Chapter 12: Una Domenica Alternativa

Izuku si aggiustò per l'ennesima volta il colletto della camicia bianca che indossava, si passò inutilmente una mano per lisciarsi i ribelli capelli e adocchiò i due sacchetti che aveva nella mano sinistra, quella che ormai presentava nuove cicatrici. 
Sua madre aveva insistito sull'usare un gesso ma il verdino era stato irremovibile e alla fine dalla fasciatura era passato a un grosso cerotto e infine a strati su strati di pomata. 
Sabato sera, il giorno precedente, poco prima che si addormentasse, Katsuki gli aveva scritto un messaggio sintetico. 

"Domani i miei genitori non ci saranno ed io non voglio rimanere solo a casa. Vieni a farmi compagnia e non ti azzardare a prendere impegni. Questa è la posizione del villino".

La casa di Katsuki era straordinaria vicina al complesso di appartamenti dove il il fagiolino verde abitava insieme a sua madre. Izuku la vedeva poco; la donna lavorava come infermiera e per fronteggiare tutte le spese possibili faceva lunghi ed estenuanti turni.
In quanto figlio, non vedeva l'ora di trovarsi un lavoretto e contribuire a tante cose, specialmente i costi del liceo.

Il giovane ricontrollò per l'ennesima volta la posizione sul cellulare: era arrivato. Casa Bakugo era in realtà un villino a due piani, con un meraviglioso e curatissimo giardino e un cancelletto in ferro battuto, il tutto accompagnato da una staccionata bianca e perfetta. Bussò ed aspettò; giusto una manciata di secondi dopo scorse per puro caso una tenda che si muoveva al piano superiore. Era Katsuki. 

Izuku gli sorrise, alzando un braccio per salutarlo. Qualche momento dopo, il cancelletto era sbloccato e lui poté timidamente entrare. Il breve percorso per raggiungere la porta era fatto di ciottoli duri e sottili, le suole delle scarpe rumoreggiavano lì sopra ad ogni passo.

— Buongiorno, Kacchan. Grazie per avermi invitato.
— Entra, piuttosto e lascia perdere i convenevoli.

L'Alpha si tolse le scarpe. La casa era minimalista, pulita e curata. Niente fronzoli, solo qualche quadretto appeso al muro. Izuku non poté fare a meno di accorgersi di molti vasi con margherite che pendevano anche dal soffitto.
Katsuki lo accompagnò nel salotto, dove Katsumi era nel passeggino e dormiva tranquilla con un buffo ciuccio in bocca. Izuku la guardò teneramente, senza però svegliarla o sfiorarle capelli e manina.

Gli Omega erano protettivi verso i cuccioli e lui non aveva intenzione di turbare i due padroncini di casa Bakugo. Non fece mai caso all'occhiata dispiaciuta di Katsuki rivolta alla sua mano ferita. 

— Vieni in cucina. Non startene lì impalato!

Izuku farfugliò parole incomprensibili ma obbedì.
La cucina era piccina, dai toni bianchi ed estremamente luminosa.

— Ho portato una torta e un paio di pensierini, uno per Katsumi-chan e un altro per te.

Katsuki che stava tirando dal frigo del tè freddo e dei dolcetti morbidi si voltò con un'espressione curiosa e sorpresa.

— Non dovevi disturbarti.
— L'ho fatto con piacere, invece. L'ho presa al cioccolato, so che ti piace. E fragole.
— I miei gusti preferiti. Come facevi a saperlo?
— In realtà, non appena l'ho vista in vetrina mi ha ispirato e così l'ho presa, Kacchan. A proposito, come va la caviglia?

Il biondo fece un cenno con il capo e con uno sguardo un po' seccato gli fece capire che voleva essere aggiornato sulla mano. Il verdino sollevò il pollice e così facendo il biondo arrossì un po', corrucciandosi teneramente.

Mi sta anche al gioco! 
Ma non ha capito che non mi piace parlare della mia salute?

Il suo Omega Interiore guaì felicemente; adorava che l'Alpha si preoccupasse per lui, invece!

La torta che Izuku liberò dalla scatola bianca era molto invitante. Piccola, alta, ben guarnita con ciuffetti di panna e fragole di bell'aspetto. Katsuki si leccò istintivamente le labbra. Nel frattempo, l'Alpha aveva tirato fuori anche i due regali.
Un panda di peluche per Katsumi, come aveva promesso e un altro un po' più datato, di un color marroncino. Katsuki lo prese dolcemente, rapito dal fiocchetto arancione che aveva al collo.

— Spero vi piaccia.

Katsuki si prese ancora un momento per studiare il vecchio orsacchiotto e fu allora che sotto al fiocco scoprì qualcosa che luccicava. Un braccialetto dorato, estramamente fine, con delle palline rosse.

— Voglio lo abbia tu, Kacchan. Io non posso più metterlo, ormai il mio polso si è fatto troppo grande. Era un regalo di mio padre, prima della sua scomparsa, in un incidente in fabbrica.

Il biondo afflosciò un po' le spalle nello stupore ma anche nel dispiacere. Perché Izuku gli aveva fatto un regalo?

— Kacchan, non so perché voglia darti il bracciale ma sento che è giusto.

Un regalo di corteggiamento da Alpha, forse? Katsuki studiò ancora il peluche, il volto teso di Izuku e il braccialetto nel palmo della sua mano. Ponderò il da farsi ancora un po', in realtà era così stupito da non saper che fare. Ma scelse di farselo abbottonare al polso sinistro.
L'Alpha ne fu sollevato e con gioia obbedì alla silenziosa richiesta.

Agli Omega piacevano cioccolato, braccialetti e soprattutto orsacchiotti. Katsuki non faceva eccezione; inoltre, nel suo momento più buio e quando era incinto di Katsumi, desiderava solo stringere un grande orsacchiotto che lo faceva sentire più al sicuro che mai.  Dopo che la bimba era venuta al mondo, però, il biondo si era voluto liberare di quel grosso orso che gli ricordava le sue notti di pianti e la sua rabbia verso colui che si era preso la sua verginità senza vergogna.

Izuku gli accarezzò distrattamente il braccialetto e la pelle del dorso. Come aveva immaginato, il gioiellino calzava perfettamente all'Omega ed aveva anche un po' di tolleranza, non era stretto, non avrebbe lasciato segni.

— Non dovevi.
— Volevo, Kacchan. Sono contento ti piaccia.

Il biondo era arrossito ma al contempo non riusciva a ritirare la mano da quella di Izuku. Attraverso le sue dita sentiva il cuore dell'Alpha che batteva più del suo, felice e trepidante.

— L'orso?
— Era quello che avevo da piccolo; mi è stato di grande aiuto per fronteggiare la scomparsa di mio padre ma ora non mi occorre più. Sai, non volevo buttarlo. 

Katsuki strinse istintivamente al petto il peluche. Anche Izuku aveva utilizzato un giocattolo per lo stesso motivo? I suoi occhi luccicarono - forse per lo stupore, forse per qualche lacrima estranea - e le guance si accesero appena appena di rosa. 

— Hai fatto bene. Mi piacciono gli orsacchiotti ma non dirlo a nessuno o ti mozzo la testa.
— Non lo farò e non perché tengo alla mia testa.

Katsuki sbuffò una risatina. Era ormai tempo di mangiare la succulenta torta; nel mentre che l'Omega prendeva due piattini e due bicchieri, dal salotto dei vagiti risuonarono.

— Katsumi si sarà svegliata. Aspettami qui, vado a prenderla. Ah, cazzo... le mani sporche!
— Ci penso io, Kacchan. Se me lo permetti.

L'Omega corrugò la fronte, chiaramente perplesso ma non voleva rischiare di ferire l'Alpha. Izuku gli aveva dimostrato di non essere cattivo e lui l'aveva invitato di sua spontanea volontà a casa sua.

— D'accordo. Ma sai come si fa?
— Avevo un fratellino di pochi mesi. Si chiamava Junta e non smetterò mai di portarlo nel mio cuore.
— "Avevo"?
— Mamma era stata violentata sul lavoro ed era rimasta incinta ma nonostante ciò, non ha né denunciato lo stupratore fuggito né abortito. Al mio tredicesimo compleanno, diventai fratello maggiore. Ma quando Junta aveva nove mesi non si risvegliò mai più.
— Spirato nel sonno...?
— Sì. Lo amavo tanto, Kacchan. Ecco perché so come si prendono i bambini o come si curano.

Katsuki, a quel punto, non provò più a fermarlo. Izuku gli aveva raccontato una cosa estremamente intima.
E così anche la signora Inko, di cui il figlio non ne parlava mai, aveva subito la sua stessa mostruosità?
Il braccialetto sul suo polso gli catturò l'attenzione, lui l'accarezzò con il cuore pesante.
Quante cose avevano in comune?
Erano forse segnali del fato che lo invitavano velatamente a smettere di opporre resistenza a Izuku?

Spinto dalla curiosità, l'Omega si affacciò in salotto. L'Alpha stava facendo le smorfie a Katsumi e la coccolava con parole affettuosissime. Sì, ci sapeva davvero fare con i cuccioli.

— Vieni da Izuku, piccola. Adesso ti porto dal tuo Onii-chan, va bene?

L'Omega abbassò il capo nel senso di colpa. "Onii-chan", eh? Se Izuku avesse saputo che la piccola era sua figlia gli sarebbe stato ancora accanto? Katsuki sprofondò ad occhi aperti in un vortice di pensieri e così facendo si perse la dolcezza dell'Alpha nel sollevare e portare tra le braccia la non più piangente bimba.
Gli occhi rossi erano vitrei di lacrime, gli pizzicarono il naso. Il biondo si affondò un po' le unghie nella piegatura dell'altro braccio.

Vorrei dirti la verità, Izuku... ma ho paura...

— Kacchan, va tutto bene?
— Sì. Mi dispiace per il tuo fratellino.
— Lo apprezzo, Kacchan. Mi piace pensare che sia in un posto migliore, adesso.

Il biondo si sedette al tavolo, imitato da Izuku. Katsumi si era aggrappata alla sua camicia e pigolava, poggiata con la testolina sulla spalla. Muoveva pian piano i piedini, un chiaro segnale che volesse coccole.

— Questo vestitino giallo è adorabile, piccolina. Sei dolcissima!

Katsuki era davvero intenerito. Izuku sembrava raggiante e anche Katsumi lo apprezzava.

— Tieni Kacchan, prendila tu.
— No. Vuole stare con te, si vede. Non vorrai farla piangere, vero?

Izuku negò ironicamente con il capo, Katsuki si mise a ridere.
Era arrivato finalmente il momento di gustarsi la torta...


***


Katsuki stava spadellando in cucina. Aveva deciso di cucinare del riso alla cantonese con molto piccante. La pappa di Katsumi già era pronta. La vocina di sua figlia arrivava forte e felice dietro di lui, dove Izuku la teneva in braccio e le parlava con tanta dolcezza.

— Che buon odore, Kacchan. Ma non dovevi disturbarti.
— Ah? Ti ho invitato io, ti avrei fatto morire di fame, Deku che non sei altro?
— No, affatto, è solo che...
— Sietidi a tavola, è pronto.

Katsuki gli servì un piatto ricolmo di buon cibo sapientemente cucinato. Quello che non sapeva Izuku, mentre metteva la piccola con delicatezza nel seggiolone, era che per la prima volta in assoluto, il biondo cucinava per qualcuno che non fosse la sua famiglia.
Il nervosismo era più che visibile sul suo viso. Certo, sapeva di essere un cuoco biondo e provetto ma se all'Alpha non fosse piaciuto?

Tutte le sue paure svanirono quando Izuku fece un rumore dalla gola, in puro apprezzamento, al primo boccone. Il suo cuore di Omega sussultò, di nuovo guardò il braccialetto e pensò davvero che istintivamente Izuku lo voleva.

Volermi... come?

Per tutta la durata del pranzo, il biondo pensò e ripensò al suo quesito e tentò di analizzare il comportamento di Izuku.

— Se permetti, i piatti li farò io. Di solito dopo la pappa, i bimbi devono digerire e riposare.

Katsuki aprì bocca per protestare ma in realtà Izuku aveva ragione. Così non si permise di replicare.

Quello che il biondo, però, non sapeva, era che tra non molte ore qualcosa sarebbe accaduto...



Angolo di Watchie

Junta è il nome del co-protagonista di "Sarò il tuo numero uno". E' stato il mio primo anime Boys Love e lo adoro alla follia. Takato, il protagonista, non sa chiamarlo "Junta" bensì "Chunta" però ho preferito optare per il primo nome.
Ora, però, vi sfido a immaginare cosa accadrà nel prossimo capitolo. Onestamente questa storia è tragicomica per me e mi sta facendo un pochino penare per il semplice fatto che, a volte le correzioni richiedono taaaaanto tempo! Però se vi piace tanto la storia, la fatica ne vale la pena.
Con un grazie agitando mille mani, Watchie dice a "domani!".





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