cap 9: L'ORA DELLA VERITÀ

CAMERON'S POV
"Perfetto. Non vedo l'ora di incontrare la persona che mi sta raggiungendo. Scusate ma mi scollego!" detto questo interruppi la comunicazione e aspettai paziente l'arrivo imminente dell'individuo misterioso il quale mi stava per raggiungere.

Non rimasi da solo troppo a lungo. 

"Sapevo che in prigione non saresti durato nemmeno un giorno! Scusami ma non eri stato tu ad avermi proibito di evadere? Wow! Tutti mi avevano definito il gemello stronzo, ma sembrerebbe che tutti si siano sbagliati su questo, mi hai superato e di brutto. Non trovi fratello?" disse una voce sprezzante alle mie spalle. 

"Guarda qua chi si vede! La mia dolce metà o, a questo punto, preferisci essere chiamato TRADITORE? Io ieri ero venuto in carcere da te per darti una mano, per farti uscire. So di averti sempre suggerito di quanto sarebbe stato ingiusto farlo, eppure avevo cambiato idea e volevo fuggire insieme a te. Ma no! Hai voluto giocare sporco e fidarti di quella megera. Vuoi che ti faccia gli applausi, John? Toglimi questa curiosità: lei è per davvero innamorata di te? A quando le nozze? Potrò fare da testimone?" 

"Beh, sono stato bravo, in fondo, nessuno si è accorto dello scambio!" si diede inutilmente tante arie. 

"Eh, ci credo! Hai notato le nostre facce? Sono molto diverse, giusto?)

"Dettagli!" proseguì serafico.

"Sì, così tanto bravo da lasciarmi la mappa. Non me l'avresti mai data se tu non avessi voluto che uscissi di prigione e ti venissi a cercare. Ti conosco Johnny, a che gioco stai giocando?" 

"Certo che a forza di stare con l'FBI sei diventato Sherlock Holmes!" sembrava divertito. 

"Elementare Watson!" non riuscii ad esimermi, "Che c'è? È fico analizzare le persone, i loro comportamenti e ciò che li inducono a fare le cose che hanno fatto." 

"E cosa hai dedotto dal tuo studio, Cameron?" domandò. 

"Che stai facendo il doppio gioco, Jonathan!" sputai il rospo, senza mezzi termini. 

"Come puoi esserne sicuro? Tra l'altro ti ho lasciato prendere il mio posto da prigioniero, se fossi stato dalla tua parte, come sostieni tu, non mi sarei mai comportato così." 

"O magari lo hai fatto perché vorresti spacciarti per un alleato di D.M. e vendicarti per ciò che ti ha fatto. Speri di poterla vedere presto chiusa in una cella e oltre a questo avere il modo di prendere il video in grado di scagionarti per provare la tua innocenza. Giusto?" 

"Ti ho fatto prendere il mio posto in cella solo per potermi divertire." esclamò ghignando. 

"Non ci credo. Riprova!" gli diedi un'altra possibilità. 

"Allora l'ho fatto per non vivere più dietro la tua ombra, poter diventare ricco per lasciare definitivamente la città e avere la possibilità di stare dovunque voglia." mentì nuovamente. 

"Potrebbe essere, comunque io sono fermamente convinto delle mie opinioni!" 

"Okay, mi arrendo! Hai indovinato! Sto facendo il doppio gioco, nonostante questo mettiti bene in testa quello che devo dirti: ciò non significa che sono dalla tua parte, Cameron. Io non sono in squadra con nessuno e sto compiendo tutti questi gesti solo perché sto lottando per la mia libertà. Se ciò significa dover stare momentaneamente al fianco di D.M. lo farò." 

"Non mi sembri tanto dispiaciuto nel dover stare con la donna che ti ha rovinato la vita." questo mi parve strano e glielo feci notare. 

"Non ho avuto molta alternativa. Io mi ero fidato di te e l'esito è stato rimanere in carcere a scontare la mia ingiusta pena. Ma oltre a questo sono disposto a perdonarti, sei pur sempre il mio gemello." 

"Quindi ci abbracciamo?" proposi felice per questo nostro chiarimento. 

"No! Sto bene così Cameron!" mi allontanò bruscamente, facendo una smorfia di disgusto.

"Okay. Però dimmi che cosa significa la parola: secre...e qualcosa..." 

"Secretum Ostium, vale a dire passaggio segreto. Se solo fossi stato un pelo più attento alle lezioni di latino di nostro padre, saresti già stato in grado di risolvere l'enigma prima di me." Mi delucidò.

"Ma il latino non è una lingua morta? A che mi serviva studiarla, scusa? Mica quando vado a fare la spesa oppure quando parlo con le persone parlo in latino. Sai che nello studio in generale non sono mai stato così tanto coinvolto. Ho sempre preferito fare i numeri di magia ed esibirmi davanti ad un pubblico. Quindi dimmi un po'... quale sarà la prossima mossa?"
 
"Questa! Ah, approposito: ho lasciato l'altra chiave nell'Archivio per te. E mi dispiace aver colpito i nostri amici, non avevo altra scelta."

"Penso ti perdoneranno."

"Gliene sarò grato. In più ho appuntato un modo per poter comunicare tra di noi e questo comprende messaggi cifrati tramite il nostro giornalino preferito." disse tirando fuori la chiave e inserendola nella toppa facendo scattare la serratura. 

Entrammo dentro una stanza, era del tutto spoglia: solo mura mentre al centro della stanza un rudimentale tavolino e una sedia. 

Ci avvicinammo e sopra di esso trovammo dei pezzi di un puzzle da comporre, la sua risoluzione ci avrebbe condotti verso la seconda destinazione. 

"Cameron questo è un lavoro per te. Io non più molto tempo da poter spendere qui con te, che se quella torna e non mi trova nell'appartamento mi fa secco. Devo andare via subito, ma prima... prendo un pezzo di questo." esclamò. 

"No, che fai? Sei scemo? Così non arriveremmo mai al tesoro." sbraitai. 

"Se lei scoprisse di essere venuto qui, di averti aiutato ad andare avanti... potrai dirmi presto addio e sarà già tanto se potrai avere un corpo su cui piangere. Quindi devo prendere il pezzo di puzzle, tu intanto risolvilo nel minor tempo possibile." mi informò del suo piano.

"Aspetta, io che faccio?" volli sapere.

"Il puzzle, te l'ho appena detto."

"No, intendo per non far capire agli altri di questo nostro incontro. Tanto non vuoi che loro vengano a sapere di ciò giusto?" gli dissi e lui annuì. 

Appurammo un piano e finsi che il mio gemello mi avesse colpito mentre lui era andato avanti con la ricerca, per questo mi stesi sul pavimento, fingendo di aver perso i sensi mentre Jonathan levava le tende. 

"Cameron, oh santo cielo! Cameron... svegliati!" Dina cercò di farmi rinvenire, e a causa di ciò Gunter prese a schiaffeggiarmi. 

"Ahia! Ahiii!" urlai inviperito.

"Gunter, credo che possa bastare, si è svegliato!" lo bloccò Jordan. 

"Sì, mi sono svegliato." ribadii.

"Chi è stato?" mi domandarono. 

"Di sicuro la stessa persona che ha aggredito pure voi. Cosa? Cosa diavolo è tutto ciò?" esclamai riferito alla stanza con il puzzle dove c'ero stato poco prima con Jonathan. 

JONATHAN'S POV 
A missione compiuta tornai nel rifugio segreto sperando di non venir beccato da lei, non avevo nessuna voglia di darle spiegazioni.
Lei per me non era nessuno se non la donna la quale mi aveva rovinato la vita. 

Per fortuna trovai l'appartamento vuoto, quindi cercai un libro interessante da leggere e non mi stupii nel trovare nella sua libreria libri con argomenti come trucchi di magia, sui migliori illusionisti della storia, su antichi tesori....
Eppure nessun romanzo rosa, come tutte quante le donne normali, come ad esesempio Dina, ne aveva da vendere e per un certo periodo aveva preteso che li leggessi persino io per prenderne spunto. 

Al solo pensiero di quei bei tempi nel mio viso si dipinse un sorrisino triste, d'altronde loro erano stati la mia famiglia. 

"Un po' di malinconia, amore?"

Trassalii, non mi ero affatto accorto del suo arrivo. 

"No, certo che no! Ho curiosato un po' nell'appartamento e tutto ti contraddistingue; ciò che mi stupisce: nessun romanzo rosa?" 

"Quelli li leggono solo le donne insoddisfatte a letto." 

"Mi sbaglio o mi toccherà darmi da fare affinché tu non riempirai la libreria con quel genere?" 

"Non credo accadrà!" si lasciò sfuggire. 

"Non posso credere che dalle tue labbra sia finalmente uscito un complimento... comunque stai affermando che ..." rimasi quasi senza parole. 

"Non ho affermato nulla, Jonathan. Non montarti la testa amore, semplicemente non sono il mio genere tutto qui! Poi tu non girare la frittata a tuo piacimento, so' alla perfezione che mi hai disubbidito e che sei uscito. Dove sei stato?" sapevo di certo che mentiva, ciò che aveva appena detto era una piccola verità, dettatale dal suo inconscio. 

"Riguardo questo ho un altro regalino per te. Tuttavia prima dimmi come hai fatto ad eludere il programma? Poi altra cosa, dato che starò qui per un bel po' toccherà che inizi a comprare giornali sul mentalismo, sono i miei preferiti." 

"Non sono affari tuoi, maghetto. Poi non insistere, sai che ho il grilletto facile; non ti dirò mai come li ho presi in giro. Per i giornali ne riparleremo." rispose indicando la pistola. 

"Non credo che mi ucciderai, hai bisogno del mio aiuto, senza di me come farai a trovare il tesoro?" la provocai. 

"Ho mille risorse e posso farcela benissimo senza di te. Vuoi dirmi le novità oppure mi toccherà scoprirle da sola?" sapevo che mi stava minacciando e non continuai ad indagare oltre, ancora tenevo alla mia pellaccia. 

E così le raccontai della stanza, della parola usata per risolvere l'enigma, del recupero della chiave e dell'aver poi sottratto un pezzo di puzzle ai nemici.
D'aver poi lasciato la porta della famosissima stanza aperta, così, Cameron non solo avrebbe potuto accedervi ma avrebbe persino risolto tutto il puzzle al posto nostro.
Pur fosse impossibilitato di finire il rompicapo per via del pezzo mancante e quindi a causa di questo intoppo avrebbe dovuto cederci la vittoria.

"Bel piano, sono sorpresa, Jonathan. Ma non hai incontrato i tuoi vecchi amichetti?" 

"No nessuno." mentii.

"Strano!" 

"Ehi! Allora l'allievo è riuscito a superare la maestra questo giro?"

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