Una nana sotto l'albero
AUTRICE: CiProvoNonSoComeAndr
Il tempo è l'unica soluzione.
Ad ogni problema, quando occorre, non ti resta altro che aspettare.
A volte aggiusta le cose, altre te le spiega, come una sorta di insegnante della vita. L'unico difetto è dover, sapere, aspettare. Se non sei in grado o non ne hai le forze sei fregato.
Attese il display del suo telefono illuminarsi. Lo fissava, rassegnata all'idea che non avrebbe avuto sue notizie. Con le braccia incrociate, il mento poggiato su queste, seduta sullo sgabello della sua piccola cucina, in solitudine, sommersa di pagine e pagine di studio non ancora iniziato. Attendeva che quel nome comparisse come molte altre volte era successo. Peccato che adesso avesse assunto una colorazione differente tra la vasta gamma che le emozioni possono avere.
Ad ogni emozione corrisponde un colore.
L'attesa che colore è? Si chiese.
Non sapeva che aspettarsi. Era stato così veloce, poco tempo a loro disposizione per comprendere cosa stesse accadendo o forse troppo per sapere che qualcosa era accaduto. Un bisogno estremo li aveva portati fino all'incrocio incessante dei loro corpi. Forze superiori a qualsiasi altra aveva cacciato via le parole. Non si erano detti molto, neanche questa volta.
Si inscurì, il viso divenne triste e il sorriso non si preoccupò neanche di prendervi parte, il ricordo di un possibile futuro insieme cancellato, spazzato, con un colpo di mano veloce le aveva provocato tutto questo.
Pazza o folle, qualcuno l'aveva considerata tale. Le amiche dicevano che chi ama, chi vuole, ti cerca e ti trova se lo vuole per davvero. E lei se ne era fatta una ragione. In uno di quei tanti pomeriggi di solitudine, dove lui era li ma non era li con lei; aveva sperato e alla fine ammesso che quella speranza era solo una vana illusione di una ragazza troppo giovane per un uomo così grande.
Ora era li, ancora quella speranza in mano, nonostante il tempo fosse passato e molto fosse accaduto.
Una dichiarazione all'una di notte in una sera di Settembre quando ormai le sue attese erano state messe da parte. Un sorriso, un bacio, una notte e ancora un'altra. Giorni di pura follia tra un volo, un aereo quasi perso e un sorriso veloce prima della partenza. Lacrime di tristezza e poi di gioia. Abbracci confusi in momenti di pura passione. Notti insonnie a fissarlo, a svegliarlo. Mattinate tra colazioni a letto e sbirciate mentre l'altro sistemava il trucco allo specchio prima di uscire.
Attimi infiniti dove specchiandosi, uno di fianco all'altro vedevano la perfezione nella semplicità più assoluta. Un jeans e una t-shirt, due occhi gonfi di una notte infinita, una fame incredibile, ma felici di essere li insieme nonostante tutto sembrasse essere sbagliato.
Quelle parole scritte per caso e poi lasciate li affinché lui le trovasse e leggesse ciò che alla fine nutriva e la paura di ammetterlo ad alta voce era ancora troppo. "Rimani" disse e lui "Non vado da nessuna parte nana".
Era
Pura
Follia.
Eppure era una follia fatta insieme, perciò tutto il resto contava poco.
Quello schermò si illuminò e quel nome comparve. Rispose così velocemente che non si rese nemmeno conto di aver esultato e subito dopo sospirato. Attese la sua voce dall'altro capo del telefono e quella voce, che ormai sapeva di amare ancora di prima di essersene resa conto, la chiamò in quel solito modo.
"Come va?" Le domandò. Si appoggiò al divano ancora sporco di lavoro.
"Bene, tu come stai?"
"Stanco. Sono appena rientrato. E' stata una lunga giornata oggi. Tu?"
Guardò i suoi libri di spiego un po' contrariata assumendo quel solito broncio da bambina che proprio in quel momento lui immaginò e dopo di che sorrise. "Studio" Mentì.
"Brava nana!"
"Settimana prossima torno a casa" Esultò quasi non volesse mettere fine a quella conversazione da poco iniziata. Perché aveva scoperto amare rimanere al telefono per delle ore con lui, quando aveva tanto da dirle e lei pronta ad ascoltare.
"Lo so" sorrise di nuovo.
"Ti fa piacere?" Chiese timida.
"Non vedo l'ora" E sorrisero insieme sapendo che quei pochi giorni ancora una volta sarebbero stati un tassello e un altro tempo per loro.
Una storia fatti di tempi rubati alla vita e di attimi chiesti alla felicità, con una speranza che sembra aver voluto dare una possibilità ad entrambi e soprattutto alla loro storia.
"Mi manchi"
"Anche tu!"
Chiuse il telefono e guardò fuori dalla finestra di quella piccola cucina, seduta sullo sgabello, circondata da libri non ancora aperti, finalmente sorridente: torno a casa da te, amore mio! E cadde la neve e l'aria sapeva di un Natale che avrebbero per la prima volta trascorso insieme e, forse, anche il primo di molti altri.
E un sogno si fece largo in quella testolina piena di continue fantasie: un camino, il suo gatto, un albero di Natale e tante palline colorate.
"Mia stai ferma!" Gliela tolse dalle zampette prima ancora che rompesse anche quella. Poggiata sulle ginocchia di fronte all'alberello appena acquistato e tanto desiderato. Gli piaceva renderla felice e chissà perché la sua felicità era in quei piccoli gesti che quasi lo stupivano talmente fossero così facili da accontentare.
"Te lo avevo detto io di non esagerare con quelle di vetro" Le passò un bicchiere di vino rosso sedendosi sul divano ad osservarla intenta a riporre con cura ogni singola pallina.
"Mi aiuti?" Brontolò poggiando una pallina rossa forse troppo grossa per quel ramo, che cadde a terra e riuscì a prendere tempestivamente con abilità.
Fece di no con la testa. "Hai detto tu che sarebbe stato compito tuo e che io non avrei dovuto far nulla"
"Si ma almeno tieni Mia lontana dalle mie palline"
"Che ho comprato io!" Acciuffò la gattina bianca e grigia per un pelo, l'ennesima pallina stava per essere distrutta.
"Appunto, ci tengo a che i tuoi soldi non vadano sprecati!"
"Continua a lavorare nana, c'è ancora molto da fare"
Lo guardò seduto sul divano, insieme a Mia, a sorseggiare un bicchiere di vino e le venne da sorridere: era tutto quello che aveva sempre desiderato. Non le serviva altro.
L'aria non era fredda, la neve non cadeva dal cielo e nessuna lettera fu scritta a Babbo Natale, erano presenti solo due anime unite dal destino.
Scosse la testa e sorrise ancora, guardò i suoi libri e decise che tornare a studiare era la scelta migliore. Mancavano pochi giorni al Natale e il suo desiderio si sarebbe avverato: abbracciarlo e respirare il suo profumo.
Fu amore pochi mesi dopo.
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