora un'oretta tutta per noi!
Katsuki annuì convinto, dopotutto amava il gelato! L'uomo adocchiò nuovamente il costosissimo Rolex al polso, infine montò in auto.
***
– Mamma, papà! Siamo a casa!
Solo l'eco gli rispose. Katsuki non se ne preoccupò, non era così strano non trovare nessuno dei suoi genitori nel villino. Koharu chiuse silenziosamente la porta d'entrata a chiave, intascandola: il suo sguardo luccicò di oscurità.
– Zio, ho lavorato a un nuovo progetto per il manga scolastico. Vuoi vederlo?
– Certo, ragazzo mio! Sono davvero curioso!
Il giovanissimo quattordicenne e l'uomo di quarantadue anni corsero al piano superiore. Anche stavolta la porta venne chiusa ma non a chiave; sarebbe stato troppo strano e troppo rumoroso. Oltretutto, quella d'ingresso che Koharu aveva preso non era compatibile nella toppa.
Nel frattempo, Katsuki aveva tirato fuori dal cassetto della sua scrivania il prezioso blocco da disegno.
Koharu si schiacciò con il bacino contro il sedere del nipote e gli poggiò le mani sulle spalle. Il ragazzino innocente era troppo concentrato a trovare la pagina giusta per accorgersi che cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Le mani avide e grandi che non avevano intenzione di rimanere ferme scesero voluttuose lungo le braccia, ai polsi per poi risalire verso il collo e il mento fanciulli. La ghiandola odorosa, così nuda e profumata, emanava un aroma poco più forte del normale.
Che profumo inebriante! Sembrava di essere in mezzo a un bosco autunnale, dove la resina degli alberi inondava le scalanature dei tronchi sottili e si mischiava con la rugiada che rivestiva foglie oro e aranciate.
Katsuki stava parlando a ruota libera, con un sorriso genuino sulle labbra.
Che piccola e succulenta preda...
L'Alpha affondò il naso sulla ghiandola, inspirando forte. Koharu sogghignò, sarebbe potuto venire anche solo per quel gesto ma era meglio continuare. Voluttuoso s'insinuava tra il colletto della camicia e i capelli, bramoso di riempirsi i polmoni e la bocca già impastata di saliva.
Un piccolo gemito involontario sfuggì dalla bocca dell'Omega.
Improvvisamente, Koharu lo immobilizzò al petto con le sue forti braccia e lo fece leggermente piegare sulla scrivania.
– Z... zio, che cosa stai facendo?
Mentre l'uomo iniziava a sciogliergli la cravatta, allentargli i bottoni della camicia e a slacciargli la cintura, tanti campanelli d'allarme trillavano nel povero ragazzino. Contro il suo petto, il corpo di Katsuki tremolava e il cuore risuonava sotto ai polmoni con forza.
– ZIO!
Quel grido pieno di paura portò l'Alpha in uno stato animalesco. Trascinò il nipote per i polsi sul letto, lo immobilizzò con un ginocchio e con le mani libere si abbassò pantaloni e mutande.
– Che stai facendo? Lasciami andare!
– Sei così succulento, Katsuki! Ho sempre desiderato toccarti e ora che sei in calore...
La frase rimase a metà ma il suo significato fu più che chiaro.
Koharu lo denudò graffiandogli i polsi e strattonandogli i capelli; il povero Katsuki poteva solo urlare e agitarsi ma non a liberarsi.
Era il momento di spalancare le porte dell'Inferno.
L'uomo possente gli aprì le perfette natiche...
... e lo penetrò a crudo, senza alcuna preparazione. La pelle tirata protestò con un forte bruciore e successivamente sanguinò. Katsuki annaspò, urlò ma nulla poté quando Koharu lo schiacciò con il viso nel piumone. Lo cavalcò in modo rude, esattamente come da sempre gli era piaciuto.
– E' fantastico! Una preda e un culo giovani!
All'uomo non importava che ormai il suo attrezzo si fosse colorato di rosso scuro: l'interno di Katsuki lesionato e ferito si era finalmente adattato e i fluidi che iniziavano a sgorgare aiutavano in quel processo terribile.
Koharu lo riempì senza ritegno ma era ancora piuttosto duro.
Il povero Katsuki, stordito e in lacrime, riuscì a ingoiare un po' d'aria. Aveva smesso di combattere, di urlare, di implorare che quell'agonia potesse fermarsi.
– Ti dirò la verità, nipotino mio! Ho divorziato perché ho sempre e solo voluto divertirmi!
Katsuki gemette, era venuto contro la sua volontà e il seme perlato sporcava le lenzuola disfatte e il suo ventre. L'orribile sensazione di essere pieno continuava ad attanagliargli l'anima.
Che cosa aveva sbagliato per meritarsi una punizione simile?
Si era comportato male, nonostante il suo pessimo temperamento?
Aveva sempre avuto il cuore nel posto giusto, non si era mai tirato indietro nell'aiutare qualcuno.
E allora perché?
Perché l'unica persona di cui si fidava ciecamente lo stava punendo in quel modo?
Per lui quella violenza era un'autentica punizione. Due lacrime scivolarono lungo le guance smorte.
Forse sono stato un pessimo nipote, zio? Mi merito tutto questo?
Per svariate volte, l'uomo si riversò in lui.
Katsuki chiuse gli occhi ma i Kami avevano avuto pietà di lui.
Proprio quando Koharu si cimentava a legargli i polsi con una cravatta e frustragli la schiena con la cintura per suo sommo divertimento e sentirlo urlare, la porta della stanza del giovane si spalancò e le urla riempirono l'aria satura di sesso.
– Che cosa hai fatto?!
Masaru allontanò con una spallata Koharu facendolo cadere dal letto. Mitsuki si buttò su Katsuki, un autentico relitto dagli occhi vuoti. Lo chiamò, lo scosse un po' e mentre lo teneva tra le sue braccia come un neonato gridò la sua rabbia.
– Come hai potuto?! Ci fidavamo di te!
– Avevo chiuso a chiave! Come diavolo siete entrati?
Koharu era forte ma in quel momento la collera di Masaru lo sovrastava. La bionda velocemente chiamò la polizia; pochi attimi dopo, poliziotti e volanti affollavano la residenza dei Bakugo.
– Avevo una chiave di riserva, bastardo!
Masaru non si era mai rivolto così a suo fratello ma in quel momento non c'era una persona con la quale condivideva un legame di sangue. Bensì un mostro. Che non aveva avuto pietà di poco più di un bambino.
Koharu tentò di arrivare a Katsuki ma non aveva fatto i conti con la rabbia cieca di un padre. Masaru lo scaraventò in terra e in quell'attimo sopraggiunse la polizia.
Il biondo zio fu ammanettato con gravissime accuse di violenze sessuali su un Omega minorenne non consenziente e portato in carcere. Katsuki, invece, in ospedale...
***
Il nervosismo di Mitsuki finì nel momento preciso in cui Katsuki aprì la porta del bagno.
– Allora?
Dietro suo figlio, la tenda del bagno azzurrino si muoveva piano e il sole illuminava dolcemente il piccolo ambiente.
Il ragazzino sollevò gli occhi lucidi e i tre test di gravidanza. Mitsuki comprese subito: erano positivi. Il calore aveva dato i suoi terribili frutti, i sintomi di nausea e vomito mattutini il dubbio avevano insinuato e i test confermato. Lo abbracciò strettamente, scivolando sulle ginocchia con un soffocante pianto lamentoso.
Katsuki aveva iniziato a stare male tre settimane dopo lo stupro e sua madre gli aveva consigliato di fare un test. Non pensava che sarebbe risultato il primo e gli altri tre.
– Io... non abortirò...
Mitsuki non avrebbe mai dimenticato le flebili e tranquille parole di suo figlio.
– Io e papà ti sosterremo, tesoro mio. Non temere.
E così sarebbe stato durante tutta la travagliata gravidanza di Katsuki Bakugo.
Quando la piccola venne al mondo, sana e forte, il biondo se ne innamorò perdutamente e capì che quella di tenere quella vita innocente era stata davvero la cosa giusta da fare.
Tenne duro durante la lieve depressione post-partum che lo colpì quando venne dimesso dall'ospedale e, ancora, nel suo periodo bulimico.
Se tenne duro lo fece solo per una sola ragione: per amore di sua figlia.
Di Katsumi Bakugo.
Angolo di Watchie
Avevate immaginato che dietro la piccolina di casa ci fosse una storia così raccapricciante? Ho volutamente cercato di sintetizzare per non urtare la sensibilità di nessuno. Lascio a voi viaggiare con la fantasia. A domani!
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