✂ THE END
Avevo riconosciuto subito il suo profumo, ma credevo fosse uno scherzo del destino. Quando poi mi aveva rivolto la parola, non c'erano stati dubbi: non era lei. Il suo tono di voce era troppo piatto per essere il suo, eppure c'era quella piccola cicatrice sulla gola che mi traeva in inganno. Avevo imparato a riconoscerla, visto che era la mia parte preferita del suo collo da baciare, e trovarla su di lei mi aveva mandato in confusione.
Ma quando aveva detto distintamente «Addio, Principe», il dubbio era tornato più forte che mai. Avevo cercato di fermarla, per convincermi che fosse solo la mente a farmi un brutto scherzo, ma lei non si era fermata, scappando verso una carrozza dipinta di giallo canarino.
Cenerentola aveva lasciato una scarpetta: le era scivolato il cellulare, cadendo a due millimetri dalla scia delle ruote del suo taxi. Un po' più a sinistra e sarebbe diventato una poltiglia tecnologica.
«Alexuccio!», mi chiamò Sasha, imbronciata. Neanche dieci giorni di matrimonio e già mi ero stancato di lei.
Aprii la rubrica, ma non trovai nessun numero salvato, né foto. Un tipo che non voleva attirare l'attenzione, probabilmente. Semplice coincidenza, forse.
Presi la macchina che ci era stata mandata dalla Corte francese per continuare la nostra luna di miele lì, ma ordinai all'autista di seguire il taxi di Cenerentola. Quando inchiodò di colpo, la vidi uscire dallo sportello posteriore, una leggera sacca in spalla. Mi mise a correre, probabilmente sapendo di essere seguita, ed i sospetti si fecero fondati. A che scopo fuggire, se non aveva nulla da nascondere?
Quell'ultimo periodo mi aveva fatto trascurare gli allenamenti, con l'unica conseguenza che non riuscii a trovarla. Forse era lei, forse no. Sarei rimasto sempre con il dubbio, suppongo.
Il cellulare non mi diede nessun indizio, perciò con rabbia lo buttai contro il muro. Sasha continuava a chiamarmi, ed io volevo solo strapparle quella maledetta lingua.
Spento nello spirito, tornai in macchina. Quella era la mia vita adesso, non potevo ritirarmi per un amore adolescenziale.
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«È oltre la soglia di sopportazione», disse malinconica Cordelia, fissando il figlio da lontano.
«Ci penso io», disse Wladimir, sospirando ed alzandosi. L'Imperatrice gli tirò il braccio, per farlo voltare verso di sé.
«Non esagerare», lo ammonì, mentre con una mano si massaggiava il pancione, ormai all'ottavo mese. Conosceva bene il rapporto fra il marito ed il figlio, e temeva che quella conversazione potesse peggiorare solo l'umore del Principe.
«Quando mai esagero?», ridacchiò lui, dirigendosi verso Alexander, che se ne stava in un angolino a fissare il muro. Forse non respirava neppure. La piccola Helena aveva ormai rinunciato a giocare con lui, lo evitava semplicemente.
Quando era più piccolo loro due erano stati complici, ma con l'arrivare dell'adolescenza il ragazzo era diventato troppo sfrontato per i suoi gusti. Ma ora non si trattava di orgoglio o carattere, e Wladimir capiva benissimo cosa stesse patendo il figlio. Aveva sperato che il matrimonio e la luna di miele potessero risollevargli il morale, ma si era sbagliato.
«Tua madre è preoccupata», esordì, sedendosi accanto a lui. «Se ti manca così tanto, perché non vai da lei?».
«Non posso metterla ancora in pericolo», rispose con voce atona.
«Perché credi che là fuori sarà al sicuro? La vita è piena di pericoli, Alexander, e se volessi davvero proteggerla da tutto dovresti metterla in una campana di vetro. Ma quella non sarebbe vita».
«Affronterebbe sicuramente meno problemi senza di me», continuò lui, come se si fosse imparato a memoria quelle parole a furia di ripetersele, ed era vero.
«Ma non è meglio affrontarli insieme?», rimbeccò l'Imperatore. «Guarda me e tua madre».
A quel punto Wladimir si era aspettato una battuta pungente, che non era arrivata. Il figlio era diventato un estraneo, ormai, nella sua bolla di autocommiserazione.
«Alexander, è un ordine. Valla a prendere», si giocò l'ultima carta.
«Non so dove sia», sussurrò lui, sconfitto.
«Hai tutto il tempo del mondo», gli ricordò.
Per la prima volta in tre anni, Wladimir vide una scintilla di vita in quei occhi così simili a quelli di Cordelia. L'Imperatore sorrise: aveva fatto centro.
«Papà, the!», esclamò la piccola Helena, artigliandosi alle ginocchia del padre.
«Sì, amore, arrivo», rispose lui rivolgendole un sorriso, per tornare a concentrarsi su Alexander.
«Dunque... io vado?», chiese quella che era solo l'ombra del Principe.
«Se non parti entro dieci secondi ti mando in giro per il mondo a calci», minacciò Wladimir, per poi abbassare gli occhi sulla figlia e dire: «Non dire a tua madre che l'ho detto». Helena rise e si mise una mano sulla bocca, borbottando: «Papà cattivo».
Alexander si alzò con un po' di titubanza ed andò a salutare Cordelia, che cercò di abbracciarlo nonostante il pancione. «Fatti sentire, Xander», sussurrò lei al suo orecchio, prima di lasciarlo andare.
«Sì, ma'», rispose lui scocciato, mentre si voltava a fare un cenno della testa al padre. Arruffò i capelli di Helena e disse: «Stammi bene, mostriciattolo», scappò letteralmente fuori dalla stanza, perdendosi le lacrime della madre, gli sbuffi del padre e la linguaccia della sorella.
Stava andando a prendere la sua ragione di vita, e non l'avrebbe lasciata più.
L'addetta all'aeroporto gli chiese in tono svogliato dove volesse andare.
«Siviglia», rispose lui, afferrando il bagaglio a mano con le poche cose che gli servivano, animato da una speranza che non sapeva più di poter provare.
Pochi mesi più tardi i genitori avrebbero ricevuto una chiamata da parte del figlio, dove diceva che non voleva il trono, che avrebbe continuato a girare il mondo se necessario, e che l'Impero non poteva essere rallentato dal suo più grande errore.
Cordelia e Wladimir rimasero stupiti, ma dato che la terza gravidanza di Cordelia aveva portato un'altra graziosa femminuccia, Tabitha, capirono che dovevano impegnarsi a concepire un nuovo erede.
Non che a loro dispiacesse, comunque.
Potrei raccontarvi di come Alexander e Victoria si incontrarono, in quella città dove avrebbero dovuto passare dei giorni felici, o potrei svelarvi se effettivamente tornarono insieme o se ognuno proseguì per la propria strada, affogando i ricordi nel rancore di un amore immaturo.
Ma questa è un'altra storia.
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Ho qualche altra bozza di capitolo, ma non penso vedranno mai la luce. Continuare a sviluppare questo finale, che io preferisco, mi porterebbe a riconsiderare tutto.
Se questo fosse stato il finale ufficiale, avrei scritto unaltro libro, uno spin-off sulle avventure di Victoria in giro per il mondo, per poi continuare Aggelos (che sì, un finale o l'altro non cambiano: le vicende sono identiche in tutte e due le versioni).
I personaggi di Wladimir, Cordelia, Alexander e Victoria potrete ritrovarli nello spin-off Aggelos, come personaggi secondari. Mettete Aggelos in biblioteca, il primo capitolo ora è in anteprima per tutti, appena comincio a pubblicare vi arriva una notifica :)
Detto questo, grazie ancora. Non ho capito quanto questa storia e voi foste parte della mia vita finché non ho cliccato "Pubblica" per l'epilogo. È stata una magica avventura, sul serio, grazie per gli scleri insieme, per i momenti di riflessione, per le battute e per tutto il resto ♥
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