Perfect
AUTRICE: knuttie
Guardavo incantata la mia amica nell'abito da sposa di pizzo candido che avevamo scelto insieme mesi prima e non potevo essere che emozionata per quello che attendeva lei e Matthew. I lunghi capelli castani di Norah ondeggiavano al ritmo della dolce melodia che lei e Matt stavano ballando. Rimasi affascinata da come gli occhi scuri della sposa si perdevano in quelli azzurri di Matt, dalle loro mani intrecciate e dalla complicità che solo due novelli sposi potevano avere. Insieme avevano superato gli anni del liceo, la distanza nel periodo universitario e le gelosie che esso aveva comportato. Ed in quel momento si ritrovavano l'uno nelle braccia dell'altra a celebrare il loro amore in una sala gremita di amici e familiari.
A ventisei anni Norah ormai aveva messo la testa a posto, era una donna responsabile, ormai sposata e con un futuro radioso davanti a sé. Io, a ventisei anni, mi sentivo ancora una bambina insicura, una pietra ancora da sbozzare, una mela acerba. Adoravo lavorare come maestra nella scuola primaria che avevo frequentato anni prima, amavo i bambini ai quali insegnavo, passeggiare nelle lande desolate del Suffolk e conoscere gli anziani proprietari dei negozi prospicienti la piazza principale.
A volte, però, mi chiedevo se questo non fosse abbastanza per una ventiseienne. Avrei dovuto desiderare di più? Sarei dovuta andare via di casa a diciotto anni e non fare più ritorno? Avrei dovuto viaggiare di più prima di essere legata ad un lavoro ed a delle responsabilità? Beh, avevo viaggiato un po' e, dove non andavo fisicamente, a farmi conoscere posti nuovi e la cultura di altri paesi c'erano le foto, le cartoline e i video di Har-
All'improvviso una voce squillante mi ridestò dalle mie riflessioni.
"Eve! Ehi Eve!" disse Norah sventolando la sua mano davanti al mio viso mentre io mi lasciavo scappare una risatina e lei si preparava alla ramanzina.
"Ehi...ricordi cosa abbiamo detto stamattina? Oggi si beve, si balla e ci si diverte! Non devi perderti nei tuoi pensieri!" mi ricordò mettendo le mani sui suoi fianchi.
"Scusa, hai ragione! Ma tu che ci fai qui? Non dovresti bere, ballare con il tuo maritino e divertirti alla follia il giorno del tuo matrimonio, invece di pensare a quello che fanno gli altri?!" dissi con un sorriso sghembo.
"Eve...dolce, ingenua, piccola Eve, Matthew oramai ha fatto di me una donna onesta. I giorni in cui ero 'Norah versione pazza scatenata' sono finiti! Ho delle responsabilità da donna sposata ora!"
La guardai sospettosa e, dopo che lei resse per qualche secondo il mio sguardo con aria altezzosa, scoppiammo a ridere entrambe. Avrebbe potuto sposarsi, diventare madre o qualunque altra cosa, ma Norah non sarebbe mai cambiata: era e sarebbe sempre stata la persona divertente, solare e propositiva che avevo conosciuto all'età di sette anni. Ricordo ancora quando me la ritrovai come compagna di banco dopo essersi trasferita in paese a metà anno scolastico a causa del nuovo lavoro di suo padre. Lei era troppo esuberante, io troppo timida: non c'era modo che riuscissimo ad andare d'accordo e non facevamo altro che discutere durante le ore di lezione. Stanca di tutta la situazione, chiesi addirittura di cambiare banco alla Signorina White!
Le cose tra di noi cambiarono dopo qualche mese, quando mi difese da alcuni bambini che mi avevano preso in giro per il mio nuovo apparecchio: mi ritrovò in lacrime nel giardino sul retro della scuola, condivise la sua merenda e rimase con me per un'ora intera affinché mi calmassi. Da quel momento in poi mi era rimasta accanto a dieci anni quando i miei divorziarono, a quindici anni quando mi sentii male dopo la prima sbronza, a sedici anni quando capii di essere innamorata per la prima volta, a diciotto anni quando la partenza di una delle persone più importanti nella mia vita mi ruppe in mille pezzi e a ventiquattro anni il giorno della mia laurea. C'era sempre stata.
Mi guardava e io guardavo lei ancora sorridente: i lunghi capelli castani a contornarle il viso in netto contrasto con le mie onde bionde, i suoi occhi scuri che si specchiavano nei miei verdi, la sua pelle olivastra che faceva a cazzotti con la mia chiara e costellata di piccole lentiggini. Così diverse, ma così unite da sembrare la stessa persona.
"Allora, che ne pensi del ricevimento? Mi sembra che la gente si stia divertendo, no?" disse dubbiosa.
"Tesoro, è tutto perfetto! Gli invitati hanno gradito la cena e ora si stanno godendo la serata! Mi sembra di aver visto anche tuo nonno Mike ballare!"
"Wow! Allora se il vecchio Mike è riuscito a ballare con il suo deambulatore è proprio una festa riuscita!" mi rispose sarcasticamente.
"Mmm...noto una punta di sarcasmo signora Anderson! Rilassati Norah!" sbuffai.
"Wow! Eve Thomas che dice alla sottoscritta di rilassarsi! Deve essersi capovolto il mondo!"
"Ehiii!" le tirai un leggero schiaffo sul braccio. "Comunque non ti stressare troppo altrimenti stanotte concepirete bambini perennemente in ansia! E sia ben chiaro, non voglio fare da baby-sitter a dei marmocchi iperattivi nei prossimi anni!" dissi facendole la linguaccia.
"È ancora presto per dei 'marmocchi', Eve! Adotta un cucciolo se vuoi un po' di tenerezza nella tua vita, ma non coinvolgere me e Matt!"
"Ah ah. Molto simpatica, Norah! Ma non ti preoccupare, per adesso mi bastano quelli della mia classe...avere a che fare con quell'irrequieto di David Finch mi basterà almeno per i prossimi 5 anni!"
Norah scosse la testa divertita, poi si guardò intorno cercando qualcuno con gli occhi. "Sai, pensavo che alla fine avresti invitato Sam al matrimonio..."
"Mmm no...gli ho accennato del matrimonio qualche settimana fa ma non l'ho mai invitato! Ah, a proposito vi fa le congratulazioni!"
"Perché? Pensavo ti piacesse, no? Che potesse nascere qualcosa..."
"Beh, lo sai...siamo usciti qualche volta ma non è scattato nulla. Non è il mio tipo. Perché avrei dovuto invitarlo in un giorno così importante?"
"Beh, suppongo che allora tu abbia fatto bene a non invitarlo..."
D'un tratto la sua espressione si fece severa e dura. "Cambiando discorso...l'hai visto?"
Il mio volto si accigliò per un qualche secondo, ma subito capii a chi si stesse riferendo.
"Si Norah. L'ho visto." Presi un respiro profondo. "Ma non c'è nulla di cui parlare, no? È ritornato. Dopo 8 anni il figliol prodigo è tornato a casa per il vostro matrimonio. E ci siamo salutati in chiesa da lontano. Per ora non è molto, ma mi basta. Non sono ancora pronta per un confronto con lui."
"Eve, non si parla di un lui qualunque! Diamine! Si parla di Harry! Di Harry ed Eve! Di Eve ed Harry! Il bambino, il ragazzo, l'uomo che ami in silenzio da tutta la vita!" esclamò drammatica. "E non ruotare gli occhi, Eve."
"Norah, ti prego. Se ne è andato a 18 anni per studiare fotografia a New York. Da quel giorno non ha smesso mai un giorno di viaggiare, scoprire, di vivere. Pensi che voglia davvero che una come me diventi il suo mondo?!" risposi piccata.
"Non fare cosi, Eve, lo sai che non sei da buttare." disse con un'espressione dispiaciuta sul volto. "E lui ha solo seguito il suo sogno...che c'è di male? Si è tenuto sempre in contatto con te! Quando tornava, seppure per pochi giorni, la prima persona che andava a trovare eri tu! E sai come è fatto Harry. Tu sei la sola persona, oltre Matt e i loro amici, con la quale abbia creato un legame forte nella sua intera vita, se vogliamo escludere sua madre e sua sorella. E poi ieri sera Matt ha scoperto da Harry stesso che questa volta si tratterrà di più. Deve pur significare qualcosa!"
Scossi la testa. Avevamo opinioni diametralmente opposte. Dal liceo Norah aveva questa malsana ossessione di accoppiare me ed Harry: l'unico risultato era stato solo quello di creare situazioni imbarazzanti che io avrei volentieri evitato ed Harry, beh, lui risolveva tutto con una battuta ed una scrollata di spalle. Sapevo di essere speciale per lui in qualche modo: ero una delle poche persone con le quali si apriva, parlava delle sue passioni e dei suoi sogni. Questo soprattutto quando eravamo distesi su una coperta, sotto le stelle e nel nostro posto preferito, 'il castello sulla collina', così lo chiamavamo in città.
C'era qualcosa di magico in quel posto. Il modo in cui la luna illuminava il muro di cortina in pietra rendeva quell'architettura ancora più maestosa ed io, davanti a quello spettacolo e sotto l'immensità del cielo stellato, mi sentivo così piccola.
Harry no. Harry era un leone, sognava in grande, immaginava un futuro senza ostacoli per sé, lontano da quelle mura e con una macchina fotografica tra le mani. Non aveva mai avuto paura di nulla, si buttava a capofitto in tutte le cose che faceva, intraprendeva relazioni su relazioni pensando di aver trovato la ragazza giusta e dopo qualche settimana veniva smentito. Alla fine però il suo sogno più importante, quello della fotografia, si era avverato.
Solo il fatto di essere accanto a lui nei momenti in cui si apriva, mi faceva sentire fortunata. Ma dovevo davvero ritenermi fortunata ad anelare una sua carezza, un suo abbraccio o a sperare che in cuor suo ricambiasse i miei sentimenti? No. Tutto ciò mi aveva portato solamente a vivere un amore in silenzio e non ricambiato per anni, a prendere le distanze da lui dopo la sua partenza ed allo stesso tempo a ricercarlo in tutti i ragazzi che avevo incontrato successivamente.
Non avevo più messo piede al castello da quando lui se ne era andato: quelle poderose mura e quel cielo immenso mi spaventavano senza di lui.
"Norah, per favore, possiamo parlarne quando tornerai dal tuo viaggio di nozze? Magari le Maldive ti faranno capire anche il mio punto di vista." dissi spintonandola con aria scherzosa. "Ora, ti prego, possiamo bere, ballare e divertirci?" Misi su la mia migliore espressione da cucciolo implorando pietà. Norah sospirò sconfitta e con quel sospiro seppi che quel round si fosse concluso...beh, almeno per oggi.
"Lo sai che non posso resisterti se fai quella faccia da cucciolo! Ritiro tutto quello che ho detto prima: tu non sei la dolce, ingenua, piccola Eve! Il mondo ti ha corrotto! Framlingham non ti ha protetto abbastanza in 26 anni di vita! Sei diventata astuta, manipolatrice e-"
Mi ritenni fortunata quando adocchiai Matthew passare affianco alla mia amica, che, invece, continuava a sproloquiare drammaticamente sulla mia purezza ormai corrotta.
"Matt! Prenditi la tua cara mogliettina e portala a fare due salti sulla pista da ballo! Mi stava giusto dicendo quanto le piacesse questa canzone!"
Matt, già messo alla prova dall'esuberanza di Norah durante i dieci anni insieme, non se lo fece neanche ripetere, la prese per la vita e la invitò a dirigersi verso la pista gremita mentre lei mi rivolgeva un finto sguardo assassino. Pensando a quanto fossero fortunati ad aversi, li seguii con lo sguardo fino a quando cominciarono a ballare.
A distrarmi dai due sposi fu una voce rauca, che, giungendo alle mie orecchie, mi provocò mille brividi lungo le braccia lasciate nude dal vestito.
"Eve."
Mi girai lentamente alla mia destra indecisa se rimanere o scappare lontano da lui con una scusa improvvisata. Appena vidi due gemme verdi e limpide guardarmi seppi di non avere più scelta. Sarei rimasta.
"Harry." Provai a dire ma dalle mie labbra uscì solo un sussurro.
Le lunghe ciocche ricce e sbarazzine che fino a un anno fa addolcivano la linea tagliente della mascella erano state sostituite da un taglio corto e da un ciuffo disciplinato. Ma, facendo attenzione, si potevano notare dei ciuffi ribelli vicino le tempie che lasciavano immaginare la vera natura dei suoi capelli. Degli accenni di barba sul viso, la camicia bianca sbottonata fino a far vedere le rondini tatuate sul petto e il completo nero ed elegante lo rendevano perfetto. Non c'era traccia del ragazzo con la bandana colorata a sorreggere i ricci ribelli che avevo visto anni prima: ormai era un uomo.
"Ti va di ballare?" mi chiese con un sorriso timido ed io, confusa, annuii.
Mi accompagnò sulla pista, con movimenti impacciati mi cinse la vita e prese la mia mano destra per portarla nella sua. Cominciammo a muoverci ondeggiando al ritmo di una canzone romantica che la band stava suonando per gli sposi.
"Sei bellissima, Eve."
Le mie guance assunsero una leggera sfumatura rossa. Non ero pronta ad un suo complimento e non lo sarei mai stata. Mi ripresi subito e dissi la prima cosa che mi venne in mente.
"Anche tu stai bene così. Che fine hanno fatto le tue camicie a fantasia, i tuoi jeans stretti e i tuoi orrendi stivaletti?!" cercando di ridurre la tensione che c'era tra noi e che si poteva tagliare con un coltello.
"A distanza di anni ancora mi rinfacci la mia ossessione verso le camicie strane e gli stivaletti in camoscio?" mi rispose scuotendo la testa con un sorriso ad adornargli il viso.
"Sempre, Styles! Qualcuno deve pur dirtelo!"
"Beh, se proprio vuoi saperlo, per il matrimonio del mio migliore amico mi sono vestito come tutti i comuni mortali. Ho voluto cambiare!"
"Anche i capelli?"
"Quelli li ho tagliati qualche mese fa..."
"Mi piacevano lunghi" dissi dispiaciuta.
"Ricresceranno..." rispose velocemente mentre la musica continuava a diffondersi e noi ballavamo l'una nelle braccia dell'altro. "Allora, sto facendo ingelosire il tuo accompagnatore? Riceverò un occhio nero oppure posso stare tranquillo?"
"Puoi stare tranquillo Harry! È così strano che la testimone della sposa non sia accompagnata da qualcuno?"
"Beh, se è bella come lo sei tu stasera Eve, si! È abbastanza strano!" Disse aprendosi in un sorriso sincero. Sentii il suo sguardo percorrere il mio corpo avvolto nel vestito lilla che Norah aveva scelto per me accuratamente mesi prima. Per la seconda volta, nel giro di pochi minuti, arrossii e, imbarazzata, guardai i miei piedi. Dio, dopo tutti questi anni mi faceva ancora sentire una ragazzina! Andiamo, Eve! Riprenditi!
Cercai di distogliere l'attenzione che lui aveva catalizzato su di me. "E tu? Non posso credere che il ragazzo più amato del liceo sia ritornato da solo in patria!"
"Beh credici Eve. Sono tornato ieri e da solo...mia madre può confermarlo!" Fece un sorriso furbo e poi si guardò intorno. "Allora, che mi dici...come stai?"
"Bene, anche se il lavoro mi tiene occupata per la maggior parte del tempo."
"Mia madre mi ha raccontato che quel diavoletto di David Finch è nella tua classe!"
"Ah! Ti prego non ricordarmelo! È nato per risucchiare tutte le mie energie quel bambino!" sbuffai vedendo aprirsi sul suo volto un sorriso che scopriva le sue caratteristiche fossette. Ne rimasi incantata fino a quando non intercettai le occhiate maliziose che Norah ci mandava dall'altro lato della sala. Scossi la testa arrendendomi alla testardaggine della mia migliore amica e mi ridestai dai miei pensieri. "E tu, Harry, come stai?"
"Bene. Sono felice di essere tornato. Ne avevo bisogno."
Anche io avevo bisogno che tu tornassi Harry.
Ma questo non glielo avrei mai detto.
Un silenzio imbarazzante scese su di noi al termine della sua frase, la band smise di suonare ed io mi distaccai da lui desiderosa di andarmene più lontano possibile. Non dovevo cascarci di nuovo: tra pochi giorni lui sarebbe ripartito ed io sarei finita a piangere sul divano davanti a "I passi dell'amore" con una vaschetta di gelato e una coperta di pile ad avvolgermi.
"Beh...è stato bello rivederti Harry! Magari ci vediamo nei prossimi giorni...ci prendiamo un caffè...un gelato-"
"Aspetta Eve! Ti va di andare in un posto?" mise su il sorriso più timido che gli avessi mai visto fare.
"Un posto? Vuoi dire lasciare il matrimonio?" gli risposi accigliata.
"Si Eve, andiamo in un posto...solo io e te." Un tono rassicurante accompagnava quelle parole.
Male, si metteva molto male per me.
"Harry non mi sembra il caso! Norah mi ucciderebbe e darebbe il mio corpo in pasto agli squali se mi perdessi qualcosa del suo matrimonio!"
"Eve Thomas! Non ti ricordavo cosi fifona!"
"Fifona io? Harry Styles! Non ci provare mai più!" dissi dandogli uno schiaffo leggero sul braccio ed abbassando gli occhi.
Era vero. Ero una fifona di prima categoria.
Alzai lo sguardo e vidi, piantata sul viso, la sua migliore espressione da cucciolo. A quanto pare non ero la sola ad usare quell'escamotage per risolvere una situazione compromessa o uscire da una posizione difficile.
"E va bene. Ma sbrighiamoci!" lo presi per mano dirigendolo verso l'uscita. Arrivata all'ingresso principale della villa ottocentesca, riflettei sul fatto di non sapere dove saremmo andati, quindi sarebbe stato meglio darmi una calmata.
Harry, sbuffando, mi lasciò la mano, cercò le chiavi della sua macchina nella tasca dei pantaloni e cominciò a camminare verso il parcheggio. Mi fece un fischio e urlò "Di qui, scheggia!"
"Ehi! Non sono un cane!" borbottai tra me e me. Lo seguii tenendo il suo passo veloce e facendo attenzione a non cadere da quei maledetti tacchi vertiginosi che avevo scelto di indossare fino a quando arrivammo davanti una Ford Mustang del '70 nera e lucente.
"Wow, Styles! Ti tratti bene!" lo sentii ridere mentre mi apriva la portiera e poi raggiungeva quella del guidatore.
"Ti piace?" disse una volta entrato nell'abitacolo e mise in moto.
"Certo che mi piace. Lo sai che ho un debole per il vintage!" Lui sorrise tenendo gli occhi dritti sulla strada e non parlammo più per diversi minuti fino a quando si aprì un sorriso sul mio volto dopo aver riconosciuto il posto in cui mi aveva portato.
Mi aveva portato nel nostro posto.
Il Castello si ergeva imponente sulla collina ed era illuminato dalle luci artificiali, dalla luna e dalle stelle. In realtà il vero e proprio castello era stato distrutto alla fine del 1100: non venne mai ricostruito con un vero e proprio maschio centrale, ma con un muro di cortina all'interno del quale poi fu realizzata una lussuosa dimora nel XIII secolo. Non era molto, ma tutti i cittadini di Framlingham ne andavano fieri. Non era molto, ma era casa.
"Sai che sei prevedibile, Styles?" dissi scendendo dalla macchina. Ebbi la premura di togliermi le scarpe e di portarle in mano prima di camminare su quel terreno impervio. L'erba era fresca sotto i miei piedi essendoci stato un acquazzone estivo il giorno precedente e, come sempre, l'umidità faceva da padrone su quella collina.
"Beh, non potevo non portartici, no? È iniziato tutto qui." Fece una pausa continuando a camminare con in mano una coperta recuperata nel portabagagli. "Ti ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti?" non aspettò la mia risposta e continuò. "Avevamo 5 anni, tu avevi una gonna blu con delle margherite stampate e una camicetta bianca, i capelli sciolti ed una frangia indecente."
"Ehi! Avevo 5 anni! Mia madre non ha mai avuto molto gusto nell'acconciare i capelli!"
"Lo ricordo bene, Eve!" disse con sarcasmo. "Ad un certo punto, quel giorno, sei ruzzolata dalla collina...nessuno sapeva come avessi fatto, ma ti ritrovammo a terra e dopo 5 minuti io mi ero ritrovato a metterti un cerotto di Toy Story sul ginocchio."
"Ti ricordi proprio tutto!" sussurrai mentre le guance si coloravano di rosso per l'imbarazzo.
"Già. Ricordo anche che quel giorno portavi delle mutandine con le paperelle gialle!" rimase serio per qualche secondo e poi scoppiò a ridere. Avrei dovuto fargliela pagare ma in quel momento non potevo far altro che seguirlo in una risata genuina ed onesta. Mi era così mancato essere semplicemente Harry ed Eve.
Continuammo a camminare fino a quando, stesa la coperta, ci sedemmo in un punto strategico della collina: erano visibili in parte il castello, il centro abitato di Framlingham e quelli vicini. Restammo in silenzio per qualche minuto a contemplare quella vista così familiare con la brezza estiva che ci scompigliava i capelli. Non era un silenzio imbarazzante, anzi, per me era rassicurante: mi ricordava quelle sere passate senza dire una parola, perché in fondo bastava che fossimo insieme, a guardare l'alba sostituirsi alla notte sulla vecchia coperta di nonna Marge.
"Come facevi a sapere che ti avrei detto di sì?"
"Uhm...a cosa?"
"Avevi una coperta in macchina...come se sapessi per certo che avrei accettato la tua proposta..."
"Beh ci speravo sinceramente." Mi sorrise e poi d'un tratto si accigliò. "Non ti ho mai dimenticata, Eve. E so di non essere stato l'amico migliore del mondo in questi ultimi anni, ma sei sempre stata nei miei pensieri."
Il problema è che io non ti ho mai voluto solo come amico, Harry.
Ma, ancora una volta, questo non glielo avrei mai detto.
Cambiai argomento provando a riportare la conversazione su un terreno neutro. "Raccontami dei viaggi. Come è stato visitare tutti quei paesi?"
"Mentirei se ti dicessi che non è stato bello, Eve. Era il mio sogno. Un sogno che poi si è avverato, no?" mi rispose con aria mesta.
"Cosa c'è che non va, Harry?"
Era riluttante nel rispondere alla mia domanda. Si prese il ponte del naso tra le dita e dopo un respiro profondo prese coraggio. "È stato bello viaggiare, non posso dire il contrario. Ho visto il mondo, ho conosciuto persone che mi hanno dato così tanto. Le mie foto sono state pubblicate sulle riviste più importanti in assoluto. Ma credo che il problema sia proprio in questo."
Appoggiai la mia mano sulla sua per incoraggiarlo a parlare di ciò che lo tormentava.
"Ho visto tutto questo attraverso la lente della mia macchina fotografica, ero così accecato dall'ossessione di realizzare il mio sogno. Il mio unico obiettivo era arrivare alla meta e nel mentre ho perso di vista l'importanza del viaggio, Eve. Arrivato alla sera, non avevo nessuno con cui condividere ciò che avevo imparato quel giorno...e..."
"...e?"
"...e non c'eri tu, Eve. Non c'eri tu a ballare con me per le strade di Barcellona. Non c'eri tu a ingozzarti con me di crêpes a Parigi, né ad ammirare le gondole a Venezia, né in Thailandia, né a Machu Picchu, né in qualunque altro posto io sia stato. E tutto questo perché sono stato egoista. Ti ho lasciato indietro. Perché era più facile andare che rimanere ed affrontare la verità."
Scostai la mia mano dalla sua, mi alzai con uno scatto nervoso dalla coperta e feci due passi verso le mura. "Dove vuoi arrivare, Harry?"
Si alzò anche lui e si diresse verso di me. "Mi sei mancata come l'aria, Eve. Ovunque io andassi, c'era qualcosa che mi riportava a te. E beh, alla fine ci sei riuscita a riportarmi a casa."
Si fece più vicino e mi prese le mani intrecciando le sue dita con le mie. "Perdonami per essere stato così egoista, Eve, e potrò ritenermi l'uomo più fortunato della terra. Perdona la mia sconsideratezza nel non aver visto ciò che, invece, ho sempre avuto sotto gli occhi. Ma ora l'ho capito, Eve, e lo posso dire ad alta voce." Il mio cuore batteva all'impazzata nel petto. "Mi sono irrimediabilmente innamorato di te."
Scostai subito le mie mani dalle sue. Ero completamente scioccata e le ginocchia non smettevano di tremare. Cosa stava succedendo? Avevo appena ascoltato Harry dire che era innamorato. Di chi? Di me.
Per quale motivo non ero felice? Avevo aspettato per dieci lunghi anni che lui si accorgesse di me e ora che era appena successo non riuscivo a crederci. Come faceva a dire con così tanta tranquillità che mi amava? Io mi ero consumata ad amarlo in silenzio in tutti questi anni mentre lui viveva la sua vita lontano da me.
"Eve..." cercò di riprendere invano le mie mani nelle sue.
"No...Fermo Harry" dissi indietreggiando.
"Andiamo Eve..."
"Fermo e fai silenzio, cavolo!" urlai. Avevo gli occhi sbarrati, non avevo mai urlato in quel modo e stentavo a riconoscermi.
Dopo aver visto la tristezza offuscargli le giade che aveva per occhi, cominciai a guardarmi intorno: avevo bisogno di una via di fuga, avevo bisogno di recuperare le chiavi della sua macchina e scappare via. Ed invece non sarei andata da nessuna parte: non avevo la patente, né un cellulare, né un soldo in tasca. Con la fretta di lasciare la villa avevo dimenticato la mia pochette sul tavolo del ricevimento. Mentre architettavo diversi piani di fuga, uno più inutile dell'altro, non mi accorsi che Harry si fosse avvicinato sempre di più a me. Mi fu chiaro a quel punto che non sarei mai potuta scappare, ma che avrei dovuto prendere il toro per le corna.
"Perché? Perché proprio ora?" sussurrai stremata.
"Ti devo davvero fornire una spiegazione? Devo spiegarti perché sono innamorato di te?" mi rispose scettico.
"Sì! Sì, me lo devi dopo tutti questi anni." Il sussurro ormai trasformato in urla. "Me lo devi perché non fai più parte della mia vita da otto anni. In questi dannati otto anni ci saremmo visti cinque volte, Harry. Quando l'avresti capito di essere innamorato di me? Quando eri a Parigi? A Barcellona? In qualsiasi altro dannato posto tu abbia visitato? Oppure ora scoprirò che in realtà sei sempre stato innamorato di me!" conclusi in modo derisorio.
Cominciò ad innervosirsi e ad accigliarsi anche lui. "Non ti dirò una bugia, Eve. Non ti dirò che mi sono innamorato di te quando ti ho messo quel dannato cerotto al ginocchio all'età di cinque anni, oppure stando tutte le dannate sere d'estate qui su questa cavolo di collina. Ho capito di amarti quando al mattino mi risvegliavo e non potevo chiamarti per un caffè, quando non potevo abbracciarti, quando non potevo dirti quanto stessi bene con quel vestito o quanto fossi bella al mattino anche se tu affermavi di essere uno zombie! È proprio nella tua assenza che ho capito quanto in realtà ti amassi. Non era una semplice mancanza. Era amore."
"Bene, sono felice che tu ora ti sia liberato di tutti i tuoi pesi, Harry! Ora puoi continuare a vivere la tua vita!" urlai esasperata mentre cercavo di allontanarmi.
"Eve, ti prego, sii seria per un momento. Raccolgo il mio coraggio, vengo qui a dirti di amarti e tu mi deridi!" disse strattonandomi il braccio.
"Come puoi pretendere di venire qui, dirmi due paroline dolci e pensare che sia tutto sistemato?! Io ti ho amato in silenzio per dieci lunghi anni!" Le parole uscirono dalle mie labbra senza un filtro a bloccarle.
Ero appena uscita allo scoperto. Portai una mano sulle mie labbra e gli occhi rimasero sbarrati per qualche secondo dopo che mi accorsi di ciò che avevo detto. Harry non sembrava sorpreso: se ne stava lì, a due passi da me, a guardarmi come se gli avessi detto un'ovvietà. Forse vedendo la mia espressione accigliata intuì la domanda che mi stava frullando nella testa.
"Lo so...so che provavi qualcosa per me quando eravamo due ragazzini." Disse con tono solenne.
"L-lo sapevi?!" ero pietrificata.
"Eve, ti conosco come le mie tasche. Il problema al tempo ero io: ero solo un ragazzino che voleva realizzare il suo sogno. Intraprendevo tutte quelle relazioni senza futuro perché sapevo che erano già sfide perse in partenza...così non avrei avuto l'opportunità di innamorarmi...ed il mio sogno non avrebbe avuto ostacoli."
I suoi occhi fissi nei miei.
"Sapevo che se mi fossi dato la possibilità mi sarei innamorato di te. Senza dubbio." Fece uscire un risolino frustrato dalle sue labbra. "Quello che non mi sarei mai immaginato è che mi sarei comunque innamorato di te nonostante la distanza a dividerci."
Non potevo credere a ciò che avevo appena ascoltato. Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo. In tutti questi anni non ero stata brava a dissimulare i miei sentimenti per lui: probabilmente se ne era accorto tutto il paese. Mi diedi della stupida. Ripetutamente.
"Cosa succederà quando te ne andrai di nuovo? Dovrai continuare il tuo lavoro in giro per il mondo, no? Il Suffolk è bello, ma prima o poi le riviste per cui lavori si stancheranno di queste vedute." dissi amareggiata.
"Lo decideremo insieme, Eve. Decideremo se rimanere o andare in capo al mondo. Non voglio più scappare, non voglio più mettere migliaia di chilometri tra di noi. Voglio l'amore, le carezze, la passione, le discussioni...cavolo, voglio anche quelle. Non voglio più negarmi nulla. Voglio solo amarti..." Scosse la testa guardandomi negli occhi. "Sei bellissima stasera. Sei perfetta, lo sei sempre stata." Smise di parlare per un secondo e poi intreccio le sue dita nelle mie. "Fidati di me...se provi ancora qualcosa per me, solo...fidati di me."
La testa mi pulsava, ero confusa e lo champagne che avevo bevuto durante il ricevimento non aiutava in quel momento. Il cuore batteva forte nel petto e minacciava di uscire: ero certa che anche lui se ne fosse accorto da come i suoi pollici accarezzavano le mie mani nel tentativo di farmi rilassare.
Tutto quello che avevo sempre desiderato da ragazzina era che Harry si accorgesse di me. Ed ora che lo avevo ottenuto, mi sentivo vuota e stremata. Era successo tutto così in fretta che non mi ero ancora permessa di metabolizzare il tutto. Se una parte di me, quella insicura e indecisa, voleva scappare, l'altra, quella che da sempre era innamorata di Harry, mi imponeva di restare.
Alzai lo sguardo verso di lui e mi accorsi che non aveva smesso di guardarmi da quando aveva finito di parlare: notai le guance arrossate, gli occhi lucidi e alcune ciocche ribelli sulle sue tempie. Supposi che non fossi l'unica a vivere un brutto momento: anche lui era stremato in attesa di una mia risposta o di un mio gesto.
Presi coraggio ma allo stesso tempo abbassai lo sguardo. Sapevo che, se non lo avessi fatto, non sarei stata capace di dirgli la verità. Dopotutto ero comunque una fifona come mi aveva apostrofato Harry un'ora prima.
"Da quando te ne sei andato...non sono più venuta qui di notte. Le mura illuminate e il cielo stellato mi spaventavano. Ma sai realmente cosa mi spaventava? Sapere che non ci saresti stato tu, qui, al mio fianco. Troppi ricordi venivano a galla." Feci una pausa e lui smise di accarezzarmi le mani: la sua presa si fece più stretta. "Da quanto te ne sei andato qualcosa in me si è rotto. In questi anni, ti ho allontanato in tutti i modi e allo stesso tempo ricercavo i tuoi occhi, il tuo sorriso e i tuoi gesti in tutti i ragazzi che frequentavo." Alzai gli occhi e incrociai il suo sguardo sentendomi all'improvviso più coraggiosa. Non sapevo dove mi avrebbe portato tutto quello che avevo appena detto, ma mi piaceva il modo in cui mi sentivo. Avrei dovuto essere sincera e senza paura più spesso.
"Ora sono qui..." sussurrò Harry, troppo vicino al mio viso.
Sciolsi le mie mani dalla sua presa stretta. Vidi i suoi occhi farsi scuri: aveva paura che me ne andassi.
Ma non potevo semplicemente andare via. Lo avevo amato per dieci anni, lo amavo anche in quel momento seppur fossi sconvolta, e lo avrei amato con tutta me stessa fino a quando ne avrei avuto la forza.
Poggiai le mie mani sul suo petto, strinsi la giacca nera tra le mie mani con una lentezza infinita mentre i suoi occhi seguivano ogni mio movimento. "Non andar più via da me. Non potrei sopportarlo un'altra volta."
"Non lo farò. Ti amo così tanto, Eve."
Mi avvicinai sempre di più al suo viso e sfiorai le sue labbra con le mie. "Non ho mai smesso di amarti, Harry."
Le sue mani raggiunsero il mio viso e si infilarono tra i miei capelli biondi mentre mi stringeva a sé e faceva scontrare i nostri petti. Quando le sue labbra entrarono in contatto con le mie scariche elettriche attraversarono tutto il mio corpo, gli occhi rimasero chiusi e le sue mani vagarono sul mio corpo plasmandolo sotto il suo tocco urgente e bisognoso.
Mi diede un ultimo bacio prima di allontanarsi, poggiando la sua fronte contro la mia ed a quel punto aprii gli occhi rimanendo estasiata alla visione che mi si presentava.
"Non posso crederci che Norah abbia avuto ragione fin dall'inizio..." sussurrai scuotendo la testa divertita.
"Cosa? Io non ho mai detto nulla a nessuno...forse Matt ieri ha intuito qualcosa dalla nostra conversazione ma-"
"Norah ha sempre pensato che io e te dovessimo stare insieme dagli anni del liceo! Non sai quante discussioni!" Harry sorrise ruotando gli occhi al cielo. "Devi essere più coraggiosa, Eve! Devi dire a Harry dei tuoi sentimenti!" dissi scimmiottando la voce di Norah.
"Beh, ammetti la tua sconfitta! Quella lì è sempre stata un passo avanti a tutti noi!" concluse lui riportando le sue labbra sulle mie in un bacio veloce.
"Ti amo...sei così bello" gli confessai ancora incredula per quello che era successo alcuni minuti prima. Ed era vero, era perfetto in quel momento: sul suo viso c'erano le tipiche piccole rughe d'espressione che si formavano quando sorrideva ma che scomparivano al cospetto di quegli occhi verdi trepidanti di emozione e amore e le labbra rosse, piene e morbide si aprivano in un sorriso.
"Tu sei perfetta, Eve." Fece una pausa sorridendo ancora di più mentre le farfalle nel mio stomaco continuavano a svolazzare senza tregua. "So che non ti merito, che è ancora troppo presto per pianificare tutti i nostri anni insieme ma voglio che ti sia chiara una cosa, Eve: non voglio nessun altro nella mia vita. Voglio che il mio futuro sia solo con te. Ora che ti ho trovato non ti lascerò mai più."
Non potevo più avere alcun risentimento nei suoi confronti. Lo avrei perdonato per tutti quegli anni in cui non aveva scelto me, in cui saremmo potuti essere un noi invece di solo Harry ed Eve, in cui aveva messo avanti se stesso. Alla fine dei conti, gli anni passati separati non sarebbero stati un problema: avremmo avuto tutta la vita davanti per rimediare. Quello era il momento giusto per concentrarsi solo sull'amore e lasciare andare tutto il resto.
Sorrisi a quelle parole pronunciate con voce spezzata ed infilai le dita tra i suoi capelli per attirarlo a me e baciarlo lentamente.
Non sapevo quanto tempo avessimo passato a sorridere tra un bacio e l'altro mentre le nostre labbra continuavano a rincorrersi ed a sussurrarsi "ti amo". Ormai la notte aveva lasciato il passo all'alba ed ero certa di una cosa: quelle alte mura che si scagliavano contro il cielo non mi avrebbero fatto più così paura con lui al mio fianco.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top