6 - Patto
Mi guardava trionfante, e repressi l'impulso di mandarla al diavolo.
«E così Sua Altezza mi degna della Sua presenza», esordì, peggiorando solo il mio umore. Strinsi i pugni, distraendomi fissando il basso. «Vieni», disse poco dopo.
«Preferirei restare qui». Entrare nell'antro della strega non è mai una buona mossa. Imperatrice o non Imperatrice, la favorita di Wladimir era lei.
«Credo che il Principino ti abbia spiegato che il mio silenzio ha un prezzo». Quanto aveva intenzione di girarci intorno? Lo vedevo dai suoi occhi, si stava seriamente godendo il momento. Ora deteneva più potere che mai, con l'Imperatore nel letto e l'Imperatrice tra le mani.
«Un vestito Gucci ti va bene?», proposi, dato che non parlava.
Rise, ma fu una risata studiata. «Quello potrebbe offrirmelo Wlad dopo qualche bacetto. No, io voglio qualcosa di più. Scopri con chi è partito il mio tesoro».
«Cosa ti fa credere che abbia una comp...», ma venni interrotta da lei, che si appoggiava allo stipite della porta come un gatto che fa le fusa.
«Lo conosco. I giorni dei preparativi si comportava come un adolescente alle prime armi, sempre a tormentarsi i capelli. È andato con una donna, altrimenti avrebbe chiesto a me». Potevo vedere gelosia nel suo sguardo, e mi chiesi chi fosse tanto ingenua da sfidare una donna simile.
Io. «Non me lo dirà mai. Cerchiamo di essere più concrete. Il nuovo profumo Dior?». Era una richiesta che non avrei mai potuto assecondare.
«Vorrà dire che gli comunicherò ciò che ho visto», rispose lei con finto risentimento.
«Arpia», ringhiai. «E va bene, scoprirò il nome di quella donna. Ma non chiedermi la sua testa su un piatto d'argento».
Un'altra risata. «Oh, no. La vendetta spetta a me. Wladimir è mio da quasi vent'anni ormai, e la cosa deve restare tale». Senza tante cerimonie mi chiuse la porta in faccia, mentre io continuavo a rosicchiarmi le unghie per l'ansia. Ero un'alleata strategica, la sua vita sentimentale non doveva interessarmi. Come avrei spiegato la mia malriposta curiosità? Forse avrei potuto utilizzarlo come pretesto per cominciare una conversazione, ma mi avrebbe risposto?
Poi vidi Alexander attraversare il corridoio per tornare nella mia stanza, ed i nostri sguardi si incrociarono. Mi venne incontro, corrugando le sopracciglia, e quando vide la porta davanti alla quale mi trovavo, sospirò.
«Che ha detto?», chiese frettoloso.
Scossi la testa e lo presi per un braccio, ma lui si staccò e scosse la testa. «Dimmelo».
«Non qui», risposi, ma stavolta gli afferrai la mano, così da essere sicura di non farmelo scappare. La familiare scossa elettrica mi attraversò la spalla e si depositò nel cuore, e non so dove trovai la forza di non stringergli più forte le dita. Affrettammo il passo, ma all'ultimo Alexander lasciò la presa, intuendo dove stavamo andando. La mia mano vuota non era piacevole, ma lui strinse i pugni per evitare deja-vu.
Una volta salite le scale ed arrivati in terrazza, ci rilassammo, per quanto quella situazione potesse permettere.
«Pensi di riuscire a chiedere a tuo padre con chi è stato questo fine settimana?», chiesi, rompendo il silenzio.
Il Principe alzò un sopracciglio. «È questo il suo ricatto?».
«Si sente minacciata da una nuova fiamma di tuo padre. A me di certo non lo dirà», spiegai, alzando gli occhi al cielo. Avrei preferito il profumo Dior. «Magari tu puoi buttare la domanda lì... che ne so, in un momento padre-figlio?».
«Posso provarci, ma non ti assicuro nulla. Per queste cose è davvero molto riservato». Sbuffò.
«Oppure possiamo attuare un bel piano B», proposi, immaginandomi tutta la scena nella mente.
Alzò nuovamente un sopracciglio, ma i suoi occhi non parevano convinti.
«Se Wladimir non ha rivelato a nessuno la sua meta, non lo dirà di certo una volta tornato. Vuole che rimanga un segreto. Perciò possiamo inventarci che è andato ad una corte estera, dove magari aveva una donna ad attenderlo...», feci un gesto con la mano, come a suggerire il resto senza esplicitarlo.
Alexander ora pareva concordare con me. «Si può fare. Mio padre tornerà domani, per quel tempo tutto si sarà risolto».
Una voce alle nostre spalle chiese: «Cosa si sarà risolto?». Ci voltammo, per osservare l'Imperatore dare un morso ad una mela. Era appoggiato contro il muro, e ci fissava.
Sbattei le palpebre, stupita. Ora si metteva anche a giocare con gli orari del suo arrivo? Quanto eravamo distanti, io e lui, come confidenti politici?
Alexander mi anticipò. «Una divergenza con Mildred, nulla di che». Aprii la bocca, lanciandogli un'occhiataccia. Neanche ci provava a dire una scusa!
«Da quanto ho capito», esordì Wladimir, dando un altro morso, «questa divergenza c'è ancora».
«No», dissi io, cercando di concludere quel discorso il prima possibile. «Abbiamo risolto».
Gli occhi di Wladimir mi scrutavano criptici, come i primi giorni che lo avevo conosciuto. «La moglie dell'Imperatore e la sua amante che fanno pace? Ma non fatemi ridere». Deglutii a vuoto.
«Ho mediato io», mentì Alexander.
L'Imperatore rise. «Sì, come no. Non ti mettevi in mezzo quando Cordelia e Mildred si lanciavano occhiatacce da lontano, cosa mi fa credere che con Victoria sia diverso?».
Anche il Principe era a corto di idee. Sentimmo qualcuno salire le scale, e quella str... simpatica donna dai facili costumi fece il suo ingresso.
«Mildred», la salutò Wladimir, finendo la mela e lasciando il torso sul tavolo, dove un servo avrebbe provveduto a farlo sparire. «Mi è stato riferito di una lite fra te e mia moglie. Di che si tratta?».
L'amante ci guardò, per poi sorridere angelicamente. «Se io te lo dico, tu risponderai ad una mia domanda, senza mentire?»
«No!», esalai io, prima di potermi impedire di parlare.
Wladimir mi guardò curioso. «Hai la mia attenzione e la mia promessa», le parole furono rivolte a Mildred, ma i suoi occhi erano ancora puntati su noi due.
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