⚜ Introduzione alla terza parte

Wladimir era quasi estasiato da ciò che stava sentendo. Uno dei suoi fidi uccellini era arrivato per deliziarlo di una nuova melodia.

L'Imperatore si trovava nell'atrio delle sue stanze. Se infatti si fosse percorso il suo corridoio personale, l'ala a lui dedicata, alla fine di esso una porta avrebbe fatto mostra di sé per imponenza e cura nei bassorilievi in legno. Oltre di essa si apriva questo atrio, dove il nostro episodio si svolge, che faceva da intermediario tra la zona percorribile da tutti e le stanze private dell'Imperatore, di cui una dedicata esclusivamente a Mildred.

L'ambiente era finemente curato, con drappi rossi che si intervallavano ad argenteria ben lucidata, con poltroncine ad ogni angolo ed una scrivania imponente al centro, esattamente sotto un lucernario.

L'uomo era appoggiato comodamente su una di queste poltroncine e accarezzava un gatto a pelo lungo, mentre il suo fidato usignolo - che altri non era se non un Lord insospettabile - gli raccontava gli ultimi pettegolezzi sulla nuova arrivata.

Con un misto di minuzia e incongruenze che solo una diceria può contenere, il Lord continuava a riferire quanto successo appena un'ora prima, quando l'Imperatrice stava tramando e organizzando la prossima mossa sulla scacchiera e la novella Blackeye le aveva rimescolato tutte le pedine.

«Ed il Principe, vostro figlio, era in realtà nascosto nella stanza della fanciulla». Wladimir quasi si strozzò con la sua stessa saliva prima di scoppiare a ridere in maniera eccessivamente fragorosa, facendo titubare il Demone di fronte a lui.

«Questa ragazzina è uno spasso, devo concederglielo». Persino il gatto era schizzato via, contrariato del cambio di umore del padrone. Fece segno al servitore di continuare.

Questi si raddrizzò un poco per riprendere la postura che aveva perso per lo spavento che l'Imperatore gli aveva creato. «L'Imperatrice è su tutte le furie e pare volerla far maritare quanto prima con un suo fidato così da poterla tenere sotto controllo, visto che si è dimostrata avere un forte ascendente su vostro figlio».

«Ah sì?».

«Pare che lui l'abbia difesa a spada tratta dalla furia della madre; sembra infatti che abbia voluto tenerla il più lontano possibile da congetture e quant'altro... insomma ha lasciato trasparire un qualcosa che non è piaciuto all'Imperatrice».

Wladimir annuì, senza condividere con il servitore i propri pensieri. Che Victoria avesse un carattere forte era indubbio ormai, che Alexander tentasse una via di fuga e trovasse in lei qualcosa di esotico era possibile... e la rabbia di Cordelia così indirizzata lo sollevava per un po' dalle sue fastidiose attenzioni.

Eppure, Victoria nonostante tutto aveva toccato l'unica pedina sensibile. Mentendo sull'ubicazione del Principe dei Demoni non si era inimicata solo Cordelia, ma tutta la Corte e neppure lui poteva tentare di ristabilire un ordine, poiché era il padre. Certo, non si era mai troppo curato di dove fosse il figlio perché sapeva che presto o tardi sarebbe tornato - più per non dare eccessivo dolore alla madre che per vera volontà, ma mentire proprio su di lui aveva aperto un precedente.

Ora neppure lui poteva salvare Victoria da ciò che ella stessa aveva creato.

Se si fosse limitata a dire subito a Cordelia la verità anche i piani di Wladimir sarebbero filati liscio: Victoria sarebbe stata sollevata dal doversi sposare a patto di fare anch'essa da suo usignolo, così vicina a Cordelia come nessun altro dei suoi fidati.

Aveva scelto il suo destino, esattamente come sua madre Gertrude quando aveva deciso di mettersi contro un'intera Casata per uno screzio adolescenziale. E persino Wladimir nulla poteva contro di esso.

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