Rebel
AUTRICE: CiProvoNonSoComeAndr
Si sedette al suo fianco con un amaro in bocca e la voglia di abbracciarlo e stringerlo. Carla soffriva, soffriva di un amore nato per capriccio, divenuto reale fino al punto da diventarne dipendente. Il suo profumo la inebriò. Non lo guardò negli occhi per la stessa paura di sempre, tuttavia immaginò fosse davanti a lei seduti su uno sgabello ridenti e felici come in mille occasioni era accaduto. Un brivido le attraversò il corpo come un impulso a mollare la presa. Respirò profondamente, sapeva di non poterlo fare proprio in quel momento. -Come stai?-
-Bene!- Stefano mentì, non voleva farla sentire colpevole più di quanto non facesse ogni giorno. Se non avesse conosciuto la verità di certo sarebbe stata tutt'altra risposta. "Sto male, Carla, come non lo sono mai stato prima. Mi manca il tuo profumo, il tuo respiro beato al mattino, i tuoi occhi sorridenti quando ti portavo a letto la prima colazione del mattino, prima di quella che preferivi fare seduta al tuo posto" ma non lo disse.
-La prima volta che ho iniziato a vederti sotto una luce differente credo sia stato quando meno me lo sarei aspettata, sei stato il salvatore dall'abito azzurro che sogni da bambina, anche se io da bambina ero già sotto i riflettori- Sorrise a quella verità. -Sei un bel danno vivente!- scherzò alleviando quella tensione solo per pochi secondi. Poi tornò di nuovo. Una pausa. -Sono rimasta incinta del figlio di Adrien quando eravamo più innamorati l'uno dell'altro, pensavo avrebbe fatto bene alla nostra relazione e quasi speravo che sarebbe stata la mia scappatoia dal mondo di luci e riflettori che tanto odio, ma che so mi ha resa ciò che sono-
-Immagino-
-Adrien era al settimo cielo, ci teneva davvero ed eravamo felici- Ricordò quel momento; aprì il cassetto più prezioso e tirò fuori ogni immagine che la rendeva felice e che la fece inevitabilmente sorridere. Una ciocca di capelli venne spostata da una volata di vento e il suo profumo arrivò fino a Stefano che lo inspirò lentamente e sentendosi sciocco.
Sorrise anche lui. -Dirlo ai miei era il male minore, come immaginavo non appresero la notizia molto bene. Pensa che davano per scontato avrei abortito e benché ci avessi pensato non avrei mai pensato di farlo. Era parte di me, di Adrien, del nostro amore. Non volevo assolutamente rinunciare a tutto ciò.-
-Sarebbe stato stupido-
-Esatto, stupido. Perfino per Carla Sassi!-
-E Carla Sassi ama fare cose stupide-
-Credo che però la reazione migliore, oltre a mio fratello, l'ebbe Carlos. Era felice, ma davvero felice, si era addirittura proposto come padrino e voleva aiutare in qualunque momento. Era davvero presente e mi rendeva forte; alleggerì fin da subito i miei impegni, nonostante avrei potuto continuare ancora a lavorare. Ero incinta, ma sarebbero passati mesi prima che si iniziasse a vedere. Si era pensato addirittura di non nascondere la pancia e continuare fino a quando me la sarei sentita e soprattutto se avessi voluto- Le sarebbe piaciuto mostrare la sua felicità, aveva sempre e solo fatto vedere la sua freddezza, il contrario la eccitava. -Ma dal giorno alla notte le cose cambiarono, non so cosa mi accadde, iniziai a pensare alle cose più brutte, ai momenti dove sarei stata lontana dal mio bambino e da Adrien. Accadde qualcosa nella mia testa che mi riportò di nuovo giù, Stefano, giuro che non sapevo spiegarmelo...- pianse. Dentro di sè era disperazione più totale. -Non smettevo di pensare, ed ero continuamente ossessionata da tutto e tutti. Anche da Adrien che invece cercava di rendermi felice. Voleva trovare una casa nostra a Londra e glielo lasciai fare e la cercò anche qui in Italia quando cambiai idea, nonostante non sapessi spiegare il perché. Ero pazza Stefano, pazza e incazzata e triste e felice, guardavo i tetti delle case e immaginavo di cadervi di sotto, soprattutto le scale. Erano le mie preferite- cancellò dal viso alcune lacrime che le davano impaccio. Provò a smettere anche di singhiozzare ma non riuscì.
Stefano non voleva fermarla ma vederla stare in quel modo non lo sopportava. Toccava continuamente le tempie, un irrefrenabile impulso di stordire il nuovo ricordo che le trafiggeva il cuore immediatamente. Era terribile sapere di essere causa dei propri mali, lo era ancora di più la consapevolezza forse. -Carla puoi anche ...-
-Io ho visto quelle scale così tante volte e così talmente tante altre ne fui tentata, fino a quando un giorno non mi alzai con quello scopo Stefano, volevo buttarmi di sotto e l'ho fatto. Ho chiuso gli occhi e mi sono buttata senza neanche pensare o ragionare o riflettere. Il giorno dopo, o forse due, mi svegliai in ospedale completamente sola..- la sua voce divenne uno scherzo, scherniva quella che lei aveva più volte interpretato come pazzia; i dottori le avevano invece detto che lo stress e l'inconscio erano stati il reale motivo di quanto fosse accaduto al suo bambino. Da quel momento tutto cambiò e Carla torno la stessa di sempre ed Adrien andò via e poi i suoi genitori e infine il fratello. Rimase solo Carlos, unico suo amico e famiglia che avesse mai conosciuto. Lui c'era sempre stato. -Poi sei arrivato tu ed è stata come una seconda possibilità, per questo cercavo in tutti i modi di renderti la vita impossibile, ma tu eri insistente, non mi lasciavi mai sconfiggere i miei demoni da sola, e più trascorreva il tempo e più ti odiavo e più ti amavo fino a quando non sono riuscita più a mentire nemmeno a me stessa. Carla Sassi, ancora una volta, veniva buttata al tappeto e non riuscivo a non essere felice di questo. Ho perfino pensato che fosse più il mio odio verso i riflettori a pensare che amandoti sarei stata libera, ma non era solo questo, c'era molto di più dentro quell'assurdo castello che mi ero creata attorno ed è grazie a te che ho scoperto ci fosse un giardino. Ti ho immaginato più volte come l'uomo cattivo, colui che avrebbe rotto le mura del mio castello distruggendo quello che avevo custodito per tanto tempo, sembrava tutto così irreale e la notte pensa che mi svegliavo sperando fosse solo un sogno. Ma tu eri lì tutte le volte.-
-Mi dispiace tanto-
-Lo so, Stefano io ...-
-Non serve altro, ogni parola di troppo renderebbe questa dichiarazione nulla, non serve- Voleva distruggere ogni cosa, voleva prendere la sua donna e scappare il più lontano possibile da quel mondo così meschino, incomprensibile, crudele nei confronti di una ragazza che non voleva altro che essere lasciata in pace. Si voltò a guardarla, stava piangendo e non poté fare a meno di stringerle la mano che aveva poggiata al ventre. Era fredda, dura, stanca. -Amerò solo te per il resto dei miei giorni, sarai la mia luce in questo tunnel e se un giorno dovessi guarire ti prometto che tornerò e ti salverò e ti renderò l'uomo più felice del mondo.-
-Lo so- Ma sapeva anche che quello sarebbe stato un futuro talmente prossimo che non lo vedeva neanche lontanamente realizzabile. Ricambiò la stretta della sua mano e quasi per osmosi si trasmisero un amore che avrebbe sempre lasciato una gioia nei loro cuori, nonostante tutto. Ricorderanno ogni singolo momento, ogni gioia, ogni silenzio condiviso, i momenti felici e quelli dove la voglia di scappare lontano dall'altro non sembrava dar pace; per sempre uniti e per sempre lontani l'uno dall'altro.
-Ti amerò ogni istante, Carla, ti amerò perché so che anche tu amerai me e non smetterò di sperare e desiderare che questo amore possa avere la sua chance. Nessuna donna sarà mai lontanamente paragonabile a te, perché non mi importa!-
Carla si alzò. Non guardò Stefano negli occhi e andò via. Lui disegnò, nella sua mente, quell'istante. Fino a quando avrò fiato, amore mio, vorrò amarti; finché sarò uomo su questa terra maledetta non smetterò di pensarti; finché avrò il coraggio di lottare continuerò a combattere. Lasciò che il vento cancellasse quelle lacrime, che l'aria rendesse freddo quell'amore, che il suo respiro riprendesse regolarmente. La lasciò andare, ma lei sarebbe sempre rimasta lì, al suo fianco, bella e oscura.
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