Chapter 14: Della Sana Gelosia

Katsuki scese dall'auto con un'espressione cupa e triste.
Il suo calore era durato un po' di più ed era stato estremamente doloroso, per non parlare di tutti i momenti di lucidità in cui aveva cercato di scrivere qualcosa a Izuku o addirittura chiamarlo.

Izuku mi ha già dimenticato... è bastato così poco, stronzo?

— Buona giornata, Katsuki.
— Ciao, papà.

Con l'uomo se ne andava con il volto cupo a causa del tono deluso di suo figlio, Katsuki espirò con un'espressione triste. Il cancello della scuola lo attendeva, non più così distante. Dopo che lo ebbe oltrepassato, un odore che non avrebbe mai dimenticato gli si infilò rapidamente nelle narici. Alla sua sinistra, accanto a un albero, Izuku lo guardava come se avesse voluto dirgli qualcosa.

Katsuki aspettò ma ben presto i secondi mutarono in minuti e lui, ancor più deluso ma stavolta anche arrabbiato, marciò via battendo i piedi in terra. Izuku abbassò la testa.

Come temeva, Katsuki lo odiava disperatamente ed era tutta colpa sua. Sconsolato, con una mano che celava l'enorme cerotto bianco che nascondeva la ferita che si era auto-inferto, si preparò per una lunga giornata di scuola.


***


Seduto da solo a un tavolo accanto a una vetrata, Katsuki guardava di sottecchi Izuku.
Verso le dieci e trenta, nel bel mezzo di una verifica, il cielo si era rabbuiato e da allora il temporale non aveva smesso per un solo momento. 

Con l'ora di pranzo ormai giunta, tutti gli studenti si erano radunati nella mensa, per consumare i propri bento o cibi preconfezionati. 

Izuku era molto triste, rigirava le bacchette nel suo ammasso di riso scondito e qualche verdura insipida. Anche al suo tavolo non sedeva nessuno.

Che cazzo, neanche un bento come si deve sa prepararsi?

Quando Katsuki sollevò dal suo buon cibo gli occhi, fu pervaso da un senso di rabbia. Una ragazza con i capelli biondi e gli occhi azzurri, chiaramente di un'altra classe e per giunta Omega, si era avvicinata a Izuku. Dopo qualche sorriso, si sedette, anzi, no, si appiccicò proprio all'innervosito baccello.

Katsuki strinse così tanto le bacchette da romperne una. Che cazzo voleva quell'oca da Izuku? E perché quest'ultimo non la scacciava? Le cose si fecero ancor più difficili quando la ragazza avvicinò un po' di manzo alla bocca del verdino, in un chiaro invito a volerlo imboccare.

No, era troppo!

L'Omega si mise in marcia verso il tavolo, con il bento in mano e un'espressione furiosa.

— Oi, oi, oi! Comparsa, del cazzo! Guarda che questo Deku qui si fa imboccare solo e soltanto da me! Smamma!
— E tu che vuoi? Ci stai disturbando!
— Ah? Io, disturbare?

Katsuki si sedette così vicino a Izuku da toccargli la coscia con la propria; in tutto ciò, il povero spinacino  era più rosso di un pomodoro e con tanto di batticuore! Da un lato, la ragazza gli stringeva il braccio, dall'altro la calda coscia di Katsuki.

Una battaglia tra due Omega!
La ragazza non aveva alcuna intenzione di mollare, così si strinse ulteriormente al braccio dell'Alpha con un'espressione trionfale in volto. Per un istante una smorfia di dolore comparve sul viso di Izuku... la ferita!

Una fiammata bollente di rabbia esplose nel corpo di Katsuki. Batté la mano sul tavolo con così tanta forza che per un momento il brusio delle comparse nella mensa di fermarono. In piedi, fissava con i suoi occhi piccoli e feroci la nemica. 

L'Omega Interiore non era intenzionato ad avere concorrenza e stava dimostrando il suo disappunto attraverso Katsuki. La ragazza, però, non era affatto intimorita; anzi, piuttosto divertita.

— Togli le tue fottute e sporche mani da lui!

A denti stretti uscì questa frase velenosa, con un tono basso e letale. Izuku, in silenzio e immobile, era completamente ammaliato dall'espressione feroce dell'Omega. 

— Non farmi ridere! Midoriya-san non vorrebbe mai nessuno di così sboccato e arrogante come te! Specie un Omega maschio!
— Prova a ripeterlo sei hai il coraggio, sgualdrina!

La ragazza aprì la bocca, un'altra cattiveria si premurava di uscire da lì. Izuku espirò d'un tratto, con tutto il corpo rigido dal fastidio accumulato.

— Sasami-san, per favore, potresti lasciare il mio tavolo?

Sia la ragazza sia Katsuki ebbero la stessa espressione: sgomento. La giovane forzò un sorriso ma era evidente che stesse ribollendo di rabbia per via del volto cupo e gelido di Izuku, che le aveva parlato con tono deciso ma soave.

— Midoriya-san, preferisci davvero quest'Omega a me?
Sì. E ti prego di non mancargli più di rispetto, la prossima volta.

Sconvolta, la ragazza di alzò con il bento tra le mani e la collera negli occhi.

— Goditi gli scarti, allora!

Era troppo! Katsuki si alzò con il suo bento in mano e glielo rovesciò in testa.

— A chi hai dato dello scarto, stronza?!

Sasami Amane gli afferrò il bavero della camicia con improvvisa forza, mentre il cibo le colava sul viso e i capelli. Katsuki l'avrebbe azzannata al collo e ignorava il perché.

Ha toccato qualcosa di mio!

Questo continuava a ringhiare l'Omega Interiore. 

— Maledetto! Tutti sanno che sei un Omega facile che apre le gambe a tutti!
— Cosa?

Katsuki si voltò istintivamente verso Izuku, in un gesto improvviso e secco. L'Alpha si alzò in silenzio e lasciò la mensa, senza aver neppure toccato cibo. 

Il giovane Bakugo, quel giorno, perse due occasioni: sapere chi aveva messo in giro quelle false voci sul suo conto e di scusarsi con Izuku per ciò che era accaduto. 

Rabbioso e ferito, urlò, incurante degli sguardi quasi schifati degli altri ma molto preoccupati di Eijiro e Denki...


***


— Deku!

L'Alpha si fermò ma non si voltò.
Katsuki era riuscito rapidamente a seguirlo grazie al suo odore acidulo e gli aveva bloccato un polso, a metà scalinata per raggiungere il tetto della scuola, nonostante il temporale.

— Non è vero che sono un Omega facile! Non credere a quella puttana! Non so neanche chi abbia messo simili voci su di me!

Izuku non gli rispose.

— Ah? Davvero ci credi? Pensavo ti fidassi di me!
— Kacchan, per favore, ho bisogno di restare un po' da solo.
— No, cazzo! Dobbiamo parlare!

Il verdino non era in vena di farlo. Non capiva che cosa fosse quel fuoco di rabbia che gli stava bruciando le carni dall'interno e dilaniando l'anima. 

Non credeva alle parole della ragazza eppure... Quanto si detestava per non riuscire a dire ciò che sentiva nel cuore!
Katsuki gli afferrò il braccio, tirandolo verso l'altra parte delle scale. Izuku oppose ancora resistenza, aggrappandosi alla ringhiera. L'Omega non mollò ma l'unica cosa che fece fu di strappare dolorosamente il cerotto dal braccio del ragazzo.

In fretta, il sangue iniziò a defluire ma non fu ciò che freddò Katsuki, quanto più la ferita. In quella famosa sera di deliri da calore, Izuku, pur di non marchiarlo, aveva affondato talmente forte le zannine nella carne da strapparsi parte della pelle. I tre punti erano in parte saltati.

— Cazzo! Vieni, dobbiamo fermare l'emorragia!
— Sto bene, non devi preoccuparti!
— Non fare il prezioso e fatti aiutare!
— Lasciami in pace, Kacchan!

Izuku lo spintonò un po' e raggiunse in fretta il tetto. Pioveva forte, l'acqua sembrava migliaia di aghi che puntellavano ogni cosa. Non gli importava di bagnarsi o di prendersi un malanno, voleva solo allontanarsi da Katsuki.

— Mi detesti così tanto, allora? E' bastato poco per farti cambiare idea su di me?

Con queste parole, basse e distrutte, il biondo si era annunciato alle spalle dell'Alpha già fradicio.

— No, Kacchan. E non penso neanche che tu sia un Omega facile.
— Allora perché sei scappato via?
— Perché è complicato...

Katsuki gli si avvicinò e timidamente gli prese il mignolo. Non gli importava di sporcarsi con il sangue di Izuku, né di bagnarsi. Anche lui guardò il cielo cupo e la pioggia che cadeva fitta; il cielo era una coltre nera, ma senza lampi o tuoni.

— Spiegami, allora.
— Non credo di poterlo fare, sai?
— Allora fammi scusare per...
— Non hai bisogno di scusarti; sappiamo quanto a volte l'istinto di un Omega e Alpha siano forti.
— Tu però ti sei ferito a causa mia...

Izuku scosse dolcemente il capo. Dentro di lui cominciava sempre di più a capire la sensazione di gelosia provata per le parole della ragazza e quella di vuoto mischiata a pura colpevolezza dentro di lui.

— Non voglio che tu vada via.
— Non me ne andrò Kacchan. Avrei voluto scriverti o chiamarti per assicurarmi che tu stessi bene me non l'ho fatto. Sono stato un codardo e un pessimo amico.

Amico. Perché quella parola non gli piaceva affatto? Era come trovarsi dinanzi a un muro invalicabile che non poteva scalare per raggiungere qualcosa di bello.

— Kacchan, torniamo dentro. Non voglio tu ti ammali.
—  Izuku, perché è complicato?

Il verdino lo guardò, gli sorrise e gli baciò una guancia dolcemente. Glielo disse ma Katsuki non capì, troppo stordito da quel tocco inaspettato e tenero e da un forte rombo di tuono.
Izuku era già andato via, svanito.
Il biondo si artigliò il petto, il cuore batteva furioso.

— Che cosa mi hai detto?

Katsuki corse dentro, aveva disperatamente bisogno di farselo ripetere!
Quando entrò in classe, Izuku però non c'era.

— E' andato in infermeria, aveva un braccio sanguinante!

Il biondo grugnì un grazie a Denki. Quel giorno, non riuscì mai più a raggiungere l'Alpha: né con la scusa di andare in bagno, né al momento degli allenamenti di pallavolo.


***


Katsuki ascoltava il rumore della pioggia, mentre Katsumi poppava al suo petto. Da qualche giorno, la piccola era diventata più nervosa del solito. Aveva pianto per la mancanza di Izuku, gridato e si era rifiutata di prendere il biberon. Così, il giovane era tornato ad allattarla.
Non che gli dispiacesse. Adorava avere un contatto così intimo con la sua bambina.

Katsumi si era affezionata al panda. Nella manina stringeva sempre o un orecchio o una zampa nera e guai a chi cercava di toglierlo! Questo attaccamento per il pensierino di Izuku valeva anche per lo stesso biondo della famiglia Bakugo. 

L'orsetto che profumava della pallina d'alga verde era sempre sul suo letto e aspettava apparentemente di venir coccolato. Nei momenti in cui Katsuki si sentiva solo o aveva un bisogno fisico che non sapeva come definire si accoccolava l'animale di pezza tra il naso e la clavicola e lo stringeva fino a quando non si appisolava. 

Il giovane dagli occhi rossi era finito con il perdersi nel guardare fuori dalla finestra, dove la pioggia si alternava tra striature e picchietti forti. La sua mente era innaturalmente sgombra; poteva pensare chiaramente a ogni cosa. 

Mi sono sentito così solo fuori la scuola...

Izuku non si era fatto vivo, lui lo aveva aspettato ma non era servito a nulla. Il biondo espirò con un po' di disappunto e rabbia. Katsumi lo guardava, una manina era sul suo petto e l'altra chiaramente attorno all'orecchio del panda.

— Oggi mi ha detto qualcosa, forse era importante, ma io non l'ho capito.  Che idiota! Scappare così!

La piccola fece un versetto e mosse la manina.

— E' proprio un Deku calzato e vestito! Non ha neppure le palle di chiamarmi!

Il giovane sospirò. Odiava aspettare.
Odiava non avere controllo.
Odiava e aveva paura di quella forte connessione con Izuku che gli faceva venir voglia di rincorrerlo fino in capo al mondo. Katsuki si sfiorò la cicatrice... ripensò al verdino, a sua figlia e s'immaginò di nuovo incinto.
Solo che stavolta il padre era...

Alpha Deku...

Katsuki arrossì. Che imbarazzo! Non poteva crederci di averlo pensato davvero! Stavolta non furono solo le guance a colorarsi di rosso bensì anche le orecchie.

Poco male, non mi ha sentito nessuno. 

In fondo è stato solo un pensiero stupido. 

— Katsumi, a te piacerebbe avere un fratellino?

La bimba non gli rispose mai. Katsuki ridacchiò;  andava bene così, anche se in futuro non gli sarebbe dispiaciuto mettere al mondo altri cuccioli con la sua anima gemella.

Per un momento, mentre baciava i capelli di sua figlia, nella sua mente si formò Izuku. Un attimo dopo il pensiero continuava, con lui come unico degno di poter affiancare Katsuki Bakugo in un prossimo futuro.

Ma troppo preso dal guardare teneramente il suo piccolo tesoro non ascoltò affatto il suo più intimo pensiero e quella dolce sensazione svanì a un battito di ciglia...




Angolo di Watchie

Istinti o meno, quante volte sentiamo il bisogno di fare qualcosa che non ci è effettivamente chiaro? Io spesso. Poi il perché arriva in seguito. Con un altro e affettuoso grazie per il vostro supporto, a domani, con il 15esimo capitolo!

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