Capitolo 4: Ti ho scandalizzata?

Quando entrò nell'aula per il gruppo dei "poeti", come li chiamava Finn, era in anticipo, questa volta. Leonardo però era già dentro, stava leggendo qualcosa e alzò la testa quando la sentì entrare.

«Luna» la chiamò prima che potesse andare a sedersi. «Oggi sei arrivata in anticipo.»

Luna si stupì che si fosse ricordato il suo nome, e pensò che doveva proprio aver fatto una bella impressione con il suo ritardo l'altra volta.

«Come stai? Ti piace Firenze?» le chiese.
«Sto bene, e sì... molto, grazie» Luna sorrise leggermente.

Leonardo annuì soddisfatto e tornò a leggere, mentre Luna si girò per capire dove mettersi. Quando posò lo sguardo sul posto dove si era seduta l'altra volta, ci trovò proprio la ragazza dai capelli neri, Daiana, se ricordava bene. I suoi occhi erano puntati in quelli di un'altra ragazza, che le stava parlando. Aveva i capelli corti, tinti di viola.

Luna si mordicchiò le labbra e decise di avvicinarsi. C'era un'altra ragazza, seduta al banco davanti a quello dove si era seduta l'altra volta. Aveva le cuffie, e sembrava ascoltare della musica ad un volume piuttosto forte, perché Luna poté giurare di sentire le note di "Sweet Creature" di Harry Styles. Luna pensò di sedersi accanto a lei per non disturbare le altre due. Dopotutto, quella Daiana non le aveva neanche parlato l'ultima volta... non gliene sarebbe importato molto. Quando ci si avvicinò la ragazza con le cuffie alzò lo sguardo e abbassò il volume.

«Posso sedermi qui?»
«Sì...» mormorò la ragazza, ravviandosi una ciocca di capelli ricci dietro all'orecchio.

Luna si sedette e tirò fuori le sue cose, che consistevano in un piccolo quaderno e un astuccio della coca-cola. Nel frattempo, non riuscì a non sentire la discussione delle due ragazze sedute dietro.

«Non posso.»
«Non posso cosa? Non puoi farti vedere con me, è questo che vuoi dire?» sentì la voce di Daiana, questa volta forte e chiara.
«Io... non è quello-»
«Non è quello? Non sono stupida, e non mi guardare con quegli occhi da cerbiatta, non funzionano più su di me.»

Luna spalancò gli occhi, scioccata da quanto aveva appena sentito. Cercò di smettere di ascoltare e di farsi i fatti suoi ma-

«Non ti arrabbiare, per favore... E abbassa la voce...»
«Oh, ma io non mi arrabbio» ridacchiò in un sussurro, «C'è qualcosa che non mi dici. Ti guardi troppo intorno, e hai uno sguardo strano. Mi nascondi qualcosa. Finché non me lo dici, puoi anche sparire dalla mia vista. Non sono il tuo giocattolo.»

Luna cominciò a scarabocchiare sul suo foglio, e sentì un movimento. Si trattava della ragazza dai capelli viola che se ne stava andando.

Non era stato molto simpatico da parte di Luna origliare, ma le due erano letteralmente dietro di lei, non avrebbe potuto ignorare la loro conversazione. Le parole di Daiana le erano sembrate giuste, dopotutto l'altra ragazza non sembrava del tutto onesta. Cercò di non pensarci più. Non erano affari suoi, e non sarebbe dovuta essere così annoiata da volerne sapere di più.

«Oggi non ti siedi accanto a me?»

Luna continuò a scarabocchiare sul foglio, pensando che Daiana stesse parlando con qualcun altro, ma quando sentì qualcosa picchiettargli la spalla, si girò a guardarla.

Daiana aveva gli occhi marroni puntati nei suoi, con un sorrisetto sulle labbra. I suoi capelli neri erano sciolti e le ricadevano sulle spalle fino a sotto il seno. Indossava una maglietta a maniche corte rossa con il logo della coca-cola stampato sopra.

«Dico a te.»

Per un attimo Luna rimase interdetta. Che cosa? Si ricordò che l'ultima volta si era messa accanto a lei, ma non pensava che l'avrebbe voluta di nuovo lì.

«Io... non pensavo-»
«Ti sto prendendo in giro, non ti agitare» ridacchiò Daiana, appoggiando di nuovo la schiena alla sedia, «Non credo tu abbia bisogno di me per orientarti qui, sembri sapere il fatto tuo. Ma se vuoi puoi chiedere.»
«Grazie» sorrise, «Io mi chiamo Luna, scusa, l'altro giorno non mi sono presentata.»

La ragazza le porse la mano e gliela strinse. Mentre si strinsero la mano, Luna si accorse che la ragazza aveva degli anelli, alcuni con delle pietre incastrate dentro. Una era ossidiana, un'altra sembrava del quarzo rosa. Luna adorava gli anelli. Anche lei ne aveva tanti, ma erano più discreti, e con delle pietre meno grandi e più raffinate.

«Daiana» le disse il suo nome, anche se lo conosceva già, «Da dov'è che vieni? Mi è sembrato capire che non eri di queste parti.»
«Da Dublino. Mio padre... ci spostiamo molto per il suo lavoro, ma siamo stati lì per un po'.»

A quel punto la ragazza che stava accanto a Luna spalancò gli occhi e si tolse le cuffie.

«Dublino?»
«Sì...» disse Luna girando il viso verso di lei.
«Anche io vengo dall'Irlanda!»
«Davvero?»

Daiana spostò lo sguardo sull'altra ragazza e fece un sorriso.

«Ah, vedi che hai fatto bene a non sederti accanto a me» disse Daiana, alzandosi, «Vi lascio chiacchierare, ho bisogno di un caffè.»

Luna guardò Daiana uscire dall'aula e pensò che fosse una tipa un po' strana, ma di sicuro aveva stile. I suoi pantaloni erano dei jeans a taglia bassa, con la zampa a elefante, che lasciavano intravedere il suo ombelico. E la maglietta corta della coca-cola che indossava era attillata e aderiva al suo seno piuttosto grande.

«Io sono Luna» strinse la mano alla ragazza accanto a lei, tornando a guardarla.
«Lydia» disse, «Vieni da Dublino allora? Sei nata lì?»
«No, in realtà sono nata qui a Firenze, ma con il lavoro di mio padre ci siamo sempre spostati molto, e gli ultimi tre anni li ho passati in Irlanda insieme a lui. Tu?»

La ragazza si toccò nervosamente i capelli ricci scuri che le arrivavano alle spalle. Aveva un viso dolce, e dietro gli occhiali aveva degli occhi grandi anch'essi scuri, e la pelle leggermente abbronzata.

«Io sono nata lì. Mio padre è irlandese, mentre mia madre è italiana. Loro hanno voluto tornare qui, così ne ho approfittato e sono venuta anche io.»
«È un grande cambiamento. Soprattutto climatico» ridacchiò Luna.
«Sì... Ma spero ne valga la pena.»

Luna sorrise e sperò per lei che andasse tutto bene e che le piacesse la sua nuova città. Riflettendoci, anche lei aveva avuto paura di trasferirsi, anche se un po' ci era abituata... eppure aveva sempre pensato che Firenze sarebbe stata la sua casa senza che niente fosse forzato, perché l'avrebbe scelta lei, e perché ci era legata da sempre.

Nonostante amasse molto l'Irlanda, e si era trovata molto bene a Dublino, Firenze era qualcos'altro.

«E perché hai scelto di venire a questi incontri?»
«Ero curiosa... sto valutando se continuare a venire qui o concentrarmi su un gruppo di teatro al quale mi sono iscritta... Spero che riuscirò a gestirli entrambi, sembra tutto interessante» sorrise Lydia, e Luna spalancò gli occhi.
«Ho un amico che fa teatro!»
«Davvero?»
«Sì, forse l'hai visto! Si chiama Finn.»

Lydia scosse la testa, abbassando gli occhi come se fosse un po' imbarazzata. Con le mani giocava con il bordo del suo cardigan.

«Non conosco ancora nessuno... cioè ho parlato con qualche persona ma niente di che, ecco.»
«Se lo vedi digli che fai poesia con me» sorrise Luna, «E poi-»

Luna non fece in tempo a raccontare a Lydia del fatto che anche lei sarebbe stata presente alle loro "lezioni" per quel profilo Instagram che Leonardo la interruppe.

«Okay, penso che abbiate discusso abbastanza!»

Luna smise di parlare ma si rese presto conto che Leonardo stava parlando con tutti, e non a loro due direttamente. L'aula si era riempita, ed era ora di cominciare. Daiana era tornata al suo posto e quando si girò per verificare la sua presenza lei gli fece l'occhiolino.

«Oggi vorrei proporvi un'attività diversa dal solito. È qualcosa che mi piace fare subito, appena cominciamo, per mettere alla prova la vostra creatività. Vi avevo detto che non avremmo solo parlato, bene, oggi si scrive!»

Quando Leonardo aveva cominciato l'ora con quella frase, Luna era stata molto incuriosita, ma non si era aspettata che gli dicesse di prendere tutte le loro cose e di seguirlo fuori dall'aula. Mentre seguivano il professore, Luna e Lydia camminavano insieme e cercavano di conoscersi meglio.

«Che cos'è che ti piace del teatro?» le aveva chiesto Luna per farle parlare un po' di una sua passione.
«Mi è sempre piaciuto andare a vedere delle rappresentazioni, una volta che ho scoperto come poteva essere diverso da un film. È tutto più... vero. Diciamo che i personaggi non sono dietro uno schermo, e non ci sono tagli che ti impediscono di guardare il personaggio che vuoi tu quando lo desideri. E... volevo imparare di più.»

Luna aveva sorriso a quella risposta. La capiva, perché Finn le parlava sempre in questo modo quando parlava del teatro.

Adesso si erano fermate insieme agli altri, e Luna si rese conto che erano arrivati in un parco, con tanti fiori ancora presenti nonostante fosse quasi finito settembre.

Leonardo si girò e si accertò che tutti lo avessero seguito.

«Bene, oggi vorrei che scriveste la vostra prima poesia.»

Luna spalancò gli occhi e cominciò a impanicarsi.

«Okay, okay, calmatevi, non ho ancora finito!» ridacchiò, alzando le mani, «Sarete in due, e dovrete scrivermi soltanto due frasi. Vi ho portato qui perché alcuni poeti dicevano che la natura stimolasse l'ispirazione. Vi dice qualcosa?»

Lydia guardò Luna con un'espressione un po' nervosa, e lei ricambiò. Non sapeva cosa avrebbe scritto, e nemmeno con chi sarebbe capitata. Non aveva capito se Leonardo volesse scegliere le coppie oppure no.

«Okay, mettetevi in due file, per favore, una dietro l'altra» disse, facendo un gesto con le mani.

Luna rimase dov'era, mentre alcune persone facevano un passo indietro per formare una fila dietro di lei.

«Bene. So che molti di voi sono iscritti all'università, e alcuni vengono da città diverse, altri da altri paesi. Per questo, vorrei che ognuno di voi abbia un punto di riferimento, almeno in questi momenti che passeremo insieme. La persona che sta dietro di voi, se siete in prima fila, o davanti a voi, se siete in seconda fila, sarà il vostro punto di riferimento. Oggi farete l'attività che vi ho spiegato con questa persona, e spero che andrete d'accordo. Altrimenti... be', peccato per voi. Ci vediamo tra un'ora, buona fortuna.»

Luna fu un po' dispiaciuta di non essere capitata con Lydia che si trovava accanto a lei, ma si girò comunque per capire chi fosse il suo "punto di riferimento" come aveva detto Leonardo, e con chi avrebbe dovuto passare l'ora seguente.

Quando si girò si rese conto che quella persona la conosceva già: era Daiana. Lei le fece un sorrisetto e si avvicinò di un passo.

«Di nuovo tu. Allora è proprio destino... So dove andare, vieni.»

Luna aggrottò le sopracciglia ma la seguì lo stesso.

«Vieni spesso in questo posto?» chiese Luna, raggiungendola e cominciando a camminare di fianco a lei.
«Certe volte. Non vivo troppo lontano.»

Luna si domandò se fosse nata a Firenze come lei o se fosse fuori sede, ma non glielo chiese, troppo impegnata a cercare di capire dove la stava portando. Era un punto un po' isolato del parco, con una panchina e moltissimi fiori.

«Che ne pensi? Secondo me è perfetto per una poesia.»
«Hai ragione» sorrise Luna.

Si sedettero tutte e due sulla panchina. Luna diede un'occhiata a Daiana, ancora non riusciva ad inquadrarla. Non sapeva niente di lei, eppure l'aveva portata in questo posto senza spiegarle nulla.

«Hai già un'idea di cosa scrivere?»
«Non lo so. Devo pensarci. Ma so cosa piace a Leonardo. Lo conosco da un po', prima faceva il professore alle elementari.»
«Davvero?»
«Sì.»
«Che cos'è che fai di solito quando vieni qui?»

Daiana spostò lo sguardo su di lei e sorrise. Aveva un piercing sul lato del naso, a cerchio, e il suo trucco era sempre scuro come l'ultima volta che l'aveva vista.

«Dipende» alzò le spalle, «A volte ci vengo per parlare in tranquillità, a volte ci porto le ragazze. Lo trovano romantico.»

Ridacchiò un po' amaramente, come se si stesse ricordando qualcosa.

Luna spalancò un po' gli occhi per la normalità con cui Daiana glielo disse. Pensò alla conversazione che aveva origliato in aula, quando Daiana aveva parlato con quella ragazza, e se ancora aveva qualche dubbio le fu chiaro che avevano una relazione e stavano litigando perché l'altra ragazza non voleva farsi vedere insieme a lei. Smise di pensarci e si rimproverò per quei pensieri: era un'impicciona! Ma che ci poteva fare...

«Ti ho scandalizzata?» chiese Daiana, visto che Luna non diceva più nulla.
«No» scosse la testa. «Stavo solo pensando a cosa scrivere.»
«Mhm, fammi pensare» disse. «Che ne dici di un gruppo di amici che veniva qui tutti venerdì, e poi...»

Assottigliò gli occhi e si mordicchiò il labbro. Luna la fissò mentre aspettava il seguito. Aveva un viso bellissimo: delle labbra piene esaltate dalla matita che aveva usato per truccarsi, delle ciglia folte e lunghe e degli occhi scuri accentuati dall'eye-liner.

«Ce n'è uno che torna quando sono andati tutti via per l'università. E sente ancora le loro voci, non so, come se i fiori emanassero una specie di eco? Mi sa che è banale. Ma mi piaceva l'idea.»
«Pensavo che non avessi idee» ridacchiò Luna.
«Scusa, hai ragione» rise Daiana. «Mi piacciono queste attività.»
«Non ti scusare, scriviamo di quello che hai detto tu! Non è banale se lo rendiamo originale nella maniera di scrivere.»

Daiana annuì e tirò fuori un quadernino.

«Scrivi tu» le porse una penna. «Così aggiungi le tue idee.»

Luna sorrise, e cominciò a scrivere.

Be'! Eccomi di nuovo!

Che ne dite del personaggio di Daiana? Un po' misteriosa, ma mi piace un sacco! Chissà cosa ci riserva...
E Lydia? Che ne dite dell'irlandese? Sembra carina, ancora però non la conosciamo bene...

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, e ci vediamo la settimana prossima con un nuovo capitolo!!

Baci 🎀
-Gaia 🩷

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