7 - Aroma ♕

«Ma ti rendi conto dell'assurdità di ciò che dici?», urlò esasperata Cordelia. Si trovava nella tenda di Wladimir, che ora era sdraiato sulla sua brandina e fissava il alto. Teneva le braccia incrociate: la conversazione non le piaceva, ma non poteva mettere se stessa davanti al futuro di Alexander.

«Non mi pare siano poi assurdità. Anzi, tu dovresti anche concordare», borbottò Wladimir, stanco. Da quanto lei era lì a non lasciargli tregua? Da quanto non vedeva l'ora di afferrarla e farla sdraiare accanto a lui, drogarsi del suo profumo di pesco?

«Come posso essere a favore di questo? Ti rifiuti di prenderti la responsabilità del Regno, lasciandola per la seconda volta sulle spalle del mio bambino». Dire ad alta voce quelle parole non fece che indispettirla sempre di più. Almeno l'amore paterno doveva essergli rimasto!

Wladimir non rispose: sapeva benissimo che lei aveva ragione, ma aveva già deluso troppe persone per ripetere l'esperienza. Si sarebbe trovato un angolino dove autocommiserarsi e ci avrebbe trascorso l'eternità.

«Ne hanno passate tante, quei due», continuò Cordelia. L'uomo sentiva i suoi occhi su di lui, e per quanto fossero fastidiosi, sperava che lei non distogliesse mai lo sguardo.

«Anche noi ne abbiamo passate tante», ringhiò Wladimir, chiudendo gli occhi per concentrarsi. Mandala via, Wlad, ORA. Era troppo doloroso saperla così vicina eppure così distante.

«E guarda dove ci hanno condotto! Vuoi davvero che anche loro soffrano quello che abbiamo sofferto noi?», chiese Cordelia affranta, toccando un punto vivo in Wladimir. L'uomo sbuffò e si alzò, pronto ad inscenare nuovamente la parte dell'insensibile stronzo – come faceva ormai da anni – per allontanarla, per proteggerla.

«Stai sprecando il tuo fiato, Cordelia», disse, e si pentì di aver pronunciato il suo nome in sua presenza: non lo aiutava a concentrarsi.

La donna si maledisse per permettere ancora a quell'uomo di farla sentire una ragazzina innamorata, e lo fissò malevola. Quello non era Wladimir, era uno sconosciuto con il volto che tanto aveva amato, baciato, voluto. La rabbia si impossessò di lei: stava rovinando loro figlio per una stupidissima depressione. Gli diede un pugno all'altezza della spalla, gridando: «Ma come diavolo ti salta in mente?! Lasciarlo gestire tutto da solo!».

L'uomo incassò il colpo senza fiatare. «Rovino tutto ciò che tocco, Cordelia», sussurrò a voce bassissima.

Senza neanche pensarci, sbottò, dando voce a pensieri che le frullavano in testa da anni ormai: «Che fine ha fatto il Wladimir di cui mi sono innamorata?». Doveva essere da qualche parte, si disse. Non poteva essere stato solo una finzione, una maschera ben costruita per cinque lunghi secoli.

Lo sguardo dell'uomo si fece ancora più triste, e fissò in basso, dove l'erba appena tagliata cominciava ad invadere nuovamente il terreno. «Non lo so, ma mi manca quella parte di me».

«Anche a me manca», confessò Cordelia, stringendo i denti per evitare di essere sommersa dai ricordi. «Cercala, trovala. Ne abbiamo bisogno». Io ne ho bisogno, aggiunse nella mente.

Wladimir scosse la testa, affranto. «Non posso. Il Wladimir di un tempo aveva qualcosa che il Wladimir di adesso non ha».

«Cosa?», chiese Cordelia, curiosa. Forse avrebbero potuto risolvere la situazione, dato che erano già arrivati al nocciolo del problema.

«Te», sospirò Wladimir, scuotendo la testa e facendo per girarsi.

Cordelia strinse i pugni, ma afferrò il suo braccio prima che lui le desse le spalle. Lui la osservò interrogativo, e lei si diede mentalmente della pazza masochista. Tanto pazza. Tanto masochista. Ma che aveva da perdere, ormai? Al rifiuto si era già abituata, un 'no' in più non avrebbe cambiato nulla. Si allungò sulle punte, posando le proprie labbra sulle sue. Lui sussultò, ma poi restituì il bacio, senza abbracciarla né afferrarle il volto. Non la voleva costringere in alcun modo. Le labbra di lui le scatenarono dentro un violento deja-vu, come un aroma a lungo cercato e finalmente trovato. Non era riuscita mai ad associare quella sensazione a parole, ma avere la prova che almeno quello non era cambiato dopo tutto quello che si erano detti a vicenda, dopo tutto l'odio serbato in silenzio, le diede il coraggio di non ritrarsi e correre da qualche parte a darsi della ragazzina.

La donna si staccò dopo un po', accarezzando gli zigomi dell'uomo con i pollici. «Ecco il lampo di malizia degli occhi del mio Wladimir. Ora vediamo di far tornare a galla tutto il resto», e si avventò famelica sulla sua bocca. Entrambi avevano dimenticato il sapore dell'altro, il calore e la morbidezza dei loro capelli. L'uomo non resistette, e circondò il corpo di Cordelia con le proprie braccia, attirandola a sé e facendo combaciare i loro corpi. In risposta, lei si strinse ancora di più a lui. Fu come se quell'ultimo angoscioso periodo venisse cancellato, come una macchia scura su una camicia candida che dopo un giro in lavatrice torna immacolata.

Si staccarono quando non riuscirono più a respirare. Cordelia si allungò a chiudere completamente i lembi della tenda, mentre Wladimir la osservava estasiato. Il sorriso fu automatico quando la donna tornò tra le sue braccia.

«Eccolo lì, il sorriso che non promette nulla di buono», osservò Cordelia.

«Che farebbe adesso il tuo Wladimir?», chiese lui, sperando di non dire o fare nulla che potesse allontanarla. Il suo posto era tra le proprie braccia, lo aveva dimenticato troppe volte con Mildred.

Cordelia sorrise e si allungò a sussurrare qualcosa all'orecchio di lui, la cui faccia diventava sempre più stupefatta parola dopo parola. Quando la donna ebbe finito, posando di nuovo il peso sui talloni, Wladimir le disse: «No. Non ti chiedo di certo di...».

Ma lei lo interruppe sorridendo. «Infatti: il mio Wladimir non me l'ha mai chiesto», e tornò a baciarlo, mentre lui, vagamente divertito, tirava su il bordo della maglietta di lei con lentezza, con il terrore che lei si potesse scostare da un momento all'altro.

******

Dopo diciassette anni, erano tornati nello stesso letto, a respirare la stessa aria, ad essere una cosa sola. Si erano sempre evitati, avevano sempre disdegnato contatti non necessari, e questo non aveva fatto loro capire quanto fosse bello ritrovarsi.

«Adesso il mio Wladimir mi avrebbe portato la colazione a letto», disse Cordelia un'ora dopo. Utilizzava il braccio dell'uomo come cuscino, e lo stava guardando divertita.

«Non te ne approfittare», rise l'uomo, mentre si faceva girare un suo ricciolo tra le dita.

«Allora approfittatene tu», sussurrò lei, scostando il lenzuolo fra i loro corpi per avvicinarsi e baciarlo.

«Il tuo Wladimir ha bisogno di un po' di tregua», avvertì lui, per nulla infastidito da tutto quel calore e dal cuore che batteva all'impazzata come se fosse il loro primo appuntamento.

Cordelia avvicinò le labbra al suo orecchio: «Ho tutta l'eternità per aspettarti». Ed era vero: ora che sapeva che il suo amato non era completamente svanito, avrebbe atteso secoli pur di sentire le sue braccia attorno al corpo.

Lui sorrise, per poi darle un bacio sulla punta del naso. «So che sembra strano, ma ti amo. Non l'ho dimostrato come avrei dovuto, ti ho ferita ed ignorata, ma non posso cancellare la realtà dei fatti. E sono disposto a ripeterlo all'infinito anche se non sortisse alcun effetto su di te», le disse, con gli occhi che ardevano. Non riusciva a trovare le parole per descriverle i suoi sentimenti: l'odio verso se stesso, l'amore nei confronti di lei.

Si chinò a posare le sue labbra su quelle di Cordelia, quando improvvisamente lei si scostò, evitando il contatto. Wladimir temette di aver tirato troppo la corda, di aver risvegliato la sua freddezza nei confronti dei propri errori. Ma la donna sorrise, e per la prima volta in cinquecento anni, gli disse: «Ti amo». Nient'altro, solo quelle due parole che non aveva mai pronunciato neppure nei loro giorni più felici.

Wladimir fece per dire qualcosa di tremendamente serio, quando si bloccò e scosse la testa. Un sorriso divertito si affacciò sul suo volto, e Cordelia si inebriò di quella vista, di quell'espressione che non vedeva da tantissimo ormai. «Fine della tregua», sancì lui, tirandola a sé.




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