fine

20 Novembre 1889, Londra:

corsi per le scale tamburellando con le dita lo scorri mano in ferro, se la pazienza doveva essere il mio nemico avrei fatto in modo diventasse il peggiore dei miei nemici. Chiusi la porta quasi scordandomene e poi in modo celere raggiunsi la casa di Charles. Potevo già sentire le mie guance alzarsi accompagnate da un sorriso, abbassai la maniglia e entrai piano, cercando di non propagare neanche il più lieve dei rumori.

Mi tolsi le scarpe camminai scalzo per il soggiorno fino a raggiungere la sua stanza , il freddo mi colpiva i piedi congelandoli ma non era affatto una brutta sensazione era un ritorno al presente a ogni passo, il sentire un passo dopo l’altro.

Lui era sempre lì, tra le coperte del suo letto, sembrava mi stesse aspettando da giorni. Mi sorrise e allungò la mano verso di me per permettermi di avvicinarmi maggiormente a lui.

“ti aspettavo, pensavo fossi più audace di così” mi rimproverò pungente ma capii comunque si stesse prendendo gioco di me.

Alzò di quel poco il lenzuolo, il quanto che bastasse per farmi intendere che mi volesse accanto a lui, mandai a quel paese ogni avvertimento che il mio cervello mi stava inviando e mi distesi vicino. Il suo corpo non era più bollente come l’ultima volta che lo avevo toccato e questo riuscì in parte a rassicurarmi.

“Joseph…” mi chiamò in un suono quasi sommesso “credi che ci incontreremo, anche lì…?”

Lo guardai con stupore per poi sbuffare divertito “ovvio” gli accarezzai dolcemente la guancia prima che il mio pollice potesse essere bagnato da una lacrima amara.

“non piangere Charles, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che qualcuno ci possa separare”. Appoggiai le mie labbra sulle sue, in un bacio dolce e rapido.

Lui non smise però di piangere, le sue lacrime sembravano bagnare il mio cuore “promettimi che sarai forte.”
Non capivo cosa volesse intendere con quella frase, sentivo solo la sua mano stringere più forte la mia.

 
Mi svegliai stordito sul pianerottolo di casa, a scuotermi la spalla c’era Benjamin, mi guardò impensierito prima di porgermi la mano per farmi alzare.

“cosa è successo, dov’è Charles?” quello che era accaduto non poteva essere frutto della mia immaginazione.

“sei caduto dalle scale…” non rispose però all’altra domanda, quella che per me era più importante.

“dov’è Charles, sta bene? Stavo per andare da lui.”

“Joseph…”

“apprezzo molto il vostro lavoro, ma se permette vorrei andare da lui”

“Charles è morto ieri sera.”

Risi. Non ci potevo credere, mi stava prendendo in giro era uno scherzo, non c’erano altre soluzioni.

“sta scherzando…forza si sposti, e mi
lasci andare da lui.”

Lui sembrò però non sentirmi.

“LA SMETTA DI PRENDERSI GIOCO DI ME E SI SPOSTI!” Lo guardai dritto negli occhi e non ci trovai neanche un briciolo di menzogna. Feci quattro passi indietro prima di sbattere la schiena contro il muro, da lì iniziai a piangere, non mi importava di sembrare sospetto, in quel momento non mi importava di niente, sentivo solo il rumore del mio cuore spezzarsi.

Charles se n’era andato. Un giorno però ero certo, avrei ballato insieme a lui sulle note di una dolce melodia, per il momento sarei rimasto solo che a udire l’eco di questa mia straziante realtà,
senza di lui, senza un pezzo di me.

Ringraziamenti :

Da brava (finta) autrice ci tengo a ringraziare due personcine ovvero:

_arthemide_ per aver coretto i capitoli e avermi sempre sostenuto e pure H3yt7l4gi7 per avermi sostenuto non ostante questa sia la 583499 storia che inizio a scrivere (beh l'ho finita almeno HAHAHAHAHA ) e per aver creato la copertina di questa storia <3
 
*solleva l'oscar* grazie mille
 

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