23 - Dama di compagnia ♛
Avevo due opzioni: far finta di non averla vista o fissarla, sostenere il suo sguardo. Il mio istinto scelse la prima, ma il mio caratteraccio la seconda. Puntai gli occhi nei suoi, che mi osservavano sinistri. Sapevo bene cosa stava vedendo: la ragazza che aveva allontanato Wladimir dalle sue trame e la bambina che altro non era se il frutto della sua sconfitta. Il simbolo di un amore che cercava in tutti i modi di contrastare.
La biblioteca continuava ad essere innaturalmente silenziosa – il sogno di ogni bibliotecario, il mio incubo in quel momento.
Tenni Helena con entrambe le braccia, come a schermarla da quell'odio in fondo alla corsia creata dagli scaffali ricolmi.
«Mildred», salutai con indifferenza. Strinse le palpebre, osservandomi.
Cercando di non sembrare rigida, mi voltai e con calma mi avvicinai all'uscita, come se non temessi di trovarmi da sola con quella furia.
«Victoria?». Non era la voce di Mildred, ovviamente, ma la sua proprietaria mi fece trasalire. Stavamo cadendo dalla padella alla brace. Cordelia entrò nella sala silenziosa, ed io rimasi immobile cercando di non farmi notare. Se non mi avesse visto, sarebbe andata via. Ma ovviamente Helena aveva altri piani, perché cominciò a lamentarsi per attirare l'attenzione della madre.
Cordelia ci individuò e corrugò la fronte, aprendo le braccia per accogliere la figlia.
«Sarebbe meglio andare», dissi frettolosa. Non volevo trovarmi lì, senza nessuno a proteggerci da Mildred e la sua furia omicida. La donna mi guardò interrogativa, ma prima che potessi spiegare, l'ex amante dell'Imperatore comparve alle sue spalle. Lanciai un grido, e la scansai cercando di non essere troppo violenta per Helena.
Il grosso tomo tra le mani di Mildred si abbatté sulla mia testa, facendomi cadere a terra. Tutto vorticava, e dei puntini rossi avevano cominciato a danzarmi davanti agli occhi, ma non potevo lasciare Cordelia a proteggere se stessa e la figlia, che ora urlava disperata.
Cercai di tirarmi su, ma le vertigini mi fecero mettere il ginocchio in malo modo e mi trovai nuovamente a terra. Udii da lontano Cordelia chiamare le guardie.
Mi aggrappai agli scaffali per rimettermi in piedi, e quando ci riuscii vidi Mildred come una figura confusa davanti ai miei occhi. Tentai di avvicinarmi, di fare da scudo per Helena tra le braccia di Cordelia, ma quando vidi l'ex amante dell'Imperatore cercare di passare per l'altra corsia, per disorientare la rivale e colpirla alle spalle, sfruttai gli scaffali che mi separavano da lei e cercai di spingere con tutta la mia forza, sbattendo malamente la spalla contro il legno.
Nulla.
Provai una seconda volta, un tentativo illogico e testardo. Vidi alla mia sinistra una macchia, e solo più tardi, ricostruendo la scena, capii che era Cordelia. Per aiutarmi, aveva appoggiato la piccola sulla parte destra del corpo, mentre la parte sinistra era impegnata a spingere contro gli scaffali, insieme a me.
Sono sicura che ci vollero minuti interi prima di buttare giù quella parete di libri, ma sarebbero stati troppi, Mildred non si sarebbe attardata. Forse il mio cervello aveva cominciato a funzionare più lentamente, vuoi per la situazione o per la botta in testa.
Sentii un urlo e vidi gli scaffali non completamente appoggiati al pavimento, segno che qualcosa – o qualcuno – vi era incastrato nel mezzo. Udii delle voci indistinte, e Cordelia dire: «Alla buon ora», poi percepii solo delle braccia che mi afferravano. Qualcuno, una guardia, mi prese di peso e mi portò da qualche parte, ma ormai avevo chiuso gli occhi per cercare di contrastare il mal di testa.
Nella calca, mi accorsi quando ad avvicinarsi al letto dove mi trovavo fu Alexander. Il suo odore era qualcosa di sicuro dopo una giornata stressante, e la sua voce, seppur esasperata, fu una gioia. «Non posso mai lasciarti sola per più di due minuti, femmina», borbottò.
«No, sto bene, grazie», gracchiai, ad occhi chiusi, cercando di infastidirlo.
«Non si direbbe. Hai un bozzo così enorme che potrebbe essere un terzo bulbo oculare», ridacchiò.
«Il libro era bello pesante», mugugnai, prima di decidere di abbandonare ogni tentativo di vincere la conversazione. Già avevo problemi da lucida, figuriamoci in quello stato.
Sentii una risatina sommessa, più lontana, e la voce di Wladimir dire: «È la seconda volta che ti prendi qualcosa destinato a Cordelia: il vino, il libro. Altro che sei guardie del corpo, Victoria, ti spiacerebbe fare la dama di compagnia di mia moglie?».
Uno spostamento d'aria e qualcosa che si rompeva. Cercai di aprire gli occhi, e prima che la scena diventasse nitida ci volle un po'. Alexander era di fronte a Wladimir, il quale lo sovrastava di qualche centimetro. Il Principe fissava il padre con rabbia. «Forse dovresti tenere più d'occhio cosa accade sotto il tuo naso».
«Non posso prevedere tutto», rispose tranquillo Wladimir, ma aveva il collo in tensione: tipico segno di maschio alpha che si sente minacciato. Non riuscivano proprio a stare in una stessa stanza senza azzannarsi a vicenda.
«Quindi se tu sei incapace deve andarci di mezzo la mia futura moglie?», rispose prontamente il ragazzo, accorciando ancora di più la distanza fra i loro corpi tesi.
«Fidati, la tua futura moglie sa badare a se stessa».
«Non mi pare tu fossi di questa opinione, quando te la sei sposata», ora la voce di Alexander era un ringhio.
Cercai di tirarmi su, ma il mondo cominciò a girare troppo velocemente nella mia testa: avrei solo fatto danni, e vedendomi in quello stato avrei aizzato ancora di più Alexander contro il padre.
«È questo il tuo problema? Perché non le hai offerto tu un matrimonio, saputello?».
Nonostante sapessi che quello era un punto sensibile per il ragazzo, lui fece un mezzo sorriso e rispose: «Perché non hai ammazzato quella che ti sei portato a letto quasi per vent'anni, invece di farla scorrazzare per il Palazzo? Magari è stata proprio lei a mettere le erbe abortive nel vino di mamma, e sai di chi sarebbe stata la colpa? Tua».
«Basta così!», sentii dire da Cordelia, che non avevo percepito fosse arrivata. «Wladimir, tua madre ti cerca. Alexander, va' da tua sorella».
La presenza della donna dissolse la tensione che aleggiava nell'aria, sciogliendo i Demoni dalle loro pose rigide. L'Imperatore uscì dalla stanza senza dire nulla, mentre il Principe si chinava a darmi un bacio sulla tempia, dire alla madre: «Ma con che coraggio te lo sposi una seconda volta?», ed uscire per andare da Helena.
Cordelia si sedette ai piedi del letto, sospirando. «Volevo ringraziarti».
«Non ce n'è bisogno», sussurrai sincera.
«Oh, credo che invece sia d'obbligo. Ti sei bevuta un vino drogato al posto mio, hai preso un libro in fronte quando toccava a me, e sai invece cosa ho fatto io per te? Avvelenarti con un muffin e mandarti un ragazzo insidioso per rovinare la tua purezza». Forse avevo battuto la testa troppo forte: lo aveva detto davvero?
«Eravamo entrambe persone diverse», cercai di giustificarla. Ne avevamo passate troppe per portare rancore nel passato.
«Posso cercare di rimediare, perlomeno. Sappi che per qualsiasi cosa, ci sarò. Quando quel testardo di Alexander farà uno dei sui tanti gesti impulsivi, quando avrai problemi... non preoccuparti, okay? So cosa significa non avere nessuno su cui contare oltre il proprio amore – e parliamo di Bloodwood, quindi, non sempre va tutto come ci si aspetta. L'eternità è una vera noia senza qualche sorpresa del destino, ma la famiglia imperiale ha preso questa cosa troppo sul serio. Le persone ci invidiano perché siamo al vertice, perché abbiamo al nostro fianco persone che un tempo erano considerate divinità, ma non conoscono ciò che vi è dietro: complotti e vendetta. E tutto per qualcosa di effimero come il potere. Credimi, se avessi conosciuto Wladimir come un semplice Demone, ora avrei la stessa bellissima vita, senza la minaccia dietro ogni angolo. Quando gli Imperatori non riescono a sopportare il peso del tempo, è da noi che vengono. La chiamano società misogina, fuori da queste mura siamo considerate inferiori agli uomini, ma siamo le colonne portanti di tutto questo. Anche le fondamenta di un edificio sono nel sottosuolo, non si vedono, ma se mancano, tutto crolla.
La felicità non è una manna dal cielo, Victoria. Se non la conquisti, non dura. Forse ora siamo piene di affanni, e ci chiediamo cosa ci abbia portate fin qui, ma credimi: un momento di gioia accanto alla persona che si ama vale più di una vita felice non guadagnata. E conosciamo entrambe l'alto prezzo da pagare per uno di quei momenti.
Ti dico questo perché so cosa significa essere quella più forte, e che riceve meno merito. So come ci si sente, e cosa si prova quando non ci si può confidare con la propria madre. Perciò, ti offro questo come mia richiesta di perdono, perché non ho altro».
«È molto più di quanto meriti», le dissi, toccata da quelle parole.
«Se non possiamo avere la gloria», disse lei, con un sorriso, «allora che ci venga data la complicità». Fece per dire altro, quando Alexander entrò. Aveva tra le braccia un fagotto rosa, da cui spuntavano delle braccia.
«Prendila, o giuro che la rinchiudo da qualche parte, lontano dalle mie orecchie», disse il Principe, infastidito dalle urla della sorellina.
Cordelia mi lanciò uno sguardo eloquente, come a dire :"Vedi? Mi riferisco a questo", per poi prendere la piccola ed uscire dalla stanza.
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