47 - Insieme
Dentro Noah, tutto si era fatto silenzioso.
I pensieri, il respiro, il battito del cuore.
Il tempo si era cristallizzato, e lui e Iris erano diventati come delle statue di marmo, scolpite per sempre in un momento perfetto.
L'attimo in cui le sue parole si diffusero nell'aria come una magia capace di dare finalmente senso a ogni cosa.
L'attimo in cui sul volto di Iris si fece avanti un sorriso, il cui calore asciugò le lacrime.
L'attimo in cui le loro iridi mostrarono il loro cuore l'uno all'altro.
Noah continuò a guardare il volto di lei, e lei continuò a guardare il suo volto. Noah continuò a tenere le mani sul volto di lei, e lei continuò a tenere le mani sul suo volto. Noah cominciò a piangere di sollievo e felicità, e lei continuò a sorridere di felicità e sollievo.
Perché vent'anni prima, due re di regni confinanti avevano deciso che i loro primogeniti di sesso opposto si sarebbero sposati, e Iris era la figlia maggiore della famiglia Valsecchi.
Iris era la promessa sposa a cui era sempre appartenuto.
Colei a cui era destinato.
E niente nella vita gli era mai sembrato più giusto.
I déjà vu, alla fine, erano iniziati quando si era arreso a lei.
«Non mi ha voluto spiegare il motivo per cui mi ha mandato via» gli spiegò Iris, la voce bassa ma colma di emozioni. «Mi ha supplicato di andare con lei a Rocheforte, mi ha detto che sta solo cercando di proteggermi...»
Noah inarcò un sopracciglio. «Da cosa?»
Iris scosse la testa. «Non lo so, non me l'ha voluto dire. E io sono andata via prima che potesse... costringermi a rimanere. Ma non si arrenderà, Noah. Mi starà cercando.»
«Non oserà mai venire qui» la interruppe lui. «Ser Frederick non mi ha lasciato da solo un secondo. Non possono immaginare che tu sia qui. Sei al sicuro» la rassicurò, per poi guardarla con curiosità. «Come ci sei arrivata qui?»
«Tuo fratello» gli rispose, stringendosi nelle spalle. «Lui mi ha... l'ho incontrato poco dopo essere scappata da... Mi ha aiutato.»
Noah strabuzzò gli occhi, ma poi sorrise, caldo di gratitudine.
Lasciò andare il volto di Iris e fece un passo indietro. Si portò una mano tra i capelli, cercando di rimettere in moto i suoi pensieri, cercando di capire cosa fare, cercando di pensare a cosa avrebbe potuto fare la regina Nora, cercando di capire per quale motivo avesse fatto quello che aveva fatto, in passato.
«Devo andare a parlare con i miei genitori» le disse, mettendo a voce il suo ragionamento mentre lo compiva. «Ma ho bisogno di aiuto, per farlo. È una cosa... enorme, Iris. Non si tratta più solo di me e te. Avrà delle conseguenze sui nostri regni. Ne parlerò con Folksir» mormorò. Lo sguardo di Iris si accese di preoccupazione, così aggiunse: «Mi fido di lui più di chiunque altro. Lui saprà cosa fare».
Folksir lo avrebbe capito, una volta che gli avrebbe spiegato tutto. Ne era certo. Lo avrebbe aiutato a parlarne con i suoi genitori, a capire come portare allo scoperto quella verità nel migliore dei modi. Doveva andare da lui.
Noah si ritrovò a sperare che fosse tornato. Era dal giorno precedente, da quando lo aveva lasciato con la regina Nora, che nessuno lo vedeva. Non era nelle sue stanze, e gli uomini di suo padre non erano riusciti a trovarlo da nessuna parte della reggia.
«Noah» mormorò Iris, la voce insicura.
Le iridi di lei mostravano non più solo preoccupazione, ma anche timore.
«Cosa c'è?»
Iris si mordicchiò il labbro inferiore, e Noah percepì l'indecisione che le stava facendo soppesare le parole.
«Folksir» sussurrò, come se non volesse davvero dire quel nome, né le parole che lo seguirono. «Non credo che sia... chi pensi tu sia.»
Noah strabuzzò gli occhi, confuso. «Cosa vuoi dire?»
Iris allungò una mano verso di lui per prendergliene una. «Nora... ha parlato di lui. Non voleva farlo, e se ne è subito pentita, ma...» si interruppe, come alla ricerca del miglior modo di dire quello che aveva paura di dirgli.
Ma Noah non riuscì a sopportare neanche un secondo di quel silenzio. «Cosa ti ha detto?» la incitò, aggrappandosi inconsciamente alla sua mano con forza.
Iris sospirò e ricambiò la sua stretta. «È stato lui ad avvisarla del mio arrivo qui.»
Noah aggrottò la fronte. «Perché avrebbe dovuto avvisare la regina del regno del Valsecchi dell'arrivo a corte di una dama qualunque?»
«È proprio questo il punto, Noah» incalzò Iris, ma con gentilezza, la voce soffice. «Sapeva chi ero, fin dal primo momento in cui sono entrata nella sala del trono. Era come se mi stesse aspettando.»
Noah incominciò a scuotere la testa, più e più volte. «No, come avrebbe potuto saperlo? Non ha... non ha senso.»
Iris posò la mano libera sul suo volto, così da fermare il movimento del suo capo. «Credo che tra di loro ci sia molto di più di quello che fanno vedere» gli disse, la voce seria. «E credo che lui sia a conoscenza di me da tutta la mia vita.»
Per qualche istante di troppo, Noah si limitò a guardare Iris con occhi spalancanti, mentre la sua mente lavorava a mille per trovare una spiegazione a quanto lei gli aveva detto. Una spiegazione diversa dal pensiero di tradimento che già si stava facendo largo in lui.
Non avrebbe potuto sopportare la verità che Folksir, l'unica persona di cui si era mai fidato ciecamente, fosse in qualche modo connesso a Nora Valsecchi. Non avrebbe potuto sopportare l'idea che Folksir avesse sempre saputo di Iris e di Livia, e che tutti i discorsi a tarda notte che avevano fatto sul futuro e il destino avevano avuto come sottofondo silenzioso quella realtà. Non avrebbe potuto sopportare il pensiero che Folksir, qualche settimana prima, aveva provato a convincerlo ad allontanarsi da Iris sapendo chi lei fosse.
Che l'avesse incoraggiato a lasciare la sua felicità, nonostante sapesse che gli appartenesse davvero.
«Ci deve essere una spiegazione» mormorò, più a sé stesso che a Iris. Fece un passo indietro, la mano di lei cadde nel vuoto. «Folksir non...» provò a dire, a giustificarlo, a trovare un qualcosa.
Le parole, però, non presero sopravvento.
E nella sua mente, come un fulmine, si fece strada lo sguardo che il giorno prima la regina Valsecchi aveva riservato a Folksir quando gli aveva detto che nessuno poteva essere libero.
Un contatto di occhi che lo aveva sorpreso, perché sia nello sguardo di lei, sia in quello di lui, Noah ci aveva visto un rimorso e un amore che non si era riuscito a spiegare.
Si conoscono?
«Noah, quando è arrivato qui, Folksir?»
La domanda di Iris lo fece rabbrividire, come se il suo corpo avesse già messo insieme i pezzi che la sua mente non voleva ricomporre. «Diciassette anni fa.»
«In un giorno primaverile?» chiese Iris con certezza, come se la sua, di mente, avesse invece già messo insieme tutto.
«Credo... sì...»
«E da dove è venuto?» continuò lei. Noah scosse la testa, ignaro. «Cosa sai della sua vita di prima?»
Noah rimase in silenzio, senza nessuna risposta da darle. La verità era che Folksir era sempre stato con lui: era stata una presenza assodata nella sua vita, e non aveva mai pensato che ci fosse invece una parte di quella di Folksir che non aveva conosciuto.
«Va tutto bene, Noah.» La voce di Iris era ora una melodia dolce, un incoraggiamento, una carezza. Si fece avanti e lo abbracciò, stringendo forte le braccia attorno alla sua schiena. «Va tutto bene» ripeté, con calma, come se avesse capito che dentro di lui tutto stesse andando in rovina, perché una delle colonne portanti della sua esistenza aveva iniziato a sbriciolarsi.
Noah scoppiò a piangere e appoggiò la fronte sulla spalla di lei. «No...» provò a dire.
Non andava bene. Non andava per niente bene. Sapeva cosa Iris stava cercando di insinuare con le sue domande, con il suo silenzio, con il suo conforto.
Folksir non era capitato alle loro porte per caso.
Folksir aveva sempre conosciuto la verità.
Folksir era sempre stato al servizio della regina Nora Valsecchi.
«Va tutto bene» disse ancora una volta Iris, stringendolo con più forza. Anche la voce di lei era incrinata, e Noah allora rispose all'abbraccio di lei. Non stavano piangendo per la stessa verità, ma non aveva importanza. Con quell'abbraccio si stavano confortando per cose diverse, ma non erano soli, nella loro personale devastazione.
Erano insieme, legati da una giustezza che non avrebbero mai potuto neanche sognarsi.
Una giustezza che riuscì, eventualmente, a fermare le loro lacrime copiose e a frenare la loro caduta a terra.
Noah fu il primo a risollevare il viso, a ricercare lo sguardo di Iris, le sue iridi arcobaleno bagnate di pioggia. Prese forza dai suoi occhi, ritrovò il controllo e sorrise. Sciolse l'abbraccio e le portò le mani sul volto, con le dita asciugò dalle sue guance la rugiada.
«Devo andare a parlare con i miei genitori» le disse, la voce solida come se il terremoto che aveva dentro non avesse distrutto tutto.
Doveva farlo il più presto possibile. Non poteva aspettare. Avrebbe portato alla luce tutto e avrebbe camminato con Iris sotto i raggi del sole. Nessuno l'avrebbe più costretto al buio.
Iris non sciolse le braccia attorno al suo corpo. «Non adesso, Noah.»
Lo tenne stretto, imprimendo i palmi sulla sua schiena. Noah non lottò per liberarsi, si lasciò stringere; accolto come nessuno era mai riuscito a farlo sentire.
«È importante, Iris» le sussurrò, mentre il suo cuore rallentava la corsa frenetica. La tranquillità lo sommerse. «Devo andare a parlare con i miei genitori, adesso. Non possiamo aspettare.»
Provò a ribellarsi a parole, perché il suo corpo non avrebbe avuto la forza di allontanarsi da lei, di sciogliere quell'abbraccio che lo aveva fatto entrare in casa. Non avrebbe mai voluto riaprire la porta.
«Stai con me» ribatté Iris. «Almeno fino all'alba. Ti prego. Stai con me.»
«Iris...»
Non ci fu neanche bisogno di interromperlo. Lo fece da solo, perché come avrebbe potuto ribattere a quella richiesta?
«Un'ora» continuò Iris. «Stai con me. Ho bisogno di...» Le mani di Iris corsero lungo la sua colonna vertebrale. «Stare insieme a te.»
Noah richiuse gli occhi, deglutì. Dentro di lui cominciò una lotta. Una parte di lui sapeva che tutto quello non poteva aspettare: avrebbe dovuto correre dai suoi genitori, dire tutto quello che Iris aveva scoperto prima che la regina Nora potesse fare una nuova mossa e vincere quell'importante gioco, che fino a quel momento non aveva neanche saputo di star giocando.
Ma c'era un'altra parte di lui, più umana, che non voleva lasciare quella stanza, che voleva restare abbracciato a Iris, impaurito che una volta allontanatosi non avrebbe avuto più la possibilità di riavvicinarsi a lei.
Una parte di lui, più forte, che voleva restare lì a celebrare con Iris quella verità, ad assimilarla insieme, a respirare.
E fu quella la parte che vinse quando Iris avvicinò le labbra alla sua guancia e ve le posò con delicatezza, respirandogli addosso.
Le braccia di Noah si mossero come incantate, ritrovarono il loro posto attorno al corpo di lei e tutti i pesi si sollevarono dalle sue spalle.
«Va bene» sussurrò, e mosse di poco il viso, così da trovare le sue labbra. «Un'ora.»
Si erano ormai scambiati così tanti baci da conoscere bene l'uno il desiderio dell'altro, i manierismi e il sentimento tuonante che risuonava in loro.
Quel bacio, però, sembrò diverso. Sapere che anche per la legge i loro animi si appartenevano a vicenda, rese quell'incontro di labbra ancora più intimo.
Sapeva di sole. Di giornate di calde. Di futuro.
Niente, ora, avrebbe potuto dividerli.
«Sei il mio futuro, Iris Larson.»
Lo ripeté, con la stessa solida convinzione con cui le aveva detto che riusciva a vedere un futuro con lei alle cascate di Hydeva. Era riuscito a vederlo anche lì, prima di tutta la verità, perché per il lui il suo futuro era sempre stata lei, dal primo momento in cui aveva incrociato le sue iridi e aveva finalmente respirato.
Glielo aveva detto durante la nascita di un nuovo sole. Un sole che ora avrebbe potuto illuminare le loro mani intrecciate.
Iris lo prese per mano e lo portò verso il letto. Vi si stesero insieme, uno accanto all'altro, con naturalezza. Come se si fossero già abituati a passare una vita insieme.
Noah l'avvicinò a sé, la strinse. Il viso di Iris contro il suo petto, il mento di lui posato sulla testa di lei, le braccia attorcigliate attorno ai loro corpi.
Un futuro luminoso che era pronto a vivere.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top