cap 47: È QUESTO IL PIANO?

CAMERON'S POV
"Da ora in poi dobbiamo essere il più discreti possibile e, per quanto riguarda te, hai due opzioni: o rimani qui con noi, oppure torni quando andremo a questa gara." 

"Io rimango! Dobbiamo vincere la competizione, lo dobbiamo per il nostro amico."

Perfetto, avremmo dovuto avere la psicopatica tra i piedi per un diverso periodo, quello che ci mancava.
Sbuffai, avevo sperato che decidesse di andarsene e lasciarci sino alla data della gara.
Lei, dal canto suo, si limitò a gettarmi un'occhiata, ciononostante non replicò, ci domandò carta e penna, prima di continuare con la spiegazione.

"Questo sarà quello che dovremmo fare: innanzi tutto, danzare e vincere. Poi io distrarrò il proprietario, quando partirà questa fase, vi darò la possibilità di rubare il chip. L'ultima fase consiste nel lasciare lo stabile senza che nessuno si accorga del furto."

Iniziò a disegnare per farci capire come era formata la base in cui era sorretta l'opera dove era nascosto il nostro pass per proseguire il nostro viaggio.
Aveva un tratto sottile e sofisticato, e fu in grado di riprodurre molto realisticamente il nostro ostacolo.
Quando terminò, pretese dall'omaccione una fedele riproduzione in scala della stanza, per darci ulteriormente confidenza con l'ambiente, in cui avremmo dovuto compiere l'atto, ci descrisse il tutto e mostrò le foto scattate dal suo compare.
Una decina di minuti dopo, quando l'omaccione le portò i materiali, lei assemblò il tutto e ci mise al lavoro.

Il chip era gelosamente custodito dentro una teca e sotto ad una costosa opera a forma di rosa. Dovevamo entrare nella stanza in questione senza attirare l'attenzione delle persone, trovare un diversivo per le telecamere onde evitare di venire ripresi mentre trafficavamo nell'area riservata e, per concludere, ingegnarsi per portare via la "refurtiva" senza venire colti in flagrante.

"Gioco da ragazzi, insomma!" esclamai sarcastico.

Non che fosse un compito complicato, avevo affrontato di peggio e ne ero sempre venuto a galla grazie alle mie abilità.
Avevo persino rubato un importantissimo diamante sotto lo sguardo vigile di numerosi spettatori, nessuno fu capace di fermarmi.

"Lo voglio sperare per te, semmai dovesse andare male, me la prenderò con te, non sarà piacevole!" mi minacciò.

"Non ti preoccupare perché non accadrà nulla e, se qualcosa dovesse andare per il verso sbagliato, tu avrai comunque l'oggetto, voi scapperete, vi recherete poi da Jonathan per liberarlo, mentre io mi addosserò le colpe."

"Se la metti così, io non obbietto! Ci organizzeremo così, ognuno avrà un compito differente: io deconcentrerò il riccone..."

"Farai da Femme Fatal?" le chiese il piccoletto.

"Chiamala per quello che è veramente, imbecille." insinuò l'altro, il meno diplomatico fra tutti noi che non sapeva assolutamente come tenere la bocca.

"Ovvero?" lo sfidò la nostra nuova e improbabile alleata.

"Fermi tutti, okay? Questa nuova situazione non piace a nessuno, e su questo non credo piova. Capisco la nostra antipatia reciproca e i dissapori, ma vogliamo deporre le asce? Cioè se non vogliamo compierlo per noi, almeno pensiamo a John. Se non vi è chiaro, è ancora un prigioniero. Desideriamo liberarlo definitivamente?" gli altri annuirono, "L'unica cosa da fare è collaborare. Quando tutto verrà sistemato, se vorremmo scannarci, lo potremmo compiere senza problemi. Fino a quel momento, dobbiamo cercare di sopportarci, non vedo alternative."

Non li vidi molto convinti, Jordan fece una smorfia, aveva un'aria insofferente, D.M. sbuffò rumorosamente e Gunter tentò di controbbattermi , tuttavia lo fermai tempestivamente.

"Puoi continuare." la invitai.

"Gunter, tu svolgerai i lavori tecnici, e ci procurerai la soluzione per abbandonare la location in completa sicurezza. In più, fabbricherai un surrogato da inserire al posto dell'oggetto."

"Hai internazione di rubare l'opera d'arte?"

"Certo! Sapete quanto vale? Vuoi fare beneficenza? Se trovo l'affare, colgo la palla al balzo." disse lei.

Era una situazione da "prendere o lasciare", di conseguenza non mi restava altro sennonché sorvolare, se voleva la rosa, che la prendesse.

"Jordan, tu ti occuperai delle telecamere e di falsificare il nome degli invitati di questa lista, tanto da risultare tra i partecipanti, infine dovrai ballare, ballare e ballare per poi vincere. Mentre, mio caro cognato..." continuò ad elaborare il piano.

"Potresti non chiamarmi in quel modo? Mi irrita." protestai gentilmente.

Ancora non mi capacitavo della sua decisione, capivo che stesse con lei per arrivare al suo fine e appagare le sue necessità ma arrivare a sposarla era eccessivo.

"A me diverte, quindi continuerò a chiamarti così. Dovrai essere tu il ladro, quindi esercitati affinché l'allarme non suoni. Per finire, l'unica cosa di cui necessitiamo è un istruttore di tango, ne conoscete uno?"

"Ehm..."

"Sì? Dici tutto, Jordan."

"Io ho studiato danza per ben dodici anni, potrei insegnarvi io." si propose.

Tutti noi fummo felici di acconsentire.

"E tu cosa farai?" domandai.

"Io? Controllerò l'operato. Qualche problema?"

"Perché non provi qualche passo di danza? Forse potrà essere conveniente persino a te. Poi sono un bravo insegnante, imparerai subito."

"Perché non ne neccessito. È una delle mie abilità. Avevo partecipato a numerose eventi tra ricconi, e non è mancata l'opportunità di danzare." precisò l'interessata.

"Comunque il tango è un ballo di coppia, avremmo bisogno di partner." le feci notare.

"E allora? Coinvolgeremo anche le vostre amichette. Forza mettetevi all'opera!" ci ordinò, battendo concitatamente le mani.

"Tu te ne rimarrai lì seduta a guardare?" le chiesi quando si accomodò sopra il divano.

"Ovviamente!" alzò le spalle lei.

E fu così che noi studiammo attentamente ogni singola mossa da dover fare, affinchè riuscissimo nell'operazione.
Dopo una mezz'oretta riuscimmo nell'intento, nell'ora successiva l'uomo pelato fabbricò un arnese per togliere la teca senza fare scattare l'allarme e l'altro era ancora davanti allo schermo del pc per memorizzare le mosse da svolgere.
Successivamente, a questo full immersion, il cellulare prese a squillare all'impazzata, era Dina.
Ci informò che Kay aveva sganciato la bomba e che la notizia e i video erano stati diffusi nella rete.
Il ché significava che la nostra privacy, nei giorni seguenti, sarebbe andata a farsi fottere, avremmo avuto giornalisti, affamati di scoop, appostati ventiquattro ore su ventiquattro davanti al nostro Archivio.
Però questo voleva dire che tutte le accuse sul mio gemello erano cadute e a breve sarebbe stato prosciolto.
Appresa della notizia, D.M. accese il televisore e tutti i telegiornali iniziarono a parlare di quest'argomento, per l'ennesima circostanza, finimmo in prima pagina.
Nemmeno a farlo apposta il campanello dell'Archivio prese a trillare con insistenza, quando ci affacciammo, notammo un gran marasma di giornalisti, tutti forniti di telecamere, microfoni e le loro varie attrezzature.
Sia Kay, sia Dina, si erano assicurate che non rispondessi alle loro domande, almeno per quel primo momento, e così feci.

"Addio vita!" esclamai con sarcasmo.

Ammisi di essere entusiasta, il nome del mio gemello era stato finalmente riabilitato, era un uomo senza macchie sulla fedina penale.

"Via, la pacchia è finita. Iniziate a esercitarvi nel ballo. Vi voglio proprio vedere."

"Adesso? Io vorrei sia riposarmi dopo la giornata odierna, sia andare a visitare Jonathan." mi ribellai.

"E dimmi: come ti sembra possibile potersi riposare con tutta questa confusione di fuori?" su questo aveva ragione, "Quando imparerete un ballo, vi condurrò da lui."

"Come intendi fare? Non possiamo accompagnare questi infami proprio dal nostro amico." si intromise Gunter.

"Chi ha detto che avremmo adoperato la strada conosciuta? Abbiamo la fortuna di conoscere delle vie sotterranee segrete, cui quasi nessuno è a conoscenza. Potete farmi i complimenti per la mia perspicacia." 

"Magari i complimenti li rimanderemo a dopo. Allora, io sono pronto, balliamo?" 

Non feci in tempo a pronunciare quelle parole che sentimmo che il brusio, presente all'esterno, si placò e delle luci bluette e lampeggianti colorano l'interno dell'abitazione, erano arrivati i rinforzi.
Riuscii a sentire le voci di Kay e Mike allontanare i malvoluti disturbatori: disse di lasciarci momentaneamente in pace e che l'indomani, avremmo avuto modo di rilasciare qualche intervista.
Quando la folla di dissipò, ricevetti una sua chiamata e mi precipitai ad aprire, Mike invece tornò in centrale.

"Ehi, allora com'è andata la giornata?" mi chiese.

"Una meraviglia, guarda. La tua? E che mi dici dei mafiosi? Li avete incastrati?"

"Bene, ora sono in cella, non vedranno la luce del sole per moltissimi anni. In più abbiamo trovato anche le prove per scagionare Johnny dall'omicidio di oggi."

"Davvero?" questo mi rendeva veramente felice.

Dopo il tanto tribolare, ora poteva essere libero.
Tutto ciò, era tanto bello, troppo bello, tanto da sembrare un sogno.

"Sì. Tutte le accuse a suo carico sono risultate infondate e verrà assolto. Ci siamo riusciti, Cameron, abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo. Comunque mi sembri nervoso, che è accaduto?"

"Niente di che!" rimasi vago.

"Ti conosco, raccontami la verità!" mi guardò con occhi supplichevoli.

Non potei resisterle e le raccontai la verità.

"Questo pomeriggio abbiamo solo rischiato di annegare ma ora è tutto okay, siamo vivi. In più sappiamo dove cercare il prossimo indizio, non male, vero?"

"Tu mi dici che avete rischiato di morire in questo modo?"

"Dovrei dirti anche altro... però meglio se lo vedi tu, con i tuoi stessi occhi."

Quindi la condussi dagli altri e, non appena vide la Donna Misteriosa, spalancò la bocca con fare sorpreso e la indicò.

"Tu? Cosa fai qui?"

"Bè, ciao a te Detective Daniels, persino io sono gioiosa di vederti." l'accolse con tono molto sarcastico, "Perché sono qui? Ho intenzione di aiutarvi, so dove si terrà la prossima sfida. Per superarla toccherà solo studiare alla perfezione questi passi. Questa fase non dovrà essere difficile, se non altro, abbiamo un esperto di danza e ci insegnerà a perfezionarci. Sei arrivata al momento adatto: ci serve una ballerina. Tu e il tuo fidanzato potreste formare un'altra bella coppia, perché non provate? Vi voglio vedere. Tra l'altro ho concesso a Cameron la possibilità di andare a trovare il suo consanguineo, prima ha l'obbligo di imparare uno dei balli da fare quella sera."

"In caso contrario?"

"Vi troverete una pallottola piantata in testa. A voi la scelta!" sorrise beffardamente.

D.M. non scherzava.

"Va bene, calmati. Allora, il nostro insegnante ci vorrà degnare della nostra attenzione, potremmo procedere..."

"Sì, avrei solo bisogno di qualcuno per mostrarvi i passi." rispose, non distogliendo lo sguardo dallo schermo.

"Potevi dirlo prima. Però guiderò io!" D.M. si alzò e prendendo per mano il nostro amico iniziò con dei sensuali e lenti movimenti.

Si posizionarono nel centro della stanza, si misero uno di fronte all'altra, con il braccio libero cinse le spalle del ragazzo, mentre lui la vita.
I loro sguardi erano fissi, sembrava quasi che non battessero le ciglia, e quando la musica partì, danzarono seguendo a ritmo, le note melodiche.

"Ora tocca a voi!" disse, tornando a sedersi.

Io e Kay ci guardammo, avevamo poca speranza, perché sapevamo che non saremmo mai stati alla loro altezza, loro se la cavavano egregiamente.
Io avevo due piedi sinistri, quindi durante quelle prime prove, pestai a più riprese quelli della mia partner.
Lei invece ce la stava mettendo tutta e dovevo ammettere che non era per niente male, poi era bello tenerla stretta a me, sentire il suo tocco delicato avvolgermi le spalle e il suo respiro sul mio collo, mi provocavano dei brividi di piacere e, più passavano i minuti, stretti uno all'altra, più accresceva in me la voglia di baciarla.

"Sei bravissima!" le sussurrai in un orecchio.

Notai le sue guance arrossarsi, era stupenda e io l'amavo per il suo essere così naturale, determinata, la sua dolcezza... tutto.

"Grazie!"

Ripetemmo quei passaggi, finché non migliorai, almeno di un poco, quanto meno ero riuscito a non calpestare le articolazioni di Kay, lei stessa me lo fece notare.

"Almeno sono sicuro che la prossima volta non tornerai a casa con i piedi rotti." ironizzai.

"Mi raccomando, potrei sennò chiederti un risarcimento." rimase al gioco lei.

"Voi due, vi chiedo solo di stare attenti solo per qualche altro minuto, poi vi condurrò da Jonathan. Quindi vi voglio concentrati! Non siamo nella condizione per preparare un numero complesso quindi almeno facciamo questo, basta solo che sia eseguito correttamente. Okay?"

Il suggerimento della nostra nemica mi stupii molto, cioè, il suo tono, non era affatto quello che usava solitamente, non era straffonte bensì sembrava un consiglio amichevole.
Che dire? La vicinanza con il mio gemello le giovava, stava quasi per divenire umana e con un cuore come tutti noi.

Rimasi ancora più stupito quando mantenne la sua parola e, a notte fonda, ci addentrammo nei tunnel sotterranei della città.
Il luogo era freddo e umido, il quale entrava dentro la pelle, e inutile dire che era presente uno sgradevole odore di chiuso.

Mi tornò in mente quando ci metteremo piede per la prima volta, John era ancora in prigione e io ero appena venuto a conoscenza del tesoro, della mappa e di quelle stanze.
Fu il giorno in cui la Donna Misteriosa venne fermata dall'FBI ma rilasciata, in quanto collaborò e fece arrestare alcuni noti ricercati.
Ironia della sorte, ora eravamo nuovamente tutti lì a collaborare fianco a fianco, come se fossimo stati una squadra.

Camminammo in completo silenzio per tutto il tragitto, io tenevo ben salda la mano della mia ragazza e avevo il cuore che palpitava veloce a causa dell'emozione.
Ero felice di vedere la mia metà, tuttavia mi rattrista il fatto di vederlo per l'ennesima evenienza dietro le sbarre.
Ciononostante, ero certo che saremmo riusciti nell'intento di liberarlo e ora che era un uomo senza più precedenti, senza condanne, poteva godersi la vita come meglio desiderava.

Lo trovammo seduto, assorto tra i suoi pensieri mentre si girava e rigirava la monetina fra le mani, si accorse subito di noi e si alzò immediatamente per salutarci. Aveva lo sguardo lucido, il suo sorriso era malinconico tuttavia contento e sorpreso della nostra visita.

"Quand'è che imparerai a non metterti nei guai, tu?" lo salutò Gunter.

Ero a conoscenza del suo essere: dietro alla sua dura e impenetrabile corazza si nascondeva una persona fragile e amorevole.
Non lo dava a vedere, non era il suo intento sembrare un sentimentale. Eppure sapevo bene che lo era, ed il fatto che considerasse John e, nell'ultimo periodo pure, Jordan, come dei figli, era la prova.

"Eccoli qui i tre moschettieri. Avete già fatto le prove di danza?" chiese il mio gemello.

"Ne siamo reduci!" gli risposi, avvicinandomi alle grate in ferro.

Allungai la mia mano e lui, fece il medesimo gesto, con la sua e ce la stringemmo forte.

"Com'è andata?" 

"Se te lo diciamo poi tu mi dirai la verità? Ti sei realmente sposato con lei?"

"Cosa ti fa credere che io te lo dirò?" non era cambiato di una virgola: quando non voleva confessare una cosa, si comportava così.

"Perché tutti noi vogliamo sapere se è vero oppure no."

"Facciamo così: lo dirò solo al primo che riuscirà a liberarmi." propose.

"Lasciami guardare. magari potrò fare qualcosa! Non a caso sono il nuovo Houdini!"  tentai, purtroppo dovetti asserire con lui, non c'era una possibilità di operarsi per farlo evadere, l'unico modo era inserire otto numeri.

"Te l'ho detto Cam!" esclamò sopraffatto, "Allora come sta andando all'Archivio?"

"Bene, però ci manchi."

"Pure voi mi mancate moltissimo. Ehi, cosa ne dite se alietaste la mia forzata permanenza qui, facendomi vedere come siete diventati dei provetti ballerini?" 

Alla sua richiesta, Jordan e la mora, seguiti a ruota dal sottoscritto e dalla mia partner, facemmo vedere all'interessato quanto appreso.
Mi si scaldò il cuore nel vederlo ridere a causa dei miei goffi movimenti.

"Mi meraviglio di Jordan, è un ballerino provetto, non sapevo ballassi." si complimentò Jonathan, battendo le mani compiaciuto.

"Mio padre volle che studiassi danza e l'ho fatto per ben dodici anni. Ho praticato un po' di tutto, tango compreso, quindi si è trattato solo di rispolverare vecchie cose di cui già ero a conoscenza."

"Bravissimo davvero!"

"Scusate ora potrei avere qualche minuto da poter passare solo con lui?" domandai e, quando rimanemmo solo lui e io, lo misi al corrente di tutto.

"Quindi ora sono un uomo libero?" assunse un'espressione sollevata e grata, non lo vedevo così da circa un anno e mezzo, "E ora che si fa?"

"Come prima cosa, ti tireremo fuori da qui, successivamente potrai fare quello che vuoi. Voglio farti sapere che la porta di casa sarà sempre aperta."

"Grazie!"

Nei giorni successivi feci il possibile e passai svariate ore al giorno con lui.
Fu grandioso, in quanto, ristabilimmo il nostro vecchio rapporto, fatto di lunghe chiacchierate, scherzi e battute.
I giorni volarono e il famigerato evento di gala arrivò.

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