cap 48: IL GALA
KAY'S POV
Passammo diversi giorni all'insegna del ballo, dove facemmo prove su prove su altrettante prove. Quantomeno, saremmo risultati bravini per l'evenienza, requisito fondamentale per potersi esibire in quel locale.
Dire che fu estenuante era un eufemismo e, l'ultima settimana fu la peggiore, ci allenammo con un quantitativo di ore superiore al consueto e con molto più impegno.
Avevo letto su una rivista, un aforisma, il quale mi colpii particolarmente e, che si addiceva in quella precisa fase.
Esso recitava: "Il successo è come un iceberg. Le persone vedono la superficie.
Ma sotto la superficie ci sono: persistenza, fallimento, sacrificio, duro lavoro, dedizione."
Tornando al discorso principale, dalle nostre ricerche, avevamo appreso che la serata di tango, si praticava mensilmente ed i partecipanti erano tutti dei professionisti, detentori di medaglie e premi.
Mi sentii in soggezione, avremmo sicuramente sfigurato davanti a dei grandi come loro, e, seppure tutti gli sforzi compiuti di recente, e il nostro full immersion, quella sera, sarebbe stata la nostra disfatta.
Purtroppo, non sapevo che il mio brutto presagio avrebbe coinvolto la nostra caccia al tesoro, poiché, dopo il fattaccio della chiesa me lo sarei dovuto aspettare.
Purtroppo, la concentrazione incanalata per prendere il chip, per poi utilizzare come pass per proseguire e per liberare il nostro amico, ci distrasse da quanto avvenuto in quella parrocchia, facendoci abbassare la difensiva, scordandoci così dei veri nemici.
La cosa bella della situazione attuale, fu vedere rinsaldarsi l'unione tra i due gemelli.
Mi si scaldava il cuore nel vederli nuovamente così vicini.
Notai il cambiamento in Gunter e in Jordan, erano più collaborativi e si lamentavano meno su tutto quanto.
Ovviamente Gunter, non avrebbe vinto la medaglia di uomo dell'anno.
Non accadde il miracolo, intendiamoci, eppure fu più piacevole collaborare con lui, per quanto risultasse inusuale.
Jonathan faceva bene alla squadra.
Era la loro cura, era il loro faro che illuminava la rotta durante la notte buia, la loro ancora di salvezza, la colla che univa e legava saldamente la loro famiglia.
Durante il periodo di coabitazione forzata, molteplici abitudini mutarono.
Cameron era esasperato e passava le notti nel mio appartamento, per non condividere il tetto con la megera dagli occhi di colore differente.
Dina era molto irrequieta, tra lei e la sua rivale in amore, non correva buon sangue, entrambe competevano per la stessa persona.
Anche se la mia amica negasse di provare ancora qualcosa per il suo ex, tutti noi sapevamo trattarsi di una menzogna, la quale si raccontava.
La presenza di D.M. rendeva tutto più complicato e, la ragazza con le treccine, si tenne quanto più possibile lontana da noi e dall'Archivio.
Cloe faceva il perfetto contrario, era costantemente con noi, ogni scusa era buona per prendere parte attivamente alle nostre esercitazioni, proponendosi come ballerina per il più giovane del gruppo.
Inutile dire che per il ragazzo, tutto quello fu memorabile, e quando ballava con la nuova arrivata, il suo viso era estasiato.
Finalmente chi gli aveva stregato il cuore, gli stava prestando le giuste attenzioni.
Per quanto riguardava me, la vita procedette in perfetta tranquillità, mi dividevo tra il mio impiego e loro.
D.M. invece passava le sue giornate, mangiando, guardando la TV, facendo sport, di tanto in tanto, ci mostrava la sua dimestichezza in quel campo.
Deridere il mio ragazzo e provocare la mia amica, era diventato ormai il suo passatempo preferito.
Maggiore era la loro reazione e maggiore era la sua soddisfazione.
Quando il grande giorno arrivò, io mi presi la giornata libera per ripassare il piano.
Prima di ogni altra cosa, l'informatica falsificò la lista dei partecipanti che Jonathan ci concesse, dopo il sopralluogo da lui effettuato, e ci fornì i falsi inviti.
L'omaccione venne infiltrato tra gli agenti della sicurezza, riuscì quindi a far entrare con più facilità gli attrezzi utili per il raggiungimento del nostro scopo.
Dina si occupò del catering, imbandì i vari tavoli con prelibati e succulenti piatti e durante l'evento sostituì, a più riprese, i vassoi nuovi con altri colmi di ogni ben di Dio.
Ci preparammo con largo anticipo, passammo mezzo pomeriggio a truccarci, a farci belli, a sistemarci i capelli, affinché fossimo addocchiabili e all'altezza del gala.
Alla nostra "nemica" le dovetti prestare un mio vestito, prese quello più appariscente.
In tal modo, sarebbe stata in grado di far girare la testa a tutti i presenti, quello che poi si era prefissata di fare.
Era nero con stampato delle grandi roselline rosse, tanto da renderlo sensuale.
Era un capo, il quale abbracciava ogni curva, era a mezze maniche, aveva un gran scollo a cuore.
La gonna cadeva morbida, arrivava al ginocchio e presentava un importante spacco che metteva in mostra le sue gambe toniche.
Era un abito audace, cui non ebbi mai l'occasione di indossarlo, mi sentivo a disagio.
Nonostante questo, lo avevo comprato perché mi piaceva e sperai che si potesse presentare il giusto preteso per metterlo.
D.M., non la pensava come la sottoscritta.
Quello da me scelto, fu uno con spalline fini, era bluastro e ornato con delle graziose frappe.
Lo abbinai a delle décolleté, di otto centimetri, di una tonalità tenue, e una pochette del medesimo colore.
"Invito prego!" volle vedere il buttafuori, ubicato all'entrata.
Glielo porsi, lui riportò il nome scritto nel biglietto nel suo database e, trascorsi un paio di secondi, mi porse un nastrino colorato con riportata la data, da mettere sul polso.
Era fatta!
La competizione, si tenne in un noto palazzo storico.
Era ben tenuto sia all'esterno sia all'interno.
Si vedeva che il riccone provvedeva alla manutenzione del suo stabile e gli addetti al lavoro, erano dei professionisti e svolgevano brillantemente le loro mansioni.
In tutte le stanze c'era la carta da parati, per fortuna della stessa stampa e degli stessi colori.
Il pavimento era in marmo scuro con striature biancastre, donava un aspetto regale.
I mobili erano antichi e includevano delle preziose porcellane.
I lampadari erano pomposi e imponenti, ed erano formati da numerosi cristalli e le ampie finestre, aiutavano ad illuminare l'area.
Cam ed io ci posizionammo in prossimità al tavolo del buffet, era posto in un luogo strategico.
Da lì, era possibile osservare attentamente ogni angolo della sala e anche il corridoio, ove erano presenti un gran numero di porte.
Dietro ad ognuna di esse era presente un ufficio, sapevamo che quello di nostro interesse era la terza a destra.
Vicino a noi, si aggiravano i nostri amici, solo la Donna Misteriosa si era isolata, era in disparte e dal lato opposto al nostro.
Lei non doveva pensare a tenere sotto controllo la serata, si doveva solo preoccupare di catturare l'attenzione del proprietario, nient'altro.
Quindi beveva champagne e si guardava attorno, come un predatore a caccia di una preda.
"Pensi di poterti fidare di lei?" ruppi il silenzio, indicandola con un leggero cenno del capo, "Chi ti dà la certezza che quando avrà ottenuto quanto vuole, non se ne andrà via senza lasciarci nulla?"
Prima di ottenere la sua risposta, trasse un lungo respiro e la studiò a lungo
"Sinceramente non mi fido! Tuttavia, non posso certo far finta che non ci abbia fornito la chiavetta, la quale prova l'innocenza di John, e il medaglione, che il parroco le ha dato. Sono cose di poco conto, però rilevanti, in quanto compiute da lei. Il tuo istinto cosa ti dice di lei?"
"A dire il vero non saprei a cosa pensare. È cambiata, ma le sue intenzioni sono vere o una trappola?"
Odiavo quella sensazione, era se non fosse né carne né pesce.
"Salve ragazzi, non vi ho mai visti, siete nuovi?"
A parlare furono una signora e un signore.
Si appostarono di fianco a noi, mi meravigliai nel vedere trattarsi di una coppia arzilla di almeno una settantina di anni.
"Ve lo chiediamo perché noi siamo degli assidui frequentatori e conosciamo tutte le facce. Le vostre non le ho mai viste prima di allora."
"Salve! Sì, effettivamente non ci siamo mai venuti. È un ambiente molto regale e assolutamente suggestivo per ospitare eventi del genere."
"Il signor Nelson fa di tutto per rendere la sua reggia pulita e ospitale. Inoltre, ogni qualvolta cui si presenta il dovere di fare qualche restauro, fa accomodare entro la giornata l'oggetto in questione. L'unica area, in cui nessuno di noi ha la possibilità di andare è il suo studio, chissà per quale motivo. Ci volete vedere ballare?"
"Certo!" acconsentimmo.
Loro, seguendo il ritmo della canzone, si abbracciarono e iniziarono a muoversi in modo aggraziato, si vedeva che lo facevano da tantissimi anni.
"Sembrano dei giovincelli, altroché nonnini."
"Cameron, un po' di rispetto!" esclamai.
"Che ho detto di male? Anzi, penso sia più carino denominarli nonni, piuttosto di adoperare il termine anziani o vecchi. Oppure, tu preferisci che li chiami diversamente giovani? Persino tu un giorno lo diventerai!"
Sbuffai frustrata.
"Basta solo che tu lo faccia con me!" aggiunse subito dopo.
"Questo è poco ma sicuro!" gli sorrisi e lui fece lo stesso.
Fece scivolare una mano accanto alla mia, per poi stringerla affettuosamente, facendo congiungere le nostre dita.
"Comunque siete una bella coppia!" si complimentò Mindy, quando terminò con lo stacchetto con il suo partner.
Era una donna alta, aveva i capelli completamente bianchi, i quali teneva ben pettinati, erano molto ordinati.
La sua faccia era contornata di rughe, ognuna di esse rappresentava un'esperienza di vita, il segno degli anni che avanzavano.
Eppure i suoi occhi erano belli vivi, nascondevano una luce giovane che contrastava il resto.
Il suo naso era perfetto, quasi finto e aveva delle belle labbra carnose.
Aveva uno curioso accento, tipico degli individui provenienti dall'Est Europa.
"E noi vi facciamo i complimenti per la vostra bravura."
"Questo è il risultato di tanta dedizione, il tango è la nostra più grande passione. Spero lo stesso per voi e che i vostri sogni si possano presto realizzare." parlò a sua volta il signore.
Era vestito tutto elegante e il completo indossato, era una manifattura artigianale e si notava quanto fosse costoso.
Lui era griffato da capo a piedi e al collo aveva una vistosa collana in oro.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno, allo stesso tempo cercammo di tenere la situazione a portata di mano.
Di tanto in tanto, gettavamo occhiate all'altra coppietta in gara, Cloe e Jordan.
Li trovammo sempre intenti a parlare e a ridere fittamente, erano molto carini insieme e si compensavano l'un l'altra.
Chissà se sarebbe mai nato qualcosa tra di loro.
Per quanto riguardava la Femme Fatale, come previsto, riuscì ad ottenere un sacco di attenzioni dall'altro sesso, tuttavia lei scacciava via tutti.
Aveva un solo obbiettivo, e lei era ben certa che costui si sarebbe fatto abbindolare facilmente, in quanto nessuno aveva la capacità di resistere al suo fascino.
"Prima di iniziare, noi andiamo a prendere qualcosa da bere, voi volete qualcosa?" ci offrirono i nostri interlocutori.
Noi rifiutammo, dovevamo essere lucidi.
Li guardai allontanarsi, avevano un passo veloce tanto da apparire due agili giovincelli travestiti da anziani signori.
Alla fine dei conti, eludere la sicurezza era stato un gioco da ragazzi.
"Ti vedo pensierosa!" affermò Cam.
"Ho solo paura che tutto possa andare a rotoli e non ce lo possiamo permettere. Perché, finalmente il tuo gemello ha ricevuto il giusto riconoscimento ed è tornato ad essere libero."
"Lui uscirà da lì, ne sono sicurissimo, Kay! Noi ora dobbiamo procedere con il piano. Vedrai, filerà tutto liscio. Poi quando mai le mie idee hanno sbagliato?"
"Forse in qualche occasione." mi lasciai sfuggire.
"Nah! Non è vero... okay, forse avrò commesso qualche errore, seppure fossero da poco conto. Sono state a causa di alcune distrazioni, cui hanno inciso sull'andamento del numero. Questa volta andrà tutto bene... deve andare bene!"
"Andrà tutto bene!" ripetei, per infondermi il coraggio necessario.
Stavo letteralmente tremando, non amavo mettermi così tanto in mostra.
Ero solamente un'agente dell'FBI, di certo non una ballerina avezza a presentare la sua bravura nei vari saggi o competizioni, come a quella odierna.
"Prova a pensare che nella stanza non ci sia nessuno. Inoltre oggi non è importante vincere, quanto prendere quel chip, ricordatelo." mi fece presente, leggendomi quasi nella mente.
"Comunque, che impressione ti hanno suscitato i due piccioncini? Non ti sembra che nascondano qualcosa?" il mio fiuto da detective, mi suggeriva di non doverci fidare.
"Tipo?"
"Avevi detto che sembravano più giovani rispetto a quanto dichiarato, vero? Vuoi parlare di quei passi di danza mostratici? Non li hai trovati familiari e complessi!"
Lui in tutta risposta alzò le spalle e perlustrò la zona in cerca di loro, strano ma vero, erano come volatilizzati.
"Non saprei! Il nostro insegnante personale, in questi giorni, non ha fatto altro che mostrarci balli su balli, su tanti altri balli. Forse, hai associato uno di essi con quello che ci hanno mostrato loro."
Tentai di dirgli che con molta probabilità aveva ragione, non feci in tempo.
Un omone grande e grosso, dall'aspetto di un dandy, si fece appresso alla nostra esca.
Vestiva con un soprabito appariscente, aveva una camicia e un pantalone decorati con una stampa strampalata, tanto da abbinarsi alla carta da parati, e dei mocassini bordeaux, i quali stonavano con il suo outfit.
Fu un falso allarme.
"Ecco qui delle facce note!"
Dato che c'eravamo distratti, non ci eravamo accorti dell'arrivo di uno dei membri più influenti della Valle dei Corvi.
"Salve! Anche lei qui?"
"E' sempre un piacere incontrarvi, ragazzi." continuò, per poi stringerci la mano.
Nel farlo, l'orlo della sua blusa si alzò, tanto da far scoprire il costosissimo orologio da lui indossato.
"Anche per noi. Non riusciremo mai a ringraziarla abbastanza per il suo aiuto datoci."
"E' stata una soddisfazione per me aiutare un discendente di Alistair. Comunque, cosa vi porta qui?"
A quel punto gli spiegammo di esservici trovati per puro caso: un amico ci iscrisse per testare le nostre doti di ballerini, quindi ora eravamo a farci giudicare.
"Non ha accettato la mia proposta di occupare la poltrona di suo nonno nella nostra organizzazione. Di certo non la forzo, però, se avrà voglia di onorarci con la sua presenza, l'invito è sempre valido e saremo lieti di ospitarla."
"Grazie mille, quando avrò modo, verrò a trovarvi." tagliò corto lui.
La persona in questione, tentò di dire altro, ciononostante la nostra attenzione venne catturata da uno scatto repentino nelle vicinanze.
Si trattava della nostra nemica, quella in cui riponevamo poca fiducia.
Si era avvicinata e ci studiava con diligenza, pronta a trarne vantaggio.
Il suo intento era di raggiungerci per origliare, si arrestò quando un bell'uomo sulla quarantina, la bloccò e la invitò a ballare prima della competizione.
Lei, per non sembrare scortese, questa volta accettò.
Si mosse con estrema leggiadria e il suo bel vestito seguì ogni suo singolo movimento.
I presenti non fecero altro sennonché mirarla ammaliati.
I due si presero solamente pochi secondi, perché iniziò a risuonare la marcia, la quale indicava l'inizio della gara.
Essa era disposta in tre manche, nella prima, tutti assieme si sarebbero dovuti esibire.
Nella seconda, ogni singola coppia mostrava il suo cavallo di battaglia, mentre nell'ultima, i rimanenti si sfidavano finché non rimaneva un solo vincitore.
Bè, che dire? Era giunto il momento di aprire le danze!
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